Indice Condivisione Esperienze Diario dei sogni lucidi > pagine di sogni di Alrescha

Raccolta dei propri sogni lucidi condivisa con gli altri sognatori.
La parte di testo dove il sognatore è lucido viene colorata di blu.

Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 22/07/2012, 14:59

davidiust ha scritto:Bisognerebbe impiantarti degli elettrodi nel cranio e vedere i tuoi sogni alla tv... Sai che successone? Incredibile!


Ma un po' tutti i sogni se si potessero vedere alla tv sarebbero dei film campioni di incassi : Thumbup : altro che effetti speciali
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
Di cenere macchiata e del dono portatore
chiedendomi cosa cotal creatura fosse
<<parla inquieto spirito
di qual sorte t’ha vinto,
e rivela la mia
per cui possa gioire
o versar pianto>> "


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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 22/07/2012, 15:56

Notte del 18/19 luglio 2012 Ore 8:30 del mattino fino ore 10:20

Mi ritrovo in un prato in pendenza che si alza avanti a me. Alle mie spalle c'è un edificio che sembra la mia scuola delle elementari. Ad una prima occhiata in giro sembra che il giardinetto circondi l'edificio come fosse a ferro di cavallo. Un vialetto lo percorre per tutta la sua lunghezza passando a poca distanza dal portone d'ingresso dell'architettura. Non ci sono alberi avanti a me ma solo prato mentre a destra trovo due grossi pini e a sinistra, in fondo, vedo il vialetto girare a destra, salire e finire dietro il pendio e degli alberi che lo costeggiano nel lato sinistro. Dei personaggi onirici stanno placidamente passeggiando chi seguendo il viale, chi per il prato. Ad un certo punto uno dei personaggi onirici mi si avvicina suggerendomi di fuggire perché sta per arrivare un cane/demone che avrebbe potuto uccidermi. Così insieme a quel personaggio decidiamo di rifugiarci dentro la scuola mentre sento alle mie spalle latrati e le grida dei personaggi. Faccio in tempo a voltarmi prima di entrare: è un cane nero, un enorme rottweiler non di razza perché ha il pelo leggermente più lungo. Entro e mi affaccio ad una delle finestre per vedere come si svolge la scena ma poi mentre sto ferma a guardare mi chiedo come mai sto fuggendo. E' un cane, posso domarlo! Allora esco fuori, nel prato e vado verso il cane con cautela. L'animale mi abbaia contro con la bava alla bocca, è aggressivo e in un attimo prende la rincorsa per avvicinarmi ed attaccarmi. Metto una mano avanti e gli grido contro <<fermati! trasformati in un leopardo!>>. E' la prima cosa che mi passa per la testa. La bestia si placa. Non abbaia e piano piano lo vedo cambiare colore del pelo, divenire a macchie, il muso accorciarsi. Ora è un leopardo ed è ai miei ordini. Come finisce la trasformazione però, tutto ciò che osservo diviene sfocato. Solo il leopardo è vivido mentre ciò che mi circonda sfuma. C'è uno stacco del sogno. Mi ritrovo di nuovo avanti all'edificio e prima della venuta del cane. Non c'è più il personaggio onirico che mi avverte e mi consiglia di fuggire. Allora vado verso destra, sull'altra parte del giardinetto di fianco all'edificio. Anche lì ci sono personaggi onirici che non identifico bene. Non li conosco, sono uomini e donne di quelli che io classifico come personaggi di nicchia, non prendono la mia attenzione. Poco dopo che svolto l'angolo dell'edificio noto che il giardinetto lì è chiuso da una palizzata di legno. Al di là della palizzata vedo del prato ma sento che non è possibile andarci. So in qualche modo che il mondo di questo mio sogno ha un limite e questo limite comprende l'edificio e il giardino che lo circonda a ferro di cavallo e basta. La mia mente non ha costruito altro. Arriva all'improvviso il cane nero. Di nuovo decido di trasformarlo in leopardo mentre i personaggi onirici li vicino cercano rifugio. Alcuni scappano anche oltre la palizzata di legno per poi scomparire come fumo. Trasformo l'animale e gli salgo in groppa. Siamo immobili ma ancora qui il sogno si destabilizza, si sfoca, c'è uno stacco e ritorno di nuovo avanti all'edificio prima della venuta del cane. <<Ancora?