Diario di Anakin
Comincio anche io un diario dei miei sogni lucidi, vediamo se riuscirò ad essere costante nel trascriverli. Spoiler: non credo.
05/05/22
VERSO L’INFINITO E OLTRE
Sogno lucido - ore 5:30 circa
Sto sognando di dormire in una camera che non è la mia ma che ha dei particolari che me la ricordano, ad esempio il mio zaino appeso e un action figure sul comodino. Non sono molto attento nel sogno, perché penso che la statuetta sia al suo posto quando invece sta su una libreria nella realtà. Mi giro e faccio per riprendere a dormire ma ho una paralisi del sonno e a questo punto divento lucido. Vedo delle macchie nere che si muovono sul pavimento e che stanno entrando da sotto la porta per poi salire sulle pareti. Ho un momento di paura perché penso che se non le elimino alla svelta prenderanno forma reale. Il subconscio viene in mio soccorso e le pareti cominciano a sciogliersi come ammuffite e collassano su loro stesse, portando via le ombre. Di tutta la camera rimane solo il letto e una finestra sospesa al centro della parete che stava alla mia destra. Sono in un prato, sento delle api, i grilli, c’è una villa forse, ma per qualche ragione decido di andare alla finestra ed entrarci. Mi alzo dal letto, sono a piedi nudi e l’erba è secca e pungente, mi fanno male i piedi ma allo stesso tempo acquisisco maggiore lucidità. Faccio per girare la maniglia della finestra ma questa mi rimane in mano, allora appoggio il palmo della mano sul vetro, che si frantuma come sotto l’effetto di un’onda d’urto. Metto un piede sulla cornice della finestra e mi ci getto. E’ tutto nero, sto volando molto in alto, credo nello spazio. In realtà sto galleggiando, “interessante per la task” penso. Sono lento, mi volto e vedo avvicinarsi un … picchio (ha le sembianze di Picchiarello del cartone animato per bambini) ma con un’elica sulla testa che gli fa da propulsore. Non sembra amichevole, infatti comincia a punzecchiarmi e a cercare di allontanarmi, come se avessi invaso il suo spazio. Cerco di rimanere zen e di non fare caso a lui. Ad un certo punto vedo la macchina che abbiamo dato in rottamazione anni fa, sospesa nel vuoto come un detrito spaziale. Mi attacco al baule con qualche difficoltà, che si apre, e ci entro per evitare le molestie del picchio, che a questo punto aveva sfoggiato una pistola laser alla Star Wars e mi sparava colpi che però rimbalzavano sul mio corpo, protetto come da un’aura. Salgo quindi a bordo della mia vecchia auto passando dal baule. C’è un pulsante rosso che attira la mia attenzione, lo premo. La macchina parte come un razzo verso l’alto, sento tutta l’accelerazione che mi schiaccia sul sedile. Praticamente sono a bordo di una navicella spaziale fuori controllo con le sembianze di un’auto anni ’80. Guardo fuori dal finestrino e vedo che sto sfrecciando nello spazio ad una velocità incredibile. “Che figata”, penso. Mi sveglio.
GIOCATTOLI
OBE - ore 7:00
Mi sveglio da un sogno non lucido ma molto vivido. Mi metto a pancia in giù e aspetto le solite scosse, che arrivano e mi fanno distaccare dal corpo. Sono seduto sul mio letto, sul lato sinistro. Rivolto dall’altra parte ci sono io che dormo. Comincio a sfregare i piedi nudi sul pavimento, che mi sembra molto polveroso, quindi passo anche le mani, che confermano. Penso “prima o poi dovrò dare una pulita, ma non ora”. Poi faccio una scoperta destabilizzante: al vetro della finestra vedo il mio riflesso e ho le sembianze di un mostro alieno, completamente nero con delle lunghe braccia-artigli. E ancora più strano, questo mostro indossa una mascherina ffp2. Mi spavento che quasi mi sveglio, ma rimango nel sogno e mi guardo le mani, che sono le mie. Così vado allo specchio e anche qui ho le mie sembianze. Tiro un sospiro di sollievo e provo qualche giochetto con lo specchio come creare un portale e modificare i miei vestiti, ma poi mi accorgo di star perdendo lucidità e mi allontano. Volo fuori ed è mattina presto, sento un forte profumo di pane appena sfornato e voci di persone anziane con accento dialettale. Penso che potrei chiedere a loro un verso poetico, ma stupidamente rimando in cerca di qualcuno più predisposto e mi dimentico del task. Dall’alto vedo dei miei amici fuori da un supermercato, li raggiungo ed entriamo. All’interno è un negozio Lego, con scaffali pieni di giocattoli con i famosi mattoncini, ricordo una Bugatti blu. Poi arriva un reparto enorme di videogiochi con scaffali lunghissimi. Chiedo al mio amico: “indovina a quali di questi videogiochi ho giocato” ma lui mi risponde che sono troppi e che ci metteremmo troppo tempo. Prendo un Game Boy da uno scaffale: è acceso e c’è su Pokemon, un videogioco a cui giocavo da bambino con questo mio amico. Sto lì a giocare mentre lui mi guarda, poi mi stufo e decido di andarmene, ma non riesco a trovare l’uscita. Per uscire devo percorrere un’unica lunga via, come all’Ikea. Mentre cammino all’improvviso c’è un terremoto, gli scaffali cominciano a ballare e le cose a cadere. Sento bambini che piangono mentre cerco di tenermi in equilibrio. Dico di non avere paura, che è solo un sogno, ma mentre lo dico mi sveglio.
Considerazioni: il lucido iniziato con paralisi deriva molto probabilmente da una conversazione avuta con un utente del forum la sera stessa proprio sulle paralisi del sonno e sulle entità maligne che le accompagnano. Credo abbia influenzato anche la OBE successiva, in cui per un attimo ho avuto le sembianze di un mostro. Spero non ricapiti.
Male per quanto riguarda la task dello spazio, potevo approfondire meglio dato che mi trovavo lì.
Per la task della poesia ci saranno altre occasioni.
05/05/22
VERSO L’INFINITO E OLTRE
Sogno lucido - ore 5:30 circa
Sto sognando di dormire in una camera che non è la mia ma che ha dei particolari che me la ricordano, ad esempio il mio zaino appeso e un action figure sul comodino. Non sono molto attento nel sogno, perché penso che la statuetta sia al suo posto quando invece sta su una libreria nella realtà. Mi giro e faccio per riprendere a dormire ma ho una paralisi del sonno e a questo punto divento lucido. Vedo delle macchie nere che si muovono sul pavimento e che stanno entrando da sotto la porta per poi salire sulle pareti. Ho un momento di paura perché penso che se non le elimino alla svelta prenderanno forma reale. Il subconscio viene in mio soccorso e le pareti cominciano a sciogliersi come ammuffite e collassano su loro stesse, portando via le ombre. Di tutta la camera rimane solo il letto e una finestra sospesa al centro della parete che stava alla mia destra. Sono in un prato, sento delle api, i grilli, c’è una villa forse, ma per qualche ragione decido di andare alla finestra ed entrarci. Mi alzo dal letto, sono a piedi nudi e l’erba è secca e pungente, mi fanno male i piedi ma allo stesso tempo acquisisco maggiore lucidità. Faccio per girare la maniglia della finestra ma questa mi rimane in mano, allora appoggio il palmo della mano sul vetro, che si frantuma come sotto l’effetto di un’onda d’urto. Metto un piede sulla cornice della finestra e mi ci getto. E’ tutto nero, sto volando molto in alto, credo nello spazio. In realtà sto galleggiando, “interessante per la task” penso. Sono lento, mi volto e vedo avvicinarsi un … picchio (ha le sembianze di Picchiarello del cartone animato per bambini) ma con un’elica sulla testa che gli fa da propulsore. Non sembra amichevole, infatti comincia a punzecchiarmi e a cercare di allontanarmi, come se avessi invaso il suo spazio. Cerco di rimanere zen e di non fare caso a lui. Ad un certo punto vedo la macchina che abbiamo dato in rottamazione anni fa, sospesa nel vuoto come un detrito spaziale. Mi attacco al baule con qualche difficoltà, che si apre, e ci entro per evitare le molestie del picchio, che a questo punto aveva sfoggiato una pistola laser alla Star Wars e mi sparava colpi che però rimbalzavano sul mio corpo, protetto come da un’aura. Salgo quindi a bordo della mia vecchia auto passando dal baule. C’è un pulsante rosso che attira la mia attenzione, lo premo. La macchina parte come un razzo verso l’alto, sento tutta l’accelerazione che mi schiaccia sul sedile. Praticamente sono a bordo di una navicella spaziale fuori controllo con le sembianze di un’auto anni ’80. Guardo fuori dal finestrino e vedo che sto sfrecciando nello spazio ad una velocità incredibile. “Che figata”, penso. Mi sveglio.
