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Raccolta di sogni privi della consapevolezza di sognare.
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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 08/04/2016, 22:25

Per gentile concessione di Dreyeam che ha "prestato" in parte il suo aspetto al ragazzo dai capelli biondi di cui non so il nome :lol:

Sogno normale del 5 aprile 2016

Al di là della legge

Sono nel parco di una città insieme ad alcuni amici e stiamo facendo un pic-nic seduti sull’erba vicino ad una siepe. Tutto attorno a noi ci sono centinaia di persone, molte famiglie, tutte che si stanno divertendo e quindi forse è un giorno di festa. Non c’è neanche un albero a farci ombra, ma il sole manda una luce un po’malata, come se fosse coperto da nuvole sottili che non lo impediscono completamente.
Io sono seduta fra due coppie di ragazzi. Alla mia destra c’è un ragazzo dai capelli un po’ lunghi sul biondo scuro, forse un po’ più piccolo di me d’età. Ho l’impressione di conoscerlo da una vita e di provare qualcosa per lui, ma è accompagnato dalla sua ragazza attuale con cui ha cominciato una storia da molto poco. Alla mia sinistra invece c’è una seconda coppia costituita da un ragazzo sconosciuto e la ex del ragazzo dai capelli lunghi biondi. Questa situazione strana mi preannuncia che ce ne saranno delle belle.
Bevo dal bicchiere che ho in mano e sento un leggero pizzicore al limone sulla lingua, sembra Bacardi ma non sento il retrogusto dell’alcool e quindi mi chiedo se me lo abbiano dato annacquato.
Offro l’ultimo sorso rimanente al ragazzo dai capelli biondi che lo prende volentieri mentre la sua ragazza mi guarda male.
L’ex ragazza, vedendo la scena, tira una frecciatina un po’ maliziosa al ragazzo, qualcosa che suona come “se me lo avessi chiesto prima ci saremmo potuti divertire ancora io e te”.
Il ragazzo mette giù il bicchiere con una faccia che sembra suggerire sia un po’ alticcio. Risponde alla sua ex con rabbia dicendo <<Mi prendi in giro? Io te l’ho chiesto infatti ma tu hai preferito metterti con quello. Adesso è tardi>> e indica il secondo ragazzo che si sta facendo i fatti suoi chiacchierando con il resto della nostra compagnia, ignaro di tutto.
La sua ex si offende e gli dice qualcosa di rimando che non sento o non ricordo. Il ragazzo dai capelli biondi, vestito con dei jeans corti fino al ginocchio ed una maglia di colore blu/verde un po’ scolorita e a mezze maniche, si alza quasi gridando che gliel’avrebbe fatta vedere, che le avrebbe dimostrato di cosa può essere capace e che nessuno può permettersi di prenderlo in giro.
Afferra allora una tanica rossa di benzina messa lì vicino a noi sul prato e ci annuncia l’intento di voler incendiare una scuola elementare.
La cosa sta degenerando e decido di intervenire perché credo di poter essere l’unica in grado di calmarlo. Lui parte di corsa con la tanica in mano, io lo inseguo. Corriamo parallelamente fra gli asciugamani, le famiglie, i pic-nic ed i bambini e lui sembra deciso a non fermarsi neanche dopo essersi accorto di me. Arriviamo di fronte ad un gazebo con un enorme barbecue rosso sopra cui si sta cuocendo qualcosa anche se vicino non c’è nessuno che sta cucinando. Il ragazzo allora apre e lancia la tanica di benzina prima che possa fermarlo e fargli cambiare idea. C’è una grande vampata di fiamme che incendia completamente il gazebo mentre il ragazzo sembra gioioso e completamente fuori di sé, contento del suo operato. Le persone attorno a noi gridano spaventate, ci osservano e so per certo che ora finirò nei guai tanto quanto lui come complice anche senza aver fatto nulla. Mi avvicino al ragazzo che afferro per un polso e lo convinco a correre via per filarcela. Lo trascino verso il limitare del prato e ci inoltriamo in un sentieretto un po’ nascosto e dissestato che ci porta in un angolo in cui alla nostra sinistra ci sono muri di mattoni diroccati e dei tombini fognari…forse una volta c’era un piccolo edificio ma ora è solo degrado ed è possibile vedere come le persone del parco usino questa zona come bagno pubblico date le erbacce ed i fazzoletti in
quantità industriale buttati a terra… Io voglio continuare per il sentiero e scappare verso la foresta ma il ragazzo dice di conoscere un’altra strada. Apre il tombino fognario che sta sul prato sotto la mia enorme perplessità. Quello che ci troviamo dentro sono solo stracci sporchi e una poltiglia marrone che lo riempie.
<<Una volta ci si poteva calare dentro>> sembra dispiaciuto.