>> mi dico. Mi sto innervosendo per il fatto di non riuscire a controllare il sogno come vorrei. Quel maledetto cane riesce a rovinare tutto in qualche modo. Eccolo! Di nuovo l'animale compare dal vialetto e scende verso l'edificio. Ringhia e abbaia attaccando qualche personaggio onirico qua e la. Non mi spaventa. Mi avvicino di corsa, lo aggiro e come se spiccassi il volo, vedo la scena dall'alto. Vedo l'animale di schiena. Eppure non sto volando. E' come se semplicemente fossi il creatore del sogno, esterno ad esso e capace di integrarmi con esso. Una sorta di architetto esterno che crea e muove come vuole le sue pedine. Allungo una mano e afferro il cane per la collottola sollevandolo un po' verso di me. Mi sembra così piccolo. Una marionetta fra le mie mani. Più lo sollevo e più la pelliccia cambia colore di nuovo, partendo dalla mia mano come nucleo di cambiamento. Cambiano le spalle la schiena e per ultimo la coda e la testa. Le dimensioni diventano più grandi di un leopardo normale e quando la trasformazione è completa è come se con il mio punto di vista facessi uno zoom sulla sua schiena. Mi ritrovo a cavalcioni su di esso e nell'attimo in cui mi siedo la vista si sfoca di nuovo. Quello che metto a fuoco è vivido ma tutto il resto appare come se avessi delle membrane negli occhi che mi impediscono di visualizzare e vedere bene. Rimango ferma nel tentativo di stabilizzare il sogno, volto la mia testa verso destra. Forse concentrandomi su qualcosa riesco a riprendere il controllo. Il mio sguardo si posa su un alce. Vedo bene il suo grosso muso a pochi metri da me. Il leopardo non fa una mossa, non lo degna di uno sguardo, aspetta solo dei miei comandi. Sento il mio destriero respirare, riempire e svuotare i suoi polmoni sotto il mio peso. Dal canto suo l'alce ci osserva continuando a mangiare placidamente. Nonostante cerchi di concentrarmi sul muso dell'alce quasi osservando pelo per pelo perdo il controllo del sogno. C'è di nuovo uno stacco. Sto per tornare avanti all'edificio ma qui dopo che esclamo <<dannazione perchè non ci riesco?>> tutto si ferma. Vedo così la planimetria tridimensionale dell'intero posto, dell'intero mondo che ho creato qui, come fosse un modellino, un plastico di una cinquantina di centimetri immerso in uno sfondo nero. Eppure sul modellino i personaggi onirici si muovono come se per loro la vita stesse trascorrendo normalmente. Oltre ad essere il rimpicciolimento del mondo di questo sogno noto anche che ha gli stessi limiti. Ad esempio a destra il giardinetto è limitato dalla palizzata ed oltre non c'è nulla. Il cane che viene dal di là del pendio viene dal nulla. Non c'è niente oltre. <<Ok, vediamo da dove posso partire>>. Indico per un attimo un pino della parte destra dell'edificio e questo si illumina debolmente per qualche secondo come se lo avessi in qualche modo evidenziato. Dopo averci riflettuto mi dico che partire da un posto diverso non avrebbe cambiato le cose. Perciò sospiro e mi arrendo all'idea di partire nuovamente dall'entrata dell'edificio. Seleziono un punto del modellino proprio li d'avanti, c'è uno zoom ed il sogno riparte proprio da quel punto. Ancora lì, ancora il cane deve arrivare, ancora i personaggi onirici sono felici e contenti. <<Ora basta! Proviamo in un altra maniera>> mi dico. Il cane nero arriva e scende il pendio, come al solito azzanna qualche personaggio onirico (ormai ne ha uccisi più lui che io in tutti i miei sogni messi insieme =_=) mentre io salgo qualche gradino per entrare nella scuola. <<Vediamo se così funziona>> batto le mani e dal cielo cade la campanella d'argento della dea Atena che esaudisce i desideri (citazione da un altro sogno già postato qui). Così la tengo fra le mani aspettando che il cane si avvicini all'edificio.
Non faccio in tempo a provarla che tutto sfuma e mi sveglio : WallBash :
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Vinnie » 22/07/2012, 17:00

