Indice Condivisione Esperienze Diario dei sogni lucidi > pagine di sogni di Alrescha

Raccolta dei propri sogni lucidi condivisa con gli altri sognatori.
La parte di testo dove il sognatore è lucido viene colorata di blu.

Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda yareol » 27/01/2015, 2:10

Bravissima Alre! E complimenti a felicitazioni per la tua bimba! ^_^

Ora però devi sfruttare il tempo che hai guadagnato per studiare una soluzione definitiva per eliminare il Joker, non credo potrai imprigionarlo in eterno...
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 27/01/2015, 21:21

yareol ha scritto:Bravissima Alre! E complimenti a felicitazioni per la tua bimba! ^_^

No yare, no! non dire così che già mi ha preso male dentro il sogno. Non sono molto per i bambini, meglio un cucciolo di gatto o di cane anche se questo sogno devo ammettere che mi ha sorpresa. In bene o in male non lo so, devo ancora capirlo.

yareol ha scritto:Ora però devi sfruttare il tempo che hai guadagnato per studiare una soluzione definitiva per eliminare il Joker, non credo potrai imprigionarlo in eterno...

Ci stavo pensando proprio stamattina. Una volta sono fuggita, un'altra l'ho catturato e dato a Batman e qui l'ho imbottigliato. Forse è davvero ora che io tenti di farlo fuori come si deve..in questo sogno ho anche tentato veramente, ma la pistola non si decideva a sparare...
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 25/04/2015, 0:31

Sogno del 4 o 5 aprile (data incerta perché non l'ho annotato subito dato che ero sotto esami e non avevo tempo)

