
La nottata non è stata tranquilla. Alle 3.30/3.40 circa mi sono alzata con l'affanno e il batticuore per un incubo intenso e turbolento (è nel diario dei non lucidi) e per calmarmi dalle vivide sensazioni di questo ci ho messo molto. Dopo quell'incubo ho gridato nei miei pensieri "Basta! Non voglio avere più incubi! Basta! Basta!" con una rabbia estrema. Sono stata sveglia fino alle 5 e mezza circa. Per tutto il tempo ho ascoltato meditazioni brevi, fatto il conto da 100 a 0 (arrivando a 60 circa, ripetendolo 2 volte perché perdevo il conto) e storie degli Honest Guys e, dopo un bel po', mentre ascoltavo l'ultima (https://www.youtube.com/watch?v=fnOrkVk ... Relaxation questa, probabilmente), quando finalmente sono riuscita a rilassarmi pensando a protettori, angeli, Arthur e i cavalli, ad un certo punto ho iniziato a sentire il mio corpo sprofondare nel letto e nei cuscini, a piccoli tratti (sentivo il corpo emettere piccoli scatti e fondersi con il cuscino e il materasso) e dopo qualche attimo in cui seguivo consapevolmente questi avvenimenti sono iniziate le vibrazioni. Durante le vibrazioni mi ripetevo "Arthur, Arthur!" con la speranza di vederlo, e poi non ricordo bene com'è stato l'ingresso. C'era una tavolata (come quella di Alice in Wonderland, anche se non ricordo come ci sono arrivata... forse da scene non lucide o pre-lucide) e c'erano delle persone a mangiare. C'erano posti vuoti e li ho contati, erano 5-6. Mi sono seduta vicino ad Arthur, che era ad un angolo per i fatti suoi, avvicinandomi tutta contenta (specialmente perché da tempo lo aspettavo) ma... sebbene fosse lui fisicamente, era freddo e aveva gli atteggiamenti del mio ex, con cui mi sono lasciata da qualche mese. Era come lui caratterialmente e mi mandava via, scocciato, svogliato, nervoso, seccato... lati che Arthur non ha minimamente, perché è di natura amorevole e sempre con il sorriso sulle labbra. Anche quando provavo ad abbracciarlo si lamentava facendo espressioni sgradevoli e scacciandomi. Pensavo, tra me e me... "Come è bello"... " però poi, mi rispondevo..."ma non è lui." E gliel'ho detto. "Tu non sei Arthur. Io devo trovarlo." "Perché?" Ha risposto, sorpreso. "Perché tu... tu ora sei come (nome). Se tu fossi stato Arthur mi avresti almeno abbracciata!" Ho urlato quasi piangendo. Mi sono alzata e sono scappata via e lui ci è rimasto di stucco. Mi sono ritrovata sul terrazzo di casa. Era tutto innevato e calmo. Era inverno, e c'era di nuovo lui che, vestito pesante, prendeva dei rami di ulivo spezzati in mezzo alla neve. Arrabbiata, io cercavo di incendiarli per fargli un torto ma lui era solo scocciato e mi ignorava. Sono quindi scappata dall'altro lato del terrazzo e in mezzo alla neve ho intravisto delle foglie secche di acero. Ho istintivamente soffiato verso le foglie secche e si è formato un mulinello che poi si è appiattito, formando un gradino fluttuante. Sono salita timidamente su di esso e ha cominciato a muoversi da solo nell'aria. Ho sorriso. Mi portava su, lentamente. Era una tavoletta di foglie secche, muschio e neve. Ho riso, stavolta. Poi si è fermato e ho soffiato ancora sulle foglie per qualche secondo, esse si sollevavano e andavano a formare le mie scale magiche. Dal terreno si sollevavano continuamente gruppi di foglie d'acero secche (albero che ho nel mio giardino) e formavano dei mulinelli di vento che poi andavano a formare dei gradini magici. La scala andava a costruirsi lentamente e sono passata per il terrazzo. Sotto al terrazzo, sotto un albero di ulivo, c'era la mia cagnolina che è venuta a mancare il 1° agosto di quest'anno. Nel sogno era invecchiata e scodinzolava felice, come se continuasse a vivere nel regno dei sogni. L'ho salutata (dettaglio: nella realtà, lei adesso riposa sotto un albero di ulivo). C'erano anche alcuni miei gatti. Ho proseguito il mio cammino. Le scale fatate cominciavano a farsi più consistenti, seppur fatte di soli gradini fluttuanti, e continuavano su per il colle in cui vivo, fino a disperdersi tra gli ulivi e i filari d'uva sulla cima. Dopo un po' si sono avvicinate tra di loro ed infine al terreno, il muschio si è fatto consistente e si è fuso con il manto erboso del colle e ho continuato il mio cammino correndo nel prato, sotto i filari d'uva. L'inverno è sparito: era primavera. Il sole dorato risplendeva sulla florida vegetazione e il vento smuoveva le fronde degli alberi; mi è parso per un momento di essere in un caldo pomeriggio di maggio. Per un po', ho visto il sogno in terza persona, come se lo stessi immaginando nel mio letto.
