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Raccolta di sogni privi della consapevolezza di sognare.
Condividi nel tuo diario i sogni più belli e particolari per trasmettere ai lettori le stesse emozioni che hai vissuto.

pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 03/10/2012, 23:03

sogno 1/2 ottobre 2012

Chiese, simbolismi e labirinti

Questo devo assolutamente appuntarmelo e dato che non ho dove scriverlo al momento lo annoterò qui anche perchè è un caso di controllo da non lucida che magari potrebbe interessare in qualche modo...

Sono fuori, in un giardino immenso all'italiana, facente parte di un complesso architettonico, con altre due persone: un adulto maschio ed un'altra figura che mi sembra una ragazza poco più grande di me. Mi metto a parlare con loro. Lui è un professore: occhialetti da vista, giacca grigio scuro e camicia bianca, sulla quarantina, capelli corti castano chiaro. L'altra figura invece non la ricordo. Dobbiamo andare in una chiesa per investigare su dei fatti strani. Massoneria? Templari? non ne ho idea. Passeggiamo per questo giardino e non so perchè durante il tragitto esce fuori l'argomento musica. Allora il professorino mi dice <<Io adoro "Era" di...(nome del cantante che non ricordo)>>. il sogno cambia scena e mi vedo partire musica e video di questo pezzo con il cantante di colore che è protagonista. La storia del video me la vedo tutta come fosse un brevissimo film anche se non ricordo molto: c'è una ragazza bionda in prigione che viene rilasciata per qualcosa grazie al cantante. C'è tutta una storia amorosa fra il cantante, la fidanzata del cantante e questa donna bionda che alla fine uccide la fidanzata per un delitto passionale in un porto (e il tutto avanti a lui) e il video si conclude con lei che finisce di nuovo in cella. Io allora dico <<Non amo molto questo genere di musica ma di....(nome dal significato italiano che non ricordo perché il cantante di colore in questione è italiano)...ascolto volentieri "piacerò">>. Stavolta parte solo un pezzettino del brano e del video che si conclude solo dopo pochi secondi dove c'è il cantante vestito in giacca, pantaloni e cilindro bianchi con camicia nera sotto che fa una coreografia di passi. Arriviamo alla chiesa che dobbiamo visitare. Sembra che chiunque si addentri al suo interno si perda nel suo labirinto o venga ucciso per via di una maledizione o qualcosa del genere. Per questo dobbiamo indagare noi, ci hanno chiamati appositamente a svelare il mistero. Il professore attacca allora una spiegazione prima di varcare la soglia <<Questa chiesa è stata costruita poco avanti alla chiesa di San Gereone. Vedete la cupola? quella di San Gereone è una cupola normalissima ma guardate quella di quest'altra chiesa, vedete che c'è un gigantesco cono deformato in pietra, rovesciato sul tetto con quell'asta che spunta fuori? Sembra che sia l'asta a generarlo. Ha un simbolismo particolare (non ricordo quale) e la pianta della chiesa vedete? è stata costruita per dare la forma di una testa di toro al centro simbolo di...(altro buco di memoria)>> (qui parte un flash dove vedo la pianta di Santa Sofia di Benevento solo un po' più allungata su uno sfondo completamente bianco quasi fosse un foglio e con tutti i tracciati della sua costruzione che si intersecano in mezzo tanto da far apparire al centro una testa di toro). Finite le spiegazioni decidiamo di entrare.Varchiamo un portone enorme e al primo impatto l'interno sembra quello della mia università con il piccolo chiostro, i loggiati, le vetrate. Sulle vetrate però c'è una cosa strana. Sono stati messi dei piccoli vetri più spessi sopra, ad altezza di sguardo umano, di forma quadrata di circa cm 50x50 tutti in fila. Saranno stati una decina in tutto. Lì veniva raffigurata in sequenza, tramite il vetro lavorato, la scena di alcune persone che fuggivano da un esercito, verso una torre. Entrano nella torre e comincia a vedersi del fumo. Quando questo gruppo di persone (presumo contadini perché non armati o bo? fedeli? si trattava di una persecuzione? chissà) riescono a rifugiarsi nella torre, si vede l'esercito di uomini che vengono raffigurati ai piedi del bastione. Con il susseguirsi delle scene il fumo aumenta ed alla fine le persone in cima alla torre vengono raffigurati cadere, con la torre in fiamme (anche qui non so se buttati dall'esercito che è entrato o solo per il bastione che va a fuoco. Fra morire bruciati e morire di caduta da metri e metri d'altezza forse è preferibile la seconda effettivamente). Questa scena mi mette un po' i brividi e mi riporta con la memoria alla carta della torre in cartomanzia anche perché le raffigurazioni sembrano avere un tratto antico, medievale, anche se fatte sul vetro spesso. Guardando poi verso il soffitto delle loggette voltate a crociera, osservo che sul vetro che separa l'interno e l'esterno del piccolo porticato, e in cui è attaccata l'ultima scena vitrea della torre, c'è un simbolo. Il simbolo è un cerchio con un occhio in mezzo e 4 striature esterne alla circonferenza, una perfettamente verticale e una perfettamente orizzontale, a formare i 90°. Le striature