da Alrescha » 29/09/2015, 23:18
27 Settembre ore: 14:30 circa.
Task di olfatto, pittura e creazione di grandi oggetti
Dopo un sogno normale da cui sono uscita, tento di rientrare a DEILD per continuarlo ma invece di ripartire da dove avevo interrotto, entro inaspettatamente in un sogno già lucida anche se la lucidità è bassa.
Sono all’esterno della casa di una mia amica, nella mia città. Avanti a me c’è un parcheggio grande e proprio in mezzo, senza senso, c’è un piccolo edificio basso, grigio e squadrato che identifico come gli uffici di una banca. In realtà il parcheggio esiste davvero, ci sono gli stessi palazzi a cui do le spalle e sotto quei palazzi c’è davvero l’ufficio di una banca dove lavorava mio zio, ma di sicuro non è in un edificio piazzato fra i parcheggi in questo modo come vuole il sogno.
Fuori dalla banca c’è un tipo losco con un completo gessato in grigio chiaro a righe bianche ed un cappello dello stesso colore, in stile boss mafioso anni trenta. Mi avvicino di corsa. Non ne identifico subito l’età perché è un po’ immerso nell’oscurità ma più mi avvicino e più me lo immagino (o meglio mi convinco che lo sia) giovane e di bell’aspetto. Quando ormai sono a pochi metri riesco a vedere al di là dell’ombra e sotto il cappello: un giovane forse di qualche anno più grande di me, capelli corti biondi, occhi di un azzurro intenso e una barba appena accennata. Può andare.
Mi compare davanti all’improvviso come un flash sbiadito l’immagine a mezzobusto di Camael, quasi che la mia coscienza voglia avvertirmi che non è lui quello con cui sto per prendere l’iniziativa. Caccio via quella sensazione, afferro il ragazzo e lo bacio. In un primo momento sembra sorpreso ma poi mi asseconda e niente…finiamo per fare quello che dobbiamo, proprio fra i portici della banca. In realtà non è particolarmente soddisfacente, le sensazioni sono ovattate, così mi stanco e mi allontano per fare altro e con questo la mia lucidità aumenta notevolmente. C’è la mia amica S. lì con me. Nella realtà abita su un quartiere a fianco a questo, ma nel sogno sembra che la sua casa sia in uno dei palazzoni gialli a sinistra della banca. Sto per spiccare il volo ed andarmene quando lei mi chiede che cosa ne sarà del cane, un piccolo cucciolo femmina assomigliante ad un terranova nero e abbandonato, con cui lei giocherella. S. mi dice che se ne deve andare e non se la sente di lasciare lì l’animale. Torno indietro dei pochi metri che avevo fatto per prendere la rincorsa prima di poter fare il balzo che mi avrebbe dato la spinta del volo. Afferro il cucciolo per la pancia e me lo stringo al petto.
<<Per stasera sarai la mia mascotte>> parlo gentilmente all’animale che scodinzola contento fra le mie braccia. Per fortuna non è ingombrante. S. sembra soddisfatta e mi saluta tornando verso casa sua.
Torno all’idea del volo ma poi mi accorgo che lì vicino c’è un’aiuola con dell’erba su cui crescono a mazzi dei piccoli fiori rosa. Passo lì sopra e fra i tanti mazzi ne scelgo uno bello ricco di fiori che stacco e di cui viene via tutta la radice. Compio finalmente il balzo che mi permette di volare e annuso intanto i fiori. I polmoni mi si riempiono di un odore dolce e intenso. Lascio cadere la pianta a terra visto che è già servita al suo scopo ed in modo positivo: l’olfatto è il senso che riesco più difficilmente ad acquisire nei sogni, ma oggi sembra funzionare anche meglio delle altre volte che l’ho provato.
Sorvolo una delle strade principali della mia città e mi sto dirigendo verso casa. In una di queste c’è un muro che è sempre stato tutto grigio. Qualcuno aveva parlato di dipingere nei sogni e mi sembra un buon modo di farlo. Sfioro il cemento con la mano destra libera, dato che l’altra tiene ancora la cagnetta, e dalle mie dita scaturisce una scia arcobaleno che traccia esattamente la traiettoria che fanno. Sotto la scia arcobaleno dipinta scaturiscono altre immagini anche se sono molto infantili: un sole giallo, una casetta stilizzata e dei personaggi tutti essenziali, semplici e sproporzionati. Mi avvicino all’incrocio con un semaforo. Se fossi stata in macchina avrei dovuto girare a destra e così faccio volando seguendo la strada.