Ritrovarsi al ritrovo

Mi addormento per le 13:50 con l’obiettivo di svegliarmi dopo un’oretta di dormita. Sono piuttosto sconfortata perché sembra che tutti i miei sforzi e i miei studi non fruttino come dovrebbero e quindi l’ultimo pensiero che mi accompagna è che mi servirebbe proprio un po’di svago. Avrei bisogno di dormire e non svegliarmi più per un bel po’ di tempo. Partono diverse ipnagogiche che vengono interrotte diverse volte dai rumori degli appartamenti affianco.
Sono in black world e mi accorgo di distinguere un lupo nero proprio avanti a me. Ha gli occhi rossi e c’è una luce bianca e tagliente che lo illumina appena da sopra. Proviene da un punto indefinito come se fosse la star sopra un palcoscenico.
Riconosco il lupo come Morfeo per via degli occhi e sembra voglia dirmi di seguirlo. Comincio a camminare finché non scompare in una luce bianca e abbagliante.
Mi immergo anch’io ma perdo coscienza e si avvia un sogno normale.
Sono nel parco vicino casa, nel mio angolo preferito dove abitualmente vado quando ho bisogno di distaccarmi un po’ dalla quotidianità. Di solito siedo sotto un albero di prugnolo, ma ora sono esterna alla scena ed in un albero vicino, realmente esistente, c’è una gatta che si sta facendo le unghie sopra il tronco. Assomiglia alla mia di manto, con chiazze marroni e aranciate ed il petto bianco, ma non è lei dato che è molto più chiara ed il muso è più bianco ed aguzzo.
Mi trovo a pensare che sarebbe bello essere un gatto ed essere senza pensieri per un giorno. Qualcosa mi dice che in fondo potrei esserlo davvero se me ne convincessi. C’è lo zoom della mia visione fino alla gatta e divento lei. Sto guardando in su verso l’albero e voglio salire. Comincio ad arrampicarmi e appena mi isso sul tronco una sensazione mi dice che avrei dovuto fare qualcosa sopra un albero.
Arrivo fino in cima e guardo giù. L’ambiente è cambiato.
Sono molto più in alto rispetto al piccolo albero che ho scalato e sembra che sotto ci sia una specie di prato che fa da sottobosco ad un albereto di latifoglie con foglie molto scure.
C’è un gran via vai là sotto e riconosco una figura come @Erikbauer che si avvicina al mio albero assieme ad una ragazza sulla trentina, dai capelli lunghi e biondi. Erik indossa una maglia di un blu chiaro che sembra una polo ed un paio di jeans semplici mentre la ragazza ha su un vestito marrone dalla fantasia giallognola e geometrica. Non la riconosco però, anche se so che è un’utente del forum.
Prendo qualcosa di tondo da un ramo che sembra un sasso scuro ma più morbido, quasi di spugna come i giochi per cani, e lo tiro di sotto ai piedi dell’albero per attirare l’attenzione dei due.
Erik alza lo sguardo e ride. <<Stai cercando il coniglio lì sopra?>>.
La sua frase mi fa scattare il ricordo della task e mi rendo conto di sognare. Erano secoli che non lucidavo, ma il lucido non sembra stabilissimo tanto più che la ragazza che lo accompagna mi sembra sfocata al contrario di lui.
Entrambi passano avanti ed io decido di scendere dall’albero con un balzo.
Mi dico che per essere certa di trovarmi nel posto giusto devo trovare Cenwynper prima cosa perché è un punto di riferimento nei miei sogni visto che compare spesso ed inoltre per me è il simbolo del forum per eccellenza insieme a dixit.
Come mi giro a guardarmi intorno, @Cenwyn me la ritrovo proprio di fianco.
Ha la stessa identica maglietta blu setosa del sogno con la baita ed anche qui un paio di jeans. I capelli sono rossicci e porta un rossetto rosso che richiama il colore dei capelli.
Sta parlando circondata da diversi ragazzi più giovani, forse nuovi utenti del forum, e sembra quasi la scena di un filosofo greco mentre spiega ai suoi discepoli. Come mi vede, si interrompe nella sua spiegazione su qualcosa riguardo una tecnica e mi si avvicina lasciando lì gli altri utenti.
<<Cenwyn, ma sei senza orecchie!>> mi aspettavo di vederla travestita da coniglio pasquale e invece me la ritrovo nel ruolo di maestrina xD
<<Quali? queste?>> si indica la testa con la mano e all’istante le crescono due orecchie marroni enormi da lepre.
Ora la riconosco come la persona ironica e festaiola che mi immagino sia.
Alla nostra sinistra c’è un gruppo di ragazzi e ragazze messi in cerchio su uno spazio verde e privo di alberi che stanno giocando a pallavolo o, deduco, a una sorta di schiaccia cinque.
Dietro il gruppo piuttosto numeroso su cui non mi soffermo, scorgo qualcosa muoversi fra un cespuglio cresciuto sotto gli alberi più in là. Rimango ferma ad aspettare, incuriosita, ma già credo di sapere cosa c’è nascosto lì e la mia aspettativa influenza di conseguenza il sogno.
Una lepre sbuca attenta e timorosa. Sembrerebbe normalissima se non fosse per due triangoli blu elettrico perfettamente simmetrici che ha fra le zampe posteriori e la schiena.
La indico e grido per attirare l’attenzione degli altri personaggi onirici <<il coniglio pasquale!>>.
Da qui in poi succede il delirio.
Comincio a rincorrerla seguita da alcune persone a casaccio mentre altri continuano in ciò che stavano facendo prima come se niente fosse.
La lepre corre veloce e scarta in modo talmente repentino che è difficile starle dietro per il sottobosco, così mi metto a quattro zampe e comincio a rincorrerla come un animale anch’io senza però che vi sia alcuna trasformazione. Quando il rincorrere l’animale ci porta di nuovo verso gli altri utenti, mi rimetto a correre umanamente. Ci dirigiamo sotto l’albero che avevo scalato all’inizio come gatto e passiamo di fianco ad un @dixit tutto preso a camminare e leggere un libro. Anche lui come Cenwyn è vestito esattamente uguale a come lo avevo sognato tempo fa: maglioncino verde un po’scuro e sotto una camicia bianca probabilmente perché spunta solo il colletto bianco. Tutto l’ambiente è primaverile ma lui sembra decisamente vestito per l’inverno. Sembra che il mio subconscio abbia standardizzato sia Cenwyn che dixit in un ben determinato aspetto.
Lo saluto con un <<Ciao dixit!>> veloce ma, non appena lui alza lo sguardo per ricambiare, gli arriva un pallone da calcio dritto in faccia che gli sposta gli occhiali. Deve aver preso una bella botta perché si porta la mano senza libro al volto per massaggiarselo e mi viene da pensare che forse questa è opera di @cla96.
Il tutto dura una frazione di secondo e così riporto subito l’attenzione alla lepre lasciando lì dixit e continuando a correre. Passiamo avanti a @megalex che sta facendo la grigliata* per tutti. Lui è nitidissimo rispetto agli altri PO. Lo vedo con i capelli ricci ricci scuri e un po’ lunghi, una leggera barba appena accennata e vestito completamente di nero con una di quelle maglie di gruppi metal tipiche e i jeans altrettanto scuri. E’ arrabbiato per il casino che stiamo facendo, rischiando di rovesciare la griglia su cui sta cuocendo, e già di malumore per il fatto che sia l’unico ad occuparsi di fare da cena per tutti.
La lepre sale una collinetta e passa sotto un banchetto di legno con una tovaglia giallo canarino e con sopra tantissimi cioccolatini colorati di diversa forma e colore. Il tutto è stato amorosamente allestito da un utente che è lì paziente mentre dietro le sue spalle il sole emette gli ultimi raggi di un tardo pomeriggio. Ad occhio e croce dovrebbe essere fra i 18 ed i 25 anni, dalla pelle pallida ed i capelli biondi lisci e un po’ lunghi fino alle spalle e porta una felpa bianca a maniche lunghe e con un cappuccio (un po' invernale anche lui...). Lo etichetto come Filippo ma il suo aspetto in realtà è pari pari a quello di un altro utente del forum di cui non ricordo neanche il nick (che però conosco da facebook) perché ha frequentato per un periodo brevissimo.
Vedo sbucare la lepre dall’altra parte del tavolo e @Filippo/utentedalnickchenonricordo assume un’espressione sorpresa e spaventata quando si rende conto che l’ingente gruppo di cui sono in testa sta arrivando contro di lui correndo come una mandria impazzita. Qui però passo dalla prima alla terza persona e perdo il controllo mentre guardo la scena da fuori.
Con un balzo salgo mi vedo salire sopra il tavolo e precipitarmi dall’altra parte mentre questo si ribalta portando con sé tutti i cioccolatini e l’espressione atterrita di Filippo opponendosi alla mia che, al contrario, è al culmine della gioia.

*premetto che non ho mai fatto una grigliata fra amici e meno che meno per Pasqua. L'unica a cui ho partecipato è stata quest anno in estate durante un corso di restauro paleontologico
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 25/04/2015, 0:45