GIOCATTOLI
OBE - ore 7:00
Mi sveglio da un sogno non lucido ma molto vivido. Mi metto a pancia in giù e aspetto le solite scosse, che arrivano e mi fanno distaccare dal corpo. Sono seduto sul mio letto, sul lato sinistro. Rivolto dall’altra parte ci sono io che dormo. Comincio a sfregare i piedi nudi sul pavimento, che mi sembra molto polveroso, quindi passo anche le mani, che confermano. Penso “prima o poi dovrò dare una pulita, ma non ora”. Poi faccio una scoperta destabilizzante: al vetro della finestra vedo il mio riflesso e ho le sembianze di un mostro alieno, completamente nero con delle lunghe braccia-artigli. E ancora più strano, questo mostro indossa una mascherina ffp2. Mi spavento che quasi mi sveglio, ma rimango nel sogno e mi guardo le mani, che sono le mie. Così vado allo specchio e anche qui ho le mie sembianze. Tiro un sospiro di sollievo e provo qualche giochetto con lo specchio come creare un portale e modificare i miei vestiti, ma poi mi accorgo di star perdendo lucidità e mi allontano. Volo fuori ed è mattina presto, sento un forte profumo di pane appena sfornato e voci di persone anziane con accento dialettale. Penso che potrei chiedere a loro un verso poetico, ma stupidamente rimando in cerca di qualcuno più predisposto e mi dimentico del task. Dall’alto vedo dei miei amici fuori da un supermercato, li raggiungo ed entriamo. All’interno è un negozio Lego, con scaffali pieni di giocattoli con i famosi mattoncini, ricordo una Bugatti blu. Poi arriva un reparto enorme di videogiochi con scaffali lunghissimi. Chiedo al mio amico: “indovina a quali di questi videogiochi ho giocato” ma lui mi risponde che sono troppi e che ci metteremmo troppo tempo. Prendo un Game Boy da uno scaffale: è acceso e c’è su Pokemon, un videogioco a cui giocavo da bambino con questo mio amico. Sto lì a giocare mentre lui mi guarda, poi mi stufo e decido di andarmene, ma non riesco a trovare l’uscita. Per uscire devo percorrere un’unica lunga via, come all’Ikea. Mentre cammino all’improvviso c’è un terremoto, gli scaffali cominciano a ballare e le cose a cadere. Sento bambini che piangono mentre cerco di tenermi in equilibrio. Dico di non avere paura, che è solo un sogno, ma mentre lo dico mi sveglio.
Considerazioni: il lucido iniziato con paralisi deriva molto probabilmente da una conversazione avuta con un utente del forum la sera stessa proprio sulle paralisi del sonno e sulle entità maligne che le accompagnano. Credo abbia influenzato anche la OBE successiva, in cui per un attimo ho avuto le sembianze di un mostro. Spero non ricapiti.
Male per quanto riguarda la task dello spazio, potevo approfondire meglio dato che mi trovavo lì.
Per la task della poesia ci saranno altre occasioni.
06/05/22
IN GIAPPONE CON LA REGINA DI CUORI
Lucido WILD - ore 04:30
Mi sveglio in uno stato di semi vibrazioni, provo ad amplificarle facendole scorrere dai piedi alla testa e viceversa: funziona e ne approfitto per entrare in un lucido diretto. Mi ritrovo su delle scale mobili che stanno andando verso l’alto. Sono altissime, a malapena riesco a vederne la fine. Ci sono tantissime persone sopra. Mi sposto sulla destra per lasciare passare le persone che salgono veloci da sinistra. Poi ne compaiono altre di scale, che si intrecciano e si spostano come le scale di Harry Potter. Decido di saltare su una di queste, che mi porta prima ad un’uscita. Entro in un tunnel sempre pieno di gente ed esco da un uscita della metro. Ad un certo punto tra la folla davanti a me vedo C, così la raggiungo e la prendo per mano. Le chiedo cosa ci fa qui ma non mi risponde e mi tira in avanti. Percorriamo una via che mi è vagamente familiare, chiusa da una fila di grattacieli su entrambi i lati. Leggo qualche scritta in giro e a questo punto capisco di essere in Giappone. Lo comunico a C ma non sembra sorpresa, mi risponde “certo, lo hai capito solo ora?”. Grazie subconscio.
Arriviamo alla fine della via dove c’è un palazzo stile castello samurai. Siamo in un parco di ghiaia polverosa, ci sono lunghe file di gente per entrare nel castello, separate da uomini in uniforme nera con bottoni dorati. Uno di questi uomini mi si avvicina per scortarmi da qualche parte e capisco che lì viveva l’imperatore e quella doveva essere una cerimonia imperiale. Passiamo ai lati delle mura e chiedo perché stiamo saltando la coda e lui mi dice che l’imperatrice mi attende.
Entriamo quindi in un’enorme sala da pranzo a cui mi fanno accomodare su un tavolo rotondo con una tovaglia bianca, che mi era stato riservato. Contemplo la fattura della tovaglia, è la stessa su cui mangiavo ai tempi delle elementari. Davanti al nostro tavolo è seduta l’imperatrice con altre persone. E’ una donna in carne, di mezza età, mi ha ricordato molto la regina di cuori di “Alice nel paese delle meraviglie”, il cartone. Appena mi sono seduto ha cominciato ad ammiccare e farmi l’occhiolino, certo non era sicuramente attraente ma il pensiero che l’imperatrice del Giappone mi dedicasse tutte quelle attenzioni mi lusingava. C se ne accorge e fa una scenata di gelosia. Poi cominciano le portate servite dai camerieri, a questo punto la sala è gremita di gente. La cosa particolare è che a noi non servivano, ci mandava l’imperatrice i piatti direttamente dal suo tavolo, con lo stupore di tutti i commensali, che si chiedevano chi fossi per ricevere tutte quelle premure. Ci mettiamo a ridere mentre mi arriva davanti un piatto di aragoste. Non so bene come mangiarlo, lo osservo per un po’, poi guardo meglio il tavolo, sto perdendo lucidità. Provo a recuperarla toccando qualche oggetto ma alla fine mi sveglio.