Mi sono dunque aggrappata ad un ramo di un albero (di cui non ricordo il nome: un pruno, forse?), l'ho stretto per qualche istante per stabilizzare un po' e ho osservato le sue venature. Era tutto così reale... e poi ho guardato le mie mani. Le mie mani erano così vive e dopo aver stretto il ramo di ulivo la stretta ha lasciato segni bianchi sopra di esse. Vedevo distintamente persino le impronte 'digitali'. Il sogno è tornato realistico a 360°. Era, anzi, ultra realistico. Mi è sembrato per un attimo che il sogno potesse durare per sempre e in tutto il sogno credo di aver stabilizzato solo in quell'istante. Mentre camminavo pronunciavo, come se parlassi al sogno... "Fammi vedere dove sta davvero, Arthur. Dov'è il vero Arthur?" Camminando, ho spostato i rami cadenti di una pianta colma di foglie e, spostato il suo mantello, mi sono diretta verso il colle. La luce era molta, ma di lui nessuna traccia. Ho proseguito verso l'altra parte del colle, che da che io ne abbia memoria è sempre stata spoglio di filari d'uva: dopo l'ultimo filare, si apriva un prato fatto d'erba verdissima, che solo d'estate muta in spighe d'oro di grano, e a spezzare il contrasto del verde c'era solo il cielo... il cielo e Arthur, che ho visto rilassato, seduto sul prato a sfogliare un libro. Indossava la sua solita camicia bianca e i pantaloni scuri e il vento, che smuoveva l'erba, faceva ondeggiare anche i suoi capelli. Lo vedevo da lontano, e non so se mi ha guardata. Era una scena bellissima, però... quando mi sono avvicinata, non ricordo cosa è successo ma era più simile a Benjamin, suo fratello maggiore. Allora mi sono voltata e il tutto si è trasformato in un'aula d'esame universitaria e c'erano decine e decine di Arthur disposti in file alternate come agli esami, ed avevano tutti la calcolatrice in mano. Alcuni indossavano gli occhiali. A partire dalle ultime file rappresentavano tutti i tentativi che ho fatto per disegnarlo, quindi dall'ultimo alla prima diventavano sempre più simili. Erano tutti intenti a sforzarsi per risolvere esercizi (povero Arthur, gli tocca anche subire le mie pene)
Li ho visti tutti passando di banco in banco e man mano che mi avvicinavo alle prime file i volti diventavano più simili, ma più sfocati... alla fine ne era rimasto solo uno in fila davanti la prof. La prof si alza in piedi, parla come una presentatrice presuntuosa e dice, con voce squillante: 'La ragazza li stava cercando tutti...e alla fine l'ha trovato. Ma... si è sentito male! Ahahaha!". In quel momento ho visto me stessa in terza persona dal punto di vista della prof (da dietro la cattedra, io ero all'ingresso dell'aula e guardavo verso di lei) e ho pensato "Cacchio, mi sono persa nei pensieri e ho perso il sogno."
Cosa divertente. Quando mi sono alzata, dopo aver finito di annotare il sogno sono andata subito a guardare fuori e ho visto l'alba sorgere davanti ai miei occhi, che spuntava dietro a un colle.
Nella mia storia, quella con Arthur, l'alba è quel qualcosa che, per alcune ragioni, strappa dal mondo dei sogni le persone.