Immagine

Mattina del 19/04/2015
Ora: 8:50

La proposta del Signore dei Sogni

Dopo il primo grande sogno normale, mi sono svegliata dalle 6 in poi diverse volte, tutte le volte sperando di fare un lucido e tutte le volte cadendo in sogni normali piuttosto insignificanti all’infuori dell’ultimo in cui mi era sembrato di vedere Camael ma che non do per certo perciò potrebbe essere un falso ricordo costruito sopra qualcuno che gli assomigliava.
Quando mi sveglio per l’ennesima volta e guardo l’ora, mi rimetto giù di nuovo sperano di sognare lucido, ma stavolta cambio tattica concentrandomi sull’incontrare Morfeo sperando che andare su qualcosa di più specifico servi a qualcosa e ricordandomi del sogno di Cenwyn e cosa lui le aveva detto.
Ebbene inizialmente è tutto nero poco profondo dovuto al retro delle palpebre, aspetto finché non parte qualche ipnagogica che tento di afferrare ma che puntualmente fugge senza farmi entrare in sogno. Alla fine, dopo vari tentativi, un ambiente si forma attorno a me piano piano, dandomi il tempo di mantenere la coscienza. C’è un corvo nero su uno sfondo bianco di nebbia che identifico come Matthew, il corvo di Morfeo nel fumetto (in realtà poteva essere un corvo qualsiasi ma lì per lì non ci ho pensato due volte ad affibbiargli un ruolo che potesse servire). Mi guarda di lato con quel suo occhio giallo. Il sogno non è ancora stabile e diventa un po’ più nitido soltanto quando compare Morfeo al suo fianco e l’uccello scompare in fumo, letteralmente. Temevo di vedermelo comparire davanti come l'ultimo Dottore in Doctor Who seguendo il sogno di Cenwyn, ma fortunatamente non succede. Non che io abbia qualcosa contro Capaldi, però amo l'aspetto che ha nei miei sogni e nei fumetti di Gaiman.
<<Ti ricordi questa stanza?>> mi chiede calmo e inespressivo come sempre.
La nebbia attorno a noi si colora di un lieve giallo-aranciato e poi si disperde e mi accorgo di essere dentro il piccolo salotto-biblioteca dove avevo incontrato le mie tre guide tutte assieme parecchio tempo fa. La luce calda del caminetto alle mie spalle è la stessa e stavolta non vedo tre poltrone ma soltanto due di quel colore azzurrognolo che stona con i colori caldi del legno del resto della stanza. Forse la terza era fuori il mio campo visivo ma non ho pensato di buttarci un occhio.
Ciò che però è lampante è che stavolta siamo soltanto io e lui, non c’è nessun altro.
Morfeo si avvicina ad uno scaffale della sua biblioteca che copre l’intera parete alla mia destra ed afferra un libro dalla copertina bianca.
<<Questa storia non può restare qui. È troppo potente, ci hai messo troppo di te>>.
Ok…credo che questa sua affermazione sia stata condizionata involontariamente da me nello stesso istante che si è avvicinato agli scaffali, perciò nonostante mi faccia piacere sentirla so che non è ciò per cui mi voleva vedere.
<<Presto, dimmi perché mi cercavi. Questo sogno non è stabile>> lo incalzo un po’agitata. Ho fretta perché sento che il sogno potrebbe buttarmi fuori da un momento all’altro.
Rimette al suo posto il libro nella biblioteca delle storie dimenticate o mai finite e si avvicina a me tirando fuori un sacchetto. Con la mano va a prendere al suo interno della polvere dorata che riconosco come sabbia e me la sparge sugli occhi per modo di dire visto che non la sento nemmeno. La polvere non è del tutto normale, oltre ad essere di un oro puro scintillante sembra anche possedere una sorta di vita propria perché crea sbuffi strani rimanendo un po’ sospesa in aria. Lì per lì la presa del sogno sembra farsi più ferrea e tutto diventare più stabile, ma subito dopo la vista mi si appanna.
Quando torno a distinguere le cose, Morfeo è alla mia destra ma siamo fuori, nella pista ciclabile che percorro sempre a piedi o in bici per andare in università. Ci sono i ciliegi in fiore come è consueto in Primavera e c’è un sole mattiniero e forte che dà una luce calda tutto attorno anche se non lo vedo. Sto tenendo una ciliegia minuscola e verde con la mano destra, ancora attaccata all’albero. Morfeo mi suggerisce di sfregarla con le dita come se dovessi pulirla ed io ubbidisco (è una cosa che faccio anche nella realtà a dire il vero, mi capita mentre passeggio di sfiorare le piante e accarezzare le foglie solo per il gusto di stimolare il tatto). Inizialmente fra il frutto e le mie dita sembra esserci sabbia granulosa, poi a mano a mano diventa tutto liscio come dovrebbe essere mentre dei granelli dorati cadono a terra. La ciliegia si gonfia lentamente e diventa sempre più rossa finché non è matura e di un rosso acceso e forte. La stacco e mi accorgo che l’intero ramo su cui era attaccata ha le ciliegie mature, invece il resto dell’albero ha ancora i fiori bianchi, così come sono bianchi e fioriti tutti i ciliegi attorno che costeggiano la pista.
<<Non puoi far maturare solo un ramo di un albero. È contro natura>> lo rimprovero poco convinta intanto che lo vedo raccogliere le altre ciliegie rosse e posarmele in mano, tenendosene una per sé che mangia.
Lo imito e sento il gusto succoso del frutto. Ora il sogno è stabile. Forse non era del tutto priva di senso questa cosa che mi ha fatto fare dato che ho acquisito tatto e gusto.
Con un unico gesto, Morfeo fa vorticare lo spazio attorno a noi in una sorta di spin al contrario per cui non siamo noi a ruotare ma è l’ambiente a spostarsi. È incredibile quanto a lui riesca bene una cosa del genere mentre se ci provassi io rischierei di far destabilizzare tutto e perdere il controllo. Maledetti personaggi onirici, qualche volta sarebbero proprio da invidiare.
Torniamo di nuovo all’interno della sua biblioteca.
Morfeo si piazza di fronte a me e solleva una mano per accarezzarmi il volto.
<<Potresti restare qui per sempre se lo desideri>> mi dice dolcemente.
Trattengo il fiato. So bene che non è possibile…ma se davvero lo fosse non credo che riuscirei a scegliere. In un attimo mi trovo ad avere dubbi e bramare di tornare nel mondo della veglia il prima possibile, cosa che mi capita di rado nei lucidi.
Morfeo si allontana un po’ da me e, inaspettatamente, assume all’istante le fattezze di Camael con la sola differenza che ha le iridi rosse tipiche del Dio.
Oh no! Ripeto a me stessa che Morfeo è una cosa e Camael un’altra, due entità separate, due guide, due personaggi diversi e basta. La mossa del Signore dei Sogni per convincermi a restare è un colpo basso.
Il sogno si destabilizza e vengo buttata fuori o forse perché una parte di me lo voleva effettivamente. L’ultima cosa che vedo è Morfeo sotto le mentite spoglie di Camael.
Ultima modifica di Alkimist il 27/05/2015, 14:46, modificato 1 volta in totale.
Motivazione: Aggiunto banner "Sogno Lucido del Mese"
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda ErikBauer » 28/04/2015, 1:09

