Indice Condivisione esperienze Diario dei Sogni Lucidi > Diario di Anakin

Raccolta personale dei propri sogni lucidi, da condividere.

Re: Diario di Anakin

Messaggioda Luna » 24/08/2022, 13:43

Davvero inquietante Anakin. :shock:
Anche solo le immagini che hai postato fan paura!
Dedicato con immensa gratitudine a Ben, amico insostituibile ed artefice dei miei sogni!
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Re: Diario di Anakin

Messaggioda Anakin » 25/08/2022, 14:20

25/08/22

IN CADUTA LIBERA

Spezzone lucido/pre-OBE (non ho capito)

Mi trovo lucido a bordo di un aereo di linea (ultimamente sta capitando spesso). La cosa strana è che il lucido inizia come un’OBE, cioè completamente al buio con vista disattivata. Nonostante questo so per certo di essere su un aereo e so anche l’ora precisa: sono le 22:03. Queste informazioni raggiungono il mio cervello tramite input poco chiari, le assorbo dall’ambiente. Sono seduto in fondo, vicino alla coda, sul lato destro. C’è un silenzio totale, a parte il volume della tv posta sullo schienale davanti a me, che è comunque basso. C’è un film di Spiderman, sento la voce di Tom Holland. Decido di andare a chillarmela un po’ ad un’uscita di sicurezza, per aprirla e godermi la vista, sperando di ottenerla nel mentre. Allora mi alzo e mi dirigo verso la coda dell’aereo, tutto questo senza ancora vedere. In pochi passi sono in fondo al velivolo, apro però per sbaglio la porta del bagno invece di quella di sicurezza e sento una ragazza che era dentro emettere suoni di imbarazzo. Chiedo scusa, non volevo importunare. Uso le braccia per tastare i muri nel buio e questi sono esattamente dove la mia mente li immagina. Arrivo davvero in fondo questa volta e raggiungo la porta di sicurezza sulla destra. Tasto il meccanismo di apertura a rotazione, lo faccio girare e sento la porta aprirsi. Una brezza pungente mi pervade istantaneamente, ma mi ci abituo presto, anzi la trovo piacevole. Non vedo ancora niente e davanti a me ho il vuoto, devo stare attento. Cerco di sedermi sul bordo con le gambe a penzoloni e accendo una sigaretta. La situazione è perfetta, manca solo la vista. Desidero di ottenerla e molto lentamente il buio del mio campo visivo si tramuta in grigio con dei chiarori sparsi qua e là. Poi sento una hostess che si è avvicinata a me da dietro sussurrarmi all’orecchio con tono provocante “dai, basta giocare a Daredevil”, lol. Non voglio che questo momento di introspezione si tramuti in qualcosa di erotico e dico ad alta voce “ssssh, andate via”. Nel farlo sento con la pianta del piede una specie di poggiapiedi dove prima pensavo ci fosse il vuoto. Pensando di potermi spingere ancora oltre muovo le gambe per fare un passo in avanti, ma non è una buona idea. Sento le vocine delle hostess esprimere disappunto e preoccupazione, una dice “no, non farlo”, ma è troppo tardi. Per un attimo rimango come sospeso nel vuoto, il tempo si è fermato. Poi acquisisco la vista tutto d’un colpo ma nello stesso tempo comincio a cadere. Qualcuno dall’aereo mi afferra la mano destra, è un braccio maschile, credo sia mio padre. Rimango per qualche secondo sospeso così nel vuoto, poi sento di star trascinando l’altra persona giù insieme a me; decido di lasciarmi cadere, è il mio sogno non può succedermi niente. Comincio a cadere nel vuoto: sono molto in alto, vedo la curvatura della Terra e le ultime luci del Sole, è una visione di una bellezza assurda. Premettendo che non mi sono ancora mai buttato da un aereo nella realtà, la sensazione di caduta libera è realistica al 100% (il buco nello stomaco, il vento nelle orecchie, la difficoltà a tenermi dritto). Talmente realistico che per un attimo voglio accertarmi nuovamente che sia un sogno. Apro appena gli occhi: sono nel letto, girato sul fianco, la pelle come elettrizzata. Il corpo è in pre-OBE ma non in paralisi, sono le sensazioni che sento prima di ‘staccarmi’. Richiudo gli occhi e sto ancora cadendo, una bellissima caduta. Mi sento quel Felix che si è lanciato dall’atmosfera. Non mi viene nemmeno in mente l’idea di volare perché la gravità è talmente ben riprodotta che la botta di adrenalina supera qualsiasi altro stimolo, è una droga e mi rattrista il fatto di sapere che finirà. Cado così per qualche minuto nell’atmosfera prima di svegliarmi definitivamente.