IN GIAPPONE CON LA REGINA DI CUORI
Lucido WILD - ore 04:30
Mi sveglio in uno stato di semi vibrazioni, provo ad amplificarle facendole scorrere dai piedi alla testa e viceversa: funziona e ne approfitto per entrare in un lucido diretto. Mi ritrovo su delle scale mobili che stanno andando verso l’alto. Sono altissime, a malapena riesco a vederne la fine. Ci sono tantissime persone sopra. Mi sposto sulla destra per lasciare passare le persone che salgono veloci da sinistra. Poi ne compaiono altre di scale, che si intrecciano e si spostano come le scale di Harry Potter. Decido di saltare su una di queste, che mi porta prima ad un’uscita. Entro in un tunnel sempre pieno di gente ed esco da un uscita della metro. Ad un certo punto tra la folla davanti a me vedo C, così la raggiungo e la prendo per mano. Le chiedo cosa ci fa qui ma non mi risponde e mi tira in avanti. Percorriamo una via che mi è vagamente familiare, chiusa da una fila di grattacieli su entrambi i lati. Leggo qualche scritta in giro e a questo punto capisco di essere in Giappone. Lo comunico a C ma non sembra sorpresa, mi risponde “certo, lo hai capito solo ora?”. Grazie subconscio.
Arriviamo alla fine della via dove c’è un palazzo stile castello samurai. Siamo in un parco di ghiaia polverosa, ci sono lunghe file di gente per entrare nel castello, separate da uomini in uniforme nera con bottoni dorati. Uno di questi uomini mi si avvicina per scortarmi da qualche parte e capisco che lì viveva l’imperatore e quella doveva essere una cerimonia imperiale. Passiamo ai lati delle mura e chiedo perché stiamo saltando la coda e lui mi dice che l’imperatrice mi attende.
Entriamo quindi in un’enorme sala da pranzo a cui mi fanno accomodare su un tavolo rotondo con una tovaglia bianca, che mi era stato riservato. Contemplo la fattura della tovaglia, è la stessa su cui mangiavo ai tempi delle elementari. Davanti al nostro tavolo è seduta l’imperatrice con altre persone. E’ una donna in carne, di mezza età, mi ha ricordato molto la regina di cuori di “Alice nel paese delle meraviglie”, il cartone. Appena mi sono seduto ha cominciato ad ammiccare e farmi l’occhiolino, certo non era sicuramente attraente ma il pensiero che l’imperatrice del Giappone mi dedicasse tutte quelle attenzioni mi lusingava. C se ne accorge e fa una scenata di gelosia. Poi cominciano le portate servite dai camerieri, a questo punto la sala è gremita di gente. La cosa particolare è che a noi non servivano, ci mandava l’imperatrice i piatti direttamente dal suo tavolo, con lo stupore di tutti i commensali, che si chiedevano chi fossi per ricevere tutte quelle premure. Ci mettiamo a ridere mentre mi arriva davanti un piatto di aragoste. Non so bene come mangiarlo, lo osservo per un po’, poi guardo meglio il tavolo, sto perdendo lucidità. Provo a recuperarla toccando qualche oggetto ma alla fine mi sveglio.
07/05/22
TRANSFORMERS
Spezzone lucido - ore 08:00
Sono in terza persona e sto guardando dall’alto quelle che sembrano delle camere d’hotel, ne passano un po’ finché la visuale si ferma su una in cui vedo Putin in completo da judo che sta uscendo dalla camera per andare a uccidere qualcuno…
A questo punto mi ritrovo in un corridoio dello stesso palazzo e sono lucido. Il corridoio è quello di una crociera che feci anni fa, ci sono delle lampade verdi a forma di fiore che lo illuminano con una luce soffusa. Voglio aumentare la lucidità e mi guardo le mani, le dita sono a posto ma indosso un orologio che non è il mio. Sembra molto costoso, forse un Rolex. Indosso anche degli abiti eleganti. Mi incammino per il corridoio ma è molto lungo e d’istinto mi viene da voltarmi per vedere l’uscita dall’altra parte, che infatti è solo a pochi metri. Entro in una sala circolare che ancora mi ricorda quella della crociera. Al centro c’è una struttura di vetro cava che collega i vari piani e decido di volarci dentro per arrivare in cima. Volo in verticale finché il paesaggio non cambia: arrivo in cima ma l’edificio è diventato un grattacielo in costruzione, piani di cemento e travi che ballano. Mi guardo intorno e vedo un’immensa metropoli con edifici che si estendono a perdita d’occhio. Sta piovendo e il cielo è tutto oscurato dalle nubi. Poi mi accorgo che dietro di me c’è qualcuno, è un uomo impacciato che cerca evidentemente protezione da me e suppongo che sia l’uomo che vogliono uccidere. Gli chiedo dove siamo e mi risponde “in Cina”, poi gli faccio cenno di seguirmi e proseguiamo, finché non cala dal cielo un personaggio ostile che mi sbarra la strada. Mi si para davanti, afferra una trave di metallo e me la scaglia addosso. La prima la schivo, poi me ne tira altre e decido di usare i poteri, le fermo con la mente mentre sono in aria e gliele riscaglio addosso, riuscendo a metterlo fuori gioco. In tutto questo l’uomo di prima è ancora nascosto dietro di me. Mi viene a noia e penso di aver fatto già abbastanza per lui e di mollarlo lì per andare ad esplorare meglio il sogno. Mi fermo di nuovo a osservare la skyline della città e vedo due enormi robottoni che combattono, sembrano dei transformers! La cosa mi colpisce alquanto e sento il desiderio di pilotarne uno. Chiudo gli occhi ed immagino di trovarmici dentro e … funziona. Mi trovo all’interno del robot, sono in piedi legato da una cintura, c’è un forte odore come di auto nuova ma non faccio in tempo a fare niente che vengo svegliato
TRANSFORMERS
Spezzone lucido - ore 08:00
Sono in terza persona e sto guardando dall’alto quelle che sembrano delle camere d’hotel, ne passano un po’ finché la visuale si ferma su una in cui vedo Putin in completo da judo che sta uscendo dalla camera per andare a uccidere qualcuno…
A questo punto mi ritrovo in un corridoio dello stesso palazzo e sono lucido. Il corridoio è quello di una crociera che feci anni fa, ci sono delle lampade verdi a forma di fiore che lo illuminano con una luce soffusa. Voglio aumentare la lucidità e mi guardo le mani, le dita sono a posto ma indosso un orologio che non è il mio. Sembra molto costoso, forse un Rolex. Indosso anche degli abiti eleganti. Mi incammino per il corridoio ma è molto lungo e d’istinto mi viene da voltarmi per vedere l’uscita dall’altra parte, che infatti è solo a pochi metri. Entro in una sala circolare che ancora mi ricorda quella della crociera. Al centro c’è una struttura di vetro cava che collega i vari piani e decido di volarci dentro per arrivare in cima. Volo in verticale finché il paesaggio non cambia: arrivo in cima ma l’edificio è diventato un grattacielo in costruzione, piani di cemento e travi che ballano. Mi guardo intorno e vedo un’immensa metropoli con edifici che si estendono a perdita d’occhio. Sta piovendo e il cielo è tutto oscurato dalle nubi. Poi mi accorgo che dietro di me c’è qualcuno, è un uomo impacciato che cerca evidentemente protezione da me e suppongo che sia l’uomo che vogliono uccidere. Gli chiedo dove siamo e mi risponde “in Cina”, poi gli faccio cenno di seguirmi e proseguiamo, finché non cala dal cielo un personaggio ostile che mi sbarra la strada. Mi si para davanti, afferra una trave di metallo e me la scaglia addosso. La prima la schivo, poi me ne tira altre e decido di usare i poteri, le fermo con la mente mentre sono in aria e gliele riscaglio addosso, riuscendo a metterlo fuori gioco. In tutto questo l’uomo di prima è ancora nascosto dietro di me. Mi viene a noia e penso di aver fatto già abbastanza per lui e di mollarlo lì per andare ad esplorare meglio il sogno. Mi fermo di nuovo a osservare la skyline della città e vedo due enormi robottoni che combattono, sembrano dei transformers! La cosa mi colpisce alquanto e sento il desiderio di pilotarne uno. Chiudo gli occhi ed immagino di trovarmici dentro e … funziona. Mi trovo all’interno del robot, sono in piedi legato da una cintura, c’è un forte odore come di auto nuova ma non faccio in tempo a fare niente che vengo svegliato
- LuKe94
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A parte l'alta frequenza di lucidi mi piace la varietà di ambientazioni che ti capitano. Si direbbe proprio che mentre dormi non ti annoi e ogni notte diventi lucido in luoghi e situazioni sempre diversi.