Essere il Dreamsign di Alrescha... uaho, sono lusingato :)
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 06/05/2015, 21:42

Da quanto ricordo è anche la prima volta che ti sogno mi sembra...di sicuro hai fatto la cosa giusta al momento giusto ahah, continua così che ti assumo a tempo pieno
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda ErikBauer » 08/05/2015, 16:13

Molto volentieri! Dai... me la appunto come task, vediamo cosa ne esce :)
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 08/06/2015, 22:43

Un bel lucido continuato in tre tempi. Un buon regalo in un periodo un po' di traverso. Scusate il testo lungo un' Alrescha, ma ci voleva stavolta perché è stato molto anche il tempo trascorso dentro.

8 giugno 2015

La nave dei balocchi e la dimora dei pensieri

Il sogno comincia come normale. Sono a Parma, o almeno quella che credo sia Parma, e sono da sola sul lungo fiume con l’intento di pescare qualche pesce con l’amo che permette di non ferirne la bocca e poterli ributtare in acqua senza danni (premetto che non vado a pesca, non so se ci sia un nome specifico).
L’idea è quella di prendere un paio di pesci abbastanza piccoli per metterli come esca e catturare un pesce gigantesco, forse un siluro, che vedo nuotare a pelo dell’acqua. Non è per mangiarlo, so che i pesci pescati lungo questo fiume sono molto lontani dall’essere commestibili con tutta la robaccia dentro cui vivono, ma voglio togliermi ugualmente la soddisfazione di prenderlo.
Il fiume si inoltra fin dentro un boschetto, facendolo apparire come una piccola palude e il grosso pesce si allontana al suo interno facendo sfumare ogni mia speranza di cattura.
Ma il sole cala velocemente ed io non voglio rimanere lungo il fiume così a lungo perché rischierei di dovermi arrampicare sopra il pendio delle sponde fra l’erba alta che può nascondere qualsiasi animale e qualsiasi pericolo. Così decido di avviarmi di corsa verso casa. Mi arrampico e mi trovo sopra un ponte asfaltato, a metà strada, che passa sopra uno degli affluenti del Parma. Corro verso sinistra ma avanti a me c’è una parte di città che non riconosco. È davvero quella la direzione per casa mia? Rallento e mi volto prendendo la direzione opposta, ma anche dall’altra parte le case e la città non mi sembrano familiari. Dove diavolo sono?
Il buio si fa incombente e il bisogno di tornare a casa subito prima che cali la notte diventa qualcosa di pressante. Mi metto con le spalle verso il fiume per tentare di orientarmi. Devo prendere la sinistra del ponte, ne sono sicura, ma non riconosco nulla. Vuoi vedere che…spicco un balzo tanto forte da proiettarmi in aria e volo. Lucida finalmente!
Sono fuori di me dalla gioia, tutto sembra estremamente stabile e a fuoco che mi fa ben sperare in uno dei buoni vecchi lucidi.
Sorvolo il ponte andando verso sinistra dove “in teoria” da qualche parte dovrebbe esserci il mio appartamento. Superato il ponte trovo una piazzetta piena di gente concentrata a vivere e chiacchierare, far compere e svagarsi. Intanto il sole sembra aver rallentato molto la sua discesa, fermandosi agli ultimi raggi con la classica luce serale di una giornata estiva.
Voglio divertirmi un po’ e sondare la reazione dei personaggi onirici, così attiro verso l’alto la loro attenzione fermandomi a mezz’aria e gridando <<Ehi, guardate un po’qui? So volare>>.
Ciò che scateno è qualcosa di inaspettato. Un manipolo di persone si affolla sotto di me, fra cui quattro ragazze che formano un gruppetto. Sembrano contenti e piacevolmente meravigliati ma non sconvolti come avrei previsto. Alcuni di loro cominciano a balzare e scuotere le braccia convulsamente cercando di rimanere in aria come faccio io ed un ragazzino sui diciassette anni e dalla pelle olivastra ci riesce pure! Anche se ricade dopo qualche secondo. Li incito a provare ancora ma i risultati non migliorano anche se credo sia incredibile che P.O. così poco importanti e di nicchia possano improvvisamente acquisire tali potenzialità. Dovrò tenerlo a mente.
Sto per allontanarmi quando il gruppetto di ragazze ed altri P.O. balzano sul posto ma talmente in alto da riuscire ad afferrarmi i piedi nel tentativo di trascinarmi giù. In un primo momento faccio resistenza cercando di volare più in alto perché temo che mi possano far perdere lucidità e incastrarmi dentro la trama di un sogno normale senza volerlo, ma dato che loro continuano ad aggrapparsi a me ammassandosi anche gli uni sugli altri per fare da peso e portarmi a terra, decido di accontentarli secondo decisione presa da me.
Ed infatti, non appena arrivo a questo pensiero e mi abbasso lentamente di quota, le loro prese si fanno meno ferree e tornano ad essere meno ostili.
<<Cosa volete? C’è qualcosa che posso fare per voi?>> chiedo calma.
Una delle ragazze del gruppetto, dal volto tondo, pelle pallidissima, occhi azzurri e dei capelli corti e neri come la notte tagliati quasi a caschetto mi sorride <<Volevamo chiederti, visto che puoi volare, se puoi portarci con te e lasciarci a Candy Crush>>.
Candy Crush mi ricorda vagamente il nome di un negozio di cioccolateria e dolciumi che una volta stava nella mia città natia, ma in un sogno non ho idea di dove possa essere. La scocciatura che mi abbiano preso per una tassista volante e il timore che farmi coinvolgere possa portarmi a perdere il lucido un po’ mi trattiene, ma alla fine acconsento. Un po’ perché voglio evitare che tornino ostili e un po’ per pura gentilezza oltre a permettermi di mettermi alla prova in una cosa nuova.
<<Distribuitevi bene: metà alla mia sinistra e metà a destra. Prendetevi per la vita e chi mi ha vicino afferri la mia>>. Voglio formare una catena umana e tirarli su. Ci sono le quattro ragazze più un paio di uomini e altri due P.O. casuali che fanno otto in tutto.
Aspetto che si sistemino mentre mi ripeto che sono in un sogno, che non pesano, che posso trasportarli senza alcuna fatica perché è tutta una questione di idea, di pensiero. Quando siamo pronti comincio a sollevarmi piano verso l’ alto, sempre più in alto fino al livello dei tetti delle case. Sento la pressione dei loro pesi che mi spinge a terra, non è facile come volare da sola e mi destabilizzano un po’ muovendosi, però con mio estrema soddisfazione scopro che non è impossibile trasportarli.
Mi muovo chiedendo loro di guidarmi per capire dove vogliono essere lasciati, ma appena dopo neanche un metro che faccio in orizzontale, all’uomo sulla mia destra sfugge la presa sulla vita della ragazza che lo precede e lui e la P.O. donna che era attaccata a lui cadono a terra.