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Re: Diario di Anakin

Messaggioda Anakin » 27/08/2022, 18:44

27/08/22

Spezzone lucido

IL POTERE DI UNA PUZZETTA

Sono per strada, mi trovo davanti ad un condominio. Divento lucido per via di una particolarità dell’ingresso dell’edificio: è una larga entrata divisa in più corsie separate da delle ringhiere molto alte e di fattezza antica. Tutte queste “corsie” sono allineate l’una all’altra formando una specie di labirinto. Sembra di essere dentro Ikea (o the Sims) perché tutti questi lunghi corridoi sono arredati in modo diverso e improvvisato, come fossero delle esposizioni. In uno è allestito un salottino, in un altro una home gym. Passo da una corsia all’altra attraverso gli spazi della ringhiera oppure passandoci attraverso. Arrivo in uno spazio dove c’è un bagno molto semplice, un lavandino e un wc. Mi siedo sul wc e mi guardo un po’ in giro: in lontananza comincia a crescere dell’erba con degli alberi. Metto meglio a fuoco e vedo ai piedi di un grande albero, tra le sue radici, la testa di uomo sotterrato fino al collo; vedo che sta parlando ma non riesco a sentirlo. Allora mi alzo in volo per raggiungere questo strano npc e atterro sull’erba davanti a lui. Mi rivolge lui la parola chiedendomi di liberarlo, io lo prendo per il collo cercando di tirarlo su dal terreno ma appena faccio un po’ di forza lui comincia a fare versi di dolore (ai ai ai!) e mi fermo. Sembra che l’unico modo per dissotterrarlo sia proprio scavando, ma non intendo perdere ulteriore tempo. Lui intuisce che lo sto per abbandonare e mi dice di cercare aiuto nel palazzo dei sogni, perché questo è un sogno. “Sì, lo so che è un sogno. Dov’è questo palazzo?” dico io. Lui mi guarda, è un uomo abbastanza anziano, con barba e capelli bianchi e un paio di occhialini rotondi, sembra uscito da un universo fantasy, sarà mica il Paradiso dei marinai penso. Fa un cenno con la testa, io mi volto e davanti a me ora c’è una grande villa in pietra, la facciata è parzialmente coperta da rampicanti. Mi alzo in volo e raggiungo una delle numerose finestre al secondo o terzo piano, con qualche difficoltà riesco ad entrare nell’edificio. Mi trovo in una sala molto simile a quella della casa dove vado in montagna. Ci sono due uomini intendi a discutere su una questione ed uno di questi, con indosso un lungo cappotto nero ed una bombetta, si accorge della mia presenza e mi fa cenno di sedermi al tavolo, cercando di fare presente all’altro del mio arrivo. L’altro uomo è infatti di spalle e non mi vede, sta contemplando la vista con le mani giunte dietro alla schiena, ha appena finito di dire qualcosa. Dietro al tavolo nella sala c’è infatti una grossa vetrata ed una bellissima vista sulle montagne. Mi avvicino al vetro appoggiando il palmo della mano ed osservo il panorama: le montagne si vedono molto nitidamente tanto che mi perdo un bel po’ a guardarle. La visione è un misto di sogno e realtà, nel senso che gli alberi e i monti sono molto realistici ma la cima delle montagne è in continuo mutamento, come fossero un’onda. Mi accorgo di stare perdendo lucidità e cerco di ritornare focused a quello che mi circonda, sfrego le mani e tocco ancora il vetro. Alla mia destra c’è l’uomo di prima che stava contemplando il panorama, a guardarlo meglio mi è familiare. E’ niente popo di meno che Sogno di Sandman, solo un po’ più piccolino e più anziano. Si rivolge di nuovo all’altro uomo parlando di qualcosa che lo preoccupa, probabilmente lo ha convocato per una riunione. Mi allontano dalla vetrata e mi metto dietro al tavolo per cercare di capire di cosa stanno parlando. Ad un certo punto Sogno si accorge di me e mi rende partecipe del problema, rivolgendosi a me dice (testuali parole): “Dobbiamo debellare la piaga del meteorismo dal mondo dei sogni”. Lol. Io sono divertito da questa affermazione e rispondo “perché, cosa succede se ora sc*reggio?”
Lui mi guarda preoccupatissimo e dice “non farlo”. Lo faccio. Dopo un paio di secondi di suspense e silenzio il pavimento comincia a cedere, il sogno a sgretolarsi in qualcosa di sfumato. Non so più dove mi trovo, in una specie di limbo, ma cerco di rimanere attaccato alle sensazioni per non svegliarmi. Penso alla task di ricreare la casa dei sogni di Sandman e comincio ad esprimerlo come desiderio. Il subconscio mi accontenta ricreandomi davanti agli occhi una bella casa moderna, in vetro principalmente, immersa nella natura. Tuttavia il paesaggio è come distaccato da me a livello fisico, io sono ancora nel limbo mentre la casa e l’ambiente sono come proiettati in 3D. Nel provare ad “entrare” in questa proiezione mi sveglio nel letto.
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Re: Diario di Anakin