sono uncinate e girano in senso orario ed io penso "no, assomiglia ad una svastica" e la cosa non mi piace (ritorna l'argomento nazismo qui...chissà perché mi tormenta così tanto). Appena lo penso il simbolo cambia: rimane l'occhio, rimane il cerchio, rimangono le aste uncinate ma cambia il verso dell'asta in alto uncinata che da senso orario passa ad antiorario. Io, il professore e l'altro personaggio onirico andiamo in giro per questa chiesa che ha decine e decine di piani, con scale, porte e corridoi quasi un labirinto. Stacco del sogno. Ci ritroviamo in uno degli ultimi piani. Dobbiamo uscire ma non riusciamo a trovare la strada del ritorno. Vedo il professore e la ragazza che varcano una porta alla fine di un corridoio. Li seguo perchè se li perdo di vista è la fine. Ci ritroviamo in un ambiente dove al posto del pavimento c'è erba anche se siamo al chiuso. Il soffitto è altissimo, è quasi un immenso salone. Alla nostra sinistra abbiamo il muro esterno di questa chiesa stregata, con tutte finestre da cui posso vedere fuori che il cielo è sereno e con un sole pomeridiano fortissimo. Si osserva anche il giardino di prima dall'alto. Il professore e la ragazza proseguono avanti ma alla loro destra ad un certo punto c'è una specie di grande cassone alto un paio di metri o tre in cui sopra sta un leopardo, bellissimo. Il leopardo sta mangiando ma vedendoli, lascia la sua preda per arrivare a loro ed a me che ormai sono a pochi metri di distanza. Il leopardo ringhia e ruggisce. Mi porto un braccio alla gola e tento di piazzarmi, aggirandolo, fra lui ed i miei due compagni di ventura. Allunga una zampa artigliata verso di me ma non vuole veramente raggiungermi. E' affamato ma lo osservo dritto negli occhi pensando che andrà tutto bene. Sento di avere un legame particolare con i felini e perciò non mi farà del male. Il leopardo sembra capire e arretra dandoci infine le spalle. Bene, questa è andata. Facendo qualche passo all'indietro per tentare di non dare ancora le spalle all'animale, non sentendomi ancora in situazione tranquilla, cado fra l'erba. Faccio qualche movimento all'indietro, lentamente per allontanarmi e penso che fra l'erba potrebbe esserci un serpente. Voltandomi ne vedo uno con la coda dell'occhio strisciarmi alle spalle e scivolare via fra le piante, senza darmi fastidio. Intanto il professore e la ragazza sono andati avanti. Questi animali sono stati messi qui per uccidere e far assalire la gente. E' pur sempre lo scopo della chiesa uccidere e far perdere la via. Mi alzo da terra e cerco di raggiungere il professore e la ragazza ma alla mia sinistra, poco avanti, noto un laghetto e lì vicino un ippopotamo. <<No gli ippopotami caricano. Un solo morso con le sue mascelle potrebbe uccidermi>> dico. L'ippopotamo si volta verso di me e diviene aggressivo. Cerca di mordermi ma non è veloce, riesco ad aggirarlo e fuggire via. I due p.o. miei compagni sono scomparsi. Non li vedo più. Ora sono nei guai. Apro una porta, la varco e me la richiudo alle spalle fuggendo da quegli animali selvatici. Lì mi ritrovo in una stanzina rossa, tre porte sui due lati visto che nel lato del muro a sinistra ci sono le finestre che danno fuori. Se sbaglio porta posso perdermi nel labirinto e non uscirne più. E adesso? Allora decido di fare una cosa molto umana: apro la finestra che da all'esterno e guardo fuori, in alto, cercando di vedere dov'è la cupola della chiesa per orientarmi. La vedo verso la mia destra e quindi l'unica porta da scegliere è quella esattamente opposta alla porta da cui sono entrata nello stanzino. Così torno dentro, la apro e la varco. Mi ritrovo all'ultimo piano della chiesa, nell'immenso salone centrale e a pochi metri dalla cupola che irraggia luce, creando un effetto diafano sulla pietra grigio scuro tutta lavorata. C'è una balaustra che da la vista verso sotto. Mi sporgo e vedo tutto dei piani più bassi, del pavimento a terra, tutte le scalinate che collegano piani su piani dove altri personaggi onirici si aggirano come fossero normali turisti. E di sotto al piano terra, a metri e metri di distanza, ci sono i due personaggi onirici che mi stanno aspettando. Ormai ho trovato l'uscita, ormai sono salva.
Qui finisce il sogno

Non l'ho appuntato per far polemiche, innalzare polveroni o dare spunti per litigi. L'ho fatto solo in quanto mi sembrava degno di nota quindi siccome so che l'argomento può essere delicato vista la presenza di simbolismi e robe varie, se volete leggerlo ok ma non commentatelo. Se volete commentarlo se ne parla tranquillamente in chat o mi mandate messaggi privati. Grazie : Thumbup :
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
Di cenere macchiata e del dono portatore
chiedendomi cosa cotal creatura fosse
<<parla inquieto spirito
di qual sorte t’ha vinto,
e rivela la mia
per cui possa gioire
o versar pianto>> "


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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 22/12/2012, 0:30

un paio di settimanelle fa (forse più) ho fatto un sogno strano che mi ha ricordato un po' la storia della predizione biblica della vacca magra e la vacca grassa.