<<Ok, ok. No, scendete!>> mi abbasso di nuovo appoggiando tutti al suolo mentre l’uomo e la donna caduti si rialzano. L’uomo sulla trentina a dorso nudo e con una fibbia della cintura da fighetto più grossa della mia mano se la sistema facendo finta di niente, come se non fosse colpa sua, e allora uso l’accaduto come scusa per defilarmi dal compito <<Non posso portarvi così o succede…questo. Dovrete andare a piedi>>.
Non obbiettano e così abbandono tutti lì ora che ho testato una nuova capacità.
Il sogno crolla d’improvviso, c’è uno stacco minimo ma riprende subito dopo. Sono sul balcone del mio appartamento con la mia coinquilina che mi sta parlando dei sogni lucidi e sul fatto che è possibile fare tutto. Il cielo è ancora sul tramonto inoltrato e si tinge di un arancione verdastro che preannuncia la notte. Prendo consapevolezza, che forse non ho mai perso del tutto ma che si fa più forte ascoltando i discorsi della mia coinquilina G. e osservando il palazzo di fronte che ha il colore di quello che si vede da camera mia e qui le cose sono due: o il palazzo si è spostato alla camera della mia coinquilina oppure è la mia ad avere un balcone inesistente. Insomma, per quanto possa essere simile alla realtà, le incongruenze non mancano e così balzo dalla sua ringhiera e prendo a volare.
Volo in linea retta oltre i tetti, oltre la città sentendomi bene come non mai. Quanto mi mancava questa sensazione di libertà assoluta. A poca distanza arrivo al mare. Ah, il mare a Parma poi!
Ma il tramonto sulle sue acque è bellissimo e le luci delle case e del molo accese come piccole lucciole là in fondo mi fanno rallentare per godermi lo spettacolo. Fosse per me rimarrei quassù ancora un bel po’, ma sono consapevole che il mio tempo è contato e non tenermi occupata potrebbe rischiare di farmi buttare fuori. Decido una task sul momento ed è il cercare un’isola piena di draghi e magari domarne uno. Aumento di velocità per allontanarmi un po’ dalla costa. Cerco con lo sguardo ma non vedo traccia di draghi in cielo nonostante ci siano isole e isolotti in giro. Comincio a preoccuparmi quando le isole mi appaiono fatte a cubetti e pixel come il mondo di Minecraft perché di solito quando capita questo o il sogno si sta destabilizzando o finisce che questa texture prende sopravvento sull’intero sogno senza che io riesca più a cambiarla.
Durante il volo intravedo però diversi velieri dall’aria piratesca ancorati in fila con la prua puntata verso il largo che mi fanno cambiare immediatamente idea su quale task fare. Sono bellissimi, tutti illuminati da luci calde di lanterne, fatti in legno ed immensi nelle loro vele bianche ma soprattutto sono nitidi e non a pixel. Storie di pirati dentro un sogno non ne ho mai avute e forse un’avventura del genere manca alla mia lista. Mi avvicino verso il primo a destra e mi abbasso per poterci salire. Ma quando sono abbastanza vicina il mio stupore non può fare altro che crescere: infatti questo non è fatto di legno come gli altri, ma tutto interamente di cibo un po’ come la casetta di marzapane nella fiaba di Hansel e Gretel.
C’è un tavolone di mille leccornie imbandite che si snoda per tutta la lunghezza della nave e il suo infinito ripiano di vetro appoggia sopra tutti dolci uguali, rettangolari fatti con basamento di pasta da crostata e farciti con panna chantilly guarnita di frutti di bosco. Come dei dolcetti alla panna possano reggere le lastre di vetro a mo’ di tavolo senza venire spiaccicati è un bel mistero. Sembra si stia festeggiando qualcuno in questa nave di sfrenate prelibatezze ed un gruppetto di quattro/cinque personaggi onirici mi invitano a prendere parte al banchetto. Tre di loro, due ragazzi e una ragazza, sono i classici metallari vestiti di nero, teste rasate o capelli lunghi a seconda e con ninnoli scintillanti di ogni genere, poi c’è una ragazza da un vestito verde e delicato ed il festeggiato che sembra un ragazzo riccone con un cappello vichingo dalle corna di plastica in testa (questa è una lunga storia: io, la mia coinquilina e il suo ragazzo ne abbiamo trovato uno simile proprio due sere fa quando siamo usciti per bere. Qualcuno lo ha abbandonato e casualmente è finito in mano nostra…).
Non me lo faccio ripetere due volte e afferro dai piatti le prime cose che mi capitano senza smettere di fluttuare in aria invece di passeggiare sopra i biscotti croccanti che tengono la struttura a galla perché così posso tenermi una via di fuga se per caso i personaggi onirici cercassero di coinvolgermi troppo. Assaggio una patatina fritta che in un primo momento sembra buona di sapore ma che cambia con un retrogusto di fungo trifolato che mi fa rimanere atterrita dalla sorpresa, nonostante mi piacciano i funghi. Prendo una chela di granchio impanata che sa di surimi e crocchette di patate che scopro essere mescolate nel ripieno con spinaci in una e con funghi l’altra. Eppure i sapori sono perfettamente distinti nonostante la patatina iniziale strana, perfettamente distinguibili e reali da dare una tale soddisfazione al palato. Allora mi butto su qualcosa di diverso e afferro uno dei dolci che fa da basamento per il tavolo e gli do un bel morso. La panna si scioglie in bocca e in fondo scopro che la pasta croccante faceva da letto ad uno strato di caffè da qualche parte. È assolutamente fuori dal mondo.
Potrei continuare all’infinito ad assaggiare i diversi cibi che vedo in tavola, ma tolto lo sfizio lascio cadere il dolce a terra per alzarmi di quota e tornare alla ricerca dell’isola dei draghi.
Però sul vascello di fronte, questo davvero in legno, mi accorgo che c’è una donna che guarda verso il nostro fatto di leccornie. Ha i capelli ramati, una pelle pallida che rimanda a qualche cosa del Nord. Mi dice qualcosa che non capisco e poi comincia a cantare come una sirena.
La guardo negli occhi mentre sento che il sogno sta per scivolare via e vedo distintamente le sue iridi verdi dai lampi aranciati. Anche della ragazza dal caschetto nero mi ero soffermata sugli occhi, così come faccio d’abitudine nelle persone reali, e trovo che sia una delle particolarità di questo sogno rispetto a molti altri: spesso le espressioni dei P.O. o i loro tratti del volto mi sfuggono, sono un po’ confusi o li ricordo vaghi come se fossero annebbiati, ma non in questo. I loro occhi sembrano davvero renderli vivi.