Regolamento di sognilucidi.it
viewtopic.php?p=4#p4
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Ciao Luke, io difficilmente faccio sogni ricorrenti, solo nelle OBE l’ambiente è sempre lo stesso, almeno inizialmente. Quindi è normale che mi trovi in ambientazioni diverse, soprattutto se decido di proseguire il sogno già iniziato senza stravolgerlo con degli obiettivi.
08/05/22
NO NAME
Spezzone lucido - ore 02:30 circa
Stanotte ho avuto un lucido molto breve durante la fase di addormentamento. Mi metto a letto dopo aver risposto sul forum e sto cominciando un sogno ma quando si crea l’ambiente onirico mi dico “aspetta, ero nel letto fino ad un secondo fa, com’è che adesso sono qui” e divento lucido. Sono seduto sull'erba di un parco con dei laghetti e le anatre. La giornata è estiva e attorno a me ci sono altre persone sedute attorno a delle tovaglie che fanno un picnic. Mi alzo in piedi ma riesco a dare solo una rapida occhiata in giro prima di svegliarmi. A questo punto sono convinto di essere in paralisi ma non è così, ho solo le vibrazioni da lucido WILD. Inizialmente penso di rientrare nel sogno ma ho troppo sonno, quindi mi muovo per farle andar via e mi rimetto a dormire.
NO NAME
Spezzone lucido - ore 02:30 circa
Stanotte ho avuto un lucido molto breve durante la fase di addormentamento. Mi metto a letto dopo aver risposto sul forum e sto cominciando un sogno ma quando si crea l’ambiente onirico mi dico “aspetta, ero nel letto fino ad un secondo fa, com’è che adesso sono qui” e divento lucido. Sono seduto sull'erba di un parco con dei laghetti e le anatre. La giornata è estiva e attorno a me ci sono altre persone sedute attorno a delle tovaglie che fanno un picnic. Mi alzo in piedi ma riesco a dare solo una rapida occhiata in giro prima di svegliarmi. A questo punto sono convinto di essere in paralisi ma non è così, ho solo le vibrazioni da lucido WILD. Inizialmente penso di rientrare nel sogno ma ho troppo sonno, quindi mi muovo per farle andar via e mi rimetto a dormire.
10/05/22
Extra: esperimento pre OBE - ore 04:30 circa
Da qualche giorno ho il dubbio di essere sempre in paralisi quando mi raggiunge la mega scossa e mi sto per “staccare” dal corpo. Ho deciso quindi che lo avrei verificato in modo chiaro la prossima volta che mi sarebbe successo, che è stata questa notte. Sono sveglio nel letto e mi sto rigirando, non ricordo di essermi svegliato e penso “chissà perché cavolo mi succede”. Pochi istanti dopo mi raggiunge la solita scossa che anticipa le mie OBE, è da subito intensa e temo mi porti fuori senza che quasi me ne accorga. Devo dire che resisterle non è stato piacevole e mi ha riportato indietro ad oltre un anno, quando ancora queste sensazioni mi spaventavano e non mi permettevano di raggiungere l’esperienza completa. In ogni caso nel momento di picco, quando probabilmente mi basterebbe “alzarmi” per cominciare il sogno, decido di muovere le gambe fisiche. Non ho nessun problema a farlo, riesco anche a girarmi. La scossa cala velocemente di intensità fino a diventare solo un leggero torpore. In tutto questo processo sono perfettamente cosciente, come sempre. Semplicemente questa volta mi sono fermato un pelo prima. Mi alzo subito dopo e vado in bagno, faccio dei reality check e torno a letto.
Ho verificato quindi sperimentalmente due cose:
1. Di norma non sono in paralisi ed ho pieno controllo del mio corpo fino al momento in cui non entro effettivamente nel sogno. Questo implica che la lucidità che accompagna l’intera procedura è reale e non frutto di allucinazioni da paralisi del sonno.
2. Escludo anche possibili falsi risvegli lucidi in cui mi trovo nel letto e sogno di avere un’OBE. Mi era venuta questa idea leggendo testimonianze di utenti che si alzano e praticano tecniche prima di entrare in un sogno, mentre nel mio caso a parte la mente che mi dice che sono sveglio non posso averne una reale conferma. Non ho mai considerato quest’opzione plausibile, ma volevo scartarla comunque.
Extra: esperimento pre OBE - ore 04:30 circa
Da qualche giorno ho il dubbio di essere sempre in paralisi quando mi raggiunge la mega scossa e mi sto per “staccare” dal corpo. Ho deciso quindi che lo avrei verificato in modo chiaro la prossima volta che mi sarebbe successo, che è stata questa notte. Sono sveglio nel letto e mi sto rigirando, non ricordo di essermi svegliato e penso “chissà perché cavolo mi succede”. Pochi istanti dopo mi raggiunge la solita scossa che anticipa le mie OBE, è da subito intensa e temo mi porti fuori senza che quasi me ne accorga. Devo dire che resisterle non è stato piacevole e mi ha riportato indietro ad oltre un anno, quando ancora queste sensazioni mi spaventavano e non mi permettevano di raggiungere l’esperienza completa. In ogni caso nel momento di picco, quando probabilmente mi basterebbe “alzarmi” per cominciare il sogno, decido di muovere le gambe fisiche. Non ho nessun problema a farlo, riesco anche a girarmi. La scossa cala velocemente di intensità fino a diventare solo un leggero torpore. In tutto questo processo sono perfettamente cosciente, come sempre. Semplicemente questa volta mi sono fermato un pelo prima. Mi alzo subito dopo e vado in bagno, faccio dei reality check e torno a letto.
Ho verificato quindi sperimentalmente due cose:
1. Di norma non sono in paralisi ed ho pieno controllo del mio corpo fino al momento in cui non entro effettivamente nel sogno. Questo implica che la lucidità che accompagna l’intera procedura è reale e non frutto di allucinazioni da paralisi del sonno.
2. Escludo anche possibili falsi risvegli lucidi in cui mi trovo nel letto e sogno di avere un’OBE. Mi era venuta questa idea leggendo testimonianze di utenti che si alzano e praticano tecniche prima di entrare in un sogno, mentre nel mio caso a parte la mente che mi dice che sono sveglio non posso averne una reale conferma. Non ho mai considerato quest’opzione plausibile, ma volevo scartarla comunque.
