Ho deciso finalmente di aprire questo diario dopo che l’altro giorno sono riuscito ad avere uno dei primi sogni lucidi, seguito dal mio primo falso risveglio che purtroppo non sono riuscito a riconoscere.
Sono nella mia camera, noto che è giorno perché dalla finestra entra luce che illumina tutta la stanza. Guardo fuori dalla finestra e vedo che in giardino c’è parecchia gente, più o meno dieci persone. Sembrano operai, uno si sta anche arrampicando con la scala per salire sul tetto. Ad un certo punto mi chiedo se tutto questo possa essere reale o no. Comincio a chiedermi se sto sognando così decido di fare un test di realtà e mi guardo le mani. Cerco di contare le dita anche se non è facile perché mi tremano le mani ma mi sembra comunque di contarne sei. Ho ancora dei dubbi e decido di fare un altro test di realtà, quello del salto. Mi sposto verso il centro della stanza e salto ma torno normalmente giù. Anche se il test mi dice che sono sveglio, capisco comunque di essere in un sogno. Rimango fermo qualche secondo a guardarmi intorno: rimango stupito da come sembra tutto reale. L'emozione diventa sempre più forte, così per sicurezza mi sfrego le mani per stabilizzare il sogno. Ma ho le mani sudate e non riesco a sfregarle proprio bene e nel frattempo il sogno comincia a svanire. Continuo però a percepire il formicolio dello sfregamento sulle mani oniriche e cerco di concentrarmi su quella sensazione per non far svanire il sogno. Riesco a sentire il canarino che canta nell'altra stanza e percepisco sempre di più il mio corpo che dorme nel letto quindi penso di essermi svegliato ormai. Come scoprirò più tardi invece si trattava di un falso risveglio. Mi alzo dal letto e vado verso la cucina dove trovo un paio di persone che parlano con mia mamma. Capisco poi che si tratta di una famiglia che verrà a stare da me per un po’ perché vedo in una camera che sono stati sistemati un paio di letti. La cosa mi infastidisce un po’. In seguito mi sposto in sala dove mi metto a parlare e a giocare con la bambina di questa famiglia. Ha i capelli castani legati con un elastico e porta una maglietta bianca e i pantaloni di una tuta. Accanto alla porta compare anche la nonna di una mia amica, con un vestito nero e sembra dispiaciuta. Poi la bambina mi da un suo giocattolo, molto strano: sembra una specie di macchina per cucire di colore giallo con la lampadina incorporata. Il giocattolo mi scivola e cade a terra e la lampadina si frantuma in mille pezzi. La bambina mi pare dica qualcosa ma non riesco a capire cosa, forse è scocciata che le abbia rotto il giocattolo. Vedo che i pezzi della lampadina si sono sparsi per tutta la sala, così dico alla bambina di fare attenzione e di non muoversi finchè non torno con qualcosa per pulire. Vado in cucina dove c’è mia mamma che sta parlando con la famiglia della bambina. Guardo sotto il lavello in cerca di una scopetta per raccogliere i pezzi della lampadina. “Cosa cerchi?” mi chiede mia mamma. “Qualcosa per pulire” le rispondo. Finalmente trovo la scopetta. “Si è rotto qualcosa?” chiede ancora mia mamma. “No, no” mi affretto a dire. Non voglio che sappia del disastro della lampadina perché poi si sentirebbe in obbligo di pulire. Ma le domande si fanno insistenti non solo da parte sua ma anche dalla famiglia della piccola. Alla fine dico tutto ma la faccio passare come una cosa da niente. “Si, si è rotta la lampadina della bambina ma non è niente…” rispondo. A quel punto interviene la sorella maggiore della bambina, una ragazza che deve avere più o meno sui vent’anni. “Sarà tipo la sesta volta che la rompe” dice. Esco e torno in sala. Comincio a guardare con più attenzione la scopetta che ho in mano: mi sembra che sia diversa dal solito. La scopetta che ho tra le mani è di colore giallo, con le setole grigie, è sembra nuova. Però ho tutto il pavimento da pulire così lascio perdere. Comincio a pulire il tappeto ma sembra piuttosto complicato, le setole della scopetta infatti scivolano con difficoltà e sembra anche che il tappeto si sporchi ancora di più. La bambina intanto si è accomodata sul divano e mi guarda pulire. L’occhio mi cade sull’aspirapolvere appoggiato accanto alla porta del salotto. “Forse potrei usare l’aspirapolvere” penso. Così lo prendo e comincio a usarlo. Non riesco a capire se funziona però. L’aspirapolvere si attacca al tappeto come una ventosa ma sembra che non assorba lo sporco e i pezzi della lampadina. A questo punto il sogno comincia a svanire e mi sveglio per davvero.