Prima di imboccare la giusta direzione e girare, mi dico che voglio saggiare bene come va il controllo creando qualcosa di un po’ assurdo: una montagna in mezzo alla città.
Ora la cosa si fa interessante perché noto che c’è uno spazio libero accanto ad un palazzo, come se ci fosse una zona ancora da costruire (nella realtà il palazzo esiste ma il posto vuoto ancora in costruzione no, c’è un altro palazzo vicino). Così impongo la mano libera avanti a me verso quel punto e lì, dalla terra, viene fuori un grosso ammasso di cosa nera deforme e indefinita. Non appena, volando in linea retta, ormai ci sono vicina la cosa nera si screpola e, come se fosse fatta di vetro o di una specie di verniciatura, i pezzi di copertura nera si staccano cadendo a terra e mostrando sotto una vera e propria montagna di roccia con tanto di neve annessa. Ci sto quasi per andare a sbattere contro, così viro in modo repentino e le do un’altra occhiata. In realtà ci sono due puntualizzazioni da fare: per prima cosa la montagna è alta neanche la metà del condominio accanto, perciò è in miniatura ma comunque fantastica, e la seconda il fatto che sia un po’ innaturale come se qualcuno l’avesse elaborata a computer grafica prendendola dal mondo di Skyrim e portandola qui.
Mentre volo all’indietro verso casa mia (qui passiamo ad un livello di volo 2.0) e continuando a fissare la montagna, decido di provare ancora qualcosa.
Da romantica quale sono e con un amore particolare per le cose vecchie e la storia, decido sul momento di riempire la mia città di torri. Con un gesto creo la prima parecchi metri avanti a me, in mezzo alla strada, e anche questa scaturisce da terra come ha fatto la montagna, rompendo l’asfalto con la sua forza dirompente. Dopo la prima le torri cominciano a spuntare a caso come funghi, invadendo letteralmente ogni spazio libero in una specie di foresta di architetture. Molte hanno gli orologi incorporati verso la cima, alcune hanno meridiane, altre solo merli e finestre. Però anche alcune di queste sembrano poco reali e più cartonate.
Tuttavia oggi sembra andare proprio tutto per il verso giusto: niente PO ostili, il sogno che mi dà retta…una meraviglia!
E dato che sono in un sogno mi viene in mente che posso fare qualcosa che nella realtà non voglio e non oso rischiare di fare: portare G. con me per un momento tutto nostro.
Solo che dovrei tornare indietro dato che la sua casa è vicina a quella di S. Va beh, fa niente tanto con il volo ci metto due secondi. Mi alzo di quota e aumento la velocità. Finalmente giungo alla sua casa che, se nella realtà è un villino bifamiliare, qui è un condominio giallo canarino.
Guardo al secondo piano e trovo le finestre della sua camera. Mi avvicino a quelle e riesco facilmente ad aprirle pensando di poterlo fare con il pensiero. Si attiva un allarme antifurto per tutto il condominio. Porca, così rischio di richiamare troppa attenzione e magari PO ostili! Penso in fretta ad una soluzione, appoggio la mano sulla parete più vicina e mi concentro. L’allarme smette di funzionare e rimango un attimo in ascolto ma non sembra che abbia svegliato nessuno, neanche il mio amico che si è limitato a mugugnare rigirandosi nel letto. Osservo brevemente la stanza che non ha niente a che vedere con quella reale. La cagnolina che tengo in braccio sembra piuttosto agitata ora, così la lascio andare sopra le coperte del letto di G. che, per caso, sono gialle anche queste. So che lui adora i cani e non dubito che la accoglierà calorosamente.
<<G. ehi, svegliati>> mormoro piano mentre lo scuoto delicatamente.
Apre gli occhi lentamente e poi assume un’aria meravigliata <<Che ci fai qui a quest’ora? Come sei entrata in camera mia?>>.
<<Siamo in un sogno, sono arrivata dalla finestra>> gli rispondo contenta di averlo colto di sorpresa.
Poi guarda la cucciolotta nera che balza sopra le sue coperte e gioca mentre lui la accarezza.
<<E lei?>>
<<Tienila pure>> taglio corto. Voglio mostrargli come volo ma ad un certo punto, sullo stipite della porta che lui tiene aperta e che collega con la stanza accanto, compaiono i suoi genitori.