Sentiamo rumori dietro le nostre spalle, ormai è tardi ci dobbiamo arrangiare. Lo afferro di nuovo e lo porto fra le poche porzioni di mura diroccate. Ci infiliamo in mezzo ad una fenditura fra due di questi per passare dall’altra parte in cui c’è di nuovo prato con una stradina che porta ad una specie di cavità naturale fra delle rocce che fa come da galleria. Andiamo lì dentro e sentiamo delle voci provenire dall’entrata opposta alla nostra. Decidiamo di nasconderci dietro delle rocce che sporgono e notiamo che c’è un uomo ben vestito, basso e un po’ robusto che tiene al guinzaglio tre cani di piccola taglia, fuma il sigaro e insulta un altro uomo dolorante sopra una barella spinta da tre persone. Arriviamo alla conclusione che sia un mafioso. Io ed il biondo cerchiamo di non farci vedere ma il mafioso ci nota e si avvicina. Il suo carlino ci abbaia contro mentre il volpino nero e il terzo cane che non identifico ci ignorano. Mi viene naturale accucciarmi e ringhiare mostrando i denti come un animale rabbioso ed il carlino allora sembra zittirsi dalla paura.
Il mafioso ci chiede che stiamo facendo qui e il mio amico gli spiega che stiamo fuggendo dalla polizia. Il mafioso sui sessanta sembra entusiasta e dice che ora sono risolti tutti i suoi problemi, che forse incontrando noi ha trovato la soluzione e che ci aiuterà volentieri a patto di lavorare per lui.
Accettiamo e qui c’è uno stacco.
Il sogno riprende che è passato qualche anno perché il ragazzo che è con me ora sembra più grande, forse sui trenta. Vestiamo con una specie di armatura imbottita a mo’ di forze speciali e so che siamo ricchi sfondati ma ad un prezzo: lavoriamo per il governo con un mafioso e su cose top secret ad altissimo rischio.
Il mafioso sta avanti ad una cartina dell’Europa in cui sono segnati dei punti con delle spille colorate e ogni spilla tiene appeso un foglio con su come una specie di voto che riguarda me e il mio amico sulle prestazioni del nostro lavoro concluso in passato. Con i voti sono in vantaggio perché il mio compagno tende sempre ad essere troppo impulsivo e anarchico. Il mafioso aggiunge un’ulteriore spilla dicendo che oggi andremo a recuperare un altro corpo fresco su cui lavorare.
Stacco di scena (o meglio non ricordo come ci arriviamo).
Riprende che siamo fuori da un edificio, nel giardino di un ospedale. Il mafioso ci accompagna e dice che stavolta sarà semplice, normalmente il soggetto viene prelevato con la forza e per questo siamo stati addestrati anche a combattere e ad uccidere come perfetti assassini. Appena arrivati, il mafioso parla con un gruppo di infermieri cinesi offrendo loro una lauta ricompensa se ci avessero portato una particolare persona. Il soggetto in questione è un chirurgo che lavora lì, che fa male il suo lavoro perché è entrato tramite conoscenze né gli interessa di fare danni a discapito dei suoi pazienti, non ha voglia di vivere ed ha un’insana attitudine a rendersi antipatico a tutti. Vediamo il gruppetto allontanarsi di corsa contento come non mai e tornare subito con la persona in questione, sempre cinese, e il mafioso consegna una bella torre di mazzette per ognuno di loro. Io ammanetto il nostro nuovo prigioniero mentre il ragazzo biondo annuncia al gruppetto di cinesi vestiti da medici e infermieri <<E stasera offriamo una festa per tutti!>>.
Sia io che il nostro datore di lavoro lo guardiamo male.
Stacco di scena che riprende poi dentro l’edificio iniziale in cui c’era la cartina dell’Europa. Nella zona più interna dell’edificio ci sono dei laboratori e noi siamo proprio dentro i laboratori.
Il soggetto è legato ad un tavolo di sala operatoria, addormentato, mentre io ed il mio amico andiamo da un tavolo all’altro fra provette, capsule e siringhe. Il mio amico gli inietta qualcosa e poi guarda sul monitor che controlla lo stato del paziente sperando in una risposta, ma questo rimane regolare nel suo bip. Tira un sospiro di stanchezza, si toglie il camice ed esce dalla stanza di laboratorio fatta tutta a vetri mentre il mafioso ci controlla dall’esterno. I due parlano ma non riesco a capire di cosa e li vedo allontanarsi.
Prendo una fiala da un frigorifero. E’ minuscola e di un verde fosforescente, il virus più letale mai prodotto, eppure io la tratto senza guanti come niente fosse. Spezzo la fiala e la collego ad un tubo che inietta il liquido direttamente sul paziente.
Ecco il nostro lavoro: facciamo test illegali delle sostanze vecchie e nuove più letali del mondo per conto del governo. Ufficialmente non esiste nulla di tutto questo.
Non appena inietto l’agente infetto nel corpo dell’uomo ancora vivo ma dormiente, i macchinari cominciano ad impazzire mandando bip da tutte le parti. Poi vedo scintille di corrente ovunque, il soggetto che cresce di muscolatura come una mutazione distruggendo il lettino e comincia a riprendere i sensi mentre noto che il suo volto si è completamente fuso con il macchinario che gliela copriva per monitorarlo. Ora ha una specie di lunga fibra ottica che parte dal casco di metallo che ha come volto e mi fissa. Questi sono guai grossi.