11/05/22
TORRE DELL’OROLOGIO
OBE - ore 06:50
Mi sveglio e mi assale la solita scossa pre OBE. Mi lascio andare e comincio a fluttuare finché vengo risucchiato ad un paio di metri dal letto. Non ci vedo, ma mi basta chiedere la vista e la ottengo. La camera è quasi identica alla realtà e l’esperienza è nitida da subito (modalità realtà virtuale, con i colori più saturi). Mi giro per accertarmi di essere nel letto, poi vado alla mia scrivania per esaminare più nel dettaglio alcuni oggetti. Penso che nessuno a parte me noterebbe la differenza con la realtà. Lo schedario per esempio ha un anello in meno e sfogliandolo le pagine sono vuote. Anche una penna non è proprio dove l’avevo lasciata. Non perdo ulteriore tempo e passo attraverso la finestra, volando fuori. Faccio un giro del vicinato, sto volando a slalom tra i palazzi quando mi ritrovo in una città diversa che non conosco, con un fiume e un’enorme torre dell’orologio in lontananza, che decido di raggiungere. Mentre sto volando mi compare davanti proprio la facciata dell’orologio, che è di un giallo scintillante, è così grande che occupa tutto il mio campo visivo, con le due lancette immobili. Quella lunga dei minuti è ferma sul 3, mi ci avvicino e mi siedo con le gambe a penzoloni mentre guardo il panorama dall’alto. Poi mi giro verso sinistra e noto che c’è una porticina all’estremità esterna della facciata, la apro e ci entro, piegandomi con la schiena per passarci. Dentro trovo una parete con lo stesso orologio ma in miniatura, a cui posso spostare le lancette con le dita, quando lo faccio l’orologio fuori batte le ore. Ma non approfondisco ulteriormente il funzionamento del congegno e mi guardo in giro. Vedo un percorso per scendere, una rampa a chiocciola in pietra. Comincio quindi a scendere ma dopo un po’ che percorro la rampa sempre uguale temo di essermi bloccato in un loop del sogno. Desidero di raggiungere la fine alla prossima svolta e così è. Mi ritrovo davanti la mia vecchia guida, appoggiata ad una porta di legno. Mi chiede se ho scoperto il mistero della torre. Ci penso un attimo, poi assumendo che fosse quello che si celava dietro la porticina gli rispondo di sì. Allora mi dice che il suo compito qui è finito e se ne va. Io invano cerco di fermarlo per farmi dire un verso poetico. Esco quindi anche io dall’edificio e mi ritrovo in una strada acciottolata e sporca, scendo una rampa e sono sul lungofiume. C’è un gruppo di ragazzini che mi chiamano dall’altro lato, ma li ignoro. Tra di loro riconosco la voce del fratello minore di M, un mio amico, che mi chiama con il soprannome che avevo da bambino. Sto camminando sulla banchina e penso a cosa dovrei fare quando vedo una foca che sporge il muso fuori dall’acqua, faccio per avvicinarmi e accarezzarla ma si immerge e la perdo di vista. In questo momento perdo la lucidità, vedo il fiume che riflette la luce sulle onde e mi sveglio.
GATTI EVERYWHERE
OBE instabile - ora imprecisata
Faccio fatica ad uscire dal corpo, sono pesante e gattono sul pavimento cercando di trovare la vista e sfregando le mani per aumentare la lucidità. Alla fine mi alzo e riesco a vedere, ma l’esperienza è ancora instabile. So che probabilmente non ho attivo il potere di passare attraverso le cose, così per evitare di rimanere incastrato nella finestra e svegliarmi la apro a mano ed esco. Fuori sento le voci dei vicini ma non capisco cosa dicono. Mi dirigo al parco nella speranza di qualcosa che dia una svolta alla situazione e ci trovo il mio gatto che sta facendo un agguato ad un merlo. Lo distraggo per salvare la vita all’uccello ma mi accorgo che il gatto si è sdoppiato e ora ce ne sono due, poi tre, tutti identici al mio gatto reale. Ho la sensazione che solo uno sia quello reale e che gli altri siano come delle proiezioni, così mi avvicino a quello apparso su un albero per scacciare l’illusione, ma questo si allontana e io per seguirlo rimango incastrato in dei rovi. Nel tentativo di farmi strada mi sveglio.
TORRE DELL’OROLOGIO
OBE - ore 06:50
Mi sveglio e mi assale la solita scossa pre OBE. Mi lascio andare e comincio a fluttuare finché vengo risucchiato ad un paio di metri dal letto. Non ci vedo, ma mi basta chiedere la vista e la ottengo. La camera è quasi identica alla realtà e l’esperienza è nitida da subito (modalità realtà virtuale, con i colori più saturi). Mi giro per accertarmi di essere nel letto, poi vado alla mia scrivania per esaminare più nel dettaglio alcuni oggetti. Penso che nessuno a parte me noterebbe la differenza con la realtà. Lo schedario per esempio ha un anello in meno e sfogliandolo le pagine sono vuote. Anche una penna non è proprio dove l’avevo lasciata. Non perdo ulteriore tempo e passo attraverso la finestra, volando fuori. Faccio un giro del vicinato, sto volando a slalom tra i palazzi quando mi ritrovo in una città diversa che non conosco, con un fiume e un’enorme torre dell’orologio in lontananza, che decido di raggiungere. Mentre sto volando mi compare davanti proprio la facciata dell’orologio, che è di un giallo scintillante, è così grande che occupa tutto il mio campo visivo, con le due lancette immobili. Quella lunga dei minuti è ferma sul 3, mi ci avvicino e mi siedo con le gambe a penzoloni mentre guardo il panorama dall’alto. Poi mi giro verso sinistra e noto che c’è una porticina all’estremità esterna della facciata, la apro e ci entro, piegandomi con la schiena per passarci. Dentro trovo una parete con lo stesso orologio ma in miniatura, a cui posso spostare le lancette con le dita, quando lo faccio l’orologio fuori batte le ore. Ma non approfondisco ulteriormente il funzionamento del congegno e mi guardo in giro. Vedo un percorso per scendere, una rampa a chiocciola in pietra. Comincio quindi a scendere ma dopo un po’ che percorro la rampa sempre uguale temo di essermi bloccato in un loop del sogno. Desidero di raggiungere la fine alla prossima svolta e così è. Mi ritrovo davanti la mia vecchia guida, appoggiata ad una porta di legno. Mi chiede se ho scoperto il mistero della torre. Ci penso un attimo, poi assumendo che fosse quello che si celava dietro la porticina gli rispondo di sì. Allora mi dice che il suo compito qui è finito e se ne va. Io invano cerco di fermarlo per farmi dire un verso poetico. Esco quindi anche io dall’edificio e mi ritrovo in una strada acciottolata e sporca, scendo una rampa e sono sul lungofiume. C’è un gruppo di ragazzini che mi chiamano dall’altro lato, ma li ignoro. Tra di loro riconosco la voce del fratello minore di M, un mio amico, che mi chiama con il soprannome che avevo da bambino. Sto camminando sulla banchina e penso a cosa dovrei fare quando vedo una foca che sporge il muso fuori dall’acqua, faccio per avvicinarmi e accarezzarla ma si immerge e la perdo di vista. In questo momento perdo la lucidità, vedo il fiume che riflette la luce sulle onde e mi sveglio.