Messaggioda Anakin » 04/09/2022, 12:52

01/09/22

SULLE TRACCE DI BILBO BAGGINS

Lucido WILD

Sono in bici con un amico, stiamo percorrendo la strada dove andavamo alle medie. Ad un certo punto noto due macchine parcheggiate in modo improvvisato sul lato della strada. Sono i nostri genitori, mio padre e suo padre, che ci fanno cenno di salire nelle rispettive macchine. Decido di farlo e salgo in auto con mio padre. Guida lui, io sono seduto dietro, siamo di fretta per andare da qualche parte. Dopo qualche minuto in cui vedo paesaggi e strade che non conosco, ci fermiamo in un piccolo borgo abbastanza affollato. Lui mi molla lì e se ne va. Il paesino in cui mi trovo sembra di epoca medioevale anche se potrebbe essere una ricostruzione. Tra i gruppetti di persone ferme a parlare vedo C, mi raggiunge e mi dice “finalmente vedi il tuo Signore degli Anelli, sei contento?”. “Non è vero” penso, troppo figo. Mi guardo intorno in cerca di segnali che confermassero la sua affermazione ed in effetti ci sono dei cartelli con il nome di posti della Terra di Mezzo. Al centro della piazzetta c’è un palo in legno con almeno 5-6 indicazioni geografiche di lotr, tipo quei cartelli con le frecce orientate verso le varie capitali del mondo. Comincio dunque a camminare con C in una via che sale, altri gruppetti di persone sono davanti e dietro di noi. Sembra di essere in un parco divertimenti a tema o in una località turistica. Temo che si tratti piuttosto di ricostruzioni di alcuni set del film piuttosto che il vero universo fantasy. Proseguiamo per un po’, la strada si fa a tornanti e per tagliare passiamo nell’erba tra un tornante e l’altro. Mi raggiunge una donna abbastanza anziana, con capelli bianchi e occhiali, ma parecchio arzilla. Mi rivolge la parola dicendomi “andate anche voi a Mordor?”, io penso un attimo a cosa dire ma lei mi precede: “non è male, anche se noi d’estate andiamo a Mantegna di solito”. Penso che ho già sentito questo nome, rispolvero al volo la memoria grossolana di storia dell’arte delle superiori e le chiedo: “E’ la città del pittore?” ma lei dice di non saperlo. Arriviamo infine ad un bivio: a sinistra l’indicazione per Mordor, a destra quella per la Contea. Lì per lì sono abbastanza indeciso, ma poi decido di non complicarmi la vita e prendere la strada per la Contea. Camminiamo per un bel po’ finché non ci troviamo su una stretta strada sterrata con il precipizio sulla sinistra. Alcune persone sono ferme sull’orlo ad osservare la fossa di Helm, riesco a vedere anche io la fortezza scavata nella roccia, ma è molto lontana. Adesso che ho sondato la veridicità delle location voglio raggiungere la Contea il prima possibile, quindi decido di far apparire una bici lungo la strada. Comincio a pedalare con il desiderio di raggiungerla e dopo poche pedalate finalmente ci sono: mi trovo in un piccolo spiazzo con davanti a me il ponticello in pietra che segna l’ingresso nel paese, intorno c’è il verde dell’erba, vedo delle farfalle, la luce è calda, è proprio come la immaginavo. A questo punto sono molto curioso di vedere il resto, quindi attraverso il ponte con la bici. Nel mezzo però la pendenza del ponticello cambia radicalmente, come si fosse inarcato. Faccio molta fatica ad andare avanti, ma scalando le marce alla fine riesco a fare la salita. Ora vedo la collinetta con le varie casette degli Hobbit disposte su più livelli. Sento una voce dire “di qua per la casa di Bilbo”. A parlare è una specie di guida turistica, tiene un cartello in mano e al suo seguito ci sono delle persone cinesi. Seguo il gruppetto tenendomi in disparte, la guida si ferma davanti ad una casa che non può essere quella di Bilbo perché è troppo in basso, ma da fuori effettivamente sembra proprio quella di Bilbo Baggins. I turisti cominciano a disperdersi, così mi avvicino alla guida chiedendogli dove fosse Bilbo. Lui rimane visibilmente spiazzato dalla domanda, come se gli avessi chiesto qualcosa che di solito i turisti non chiedono. Mi risponde dicendo che “al momento non è in casa”, ma non ne sembra molto convinto. Mi avvicino alla famosa porta circolare, la tocco per testarne il materiale: è di un legno molto lucido e liscio al tatto. La apro ed entro nella casa, l’ambiente è buio e polveroso, sulla sinistra intravedo il tavolo e la cucina. Entro nel suo studio, alla ricerca del diario sulla scrivania, che però non c’è. Ci sono invece degli oggetti che stanno sulla mia di scrivania. Nel pensare alla stranezza di questa cosa mi sveglio.


