E' da tutta l'estate che non mi preoccupo più tanto dei Lucidi, per un motivo o per l'altro sopraggiunge sempre qualcosa che mi distrae. Quindi sono rimasta a dir poco stupita quando, pochi minuti fa, mi è capitato di lucidare in un breve pisolino del primo pomeriggio, e non solo perché di solito di pomeriggio non riesco a farlo, ma anche perché è stato un lucido del tutto atipico.
Il sogno è iniziato (più o meno, perché non ricordo benissimo i dettagli) all'interno di un lungo corridoio sotterraneo buio. Mi sono resa conto quasi subito di star sognando e dopo essermi controllata le dita (sette in una mano) ho deciso di modificare qualcosa; Ho quindi battuto le mani e al fondo del corridoio si è accesa una lampadina, illuminandolo. Tuttavia a me non bastava, volevo fare molto di più, uscire da quel corridoio e vedere cosa ci fosse fuori, quindi ho posato le mani per terra con l'intenzione di far crollare tutto, ma non è successo niente.
La mia vista si è appannata e io ho sfregato le mani per stabilizzare; per un po' ha funzionato, ma nel momento in cui ho provato a fare qualcosa ecco che la mia vista si è appannata nuovamente.
Ho tentato ancora con le mani. Niente.
La vista mi si rabbuiava, sentivo di star perdendo il contatto con il sogno e non sapendo come rimanerci attaccata ho deciso di usare un secondo metodo di stabilizzazione, che vedo che viene usato spesso, ovvero leccare i muri.
Ho percepito sotto la lingua pezzi di calce struzzo, la massa delle grosse pietre levigate che componevano la parete, e poi più nulla.
Mi sono ritrovata in una branda, in compagnia di un'altra decina di ragazzi e ragazze che si sono alzati nello stesso momento in cui l'ho fatto io. Davanti a noi si trovava un uomo sulla quarantina, non ricordo esattamente il suo aspetto ma l'ho identificato immediatamente come un'insegnante.
"Bravissimi, la vostra sessione di lucido è andata bene, ora alzatevi e sgranchitevi un po' " ha detto con tono gentile, ma io ho subito percepito che c'era qualcosa che non andava. Non ricordavo di essere arrivata lì e non conoscevo nessuno.
Mi sono guardata le mani e il test di realtà mi ha assecondato: otto dita.
"Non siamo svegli, stiamo ancora dormendo, non è vero?" ho chiesto e l'uomo subito ha cambiato espressione, guardandomi duramente. Ha annuito con la testa.
Io allora ho deciso di riprovare ad usare le mie capacità e mi sono appoggiata a una parete con le mani, iniziando a desiderare con il pensiero che si sgretolasse. Sotto i miei palmi hanno iniziato a comparire delle piccole crepe, ma il muro ha retto.
"Perché non riesco a modificare il sogno come voglio? Di solito ci riesco!" ho detto con una certa frustrazione, al che l'uomo mi ha risposto: "Sono io che non te lo lascio fare, devi sostare alle regole del sogno!"
Ma io non avevo alcuna intenzione di ascoltare, era il mio sogno, e se volevo potevo cambiarlo.
Ho insistito e finalmente quel dannato muro si è sgretolato, aprendo un grosso buco in cui io ed una P.O. che stava dalla dalla mia parte ci siamo infilate. Credevo di sbucare all'esterno, ma invece mi sono ritrovata in un'altra camera, molto più piccola. Mi sono girata in direzione del muro che avevo distrutto, vedendo che l'uomo lo stava ricostruendo, chiudendo dall'altra parte me e la P.O.
"Rimarrai qui finché non deciderai di seguire le regole del sogno!"
E con queste parole ci ha murate.
Ho provato di nuovo a rompere la parete, ma il sogno non mi obbediva più, ero intrappolata lì.
Ho quindi iniziato a guardarmi intorno: la stanza somigliava ad un bunker, c'era una piccola branda, delle cose vecchie accatastate in degli scatoloni in un angolo, poi c'era una tenda attaccata al soffitto, che fungeva da separet con il bagno, dalla parte opposta c'era la cucina, con una finestra che inizialmente mi sembrò reale, ma che poi notai che era solo disegnata.
La P.O. che era con me aveva iniziato a piangere, diceva che dovevamo uscire da lì, che dovevo trovare un modo per controllare il sogno.
Ci provai, tentai di materializzare me e lei in un altro posto, ma nel momento in cui lo feci iniziai a vedere tutto distorto e a sentire la testa pesante. Fu come svenire, avvertii di star cadendo sulla branda e poi chiusi gli occhi. Rimasi così per un po', nel buio totale, poi li riaprii.
Ero nello stesso punto in cui ero svenuta, nella stessa stanza. Inizialmente credetti che fosse reale, ma poi feci un test di realtà e ricordai tutto.
Allora ripensai alla finestra finta nella cucina. Potevo provare a renderla reale.
Andai in cucina ma mi resi conto che la finestra questa volta c'era davvero, ma era chiusa con assi di legno. Iniziai quindi a strapparle via, a toglierle per aprirmi un varco, ma sembrava che si ricomponessero sotto i miei occhi.
Alla fine sono svenuta di nuovo. Mi sono svegliata sulla brandina, sono tornata alla finestrella. Adesso c'era un lungo tunnel stretto, come quello di un condotto di areazione, io non volevo entrarci (soffro di claustrofobia) ma la ragazza magari l'avrebbe fatto. La raggiunsi ma mi resi conto che era svenuta, come me poco prima.
Allora capii che quegli svenimenti non erano casuali, era quell'uomo a provocarli ogni volta in cui diventavo troppo lucida o comunque cercavo di uscire. Era un po' come inception, e somigliava anche vagamente ad un racconto che avevo in mente di scrivere da un po'.
Ricordo di aver pensato "Fantastico, mi sono intrappolata da sola". Poi più niente, mi sono svegliata e non ricordo se sono riuscita ad uscire dal sogno in maniera lucida o mi sono lasciata andare cadendo in un sogno normale. Ho anche la leggera ansia di riaddormentarmi e trovarmi di nuovo nella stanza.