GATTI EVERYWHERE
OBE instabile - ora imprecisata
Faccio fatica ad uscire dal corpo, sono pesante e gattono sul pavimento cercando di trovare la vista e sfregando le mani per aumentare la lucidità. Alla fine mi alzo e riesco a vedere, ma l’esperienza è ancora instabile. So che probabilmente non ho attivo il potere di passare attraverso le cose, così per evitare di rimanere incastrato nella finestra e svegliarmi la apro a mano ed esco. Fuori sento le voci dei vicini ma non capisco cosa dicono. Mi dirigo al parco nella speranza di qualcosa che dia una svolta alla situazione e ci trovo il mio gatto che sta facendo un agguato ad un merlo. Lo distraggo per salvare la vita all’uccello ma mi accorgo che il gatto si è sdoppiato e ora ce ne sono due, poi tre, tutti identici al mio gatto reale. Ho la sensazione che solo uno sia quello reale e che gli altri siano come delle proiezioni, così mi avvicino a quello apparso su un albero per scacciare l’illusione, ma questo si allontana e io per seguirlo rimango incastrato in dei rovi. Nel tentativo di farmi strada mi sveglio.
14/05/22
VEDO AL RALLENTATORE
OBE - ore 07:30
Mi sveglio la mattina da un sogno non lucido. Passa forse un minuto e penso che se dovevano venirmi le scosse sarebbero già venute, ma in quel momento ho un’allucinazione ipnagogica, una voce che mi bisbiglia all’orecchio. Ho un tremito che porta ad una scossa fortissima in tutto il corpo. Dopo pochi istanti sono già fuori, nella mia stanza. Il letto è sfatto dal lato in cui mi trovo ed è vuoto. Do una veloce occhiata alla camera e sfrego le mani sulla libreria, poi provo ad aprire la porta ma è chiusa e non c’è la chiave. Faccio per andare alla scatola porta oggetti per trovarci dentro la chiave ma cambio idea e traccio sulla porta un quadrato con le dita e questa si scioglie come lava seguendo la forma che ho tracciato. Mentre la porta si scioglie dall’altra parte vedo il salotto, ma il pavimento ha un’insolita moquette rossa. Entro nella porta e verifico meglio: effettivamente la moquette è rossa, mi ricorda quella di un vecchio motel. Trovo seduto mio padre che sta leggendo e non mi presta attenzione, tanto che penso di essere invisibile come spesso accade. Lo saluto comunque e gli chiedo se anche lui aveva esperienze extra-corporee quando era giovane. Mi dice “assolutamente no, al massimo ero sonnambulo”. Gli dico “lo sai che siamo in un mio sogno?” come da task e lui risponde “sì, ma ricordamelo tra un’oretta”. Poi prendo un quaderno poggiato vicino a lui e scopro che ci sono annotati i miei sogni, ma la grafia è quella di mia madre. Mi metto a scrivere quindi un sogno che avevo realmente fatto quella notte, in cui perdevo un aereo. Vorrei fare due chiacchiere con mio padre ma non mi sembra molto in vena, così mi allontano, attirato dal suono di una chitarra. Trovo un chitarrista in sala che sta dando lezioni a mio fratello. E’ seduto sul vecchio divano che non esiste più. Mi avvicino a lui e vedo le corde della chitarra che vibrano al suo tocco come al rallentatore e con ondulazioni molto ampie. Nell’aria circostante lasciano delle onde di pressione e ho l’impressione di star vedendo la realtà rallentata. Mi siedo anche io sul divano e ne tocco la superficie con le mani: è uguale a come la ricordavo. Poi gli sfilo la chitarra dalle mani per strimpellare qualche accordo e sento mio fratello dire “sei sempre il solito”. Suono meglio di quanto immaginassi. Appoggio la chitarra sul divano e decido di passare attraverso la parete dietro di noi. Volo fuori e vado sul tetto: sembra inverno, ci sono delle montagne innevate all’orizzonte. Cammino sulle tegole, il tetto sembra quello di una pagoda. Mi muovo sul cornicione facendo attenzione a non scivolare ma mi sveglio a causa di rumori in casa.
Considerazioni: primo segno dello scrivere i sogni lucidi è stato l’aver trovato il diario nel sogno. Interessante anche che nell’obe mi ricordavo dei sogni non lucidi avuti la stessa notte e che non avevo ancora elaborato mentalmente da sveglio.
ROAD TO BE GURU
OBE - ore 08:45 circa
Esco dal corpo molto facilmente, sono io che mi ruoto molto smooth e mi siedo sul bordo del letto. Certe uscite non smettono mai di stupirmi per quanto sembrano realistiche, infatti ho un attimo di sconcerto sul fatto se stia già sognando oppure no. Mi guardo i piedi nudi sul pavimento, muovo le dita e stiro le gambe. In questo momento decido che avrei riprovato la meditazione, visto che da qualche giorno ho ripreso a farlo nella realtà. Vado allo specchio e mi immagino addosso una tuta comoda, mi compare quella grigia della under armour e sopra la maglietta da corsa. Poi vado all’armadio, che è spropositatamente grande, sembra una cabina armadio. Cerco il tappetino e lo stendo sul pavimento. Faccio una decina di flessioni, mi stanco più mentalmente che fisicamente. Poi mi sdraio con la schiena all’ingiù, faccio dei bei respiri e chiudo gli occhi. Sto provando a non pensare a niente ma sento delle vibrazioni importanti alle gambe che mi distraggono, queste si intensificano ad ogni inspirazione. Il tutto culmina in un principio di obe (what?!) e mi sveglio.
Considerazioni: avevo raggiunto un livello più profondo di meditazione altre volte a gambe incrociate, probabilmente lo stendermi e chiudere gli occhi mi fa partire il trip obe come in alcuni SL. Penso anche che una recente conversazione abbia facilitato questa suggestione.
STO GIA’ PENSANDO AL MARE
Spezzone lucido - ora imprecisata
Sono in macchina fermo, ho parcheggiato e sto scendendo dall’auto. Ho qualcosa in mano, un telo da mare arancione arrotolato. Sono insieme a C, che scende dall’auto dal lato passeggero e mi raggiunge. La guardo, poi riporto lo sguardo davanti a me e divento lucido, senza motivo. Ricordo che al momento c’è stato un veloce calcolo al termine del quale ho acquisito lucidità ma non so di che natura. Scendo una scaletta e mi trovo in una spiaggia di sassi, la conosco perché ci sono già stato nella realtà, è sul lago. Sono a piedi nudi e i sassi non fanno male come nella realtà ma comunque danno fastidio. Butto il telo per terra e mi spoglio, ma quando ritorno a vedere l’ambiente è diverso: sono sempre in una spiaggia ma è molto più selvaggia, sono sicuramente sull’oceano. Inoltre adesso sono da solo. Su entrambi i lati ci sono altissime scogliere di roccia, mi giro e scopro di essere chiuso tra le alture, non vedo una strada per salire. Ho un principio di dejavu che però si limita alla vista. Comincio a volare sul pelo del mare e mi spingo verso il bordo della scogliera: ci sono dei vortici che aprono l’acqua fino al fondale. Io provo ad espanderli con il pensiero e questi si allargano fino ad incontrarsi in un’unica grande voragine che solca il mare. Sto pensando di entrarci dentro con il rischio che poi l’acqua mi si richiuda addosso quando il paesaggio comincia a sfumare. Sento il suono di una grande nave dietro di me ma mi ritrovo in camera prima che riesca a voltarmi. Dopo qualche momento di esitazione sospetto che si tratta di un falso risveglio, mi guardo le mani e ne ho la conferma. Decido di svegliarmi.