03/09/22

OBE IN SOGNO

Sogno lucido

Sto sognando di aiutare mia madre a fare una cosa col cellulare quando compare una notifica a schermo con scritto in grande “SogniLucidi”. Lei la vede e mi dice “non avevi smesso con queste cose?” con tono di rimprovero. Mi sveglio. Sono nella camera d’hotel, ho ancora nelle orecchie gli auricolari con i quali mi ero addormentato. Me li tolgo e li appoggio vicino a me sul lenzuolo, mi accorgo tuttavia che sono due paia, per un totale di quattro cuffiette invece che due. Capisco quindi di essere in un falso risveglio e di stare ancora dormendo. Faccio dei reality check da sdraiato, ma falliscono tutti. Io però so di stare sognando e voglio svegliarmi perché i lucidi che partono dai falsi risvegli mi mettono un po’ d’ansia. Ma prima che riesca a farlo mi viene un’obe in sogno, devo dire questa volta abbastanza realistica. Di solito la transizione viene riprodotta in sogno in modo inaccurato, ma questa volta è diverso, le sensazioni sono davvero forti. Vengo sbalzato fuori dal corpo e mi ritrovo nella stessa camera d’hotel, è notte ma dalla finestra la fioca luce bianca di un lampione mi permette di vedere. Sono leggermente agitato per il fatto di avere avuto un’obe totalmente involontaria quando invece volevo solo svegliarmi e di stare sfruttando un falso risveglio in cui non sono nemmeno a casa mia. L’ambiente è di una stabilità incredibile, tanto che per tutta la durata del lucido (percepita di circa 2 ore) non uso nessuna tecnica per stabilizzarlo. Do una rapida occhiata alla stanza, che è come l’avevo lasciata, poi apro la porta e mi trovo nel corridoio dell’albergo. Alla mia sinistra ci sono le altre camere, davanti a me lo spazio con l’ascensore. Potrei prenderlo per uscire dall’edificio, ma è sorvegliato da un uomo di guardia che sta dormendo su un amaca legata alle due pareti, sbarrando l’accesso. Decido quindi di rientrare per sfruttare il balcone, ma prima faccio una capatina in bagno. Mi metto davanti allo specchio e mi osservo per un po’, cerco di capire se sono riprodotto accuratamente. Mi tiro i lati delle guance come fossi fatto di pongo, poi mi lavo la faccia con acqua fredda e ritorno di là. Ora c’è un divanetto che prima non c’era, sul quale è sdraiata una ragazza di colore svestita. Con la poca luce che c’è riesco a vederle solo le gambe e parte del busto. Abbiamo un rapporto sessuale, complicato dalla dimensione del divanetto sul quale faccio fatica a starci. Al termine di ciò rimango sopra di lei a rifiatare un po’. Analizzo meglio il suo corpo, poi la guardo finalmente in viso: è una donna che avrà due o tre volte la mia età, nonostante il corpo di prima fosse tonico come quello di una ventenne. Più la guardo più sembra vecchia, i capelli si fanno grigi e le rughe sempre più visibili. Grazie inconscio per i traumi. Mi alzo con la voglia di cambiare ambiente, voglio ricominciare da casa mia. Chiudo gli occhi e provo a teletrasportarmi nel parco davanti a dove vivo. Funziona, bene. Ora che sono in un ambiente più familiare sperimento diverse semplici task da fare in casa o all’aperto. Durante una di queste, mentre sono fuori che sto provando a fare crescere delle piante dal terreno, incontro un gruppetto di bambini. Ce n’è uno di spalle con un grosso album di figurine in mano e gli altri che gli stanno intorno incuriositi. Mi avvicino da dietro e gli metto una mano sulla spalla chiedendo “cosa fate di bello?”. Il bambino si gira: sono io da piccolo. Ovviamente il me bambino è ignaro di essere me e mi tratta come fossi un fratello maggiore, sfoggiando il suo bell’album come fosse un trofeo. Io invece lo osservo in silenzio mentre parla di cose tipiche della sua età. Non voglio interromperlo e per un attimo mi chiedo se ero davvero così. Per qualche motivo mi viene da emozionarmi e mi allontano. Il sogno è ancora perfettamente stabile e cosciente nonostante facessi ben poco per renderlo tale. Infatti subito dopo rimango in piedi senza fare niente per un bel po’, ripenso alla giornata di ieri e a quello che dovrò fare il giorno dopo. Penso alla sveglia che ho impostato per la mattina seguente, la sentirò? Avrà mai fine questo sogno? Ripensando a ieri mi viene in mente di un video che mi ha fatto vedere un amico di alcuni sub che nuotavano con gli squali. Volo sul tetto di casa mia cercando un modo di replicare l’esperienza di nuotare con gli squali in sogno. Comincio testando i miei poteri onirici: cerco di far apparire una nave dall’incrocio della strada. Piano piano il manto stradale si fa sempre più trasparente e da sotto vedo apparire una grossa nave che sta affiorando dalle profondità. Finisce per spaccare l’asfalto e fermarsi lì. Poi provo a creare il mare ma anziché usare ancora i poteri decido di tuffarmi direttamente. Durante il tuffo la strada diventa davvero la superficie del mare e mi ci immergo. Una volta in acqua mi guardo intorno in cerca degli squali ma quello che vedo sono due grandi rinoceronti che scalciano sott’acqua per nuotare. Il mare da blu diventa di un colorito giallognolo e attorno a me compaiono intere mandrie di bufali, gnu, zebre, elefanti e in generale tutti animali della savana che corrono. Penso di avere leggermente sbagliato a riprodurre la fauna del mare. Cerco di sostituire le mandrie di animali con banchi di pesci e dopo qualche tentativo funziona. Ora sono davvero in mare circondato da pesci di tutti i tipi. Improvvisamente però sento una voce sopra di me che per qualche motivo so essere quella dell’utente NeuroEngineer che dice “No! Fai il mare nella savana, ce la puoi fare”. Ok, vediamo cosa succede. Insieme ai pesci ricompaiono gli animali africani di prima che vengono trascinati sul fondo del mare, dove anziché esserci la sabbia c’è la savana vera e propria. Sopra di loro ci sono io che nuoto con i pesci. Sento la voce di prima esprimere approvazione. Anche io sono soddisfatto del lavoro. Mi sveglio. Sono nel letto dell’hotel, gli auricolari ancora nelle orecchie. Mi giro come in sogno per poggiarli sul lenzuolo, questa volta sono due. Faccio un reality check per sicurezza e guardo l’ora: sono le 6 del mattino.
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Re: Diario di Anakin