E il premio per la sognatrice lucida più lucida dell'anno va ad ..... Alreschaaa :cool:
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 22/07/2012, 17:18

Vinnie ha scritto:E il premio per la sognatrice lucida più lucida dell'anno va ad ..... Alreschaaa :cool:


troppo buono, non me lo merito :oops: piuttosto va elogiato chi si impegna sul serio per averne, anche a costo di svegliarsi alle 4 di mattina
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Mirror » 22/07/2012, 19:29

Alrescha ha scritto:
troppo buono, non me lo merito :oops: piuttosto va elogiato chi si impegna sul serio per averne, anche a costo di svegliarsi alle 4 di mattina


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Amo l'atletica perchè è poesia, se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta
(Eugenio Montale)

« Profeta - io dissi - creatura del male! - certamente profeta, sii tu uccello o demonio! -
- « Sia che il tentatore l'abbia mandato, sia che la tempesta t'abbia gettato qui a riva,
« desolato, ma ancora indomito, su questa deserta terra incantata
« in questa visitata dall'orrore - dimmi, in verità, ti scongiuro -
« Vi è - vi è un balsamo in Galaad? dimmi, dimmi - ti scongiuro. -
Disse il corvo: « Mai più ».
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Messaggioda Alrescha » 22/07/2012, 19:37

Mirror ha scritto:
Alrescha ha scritto:
troppo buono, non me lo merito :oops: piuttosto va elogiato chi si impegna sul serio per averne, anche a costo di svegliarsi alle 4 di mattina


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Shini stessa cosa vale per te! troppo buono
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 23/07/2012, 22:42

Sogno del 20/21 luglio 2012

Durante la settimana trascorsa ho avuto a che fare con quasi tutti gli elementi di questo sogno, tratti da avvenimenti e azioni compiute come come:
-guardare terminator salvation qualche sera prima
-parlare con viaggiatore del latte di mandorle qualche giorno prima
-ricevere una visita da mia zia il giorno stesso del sogno
- rivedere le foto del sito paleontologico la sera stessa del sogno
- rivedere le foto dell’escursione universitaria che tra cui alcune sul lago di Fiastra la sera
stessa del sogno
-vedere in autostrada un furgoncino con su lo stemma del gruppo speleologico il giorno stesso del
sogno
-parlare di credenze indiane un giorno prima (se non il giorno stesso, non ricordo) del sogno
-parlare dei maya nello stesso giorno che sono saltate fuori le credenze indiane
-parlare con lucky della volontà e delle iniziative autonome dei personaggio onirici qualche giorno (?) prima del sogno

Potete divertirvi a trovare i collegamenti con il sogno visto che si individuano abbastanza bene xD
Ho voluto inserire questa premessa perché potrebbe essere interessante e magari utile a qualcuno (sarà la prima e l'ultima volta, promesso. I miei sogni sono già abbastanza lunghi da loro). Non si sa mai e comunque male non fa no?