Eppure proprio come una sirena, il canto della donna sulla trentina mi trascina e mi porta alla deriva facendomi crollare il sogno nonostante tenti di restarci attaccata con tutte le mie forze.
Sono in black world e me ne accorgo. Lotto per riportare alla mente un punto di riferimento del sogno e scelgo il balcone con la mia coinquilina per tentare di ripartire a DEILD.
Mi rendo conto che è un’ottima scelta quando si ricrea la stessa ambientazione attorno a me, con la mia coinquilina ancora sul balcone e quello stesso palazzo dalla tintura di un color ocra materico al nostro fianco. Balzo di nuovo dal balcone e riprendo il volo quando mi fermo immediatamente.
Basta cazzeggiare, qui serve una task diversa…molto più interessante.
Sapevo che tempo fa dixit cercava il modo per entrare dentro i sogni altrui e così Dreamwar prima di lui affermava di esserci riuscito davvero qualche volta. E allora perché non tentare? Forse è stupido, forse impossibile, forse inutile ma dopotutto non ho nulla da perderci. Tenterò di entrare nei sogni di mia sorella che dorme a chilometri di distanza da me in questo momento.
Ritorno al balcone per dirigermi verso la sua entrata ed apro una porta di legno pensando di finire all’interno della mia mente.
Appena apro la porta mi trovo dentro una specie di tunnel metallico grigio chiaro con gli angoli smussati, futuristico, illuminato da neon bianchi e asettici. È freddo, spoglio ed essenziale. Nel voltarmi un secondo noto che la porta alle mie spalle è diventata di metallo grigio e vetro che si abbina bene al resto. Non so se aprendola troverei di nuovo il balcone al di là. Decido di andare avanti piuttosto, nonostante sia un luogo un po’ inquietante, dato che ormai sono in ballo.
Percorro il corridoio che ad un certo punto svolta in modo brusco con una curva a gomito, salgo tre gradini e continuo ad andare avanti che è l’unica direzione possibile.
Al che mi ritrovo a sinistra con un’altra delle porte futuristiche di metallo e vetro scorrevoli, avanti ho un ascensore che dovrei chiamare e a destra il corridoio continua con una nuova svolta.
Evito gli ascensori in vita quando posso, figuriamoci se dovessi rimanerci bloccata in sogno. La scelta si riduce a due direzioni e scelgo di continuare a percorrere il corridoio a destra. Svolto e trovo una porta. La apro con un pulsante situato sul muro e questa scorre su dei binari con un sibilo attutito e minaccioso. Entro e il corridoio stavolta si fa più lungo.
Mi chiedo se ritroverò la strada per tornare. Ora mi convinco di non essere più all’interno della mia mente ma di percorrere il tunnel che lega la mente di mia sorella alla mia come una sorta di filo conduttore che unisce i pensieri.
Il corridoio ha di nuovo una svolta brusca a destra ed apro un’altra porta e qui l’ambiente cambia un po’. A sinistra ho di nuovo le porte di quello che sembra un ascensore. Sopra di questo stavolta c’è disegnata una sagoma umana e tre aree evidenziate con tre colori diversi che presumo siano i tre piani che collega: testa (rosa), petto e bacino (le altre due non ricordo con che colori fossero evidenziate).
Avanti a me invece si estende un corridoio un po’ più largo che sembra ricalcare quello di un ospedale o di un centro ASL, dove c’è una piccola sala d’aspetto con delle poltroncine blu nel piccolo vano d’entrata e poi il corridoio con tutte porte diverse a destra e a sinistra.
Avanzando c’è un cartello sulla prima a sinistra, che dà proprio sulla piccola sala d’aspetto con la sua finestrella rettangolare dagli angoli smussati e la porta spalancata, che dice “IdEe e RiCorDi”.
La scritta ha lettere sia maiuscole che minuscole e sembrano traballare un po’. Anche se promettente decido di distogliere lo sguardo prima di destabilizzare tutto. Sono curiosa di vedere cosa mia sorella ricorda di me, magari della nostra infanzia, cosa pensa di me...potrebbe essere interessante.
Proprio lì di fuori ci sono due signore sulla quarantina che discutono. Hanno il camice bianco e sembrano dottori. Una ricordo che è piuttosto tondeggiante di corporatura, ha i capelli lunghi mossi e scuri con dei colpi di sole biondi ed un rossetto un po’ troppo forte che accompagna la sua aria da zia bonaria, l’altra più bassina e più giovane ha i capelli neri corti con delle ciocche rosso fuoco ed uno sguardo vispo.
Vedendomi avvicinare si fermano un momento dal chiacchiericcio e mi fanno entrambe un sorriso di quelli cordiali e dolci di circostanza, classici da dottore che devono prendersi cura dei propri pazienti facendoli sentire a loro agio. Non intendo disturbarle, così mi infilo dentro la porta aperta di “Idee e Ricordi” avanti a cui le due fanno da palo.
Dentro c’è un ufficio classico da medico, un computer sopra una scrivania piena di fogli, un quadro appeso al muro che vedo con la coda dell’occhio ma su cui non mi soffermo. L’unica luce che penetra è quella del corridoio/sala d’aspetto proveniente dalla porta e dalla finestra oltre al monitor del pc acceso e questo fa sì che l’ambiente abbia l’aspetto un po’ più intimo e soffuso.
Prima che io possa mettermi a curiosare per cercare indizi, entra la donna dai capelli neri corti che ha finito di parlottare con l’altra.
<<Tesoro, vieni e siediti!>> mi dice mentre con passo spedito mi supera per andare fino alla poltrona e dietro la sua scrivania <<sei sicura che lui ne valga la pena?>> mi chiede.
Non fa nomi, ma quando nomina “lui” c’è una persona che mi viene in mente all’istante nel mondo reale e so perfettamente a chi si riferisce, ma pensavo di essere nella mente di mia sorella…invece sono ancora all’interno della mia? Ah beh, forse me lo dovevo aspettare. Comunque la conversazione si preannuncia piuttosto strana.
<<Credo di sì>> le rispondo incerta mentre accolgo il suo invito a sedermi.
<<Guarda, se posso dirtelo un bel grafico farebbe meglio al caso tuo (qui intende il grafico come figura professionale xD Cenwyn non vale!) >>.
Mi trattengo dal ridere per la naturalezza e la decisione con cui lo dice. Mi gira il monitor del suo pc e trovo un ragazzo dai capelli scuri che assomiglia vagamente a qualcun altro di mia conoscenza anche se non fa il grafico.
<<Oppure a un ….(mi dice un’altra figura professionale che non ricordo)>>. Sento di stare perdendo il sogno
. Tutto crolla all’improvviso destabilizzandosi e mi sveglio.
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
Di cenere macchiata e del dono portatore
chiedendomi cosa cotal creatura fosse
<<parla inquieto spirito
di qual sorte t’ha vinto,
e rivela la mia
per cui possa gioire
o versar pianto>> "