Messaggioda Bilbo101 » 07/09/2022, 14:14

Tranquillo anakin, sono qui se mi cerchi :p
Comunque trovo interessante che hai vissuto una OBE dal sogno. Certo che i sogni sono proprio strani.
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Re: Diario di Anakin

Messaggioda Anakin » 07/09/2022, 15:10

Bilbo101 ha scritto:Tranquillo anakin, sono qui se mi cerchi :p

Ma infatti ho trovato curioso il fatto che ti sei presentato sul forum il giorno dopo che ho fatto quel sogno :)
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Re: Diario di Anakin

Messaggioda NeuroEngineer » 08/09/2022, 10:28

Sto sognando di aiutare mia madre a fare una cosa col cellulare quando compare una notifica a schermo con scritto in grande “SogniLucidi”. Lei la vede e mi dice “non avevi smesso con queste cose?” con tono di rimprovero.


"Mai, mamma...non smetterò mai!" : Sailor :
Se ciò che hai sognato corrisponde al vero, sappi che sei (stato) in buona compagnia.

Improvvisamente però sento una voce sopra di me che per qualche motivo so essere quella dell’utente NeuroEngineer che dice “No! Fai il mare nella savana, ce la puoi fare”. Ok, vediamo cosa succede. Insieme ai pesci ricompaiono gli animali africani di prima che vengono trascinati sul fondo del mare, dove anziché esserci la sabbia c’è la savana vera e propria. Sopra di loro ci sono io che nuoto con i pesci. Sento la voce di prima esprimere approvazione. Anche io sono soddisfatto del lavoro.


Ah, te ne sei ricordato eh? Devo essere più attento a non farmi sgamare quando navigo nei sogni altrui, ormai troppi utenti se ne stanno accorgendo... : CoolGun :
Comunque sinceri complimenti @Anakin, plasmare l'ambiente onirico in modo così radicale non è da tutti!
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Re: Diario di Anakin