Il sogno comincia che sono in escursione con altri miei coetanei. Stiamo andando in un sito paleontologico situato poco distante da un lago fra monti altissimi che scendono a strapiombo. Sembra quasi una piccola palude. Il cielo è di quel tempo leggermente nuvoloso ma che lascia trasparire le lame di sole che tagliano l’atmosfera fino ad arrivare alla superficie del lago. Alla nostra destra abbiamo un prato dove una colonna vertebrale di mammut viene fuori per metà dal terreno ed è impiantata con un angolo di 40° rispetto ad esso. Avanti alla colonna vertebrale c’è anche dissotterrato il cranio gigantesco dell’animale estinto. Alla nostra sinistra invece abbiamo una specie di penisola circondata dal lago e con sopra una specie di architettura di pietra molto antica che richiama un po’ forme della civiltà Maya. Non è molto grande.
Mentre uno dei miei compagni lascia il gruppo e va ad arrampicarsi sulla colonna vertebrale del mammut con prevedibile ripresa e arrabbiatura del professore nostro accompagnatore (e mio sdegno personale che evito di esprimere), mi dirigo con gli altri verso l’architettura. Abbiamo camminato molto per giungere lì quindi molti posano gli zaini e si tolgono le scarpe per mettere a bagno i piedi nell’acqua. Però mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Osservo la superficie dell’acqua che viene mossa da qualcosa di lungo e sottile proprio poco al di sotto. Non riesco a distinguere bene, è una sagoma nera e sinuosa. Non mi piace la sensazione che ne deriva. In un istante un mio compagno che aveva le gambe immerse nell’acqua, viene afferrato per i piedi e trascinato verso il largo da una specie di grossa pinza meccanica.

