VEDO LA MIA ANIMA
Mi ritrovo lucido senza memoria di un sogno precedente. Sono sdraiato supino su un lettino operatorio reclinato sul quale ci sto a malapena, con la schiena leggermente inclinata di modo che possa vedere per intero il mio corpo. Ho una forte luce da ospedale puntata addosso che crea un’area luminosa intorno a me al di fuori della quale è buio, un po’ come le luci a teatro. Per i primi secondi prendo coscienza di questa situazione per poi decidere di sperimentare qualcosa di nuovo e spirituale, ispirazione che mi è venuta leggendo diari di alcuni utenti, in particolare quello di olrac. Non ricordando la formula esatta per richiamare la mia coscienza dico di volere vedere il “vero me”. Sento una voce avvicinarsi da lontano ma non sono sicuro provenga dall’esterno, sembra essere nella mia testa e la sento muoversi da una parte all’altra della mia mente. Questa voce inizialmente è un bisbiglio incomprensibile, poi a tratti si palesa vicino al mio orecchio ma sempre come fosse all’interno. Non ricordo le parole esatte ma ad un certo punto riesco a capire delle frasi tipo “allora è il tuo vero te che stai cercando” oppure “pensa bene a quello che desideri”. Alla fine la voce diventa molto profonda e l’eco rimbomba nella mia testa, mi dice di abbandonarmi a lei e se lo faccio sarò in grado di vedere la mia anima. Aggiunge anche con una certa insistenza che questo metodo con il quale sarò in grado di conoscere la mia coscienza è infallibile e ad una sua parola il processo avrà inizio, io non devo fare nulla. Il mio battito aumenta e sento di stare sudando ma decido di andare fino in fondo, chiudo gli occhi e cerco di seguire le istruzioni provenienti dalla mia mente. Parte una specie di countdown al termine del quale immediatamente mi sembra di venire sparato con un razzo e mi sento fisicamente in un’altra dimensione rispetto a prima. Passa un po’ di tempo e dal buio che vedono i miei occhi si plasma un ambiente stranissimo fatto di forme geometriche e colori saturi e accecanti. Mi ritrovo a fluttuare ma non controllo il volo, vengo come risucchiato in avanti verso questi muri di geometrie impossibili simili a queste:

Durante questo mio continuo cadere in avanti mi sembra di andare a sbattere contro queste pareti che non sono rigide bensì soggette ad una continua curvatura. Vivo tante volte la sensazione di essere sul punto di schiantarmi contro le vetrate colorate ma non succede mai, sono sempre lì sull’orlo come fossi energia potenziale pura tipo un elastico fermo nel tempo nell’atto in cui viene lanciato. Questo continuo vuoto allo stomaco comincia a nausearmi e mi sento sul punto di svenire. Chiudo gli occhi e mi dico di rilassarmi e controllare il pensiero, ma questo provoca il ritorno nel lettino di prima. Riapro gli occhi e sono ancora disteso, ogni sensazione strana di prima è svanita ma la voce mi incalza ancora dicendo: “allora la vedi, è lei”. Guardo nell’oscurità davanti a me e distinguo chiaramente una sagoma grigia e trasparente a mezz’aria che dopo pochi istanti si dilegua, la mia anima. A questa visione mi raggiunge la certezza che il procedimento non sia andato a buon fine e che il fatto che si sia dileguata così in fretta è dovuto alla mia agitazione. Ma tutto sommato il mio trip l’ho fatto e ne sono soddisfatto. Mi alzo dal lettino, dietro di me c’è una finestra oscurata da delle persiane, la attraverso e volo di fuori. Atterro su un prato verde, la giornata è bella e luminosa. Corro verso la fine del prato dove è radunato un gruppetto di persone che sembrano essere mie amici in quella circostanza ma che non conosco realmente. Provo a spiegargli quello che mi era appena successo per vedere le loro reazioni. Mi avvicino in particolare ad un signore che mi ricorda il professor Pym della marvel e che mi dà l’idea di essere un PO di cultura. Sono stupefatto dalla spiegazione che mi dà dell’accaduto, non tanto per la fondatezza o meno della tesi che espone quanto per la terminologia che usa e che non sapevo di conoscere, nonostante provenga dal mio inconscio. Mi guardo in giro e capisco di essere in oriente, in Giappone. Ci sono templi buddisti sparsi qua e là e un’alta pagoda rossa. La comitiva di persone mi segue e mi incalza dicendo di ripetere la cosa che avevo vissuto e da qui mi viene l’idea di provare ad uscire dal corpo onirico. Intanto mentre camminiamo il paesaggio cambia gradualmente e dalle stradine di templi ci ritroviamo tra edifici futuristici, probabilmente dei padiglioni di una fiera o expo. Accanto ad un edificio in vetro a forma di clessidra mi siedo quindi a gambe incrociate e comincio a meditare con il preciso scopo di uscire dal mio corpo. Comincio a percepire tutti i rumori che mi circondano, dalle voci delle persone che si allontanano al cinguettio degli uccellini e al battito d’ali di una farfalla. Mi sembra di essere diventato un tutt’uno con la natura, è una sensazione molto piacevole e rilassante. Dopo circa un minuto, in seguito alla percezione di essere stato spinto fuori da me mi ritrovo a guardarmi dall’alto, il me stesso che medita. Il mio corpo onirico che sta meditando indossa un abito da monaco orientale e sta fluttuando a qualche centimetro da terra, completamente assorto. Comincio a camminare in questi ampi spazi bianchi tra i moderni padiglioni con l’intento di ritrovare gli amici di prima che mi hanno lasciato indietro e mostrargli quello che stava succedendo. Infine li raggiungo in un enorme cupola fatta a mo’ di geomag, dico loro che quello che vedono non è il mio “vero me”, che io in realtà sto meditando diversi padiglioni più indietro. Quindi facciamo a ritroso lo stesso percorso fino a raggiungere l’altro me. Le persone sono stupite e si mettono a toccare il corpo che sta levitando come fosse un’attrattiva, io non sento alcuno stimolo fisico ma un sesto senso mi dice che quello che stanno facendo è sbagliato e mi sento riattratto dal mio corpo onirico per proteggerlo. Qui il sogno si interrompe di colpo e mi sveglio.