Messaggioda Anakin » 17/09/2022, 20:21

Riporto qui un lungo lucido avuto stanotte

Mi ritrovo lucido in cima ad una piccola collina su cui si erge un melo. Memore dei miei precedenti tentativi di replicare la tecnica della Crescita Rigogliosa di Hashirama Senju, provo a far crescere le piante dal terreno mimandone il gesto con entrambe le mani, dal basso verso l’alto. La terra comincia a tremare e spuntano fuori tronchi e rami spogli dall’erba, vicino al melo. Capisco di avere un buon controllo in questo lucido e ne approfitto per provare a farli germogliare. Mi raggiunge però uno sciame di enormi vespe, riesco a decifrare il motivo per cui siano comparse in sogno (da una conversazione avuta la sera prima). Sono agitato ma non spaventato come sarei in un sogno comune, cerco di mantenere la calma per non svegliarmi. In mio soccorso compare un grosso alveare da cui cola una cospicua quantità di miele, di cui gli insetti sono attratti ed infatti si accalcano le une sulle altre intorno all’oggetto, che penzola dal ramo di uno degli alberi che avevo creato. Vedendole tutte insieme mi viene d’istinto la voglia di provare il colpo grosso e farle fuori in one shot. L’ideale sarebbe una bella palla di fuoco, so di essere in grado di crearlo dalle mani e così ci provo. Si genera però una lingua di fuoco che non esplode a contatto con l’alveare, ma gli fa prendere lentamente fuoco. Le vespe hanno quindi modo di allontanarsi dal pericolo, io penso “oh shit”, mi giro e mi allontano a passo spedito, sento però il ronzio minaccioso nelle orecchie che mi segue. Penso che devo cambiare ambiente ma alla fine mentre sto camminando mi sveglio. Nei primi istanti provo a capire se sono in un falso risveglio ma dopo poco appuro di essermi svegliato veramente. Il pensiero di essere ancora in un sogno però provoca in me le vibrazioni spontanee tipiche di quello stato mentale. Mi lascio andare senza opporre alcuna resistenza e sprofondo nel sogno senza dirigerlo. Mi trovo su un treno che ricorda molto l’Orient Express, l’atmosfera è dell’800. Sono seduto su un largo e comodo sedile verde, in pelle. Fuori dal finestrino vedo paesaggi innevati, sono rivolto nella direzione opposta a quella di percorrenza. Poi guardo meglio il vagone e noto una donna che probabilmente lavora come cameriera o capotreno. E’ vestita elegante, sempre in stile vintage e con una cravatta bianca sul petto. Lei mi stava già osservando dall’altro lato del corridoio e appena incrocio il suo sguardo si avvicina. Si siede vicino a me e la prima cosa che mi dice è “lo sai che puzzi ancora di whisky?”. Cerco di capire il senso di questa frase riesumando i ricordi reali e onirici. Penso alla sera prima perdendo per qualche secondo contatto con l’ambiente onirico, come quando si è immersi da un pensiero e non si fa caso a quello che ci sta attorno. Il sogno è rimasto lì quando torno da questo divagare, da cui ho appurato di non aver bevuto whisky. Lei però insiste: “andiamo nel vagone ristorante, così almeno non stai a stomaco vuoto”. Le rispondo che per me va bene, così ci alziamo e la seguo mentre passiamo da un vagone all’altro. Il passaggio tra i vagoni avviene passando da un corridoio buio ed una porta, che genera un ambiente nuovo ogni volta. Il primo vagone è un caffè letterario francese: presso un tavolino c’è il poeta Rimbaud che sta discutendo con altri poeti e intellettuali presumo. Lo riconosco perché avevo visto una sua famosa foto-ritratto in bianco e nero qualche giorno fa. Lui alza gli occhi e mi guarda, per un attimo si acciglia e si stupisce di vedermi, poi riporta lo sguardo sui fogli. Percepisco un turbamento misto imbarazzo nel suo comportamento. Mi avvicino a loro e prendo uno dei fogli posti sul tavolo. Leggo qualcosa che ha a che fare con una madeleine e del vino. Poi mi rivolgo direttamente a lui ma il suo viso è cambiato visto da vicino, ricevo una risposta in francese che non comprendo (o meglio sul momento avevo afferrato un significato nonostante la differenza linguistica ma che ora ho dimenticato). L’ambiente sta sfumando, mi sfrego le mani e le appoggio sul tavolino. La donna di prima che mi sta guidando nel treno mi tira a sé dicendo che potevo tornare dopo, convincendomi a proseguire. Il secondo vagone è una specie di casa chiusa, c’è puzza di fumo e di alcol. Su ambo i lati sono disposti dei letti e delle ragazze svestite in piedi. La donna indica le due file delle ragazze come fossero un’attrattiva turistica. Guardandole da vicino noto che alcune di loro hanno delle protesi meccaniche alle gambe o alle braccia, tipo cyborg. Su un letto è seduto Arsenio Lupin intento a infilarsi dei calzini, capisco che si sta rivestendo dopo una prestazione sessuale. Proseguiamo. Il terzo vagone è una bella sala ristorante con una grande lampada di cristallo al centro. Finalmente ci sediamo ad un tavolo e dopo pochi secondi senza ordinare nulla ci arrivano i piatti. A me arriva della carne, chiedo di cosa si tratta e mi dicono che è carne di Caribù. Alla donna arriva un piatto di riso viola molto liquido, non è molto invitante. Le dico: “Beh dai almeno è poco nel caso faccia schifo”. Lei ride. Le chiedo dove siamo diretti e mi dice che stiamo percorrendo la transiberiana. Le dico che voglio che il treno fermi anche ad Oniria e lei sembra acconsentire alla mia richiesta. Alla prima fermata del treno le pareti scompaiono, permettendomi di vedere il paesaggio di fuori. Alla mia sinistra c’è un grande edificio con la scritta “Grand Budapest Hotel”, ricalca un po’ quello del film ma sembra abbandonato da tempo. Esco fuori dal vagone per andare ad esplorare l’interno. L’entrata consiste in un grande ascensore in legno visibilmente usurato, appena dentro schiaccio il pulsante più in alto e l’ascensore comincia a salire. Noto una videocamera accesa che mi sta riprendendo e le mostro il medio senza un motivo specifico. Quando le porte si aprono mi trovo davanti un lungo corridoio in penombra, di una moquette scura e logora. Faccio qualche passo in avanti ma percepisco questo ambiente come pesante e claustrofobico, sento inoltre delle presenze ai miei lati, ma evito di voltarmi per guardare e renderle reali a tutti gli effetti. Avvelocizzo il passo per raggiungere una luce che intravedo a qualche decina di metri da me. Lo spiazzo che trovo in fondo al corridoio è circondato da lampioni, al centro il pavimento in legno è bucato, permettendomi di vedere i piani inferiori, anch’essi traforati nello stesso punto. Il diametro del solco è di circa cinque metri, come se un meteorite fosse caduto sull’edificio anni fa. Alzo lo sguardo verso il soffitto, che è il tetto distrutto: la visione della Luna è incantevole. Vedo il satellite molto chiaramente, è molto grande tanto che mi viene subito voglia di raggiungerlo. Mi alzo in volo nel chiarore della notte, passando attraverso il buco del tetto; appena sono fuori però il mondo si capovolge e anziché volare verso l’alto sto cadendo addosso alla Luna. Riesco a frenare la caduta ma non a fermarmi completamente e quando infine raggiungo la Luna la vedo passare accanto a me senza riuscire a fermarmi in orbita. Le sensazioni di vagare nello spazio sono simili a quelle avute in caduta libera, sono immerso da vibrazioni e i vuoti d’aria che incontro mi provocano vuoti allo stomaco. Infine cerco di prendere le redini della situazione e scorgo in lontananza diversi pianeti, sono molto entusiasta di trovarmeli lì davanti. Ora devo solo raggiungerli. Muovo le gambe per creare una propulsione come stessi nuotando, ma il corpo non incontra attrito e dopo i primi colpi raggiungo velocità molto elevate. Alzo lo sguardo dopo pochi secondi e con mia grande sorpresa ho già percorso tutti gli anni luce che mi separavano dal primo pianeta che avevo visto. Devo fermarmi o finisce come con la Luna, riesco a farlo senza sapere bene come: succede che nell’orbita del pianeta mi “afferro” al vuoto dello spazio con tutte le forze delle braccia per cercare di frenare il mio viaggio nello spazio cosmico. La mia ipotesi è che mi sia aggrappato al tessuto spazio-temporale come fosse una coperta. In ogni caso mi trovo davanti al mio caro Saturno in tutta la sua maestosità, ancora una volta. Gli anelli stanno ruotando in senso orario, mentre il pianeta lo fa in modo impercettibile. La sua superficie è particolarmente lucida, come fosse una biglia, segnata dalle diverse fasce cromatiche. Dopo qualche minuto che godo di questa vista, decido di calarmi verso la superficie e lasciarmi inghiottire dalla sua atmosfera. Comincio a scendere stando in posizione verticale finché la vista non sfuma per poi diventare completamente nera. Le ultime sensazioni prima di svegliarmi sono tattili, sento una nebbiolina fredda sulla pelle.