Spoiler:
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Il ragazzo si aggrappa come può alla riva gridando di dolore mentre si avvia un fuggi fuggi generale per uscire fuori dal lago ed altre pinze meccaniche si avvicinano furtive dalla superficie. Mi precipito ad afferrare per le mani il mio compagno malcapitato cercando di trarlo in salvo fino a terra. La mia sola forza però non basta per sottrarlo alla macchina tanto che anch’io sono con l’ acqua fino alle ginocchia ormai a forza di essere tirata. Sul pelo dell’acqua poco lontano da me un’altra di quelle braccia meccaniche nuota silenziosamente. Gli altri se ne stanno li impalati ad osservare la scena e mi è inevitabile gridargli contro <<che diavolo state facendo? Ho bisogno di aiuto! Datemi una mano>>. Qualcuno si muove e afferra il ragazzo per il braccio aiutandomi a tirare. Finalmente ci togliamo dal lago prima che arrivino altre macchine. In salvo sulla terraferma noto che al ragazzo appena soccorso manca un piede. La macchina l’ha amputato prima di lasciarlo andare. La cosa strana è che non sanguina, come se la ferita fosse cicatrizzata o l’amputazione fosse stata fatta a fuoco così da evitare emorragie o infezioni. Intanto butto un occhio sul lago in cui quelle macchine nuotano a pelo dell’acqua come se stessero solo aspettando il momento buono per prenderci tutti e mi accorgo che l’isolotto in cui stiamo si sta lentamente immergendo. Avverto tutti che dobbiamo andarcene alla svelta ma il professore che è con noi controbatte con calma che è un’idea stupida, come se in realtà non stesse succedendo nulla. Anche i miei compagni sembrano tornati tranquilli, chiacchierano allegramente senza accorgersi di nulla o degnarmi minimamente d’ascolto nonostante poco prima abbiano assistito ad una scena non proprio ordinaria. Non capisco come sia possibile tanta stupidità. Sbigottita e scocciata me ne vado dicendo che facciano pure come vogliono poiché io me ne lavo le mani. Entro dentro l’architettura di pietra, creo una porta, la apro e finisco nella cucina di mia zia. Nella stanza c’è una donna indiana dai lunghi capelli neri e lisci, la carnagione olivastra, la classica goccia rossa sulla fronte e le vesti rosse e gialle dai colori brillanti. Mi accoglie calorosamente assieme ad un altro personaggio onirico femminile (che non riesco a ricordare se adulta o bambina). Mi siedo nell’unico angoletto libero del bancone da lavoro di granito. La donna indiana mi spiega che stanno preparando un dolce. Un bicchiere contenente un liquido bianco attira la mia attenzione. Le chiedo che cosa sia e la donna mi risponde gentilmente che è latte di mandorle, uno degli ingredienti per il dolce. Le rispondo di non aver mai assaggiato del latte di mandorle e la donna mi invita a bere quello nel bicchiere perché tanto ne ha in abbondanza. Non me lo faccio dire due volte, prendo il bicchiere e me lo porto alla bocca dando dei lunghi sorsi. Il gusto è talmente forte e dolce da stupirmi. E’ così reale e intenso da farmi pensare che in un sogno dovrebbe essere impossibile avere sensazioni del genere. Lo sento molto più dolce e più saporito del latte di cocco se messi a confronto. Finisco di bere intanto che la donna indiana accende il forno. Mi chiedo per un attimo cosa sarebbe successo se una di quelle macchine mi avesse presa. In pochi istanti avviene una cosa strana.
Lo scenario cambia. Sono in una caverna sommersa, al di sotto del lago, eppure si respira, non c’è acqua. La cosa più strana però è che mi sento sdoppiata. So che sono qui sotto nella caverna solo come doppio perchè l’altra mia metà è in superficie, al sicuro, nella cucina di mia zia. Ne approfitto per dare un’occhiata intorno (essere in due posti contemporaneamente mi era capitato una sola volta e per puro caso in un sogno normale. Qui invece l’ho controllato). La caverna è illuminata da torce infuocate appese alle pareti. A fianco a me vedo mia cugina chiacchierare con un personaggio onirico adulto (che non riconosco). So che sono stati portati tutti qui dalle pinze meccaniche che vagano nel lago. Avanti a me la caverna termina, la strada chiusa e lì, appeso