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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 16/06/2015, 0:06

Sogno lucido del 15 giugno 2015
ore dalle 14:30 alle 15:15.

integrazione sogno-realtà

Sono andata a dormire per un pisolino pomeridiano e il sogno comincia come normale. Sono nella casa in affitto di una mia ex compagna di università, come ospite. Insieme a lei c’è anche il suo vecchio coinquilino (per un breve periodo anche lui è stato mio compagno di corso). Credo che ci fosse stato altro prima, ma non lo ricordo. Attraverso un corridoio e guardo per caso dentro una stanza con la porta aperta e c’è un vecchio mobile dentro quello che sembra un salotto ben illuminato, in stile antico con pavimento a lastre bianche lucide.
Arrivo in cucina/sala da pranzo e trovo F. che sta lavorando su un progetto proprio sopra il tavolo. Quando si accorge di me mi accoglie e mi offre qualcosa da mangiare che non ricordo. Rifiuto e piuttosto mi avvicino al frigo, lo apro e prendo del succo d’ananas che ho comprato e portato io. Ne bevo un bicchiere e mi accorgo che è quasi finito. Entra la mia amica A. che si sta preparando per uscire dicendomi qualcosa sul fatto che tornerà presto e mi terrà compagnia F. per un po’. Sono ancora con il succo in mano e F. mi chiede se l’ho finito perché ne vorrebbe un bicchiere.
<<No no, non è finito>> gli rispondo e mi volto per andare verso il mobile a prendergliene uno, ma mi ricade l’occhio sulla porta aperta del salotto con il mobile vecchio che…è un pianoforte. Distinguo i tasti bianchi e neri. Sono sicura che quello di prima non fosse un piano…o forse non era aperto e pronto.
<<Ehi, ma avete un pianoforte in casa>> sono entusiasta e vorrei andare là a suonare ma un po’ me ne vergogno, è tanto tempo che non suono con qualcuno presente che possa ascoltarmi e a memoria non ricordo nessun pezzo. Sono combattuta e poi messo così di scorcio mi ricorda qualcosa all’improvviso: sembra la scena di una serie tv che ho visto di recente sui sogni lucidi (Anamnesis che è stata consigliata anche qui nel forum).
Torno a dare attenzione alla cucina per prendere un bicchiere al mio amico, ma comincio a vederci male, tutto annebbiato e scuro e vedo le cose ondeggiare un po’. Non riesco a fare un passo avanti all’altro senza sbandare e mi domando se sia dovuto al sonno improvviso che ho. Sono stanca e vorrei tanto poter dormire.
<<Ma stai bene?>> la mia amica mi chiede.
<<No, non riesco a stare in piedi…sembro ubriaca>> rido ma so benissimo che c’è qualcosa che non va.