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Re: Diario di Anakin

Messaggioda NeuroEngineer » 20/09/2022, 10:54

Bellissimo sogno e bellissimo modo di accompagnarli con un'immagine di Midjourney (tra l'altro molto azzeccata).
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Re: Diario di Anakin

Messaggioda Anakin » 04/10/2022, 23:45

Riporto il lucido relativo alla task di Oniria

ONIRIA #1

Mi sveglio dopo un sogno vivido in una bellissima camera completamente bianca. Ultimamente quando mi “sveglio” dopo un sogno mi viene in automatico il sospetto che sia un falso risveglio e il trovarmi in una stanza a me sconosciuta mi fa diventare lucido quasi subito. Sono da solo in un grande letto, per metà coperto da delle lenzuola bianche. Le sposto e mi alzo in piedi dando un’occhiata alla stanza: è tutta bianca, ma di un bianco irreale, fiabesco. Le pareti sono così luminose che sembrano emettere luce propria. Noto delle tende sempre bianche che svolazzano per via del vento che proviene da fuori, sento anche delle voci di bambini che giocano provenire da oltre la finestra. L’atmosfera è a dir poco rilassante e mi mette a mio agio. Faccio per avvicinarmi alla finestra per spostare le tende e vedere dove mi trovo, ma mi ricordo della task di Oniria dopo pochi passi. A questo punto mi strofino le mani per stabilizzare, poi penso che oltre le tende troverò il regno di Oniria e che ci sarà una torre a confermare il fatto di trovarmi proprio lì. Al termine di questo ragionamento mi avvicino nuovamente alle tende e ci passo oltre chiudendo per un istante gli occhi. Una volta riaperti mi ritrovo su un tetto con una visuale su una città abbastanza particolare: è perlopiù costituita da basse casette bianche e con tetti piatti, disposte in modo disordinato. Mi ricorda un po’ un paese arabo o greco d’altri tempi, con anche qualcosa di Tatooine e Numeror. In lontananza svetta un altissimo faro, anch’esso bianco, spesso alla base e che va ad assottigliarsi verso la cima, dove però all’ultimo si allarga in una forma sferica. Penso che quella deve essere la torre di Oniria e sono contento di averla trovata subito, così che ora posso esplorare la città senza l’ansia di doverla cercare. Le case si estendono fino a perdita d’occhio e nell’insieme emettono quel particolare biancore simile alla camera di prima, inoltre pur avendo forme regolari alcune si combinano tra di loro in strutture all’apparenza fatiscenti, tipo dei pezzi di lego. La giornata è solare e limpida, riesco anche a vedere delle montagne all’orizzonte, segno che c’è della natura oltre la città. Con un salto scendo dal tetto su cui mi trovo e atterro sulla strada, comincio a correre per le viuzze, frettoloso di vedere e recepire più informazioni possibili. Le stradine sono in discesa e affiancate dai muri bianchi delle abitazioni, che sembrano più alte rispetto a prima. In alcuni tratti, vicino ai muri, c’è una specie di binario in metallo, tipo quelli degli skatepark. Provo a salirci sopra con i piedi e comincio a scivolare a grandi velocità giù verso il centro del paese, ma perdo l’equilibrio in un paio di occasioni, cadendo malamente. Riesco alla fine a raggiungere una piccola piazza con un monumento al centro, una specie di statua della libertà in miniatura ma con una fiaccola spropositatamente grande e animata, nel senso che la pietra sembra ardere come il fuoco vero. La piazzetta è di forma circolare, abbellita con qualche alberello sparso qua e là, mentre ai bordi ci sono dei negozietti e bancarelle e delle persone vestite con delle lunghe tuniche, allo stile arabo. C’è un uomo in particolare alla mia sinistra che non mi toglie gli occhi di dosso e mi guarda con un sorrisetto, intuisco in lui il desiderio di rivolgermi la parola, così mi avvicino. Gli chiedo se questa fosse Oniria ma lui non sembra capirmi, più che altro fa finta. Glielo chiedo una seconda volta e annuisce, ma ancora non sono sicuro mi abbia capito. È tuttavia molto gentile e in una lingua che non conosco mi invita a seguirlo nel suo bazar. Mi fa sedere su una panca e dopo avermi letto qualcosa sul palmo della mano destra incide con un uncinetto una scritta su un sottile strato di legno, forse di papiro. Poi me lo mostra soddisfatto, sempre sorridendo, e intuisco che si tratti di qualcosa legato alla mia persona, forse il mio nome nella lingua di quel luogo. Purtroppo non ho osservato abbastanza i caratteri per ricordarmeli al risveglio. Poi si alza e porta il biglietto ad una piccola cavità nel muro, che lo risucchia come fosse una banconota. Da quel momento