alla parete di fondo con delle corde, c’è un povero ragazzo imprigionato e legato a immagine di crocifisso. Lo osservo mentre mi avvicino con cautela. E’ alto, grosso e robusto, non ha un filo di pancia ma comunque risulta corpulento nel suo insieme nonostante la sua altezza. Ha i capelli neri abbastanza corti, un viso un po’ marcato, la mandibola robusta. Il viso mi ricorda vagamente un mio ex compagno delle medie. Arrivata proprio avanti a lui, lo vedo alzare la testa con uno sguardo che implora aiuto. Dalla mia mano destra faccio spuntare degli artigli enormi con cui spezzo facilmente le corde, liberandolo. Sento che lui e mia cugina sono in qualche modo legati, forse stanno insieme? Dopo avermi ringraziata parliamo sull’essere intrappolati quaggiù. Gli dico qualcosa ironicamente come <<Tu e lei passereste il vostro tempo insieme per sempre>> riferendomi a mia cugina e lui mi risponde <<è il per sempre che mi spaventa>>. Si massaggia un attimo i polsi che mi fanno notare due mani possenti. Il ragazzo non mi attrae minimamente ma non faccio in tempo a voltarmi per richiamare l’attenzione di mia cugina che questo personaggio onirico mi bacia cogliendomi di sorpresa. Mi discosto ignorandolo mentre lui si giustifica che era solo una volta per provare visto che forse sarebbero rimasti imprigionati qui nella caverna per molto tempo (e il plurale non comprende me, quindi così dicendo mi da ulteriormente la conferma che io me ne possa andare quando voglio, non sono bloccata all’interno della grotta come loro). Cerco di pensare ad un modo per fuggire da qui. Dopotutto anche mia cugina è imprigionata, devo trovare un modo per farla uscire. Decido di esplorare completamente il luogo. Quindi ritorno verso mia cugina che ancora parla, superandola e ritrovandomi con delle brevi diramazioni della caverna. Sulle sue pareti ogni tanto si affacciano oblò che danno sul fondale del lago. Posso vedere le macchine pattugliare il perimetro di questo luogo instancabilmente. Non hanno intenzione di farci uscire. Prendo la diramazione che va verso sinistra e che ha una breve scalinata di 5 gradini che porta ad una camera della caverna arredata a salone da pranzo. C’è un tavolo enorme, lunghissimo e signorile, di legno rossiccio scuro (credo sia ebano a prima vista) dove una serie di nove sedie sono accostate da entrambi i lati più le due a capotavola (il materiale non lo ricordo, le vedo solo molto chiare, quasi color panna). Alla mia destra c’è un caminetto di pietra grigia. Nella sala non vi sono fiaccole accese ma l’illuminazione è sull’azzurro perché il tetto della caverna e la parete opposta a dove sono entrata sembrano trasparenti, come fossero fatte di vetro, e il fondale del lago riflette i suoi colori per via della luce solare esterna. Per un momento mi estranio dall’ambiente. C’è uno stacco come se io vedessi da fuori, dall’esterno di tutto, una sezione del lago e della caverna nella stanza in cui sono (immaginate di tagliare un palazzo a metà e porvi proprio avanti ad una delle due metà: vedreste i muri troncati, delle porzioni di stanza, il tetto perfettamente segato sapreste quanto è spesso. Sapreste dove finisce ad esempio un appartamento e dove ne comincia un altro, esattamente questo). Il vedere la scena in sezione che comprende anche una bella porzione di superficie ed in cui in lontananza vedo la riva con l’architettura in pietra, mi da così l’idea per misurare a che profondità siamo: a occhio sono circa tre metri di profondità considerando dal soffitto della stanza in cui sono fino alla superficie e una decina di metri al massimo dal fondale e quindi dalla base della caverna. Il problema perciò non è tanto la profondità a cui siamo ma la distanza dalla riva che sarà a circa una decina di metri da noi e questo significa essere esposti per 10 metri alle macchine che hanno la capacità di amputare parti del corpo e l’idea non è allettante. I miei ragionamenti vari vengono interrotti dall’arrivo del ragazzo moro ed il sogno svanisce senza che io abbia trovato la soluzione per farli uscire.
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 23/07/2012, 23:04

