da Citrato » 04/12/2013, 20:49
Mi accingo a descrivere il mio terzo sogno lucido, a buon ragione il più sbalorditivo tra i sogni avuti sino ad ora. Premetto che quella sera avevo trascorso una piacevolissima serata in pizzeria, in compagnia di alcuni tra i miei più cari amici. Andai a letto con una predisposizione d'animo molto serena ed ero leggermente, ma piacevolmente, intorbidito dall'effeto soporifero di un boccale di birra. Quando andai a letto rimasi supino a pancia in aria e lentamente mi lasciai cadere tra le braccia di morfeo. Ero sgombro da pensieri o preoccupazioni, finchè, senza che la mia mente opponesse alcuna resistenza, una sorta di pilota automatico del mio inconscio iniziò a proiettare una raffica di immagini ipnagogiche dinanzi ai miei occhi. In breve, credo di essere entrato spontaneamente in una fase di tipo WILD. Tutto d'un tratto mi ritrovai proiettato all'interno di un mondo fantastico con il quale mi sentivo uno cosa sola: ne dirigevo la regia, senza tuttavia avvertire la presenza della mia corporeità. Non era un mondo reale, ma un mondo da fumetto, disegnato con acquerelli e colori a carboncini dove ogni dettaglio era estremamente nitido, ben delineato e curato nei più minuziosi dettagli, ma quel che più conta è che ogni immagine era a suo modo viva e dinamica, non immobile come un comune dipinto, invece sembrava godesse di una propria autonomia e fosse governata da sue leggi precise. Trattavasi di un immagine panoramica che scorreva dolcemente dinanzi ai miei occhi: vedevo paesaggi collinari simili a quelli dell'entroterra toscano e ogni collina aveva i suoi tappezzamenti quadrati o rettangolari, come di consueto per i campi coltivati. Ogni tappezzamento era di un colore diverso e l'abbinamento delle varie tinte creava un'armonia cromatica spettacolare. I colori apparivano più che mai fulgidi. Potevo notare macchie di alberi che arricchivano la complessità del paesaggio. Rimasi a dir poco stupito quando vidi volare un'intero stormo di uccelli di carta, a forma di origami, che battevano le ali all'unisono e descrivevano delle traiettorie invisibili nello spazio circostante. Per qualche strana ragione mi sentivo perfettamente padrone della situazione e decisi di restringere l'inquadratura del campo visivo, nell'intento di esplorare i dettagli di quel presepe. Con estremo stupore potei notare che i vari tappezzamenti di terra erano in realtà come dei pezzi di stoffa vellutata e ognuna di essi era letteramente cucito con quelli contigui grazie a dei fili di lana(o di cotone) molto spessi e proporzionati alle dimensioni del paesaggio, che sporgevano leggermente in superficie, come fili a maglie larghe. Quella visione quasi mi commosse perchè davvero non potevo credere che il mio inconscio fosse in grado di darmi una rappresentazione così tenera, fanciullesca e creativa del mio mondo interiore. Ma non è finita: potei notare come ogni singola foglia penninervia disegnata sugli alberi potesse oscillare per conto proprio, senza seguire la direzione del vento, come se fosse animata da un soffio vita. E di foglioline in quegli alberi ne vedevo a centinaia. Nel corso di questo itinerario panoramico mi apparve una sorta di borgo medievale in mezzo alle colline, con diverse case su cui capeggiavano dei comignoli fumanti. Notai che alcune delle case delimitavano una piazza. Con estrema sorpresa potei notare che la pavimentazione della piazza era costituita da innumerevoli sampietrini, anch'essi curati nei minimi particolari e come se non bastasse la piazza brulicava di buffi personaggi, dalle sembianze paragonabili a quelle degli omini di Lorenzo Terranera, l'illustratore della trasmissione Ballarò, condotta da Giovanni Floris. Inutile dire che anche in questo caso ogni personaggio era "vivo", come dotato di una propria consapevolezza. Tutti rivolgevano lo sguardo verso di me, ed ognuno a proprio modo mi accennava una smorfia di sorriso, faceva girare gli occhi, inarchava le sopracciglia, come a darmi il benvenuto. Lo interpretai come un altro stupendo regalo fattomi dall'inconscio. Poi tutti distolsero l'attenzione da me e alzarono gli occhi verso il cielo. Il loro volto divenne come uno specchio, pur mantenendo i tratti delle loro espressioni, il colore rosa dei loro visi scomparve e vidi su di essi e solo su di essi riflettersi il passaggio delle nuvole sullo sfondo azzurro del cielo. Rivolsi anch'io lo sguardo verso il cielo e potei apprezzare i contorni e le sfumature di quelle nuvole disegnate a carboncino, ma non di meno ricche di sfumature e in continua evoluzione. Gradualmente tutto il paesaggio, a partire proprio dalle nuvole, acquisì sembianze sempre più reali, ma la transizione fu appunto graduale, non istantanea. Fu uno spettacolo notare come le colline, prima disegnate, si trasformassero in colline reali e via di seguito per tutti gli altri elementi di quella cornice. Fu una sensazione che non saprei descrivere a parole . Mi trovai infine in una dimensione iper-realistica nella quale acquisii anche il senso della mia corporeità fisica. Vidi scorrere sotto gli occhi delle montagne popolate da abeti. All'inizio ebbi come la sensazione di planare velocemente verso una montagna, seguendo un iperbole che mi faceva avvicinare al suolo, senza schiantarmi. Da quella distanza ravvicinata potei notare che accanto ad ogni abete era anche presente un albero di ulivo. La mia iperbole si stabilizzò e riuscii con estrema naturalezza a controllare la velocità e la traiettoria del mio volo. Era la prima volta che sperimentavo la sensazione del volo in modo cosciente. Volai fin su la cima di un abete e ne toccai i rami, poi scesi fino a toccare il suolo, che era ricoperto da un tappetto di foglie ingiallite. Ne presi una e la accartocciai con la mano. Inutile a dirsi che ogni sensazione era estremamente reale. Dinanzi a me una sorta di sentiero cinto da abeti e alberi di ulivo. Una luce innaturale filtrava tra i rami. Decisi di imboccare il sentiero, ma a quel punto il sogno perse la sua stabilità e mi svegliai. Ebbi una sensazione di pace e di benessere profondi durante il corso di quella esperienza, mi sentivo come nirvanizzato, e una volta sveglio mi sentii pieno di energie e rimasi sereno per tutta la giornata.
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