un quadro posto nelle immediate vicinanze comincia a prendere vita come risposta all’input dato, tipo midjourney. Dapprima raffigura immagini e forme senza senso, poi qualcosa simile al mio volto, che continua a cambiare velocemente in alcuni dettagli, un po’ come nei video in cui si fa una foto ogni giorno per anni e poi si fa un time lapse. Il quadro comincia però a diventare disturbante, il mio volto ha una smorfia come fosse quello di Dorian Gray, poi diventa una specie di alieno e mostro. Decido che voglio andarmene ed esco velocemente dal locale, nel mentre sento la voce isterica di una mia vecchia prof di liceo che urla il mio cognome. Appena sono fuori mi giro e muovendo le mani e le braccia riesco a sigillare completamente la facciata con una grossa lastra di pietra creata sul momento. Ho chiuso tutto dentro, bene, mi dico. Esco da un’uscita che prima non c’era per ritrovarmi in un grande viale a più corsie. Cammino a passo spedito, l’ambiente è diverso da prima, mi ricorda una città più moderna dei nostri giorni, ma abbandonata da tempo. In tasca trovo degli auricolari che metto all’orecchio, appena lo faccio ricevo una chiamata da un’amica che mi chiede di vederci perché mi deve parlare. Le do appuntamento alla camera bianca dell’inizio tra circa un’oretta ma mentre siamo ancora al telefono sento dietro di me il galoppare di una mandria di cavalli che si avvicina velocemente. Mi premo contro il muro appena in tempo per non essere investito dagli animali imbizzarriti, ho modo di vederli solo di sfuggita e sono decisamente più grandi di un cavallo normale. Mi alzo in volo per seguirli ma attira la mia attenzione un enorme spiazzo verde alle pendici dei monti oltre il paese. Atterro quindi sopra un albero posto su una collinetta, dalla quale godo di una bellissima visione onirica: una grande distesa verde di erba mossa dal vento, irreale per quanto satura di colore. Un fiumiciattolo scorre fino ad arrivare ad un lago alle pendici delle montagne innevate, lontane. Osservo e trovo la pace dei sensi. Probabilmente mi sarei svegliato qui, ma lo sguardo perso nel verde vede improvvisamente degli animali strani, molto strani. All’inizio li guardo con scarso interesse perché sto quasi per perdere lucidità, ma poi mi accorgo di non aver mai visto bestie simili e l’attenzione e lucidità ritorna alta. La mia ipotesi è che si tratti di dinosauri erbivori, ce ne sono due parecchio grossi che sembrano fare i gradassi con un’altra coppia di animali più piccoli. La coppia più aggressiva, probabilmente un genitore con un figlio, attacca e intima gli altri due esemplari ad allontanarsi. Il “dinosauro” più grande è una specie di enorme antilope verde, ma le sue corna sono perfettamente dritte e rivolte verso l’alto a novanta gradi per un’altezza che sarà due-tre volte la lunghezza dell’animale. Mentre lo osservo penso “ma tu cosa diavolo sei, come sei stato partorito dal mio inconscio”. Non l’avessi mai fatto. La bestia sembra aver ascoltato i miei pensieri e si gira verso di me perdendo interesse in quello che stava facendo poco prima. Comincia ad avvicinarsi lentamente ma in pochi passi è sotto di me e l’albero non è sufficientemente alto per tenermi al sicuro. Il dinosauro non mi sembra minaccioso ma la sua mole e il fatto che non sappia che non appartengo alla sua dieta lo rende pericoloso, come trovarsi davanti alla bocca di una balena confusa e curiosa, questa è la mia sensazione. L’animale allunga il collo per provare a darmi una leccata e io in risposta alzo le cosce e i glutei per evitare di entrare nella sua bocca. Decido di scappare, salto dall’albero e volo via, tornando verso il faro. In realtà ora il faro è più una torre, un’altissimo campanile in pietra bianca, riesco a vedere i massi che lo compongono e arrivo volando a circa metà della sua altezza, aggrappandomi agli spazi tra una pietra e l’altra. La superficie è ruvida, molto realistica al tatto, come anche le piccole erbacce che spuntano dai buchi della roccia. Dietro di me vedo il mare e io sono aggrappato in una posa alla assassin’s creed. Con uno slancio all’indietro mi immagino di tuffarmi direttamente in quel mare e così faccio, puntando i piedi contro la parete e lanciandomi. Finisco nel mare colmando tutta la distanza che mi ci separava in pochi attimi. Mentre sprofondo nell’acqua vedo la barriera di roccia sulla quale sono costruite delle abitazioni bianche simili a quelle iniziali, come se la città continuasse al di sotto del mare. Sprofondo ancora, mi sveglio.
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