dixit questo è il tuo : Chessygrin :


Sogno del 21/22 luglio 2012

Il sogno comincia che sono sopra un ponte mentre osservo un fiume scorrere lentamente, immersa fra i miei pensieri. Noto che in quel punto è bello profondo. Mi chiedo come sarebbe se io mi tuffassi e così mi viene in mente un’idea: chissà se il sogno mi farà camminare sull’acqua. Così mi sporgo dal ponticello e con un salto mi butto ma non mi tuffo come farebbe una persona normale, bensì a quattro zampe come farebbe il salto un animale. Sprofondo in acqua, sempre più sotto. Mi dico che devo riemergere in fretta e così risalgo velocemente senza sforzo fino ad arrivare in superficie. Quando ci arrivo mi accorgo che non posso più affondare. La superficie dell’acqua, una volta che sono emersa completamente, è come se fosse dura. <<Bene, allora posso camminarci!>> mi alzo contenta. Ne provo la stabilità, prima con qualche passo. E’ buonissima. L’idea seguente è quella di seguire il corso del fiume fino al mare ma non voglio farlo in forma umana, voglio farlo in forma animale. La prima cosa che mi viene in mente è un cavallo. Provo a trasformarmi, sento gli zoccoli ma il punto di vista non cambia, è sempre troppo basso. Mi diletto a correre un po’. Ad un certo punto mi vedo anche in terza persona come un bel cavallo nero esternamente ma quando ritorno in prima persona mi dico che non è possibile un punto di vista così basso a meno che io non sia un pony. Allora decido di cambiare animale. Un leopardo andrà bene. I muscoli mi cambiano, gli zoccoli divengono zampe maculate e munite di artigli. Bene! Comincio a correre sulla superficie dell’acqua seguendo il corso del fiume. Mi accorgo che stando ferma posso farmi trascinare un po’ dalla corrente come se avessi dei pattini sotto. Però correre a quattro zampe è la cosa più inebriante. Per un attimo cerco anche di concentrarmi sui miei movimenti e provare le varie andature. Una corsa di resistenza mi fa coordinare le zampe in un certo modo, uno scatto me le fa mettere in un altro. Quando la schiena si inarca per far seguire le zampe posteriori sento le spalle abbassarsi per far forza sulla superficie del fiume con quelle anteriori e quando quelle posteriori di zampe danno la spinta facendomi allungare la schiena, il busto e le spalle si alzano protendendosi in avanti. Arrivo ad un certo punto in cui il fiumiciattolo che sto seguendo si incontra in mezzo ad un boschetto con un altro fiume più grande e con più corrente. Sulla riva dell’incrocio mi cade lo sguardo su delle piante di fragole con su delle fragole di bosco belle rosse attaccate. Non resisto! Allungo una zampa che diventa mano, le raccolgo e le mangio. Ne sento il sapore dolciastro caratteristico. So di essere tornata umana e mi dico che a questo punto continuerò come tale senza trasformarmi. Cammino immettendomi nel fiume grande fino ad arrivare ad uno spazio aperto. Il fiume ora è gigantesco. Vedo, nelle due rive che lo costeggiano, delle persone in costume. Avanti a me invece sembra che il fiume finisca nel vuoto. <<O no, una cascata!>> mi tolgo dal camminare in mezzo alla corrente che mi trascina verso il precipizio. Mi aggrappo ad una delle rive ed in realtà mi accorgo che rive non sono: sono più dei camminamenti sospesi nel vuoto. Tutto è sospeso nel vuoto perché quel fiume in realtà non finisce a cascata ma a scivolo come fosse parte di una piscina. Uno dei tanti scivoli acquatici che fanno da attrazioni. Le persone nei camminamenti che a me sembravano rive fanno la fila per buttarsi e scivolare fino giù. Lo ammetto: non mi sono mai piaciute questo genere di cose così come non mi sono mai piaciute le montagne russe nei luna park perciò la cosa vale anche per il sogno. Non mi butto all’impazzata giù per scivolare anche se potrebbe essere divertente, piuttosto scendo piano piano aggrappandomi a delle ringhiere che ci sono nei bordi della struttura. Mentre scendo mi insulto un po’ dicendomi che sono abbastanza idiota da affrontare gente armata e pericoli di ogni genere in sogno ma quando si tratta di scivolare da un innocuo scivolo acquatico non se ne parla. Arrivo fino in fondo dove la corrente si annulla in un enorme vascone. Il fiume finisce come se fosse stato qualcosa creato artificialmente. Esattamente come una piscina. Esco dall’acqua un po’ delusa. Con me intanto è comparsa una ragazza che mi sembra di conoscere. Cerchiamo un bagno assieme. Io voglio farmi una doccia, sento ancora l’odore di fiume appiccicato addosso da quando sono finita sott’acqua. Trovato il bagno con due box doccia chiudo la porta a chiave che è una porta veramente messa male: verde, scrostata, dal legno marcio e mezza rotta. L’interno della stanza sembra essere uno spogliatoio sportivo. La mia amica prende, si spoglia ed entra nel box doccia di destra chiedendomi se ho chiuso bene la porta a chiave per evitare sorprese. Io intanto apro il rubinetto del lavandino per sciacquarmi la bocca. Quando vado ad assaggiare l’acqua ha però quel sapore dolciastro di quando non è potabile che sembra provenire da una palude piuttosto che da una tubatura. La sputo immediatamente disgustata. Vado verso la porta che ho chiuso a chiave dall’interno per controllare. Non mi piace. E’ talmente messa male che potremmo rimanere chiuse dentro. La giro e vedo se si apre. Sembra funzionare normalmente. Un uomo dall’altra parte della porta però mi vede. Richiudo subito tenendo la maniglia. L’uomo tenta di aprire la porta ma pongo resistenza. <<Adesso vado a chiamare la responsabile del servizio!