Arrivo alla dispensa e afferro il bicchiere, riesco a riempirlo e darlo al mio amico F. che intanto si è alzato vedendo il mio strano comportamento.
<<Vai a dormire un po’ di là>> mi propone A.

-vuoto, forse un cambio scena-

Apro gli occhi e mi trovo distesa su un letto matrimoniale posto in un angolo dentro una stanza enorme che sembra lo studio della casa. Pare più lo studio di qualcuno in carriera: una parete a grandi vetrate da cui entra il sole illuminando lì vicino due sedie bianche e moderne ai lati opposti di una grande scrivania. C’è anche un divanetto non troppo lontano dal mio letto, verso l’uscita della stanza, che è strapieno di roba fra cui giacche e borse messe alla rinfusa. Quel disordine stona totalmente con il resto impeccabile. La cosa particolare della stanza è che a metà di questa è stata montata una cornice bianca in legno che sembra inquadrare la scrivania, le sedie, le finestre e le facciate con le finestre dei condomini di fronte.
Cercando con la mente mi accorgo di non riconoscere minimamente il posto…così mi sorprendo sempre quanto possa essere reale un sogno. Sono dentro un lucido. Vorrei muovermi ma sento le mani intorpidite e le braccia pesanti. Credo di essere troppo ancorata alla realtà. Muovo le dita della mano sinistra che ho sollevato sperando che non mi faccia muovere davvero nella realtà o mi sveglierei, ma riesco a farlo solo fino al medio perché le altre due le sento formicolare ed essere talmente attaccate da farmi pensare che più che una mano potrei avere uno zoccolo. Che idiota, so bene la posizione con cui mi sono addormentata nella realtà perché tanto dovevano essere “solo cinque minuti” ed ora ho le mani intorpidite tanto lì fuori quanto qui dentro.
<<Sogno, aiuto>> cerco di spronare il sogno a far accadere qualcosa che possa sbloccarmi, mandando qualcuno ad aiutarmi magari. Attendo, ma non succede nulla.
<<Sogno un aiuto>> ci riprovo ma sembra proprio che non voglia sentire ragioni. Non posso muovermi e non posso contare su qualche avvenimento che mi leghi meglio, così decido di provare un’altra strategia. Chiudo gli occhi per mettermi “a dormire” e poi riaprirli sperando che l’azzeramento funzioni contro la sensazione di pesantezza e di intorpidimento. Stessa stanza, stessa posizione sdraiata nel letto, stessa scrivania, stesso divano, stessa luce del sole che entra, stesso tutto…tranne che per la cornice bianca e vuota, gigantesca, fissata senza senso apparente allo stesso lato della stanza di prima. Solo che nella visione precedente era montata per orizzontale mentre questa è montata in verticale e non inquadra più la scrivania. Parte dello scorcio che inquadra prende l’angolo di un termosifone (è un dettaglio importante).
Provo a muovermi ma non ci riesco, così ritento un’ultima volta a chiudere gli occhi e azzerare facendo il buio. Quando li riapro stavolta non è cambiata neanche la cornice. Fisso per un momento il divano poco lontano con le cose accatastate e mi trovo a pensare che potrebbe prendere la piega per un incubo lucido se per caso apparisse qualcosa di minaccioso senza che io abbia la facoltà di contrastarlo. Pessima idea perché la mia mente già stava sondando i giacconi in cerca di una forma da assemblare e da identificare come “nemica”. Prima che ciò accada sul serio decido di chiudere gli occhi ed uscire dal lucido buttando un ultimo sguardo alla stanza. Quando li apro sono i reali stavolta. Per un attimo l’immagine dello studio permane, concentrata sulla cornice bianca e poi a mano a mano viene sostituita dallo spazio reale vero, la cornice si sdoppia e mi accorgo…che non era altro che le due ante della finestra interna della mia camera, fuse in un’unica anta dalla mia vista che non era messa a fuoco e il lato del termosifone che inquadrava null’altro che l’immagine riflessa di una parte di tetto dei palazzi fuori. Insomma…in qualche modo il sogno ha integrato parte dell’immagine reale con l’esatta prospettiva riprodotta dallo stare sdraiata sul letto.
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Re: pagine di sogni di Alrescha

Messaggioda cetaceon » 22/06/2015, 20:15

ho visto Anamnesis dopo aver letto il tuo post e mi sembra che abbiano voluto fare un thriller onirico infilando nel tema dei sogni lucidi le solite storie di omicidi insoluti, sparatorie, ecc.
mi pare una bella iniziativa perchè fatta gratis sul web, pero' la trama non mi è piaciuta particolarmente : greeting :
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