VEDO AL RALLENTATORE
OBE - ore 07:30
Mi sveglio la mattina da un sogno non lucido. Passa forse un minuto e penso che se dovevano venirmi le scosse sarebbero già venute, ma in quel momento ho un’allucinazione ipnagogica, una voce che mi bisbiglia all’orecchio. Ho un tremito che porta ad una scossa fortissima in tutto il corpo. Dopo pochi istanti sono già fuori, nella mia stanza. Il letto è sfatto dal lato in cui mi trovo ed è vuoto. Do una veloce occhiata alla camera e sfrego le mani sulla libreria, poi provo ad aprire la porta ma è chiusa e non c’è la chiave. Faccio per andare alla scatola porta oggetti per trovarci dentro la chiave ma cambio idea e traccio sulla porta un quadrato con le dita e questa si scioglie come lava seguendo la forma che ho tracciato. Mentre la porta si scioglie dall’altra parte vedo il salotto, ma il pavimento ha un’insolita moquette rossa. Entro nella porta e verifico meglio: effettivamente la moquette è rossa, mi ricorda quella di un vecchio motel. Trovo seduto mio padre che sta leggendo e non mi presta attenzione, tanto che penso di essere invisibile come spesso accade. Lo saluto comunque e gli chiedo se anche lui aveva esperienze extra-corporee quando era giovane. Mi dice “assolutamente no, al massimo ero sonnambulo”. Gli dico “lo sai che siamo in un mio sogno?” come da task e lui risponde “sì, ma ricordamelo tra un’oretta”. Poi prendo un quaderno poggiato vicino a lui e scopro che ci sono annotati i miei sogni, ma la grafia è quella di mia madre. Mi metto a scrivere quindi un sogno che avevo realmente fatto quella notte, in cui perdevo un aereo. Vorrei fare due chiacchiere con mio padre ma non mi sembra molto in vena, così mi allontano, attirato dal suono di una chitarra. Trovo un chitarrista in sala che sta dando lezioni a mio fratello. E’ seduto sul vecchio divano che non esiste più. Mi avvicino a lui e vedo le corde della chitarra che vibrano al suo tocco come al rallentatore e con ondulazioni molto ampie. Nell’aria circostante lasciano delle onde di pressione e ho l’impressione di star vedendo la realtà rallentata. Mi siedo anche io sul divano e ne tocco la superficie con le mani: è uguale a come la ricordavo. Poi gli sfilo la chitarra dalle mani per strimpellare qualche accordo e sento mio fratello dire “sei sempre il solito”. Suono meglio di quanto immaginassi. Appoggio la chitarra sul divano e decido di passare attraverso la parete dietro di noi. Volo fuori e vado sul tetto: sembra inverno, ci sono delle montagne innevate all’orizzonte. Cammino sulle tegole, il tetto sembra quello di una pagoda. Mi muovo sul cornicione facendo attenzione a non scivolare ma mi sveglio a causa di rumori in casa.
Considerazioni: primo segno dello scrivere i sogni lucidi è stato l’aver trovato il diario nel sogno. Interessante anche che nell’obe mi ricordavo dei sogni non lucidi avuti la stessa notte e che non avevo ancora elaborato mentalmente da sveglio.
ROAD TO BE GURU
OBE - ore 08:45 circa
Esco dal corpo molto facilmente, sono io che mi ruoto molto smooth e mi siedo sul bordo del letto. Certe uscite non smettono mai di stupirmi per quanto sembrano realistiche, infatti ho un attimo di sconcerto sul fatto se stia già sognando oppure no. Mi guardo i piedi nudi sul pavimento, muovo le dita e stiro le gambe. In questo momento decido che avrei riprovato la meditazione, visto che da qualche giorno ho ripreso a farlo nella realtà. Vado allo specchio e mi immagino addosso una tuta comoda, mi compare quella grigia della under armour e sopra la maglietta da corsa. Poi vado all’armadio, che è spropositatamente grande, sembra una cabina armadio. Cerco il tappetino e lo stendo sul pavimento. Faccio una decina di flessioni, mi stanco più mentalmente che fisicamente. Poi mi sdraio con la schiena all’ingiù, faccio dei bei respiri e chiudo gli occhi. Sto provando a non pensare a niente ma sento delle vibrazioni importanti alle gambe che mi distraggono, queste si intensificano ad ogni inspirazione. Il tutto culmina in un principio di obe (what?!) e mi sveglio.
Considerazioni: avevo raggiunto un livello più profondo di meditazione altre volte a gambe incrociate, probabilmente lo stendermi e chiudere gli occhi mi fa partire il trip obe come in alcuni SL. Penso anche che una recente conversazione abbia facilitato questa suggestione.
STO GIA’ PENSANDO AL MARE
Spezzone lucido - ora imprecisata
Sono in macchina fermo, ho parcheggiato e sto scendendo dall’auto. Ho qualcosa in mano, un telo da mare arancione arrotolato. Sono insieme a C, che scende dall’auto dal lato passeggero e mi raggiunge. La guardo, poi riporto lo sguardo davanti a me e divento lucido, senza motivo. Ricordo che al momento c’è stato un veloce calcolo al termine del quale ho acquisito lucidità ma non so di che natura. Scendo una scaletta e mi trovo in una spiaggia di sassi, la conosco perché ci sono già stato nella realtà, è sul lago. Sono a piedi nudi e i sassi non fanno male come nella realtà ma comunque danno fastidio. Butto il telo per terra e mi spoglio, ma quando ritorno a vedere l’ambiente è diverso: sono sempre in una spiaggia ma è molto più selvaggia, sono sicuramente sull’oceano. Inoltre adesso sono da solo. Su entrambi i lati ci sono altissime scogliere di roccia, mi giro e scopro di essere chiuso tra le alture, non vedo una strada per salire. Ho un principio di dejavu che però si limita alla vista. Comincio a volare sul pelo del mare e mi spingo verso il bordo della scogliera: ci sono dei vortici che aprono l’acqua fino al fondale. Io provo ad espanderli con il pensiero e questi si allargano fino ad incontrarsi in un’unica grande voragine che solca il mare. Sto pensando di entrarci dentro con il rischio che poi l’acqua mi si richiuda addosso quando il paesaggio comincia a sfumare. Sento il suono di una grande nave dietro di me ma mi ritrovo in camera prima che riesca a voltarmi. Dopo qualche momento di esitazione sospetto che si tratta di un falso risveglio, mi guardo le mani e ne ho la conferma. Decido di svegliarmi.