Esco di corsa dal laboratorio mentre il mostro si riprende del tutto. Blocco la porta del laboratorio con una chiave. Il vetro antisfondamento dovrebbe rallentarlo, ma appena percorro mezzo corridoio buio che dà su altre stanze da laboratorio, sento il vetro spezzarsi e il mostro dirigersi con furia verso di me. Varco una porta di metallo che è presente lì alla metà del corridoio e la chiudo barricandola con la traversa di metallo. Le unghie del mostro mutato la tranciano come burro e lo sento ruggire di rabbia.
Continuo a correre e trovo il mio amico che chiacchiera con il mafioso e un secondo scienziato dentro una stanza adibita ad ufficio. Spiego velocemente che cosa è successo. Il mafioso e l’altro scienziato vanno nel corridoio per cercare di vedere la creatura e sta quasi per andarci anche il ragazzo biondo quando lo blocco e con forza lo spingo verso il muro intimandogli di rimanere completamente fermo. Il mostro abbatte totalmente la porta di metallo che avevo chiuso, piombando nel corridoio. Scienziato e mafioso sono costretti a trovare un rifugio di fortuna dentro una stanza poco più avanti alla nostra ma senza porta. Intanto sondo di sfuggita la stanza in cui io e il mio amico siamo bloccati e mi accorgo che siamo chiusi in trappola, dobbiamo tornare indietro per poter uscire dall’edificio. Il mostro lentamente si avvicina e comincia a scrutare la stanza in cui dentro ci sono mafioso e scienziato. Senza entrare del tutto manda avanti il suo tubo di metallo in cui dentro passano le fibre ottiche che gli fanno da occhio.
Allora colgo l’opportunità e prendo l’unica decisione possibile: afferro il mio amico e lo trascino di corsa nel corridoio.
Il mostro sente il nostro movimento e ci nota ma prima che possa fare qualsiasi cosa gli do una spinta e lo faccio andare completamente dentro la stanza in cui scienziato e mafioso imprecano e si muovono per la paura, tradendo la loro presenza. Il mostro viene attratto da quei nuovi movimenti più vicini mentre io ed il mio amico scappiamo. Attraversiamo la porta di metallo abbattuta e tutti gli stretti corridoi che collegano i laboratori fino ad arrivare alla sala mappa.
Ci sono delle vetrate avanti a noi che portano nel parcheggio esterno o in alternativa delle scale che portano ad un piano superiore dove si svolgono i normali affari burocratici di governo.
Decido che è meglio uscire subito anche se so che ci spareranno contro perché non ci è possibile lasciare l’edificio senza permesso. Spacco la vetrata e ci precipitiamo sul parcheggio di carico/scarico merci e, come previsto, qualcuno dell’esercito ci spara con una mitragliatrice da una posizione strategica a diversi metri di altezza in modo da controllare l’entrata.
Ci ripariamo subito, ma il mio amico tenta un’azione azzardata per passare dal ripararci dietro un furgoncino parcheggiato lì ad un muretto. Viene ferito di striscio ad un occhio e rimane fermo come sotto shock. Ancora una volta vado a recuperarlo per salvargli le chiappe prima che gli sparino e sotto una pioggia di colpi si lascia guidare docilmente fin dietro il muretto che voleva raggiungere.
Ora non ci resta che correre abbastanza velocemente su per la collina sfuggendo alla mitragliatrice e sparire per un po’ dal mondo. Del mostro mutante ci penserà il governo, dopotutto è affar loro. Metto in atto il piano e riusciamo a raggiungere la cima senza essere colpiti. Scendiamo dall’altra parte del versante dove in fondo c’è la valle con un fiume bello largo che scorre placidamente. Dall’altra parte c’è un monte che dà sul mare ed io sono convinta sia il Conero. Guardo il ragazzo per valutare quanto sia grave la ferita che sanguina ancora, ma almeno lui sembra essersi ripreso dallo stato catatonico e si lamenta un po’ imprecando sottovoce.
<<Dobbiamo attraversare il fiume>> gli dico e scorrendo con lo sguardo alla ricerca di un punto di passaggio facile, trovo che poco più lontano da noi c’è un lembo di terreno che sembra attraversarlo come un ponte. Ci mettiamo in marcia con l’intenzione di vivere per qualche tempo nel bosco dove saremo al sicuro da polizia o militari e qui il sogno termina.
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
Di cenere macchiata e del dono portatore
chiedendomi cosa cotal creatura fosse
<<parla inquieto spirito
di qual sorte t’ha vinto,
e rivela la mia
per cui possa gioire
o versar pianto>> "


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