Lui non mi sembra che ricalchi il padre vero, anche perché ha più capelli di quanti dovrebbe, e la madre non l’ho mai vista ma il sogno me la presenta come bionda, il viso severo, gli occhiali spessi e neri. Sembrano infuriati e cominciano ad interrogare e sgridare il figlio con cose del tipo “e questa chi è?”, “ti sembra il caso di invitare persone a quest’ora di notte?”. Mi arrabbio per l’interruzione e per il fatto che G. si debba sorbire tutte le paternali, così alzo un dito indicando le scale al di là della porta che collega questo piano della casa con la loro camera da letto in quello superiore e proprio come i genitori fanno con i bambini capricciosi gli ordino <<Andatevene in camera vostra, subito!>>.
I due PO presi in contropiede si avviano senza più fiatare. Il padre a metà scalinata si volta indietro come se volesse ribattere. Mimo l’avere una frusta e colpisco uno dei primi scalini come incentivo e sento lo schioccare nell’aria senza che però questa compaia visivamente. Anche se la frusta è invisibile, fa la sua funzione. I suoi genitori scompaiono dalla nostra vista.
<<Ma come ci sei riuscita…>> G. mi guarda stupefatto.
Sento la nonna del mio amico ridere, seduta su una poltrona della sala accanto, e dire <<Ha preso tutto il caratterino dalla famiglia dei C. (ovvero dalla famiglia di mia madre)>>.
Ora posso tornare a dare attenzione al mio amico <<Vuoi venire con me? Ti mostro come si fa>>.
A lui sembra una pazzia, ma si lascia convincere e ci avviciniamo alla finestra. Monto sopra il davanzale e faccio un paio di passi nel vuoto che mi sostiene come se fosse solido, poi allungo una mano per aiutare lui. Mi imita ma quando deve fare i passi nel vuoto, il vuoto non lo regge bene e scivola. Lo tengo stretto al polso mentre lo tiro su e mi abbraccia per paura di cadere. Rimaniamo così per un po’ finché non si convince che sta effettivamente volando. La curiosità prende il sopravvento sulla paura, ma dato che è ancora incapace di muoversi gli propongo di afferrarmi una caviglia in modo che io possa trascinarlo e fargli fare una specie di surf in aria.
Il sogno però finisce qui prima di poter fare altro.
Faccio delle brevi osservazioni:
-la prima riguarda Camael. Il sogno sembrava ammonirmi per il mio voler flirtare con un altro PO, mi ha insinuato il dubbio se stessi facendo la cosa giusta che poi ho scavalcato con un sentimento contrastante e di pari forza dicendomi "beh, allora la prossima volta si farà vedere se ci tiene".
-seconda è la pittura sulla grande muratura in cemento al lato della strada che stavo percorrendo. Ho lasciato che le mie dita sfiorassero il materiale, la sensazione era molto realistica, lasciando però libertà alla mente di riempire lo spazio vuoto come preferiva ed ha richiamato dei vecchi disegni infantili come i bambini nei loro primi anni di vita. Forse è significativo perché da piccola ero solita scribacchiare tutti i muri della mia cameretta con i pastelli, anche se avevo i fogli a portata di mano. E' ironico però che la mia mente abbia scelto un disegno infantile piuttosto che uno figurativo, proporzionato e in chiaroscuro come invece normalmente farei dopo aver frequentato un istituto d'arte.
-La montagna. In un altro sogno, forse il primo o il secondo lucido dopo che mi sono iscritta qui nel forum, avevo avuto la stessa sensazione ovvero che il sogno mi avesse appositamente lasciato uno spazio vuoto rispetto a tutta l'ambientazione attorno perfettamente finita e costruita, per permettermi di crearci dentro qualcosa sul momento. E' strano, come se avesse previsto che lo avrei utilizzato...o magari è più una cosa inconscia. La nostra mente tende a voler riempire ed "uniformare" le mancanze rispetto al resto perciò il punto dove ho costruito la montagna era l'unica opzione possibile per avere un armonico equilibrio con tutto il resto. Da indagare: abbiamo davvero il libero arbitrio nei sogni o è solo illusorio e in realtà è già tutto previsto?
-Inoltre qualcosa del colore giallo del palazzo e delle coperte sopra il letto del mio amico mi ha colpita. Non so perché ma credo che sia importante, anche se con lui non ha alcun nesso visto che non è un colore che usa, né è un colore che lo caratterizza. Per questo l'associazione mi ha un po' incuriosita, ma questa è più una cosa personale che di importanza per i sogni.
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
Di cenere macchiata e del dono portatore
chiedendomi cosa cotal creatura fosse
<<parla inquieto spirito
di qual sorte t’ha vinto,
e rivela la mia
per cui possa gioire
o versar pianto>> "
Virtualmente affine ad
Alkimist