15/05/22
FERRARISTI
Sogno lucido - ore 11:30
Sono in un sogno e sto camminando con delle persone lungo la via di casa mia. Sono persone che conosco realmente ma che non si frequentano tra loro nella realtà e vederle insieme mi fa pensare di stare sognando. Ad un certo punto un mio amico dice che suo fratello è morto di overdose di eroina la sera prima. Tuttavia suo fratello lo avevo visto nel gruppo poco prima e allora capisco di essere in un sogno. Procediamo quindi a piedi fino ad un cancello dove all’interno è allestito un presunto funerale per il fratello, ma l’ambiente sembra più da ricevimento di matrimonio. Una donna che non conosco mi si avvicina in lacrime e mi abbraccia, io vedo dietro di lei le persone che osservano la scena. Sono un po’ imbarazzato e sto per dirle che ha sbagliato persona, ma decido di stare al gioco sparando qualche frase di circostanza. Da lontano vedo una ragazza con lunghi capelli biondi appoggiata alla colonna di un porticato che mi sta guardando, indossa una vestaglia bianca molto leggera, quasi trasparente. Lei entra nel portico, io ne sono attratto e la seguo. Entro in una villa alla Hollywood, c’è un grande bancone sulla destra, con gente indaffarata a cucinare e a spostare dei piatti. Percorro tutta la stanza e apro una porta di vetro scorrevole che porta ad un grande giardino con piscina. Seduto su una sdraio c’è il mio amico a cui è morto il fratello, decido di raggiungerlo per interrogarlo e mi siedo anche io. Gli chiedo di nuovo come è morto suo fratello ma stavolta mi dice che è stato trovato in mare legato alla fune di una barca. Gli faccio presente che non è quello che aveva detto prima, lui sembra irritarsi e mi ignora. In quel momento siamo raggiunti da una signora tutta in ghingheri che mi chiama a sé con la mano, per dirmi di prepararmi che è tutto pronto. Io le chiedo per cosa e lei mi dice “per il matrimonio”. Capisco di essere stato scelto per sposare qualcuna, mi torna in mente la ragazza vestita di bianco e decido di alzarmi. All’esterno è stata imbastita una lunga tavolata per il pranzo. Dall’altra parte del tavolo mi chiama un uomo sulla quarantina, gli vado incontro e mi dà uno scappellotto sulla testa. Inizialmente mi arrabbio e sto per colpirlo, poi capisco che è amichevole e mi siedo accanto a lui a capotavola. Ci raggiungono anche la signora di prima e sua figlia, che però non è la ragazza bionda. L’uomo indossa un cappellino rosso dei Bulls e sembra il tipico padre americano. Mi chiede in inglese se conosco Eminem, io gli dico di sì e cominciamo a canticchiare una sua canzone, mi metto a ridere pensando alla stranezza della cosa. Tutto ciò non piace alla madre ed alla figlia, che richiamano l’uomo all’attenti. Lei comincia a dire frasi razziste su presunti ladri di biciclette, io faccio finta di ascoltarla e guardo meglio la figlia: è praticamente una bambina. Quindi mi alzo e dico “proseguite pure senza di me”. Mi libro in volo per vedere fuori dal perimetro del giardino: dalla distanza vedo una folla tutta vestita di rosso e la raggiungo. Atterro davanti alla fermata dell’autobus del mio vecchio liceo, dove c’è una banda che suona e agitazione generale. Chiedo ad uno che cosa stanno facendo e lui mi dice che stanno per arrivare Sainz e Leclerc e quest’ultimo ha appena vinto un gran premio e lo stanno aspettando per festeggiare. A questo punto da dietro l’angolo arriva la Ferrari del pilota, la folla esplode di gioia, tira fumogeni e suona trombette da stadio. Lui si mette con la macchina sul segno della fermata dell’autobus, proprio davanti a me. Ricordo che sulla monoposto c’è il numero 46 al posto del 16. Le persone fanno per andargli incontro ma lui dice che non può avvicinarsi per via del Covid. Io penso che cosa è venuto a fare qui allora visto che è pieno di gente. A breve mi stufo anche di questa nuova situazione e finalmente mi viene in mente che avevo dei task da fare. Percepisco che il sogno sta volgendo al termine, perciò decido di muovermi e volare velocemente a casa mia, dove proverò il teletrasporto nello spazio. Nel volare però perdo di lucidità e mi sveglio.
FERRARISTI
Sogno lucido - ore 11:30
Sono in un sogno e sto camminando con delle persone lungo la via di casa mia. Sono persone che conosco realmente ma che non si frequentano tra loro nella realtà e vederle insieme mi fa pensare di stare sognando. Ad un certo punto un mio amico dice che suo fratello è morto di overdose di eroina la sera prima. Tuttavia suo fratello lo avevo visto nel gruppo poco prima e allora capisco di essere in un sogno. Procediamo quindi a piedi fino ad un cancello dove all’interno è allestito un presunto funerale per il fratello, ma l’ambiente sembra più da ricevimento di matrimonio. Una donna che non conosco mi si avvicina in lacrime e mi abbraccia, io vedo dietro di lei le persone che osservano la scena. Sono un po’ imbarazzato e sto per dirle che ha sbagliato persona, ma decido di stare al gioco sparando qualche frase di circostanza. Da lontano vedo una ragazza con lunghi capelli biondi appoggiata alla colonna di un porticato che mi sta guardando, indossa una vestaglia bianca molto leggera, quasi trasparente. Lei entra nel portico, io ne sono attratto e la seguo. Entro in una villa alla Hollywood, c’è un grande bancone sulla destra, con gente indaffarata a cucinare e a spostare dei piatti. Percorro tutta la stanza e apro una porta di vetro scorrevole che porta ad un grande giardino con piscina. Seduto su una sdraio c’è il mio amico a cui è morto il fratello, decido di raggiungerlo per interrogarlo e mi siedo anche io. Gli chiedo di nuovo come è morto suo fratello ma stavolta mi dice che è stato trovato in mare legato alla fune di una barca. Gli faccio presente che non è quello che aveva detto prima, lui sembra irritarsi e mi ignora. In quel momento siamo raggiunti da una signora tutta in ghingheri che mi chiama a sé con la mano, per dirmi di prepararmi che è tutto pronto. Io le chiedo per cosa e lei mi dice “per il matrimonio”. Capisco di essere stato scelto per sposare qualcuna, mi torna in mente la ragazza vestita di bianco e decido di alzarmi. All’esterno è stata imbastita una lunga tavolata per il pranzo. Dall’altra parte del tavolo mi chiama un uomo sulla quarantina, gli vado incontro e mi dà uno scappellotto sulla testa. Inizialmente mi arrabbio e sto per colpirlo, poi capisco che è amichevole e mi siedo accanto a lui a capotavola. Ci raggiungono anche la signora di prima e sua figlia, che però non è la ragazza bionda. L’uomo indossa un cappellino rosso dei Bulls e sembra il tipico padre americano. Mi chiede in inglese se conosco Eminem, io gli dico di sì e cominciamo a canticchiare una sua canzone, mi metto a ridere pensando alla stranezza della cosa. Tutto ciò non piace alla madre ed alla figlia, che richiamano l’uomo all’attenti. Lei comincia a dire frasi razziste su presunti ladri di biciclette, io faccio finta di ascoltarla e guardo meglio la figlia: è praticamente una bambina. Quindi mi alzo e dico “proseguite pure senza di me”. Mi libro in volo per vedere fuori dal perimetro del giardino: dalla distanza vedo una folla tutta vestita di rosso e la raggiungo. Atterro davanti alla fermata dell’autobus del mio vecchio liceo, dove c’è una banda che suona e agitazione generale. Chiedo ad uno che cosa stanno facendo e lui mi dice che stanno per arrivare Sainz e Leclerc e quest’ultimo ha appena vinto un gran premio e lo stanno aspettando per festeggiare. A questo punto da dietro l’angolo arriva la Ferrari del pilota, la folla esplode di gioia, tira fumogeni e suona trombette da stadio. Lui si mette con la macchina sul segno della fermata dell’autobus, proprio davanti a me. Ricordo che sulla monoposto c’è il numero 46 al posto del 16. Le persone fanno per andargli incontro ma lui dice che non può avvicinarsi per via del Covid. Io penso che cosa è venuto a fare qui allora visto che è pieno di gente. A breve mi stufo anche di questa nuova situazione e finalmente mi viene in mente che avevo dei task da fare. Percepisco che il sogno sta volgendo al termine, perciò decido di muovermi e volare velocemente a casa mia, dove proverò il teletrasporto nello spazio. Nel volare però perdo di lucidità e mi sveglio.