>> mi minaccia. Poco dopo non è che aprono la porta, la scardinano completamente pur di entrare. L’azione la compie una giovane donna dai capelli lunghi castano abbastanza scuro ed un completo che la classificano come qualcuno che lavora per la piscina. Mi dice che la porta non deve restare chiusa, che tutti devono usufruirne. Dietro di lei ci sono due uomini curiosi, uno sulla quarantina che è quello che è andato a chiamarla mentre l’altro è più giovane. La cosa che mi fa rabbia è che sono andati a chiamare rinforzi pur di sbirciare e non perché avevano intenzione di usare il bagno. Tento di far ragionare la donna dicendo che c’è la mia amica che si sta facendo la doccia e che vorrebbe un po’ di privacy a ragione e che anch’io vorrei farmene una in santa pace. Dal nulla compare una matrona tedesca che chiede perché noi possiamo fare la doccia e gli altri no. La responsabile non vuole sentire ragioni. Mi volto un attimo a guardare il box doccia con la mia amica sentendomi in imbarazzo per lei. Per fortuna è fatto di quei vetri che non lasciano vedere nulla. Nella seconda occhiata che butto alla stanza mentre ascolto la ramanzina mi accorgo che ai lati dell’ambiente, poste molto in alto quasi a toccare il soffitto, vi sono delle finestrelle in cui si stanno ammassando altri curiosi. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Urlo a tutti di andarsene spingendo la responsabile fuori dalla porta e mandando tutti al diavolo. Batto le mani e la porta cambia di consistenza e di serratura: diviene nuova, spessa, solida, la chiave già girata ed interna. Contemporaneamente le finestre da cui si affaccia la gente vengono oscurate da vetri appositi e vengono create delle tendine interne. Nessuno. Siamo rimaste solo io e la mia amica. Ora posso farmi la doccia in pace. Tiro un sospiro di sollievo.
Mi sciacquo sotto la doccia e mi cambio di vestiti in un tempo brevissimo. E quasi non me ne accorgo come mi ritrovo fuori dal bagno, sui bordi della piscina, di nuovo sola. Non posso seguire il fiume fino al mare perciò decido di proseguire per strada andando in bicicletta. C’è uno stacco del sogno e riprende che sono su strada, in bicicletta. Voglio andare verso casa mia ma sono ancora molto lontana. Seguo delle stradine asfaltate, in discesa e deserte che sembrano di montagna. Il cielo è al tramonto quasi, sereno. Ad un certo punto lungo una strada, sul lato destro, si allarga uno spiazzale sterrato in cui è fermo un camper. All’entrata dello spiazzale che confina con la strada ci sono due volpi, una bianca e una rossa e sul pendio montano avanti allo spiazzale altre volpi, sia artiche che rosse, giocano rincorrendosi e saltando. Due persone sono ferme l’una di fianco all’altra sul lato del veicolo, una coppia di anziani signori probabilmente i proprietari del camper, concentrate ad osservare gli animali. Decido di fermarmi anch’io per godermi lo spettacolo. Come fermo la bicicletta sullo spiazzale, le due volpi vicine all’entrata dello spiazzo sterrato mi vengono incontro saltandomi addosso leccandomi braccia e volto con le loro lingue ruvide. Mi fanno le feste, sono contente di vedermi. Le accarezzo e sembra di accarezzare delle nuvole per quanto il loro pelo è morbido. La volpe rossa ha un pelo piuttosto lungo forse per prepararsi alla stagione invernale. Mi fermo ad osservare le altre volpi sul pendio. Volpi artiche e volpi rosse assieme che saltellano e si rincorrono non è una scena di tutti i giorni. <<Peccato non ci sia dixit, ne sarebbe stato entusiasta>> mi dico. Vorrei fare un video o una fotografia da mandargli ma non ho la macchina fotografica. Chiacchiero un po’ con i signori del camper ma non ricordo la discussione. Mi siedo a terra sulla breccia con le gambe incrociate e la volpe rossa che prima mi aveva salutata, mi si sdraia fra le gambe per prendersi qualche carezza. E allora mi chiedo sorridendo fra me se per caso non sia lei dixit.
Il sogno finisce qui
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
Di cenere macchiata e del dono portatore
chiedendomi cosa cotal creatura fosse
<<parla inquieto spirito
di qual sorte t’ha vinto,
e rivela la mia
per cui possa gioire
o versar pianto>> "


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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Vinnie » 24/07/2012, 10:53

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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda dixit » 24/07/2012, 12:49

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