I tre criceti

Sono in un ambiente esterno insieme ad un mio amico di università, gentilissimo e dal cuore d'oro, che da un po' ha cominciato a suscitarmi un possibile interesse. E' un pomeriggio un po' nuvoloso. Su una strada di vecchia cittadella medievale, fatta di pietra, vi sono delle bancarelle messe in fila, disposte avanti a noi. I tendoni sono a strisce bianche e rosse. Una in particolare mi attrae. Sembra non vendere niente, c'è solo una scatola sopra il suo bancone. Io ed il mio amico G. ci avviciniamo. Il venditore è un uomo sulla sessantina, capelli bianchi un po' arruffati, e mi dice <<Tieni, compra i miei criceti o dovrò ucciderli>> ed effettivamente dentro quella scatola vi sono tre criceti: uno magrissimo coricato e malato, uno normale, ed uno molto paffuto. <<No dai, non li può uccidere. Quanto vengono?>> gli chiedo. G. mi risponde <<Non vorrai comprarli solo per salvagli la vita!>>. Lo guardo e sorrido come a dirgli "certo, che ti aspettavi?", anche lui sorride di rimando. Chiedo al venditore quanto costano. <<Un euro per tutti e tre>>. Così mi frugo in tasca di un paio dei miei soliti pantaloni quotidiani che fra tutti riconosco molto bene per le tasche molto fonde. Trovo una monetina. Guarda caso proprio un euro. La porgo al negoziante che mi da i criceti. Al mio amico dico <<Tu prendi quello magro e quello grasso, io terrò quello normale>>. Lui mi risponde di rimando <<No, li hai pagati tu. Prendi tu quello magro e quello grasso mentre io terrò quello normale>>. Così lui prende dalla scatola il criceto centrale. Io afferro quello grasso per primo con la sinistra (strano visto che non sono mancina), mettendomelo nella mano destra. Poi afferro quello magro per metterlo vicino a quello grasso ma a mezz'aria lascia dell'urina che va a bagnare tutto il criceto grasso e un po' della mia mano. Così prendo un fazzoletto per asciugare il criceto grasso e non c'è neanche bisogno che lo strofini perché appena porgo il fazzoletto di carta verso il criceto, quello comincia a strusciarsi per pulirsi il muso e la testa. Noto che il criceto grasso è divenuto con la testa bianca come se fosse sporco di farina o di fanghiglia che gli inzacchera il pelo. Qui il sogno finisce

Mi sono svegliata subito proprio con il paragone vacca grassa-vacca magra in mente. Chissà che non sia qualcosa che voglia avvertirmi dei periodi difficili che dovranno venire.
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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda DayDreamer » 25/12/2012, 13:19

Mi sono svegliata subito proprio con il paragone vacca grassa-vacca magra in mente. Chissà che non sia qualcosa che voglia avvertirmi dei periodi difficili che dovranno venire.
E' possibile, riformulo però la tua frase in: "Chissà che non sia qualcosa che voglia avvertirmi che mi aspetto dei periodi difficili che dovranno venire"

L'inconscio potrebbe aver colto indizi di difficoltà che sono ancora fuor di coscienza, oppure potresti provocarti delle difficoltà da sola per vari motivi o per attese autoavverantisi... non lo sapremo mai per certo, l'unica è: occhi aperti! :shock: : Chessygrin :

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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 04/10/2013, 17:43

Annoto questo che è stato particolare e al risveglio mi ha lasciato una sensazione strana.

il testo del muro, i pentiti e la Primavera

Il sogno comincia che sono in una situazione piuttosto comune.
E’ sera e sono con degli amici, due ragazze ed un ragazzo, a prendere un gelato in un bar. Prendiamo i gelati (io ordino tipo sette gusti di gelato e me lo mettono su un piatto di plastica) e poi andiamo nei tavolini di fuori. Mangiamo e chiacchieriamo normalmente, quando alla fine il ragazzo ed una delle mie due amiche (che nella realtà lei è solo una che conosco di vista) cominciano ad avviarsi lontano da lì. Mi viene il dubbio se non se ne stiano andando via, io sarei dovuta tornare a casa con la ragazza. Mi alzo dal tavolo lasciando lì la borsa assieme alle altre mie due amiche e li raggiungo.
<<Che fate? Andate via?>> chiedo. Mi rispondono di sì. <<Aspettatemi, dovete accompagnarmi a casa no?>> rispondo.
Si vede che sono leggermente imbarazzati, speravano di stare per conto loro senza un terzo incomodo.
<<Beh, veramente io non ho la macchina stasera. Mi accompagna lui>> mi dice la ragazza.
<<Ah, va bene fa niente. Troverò un altro modo per tornare assieme alle altre>> rispondo un po’ delusa. Do loro la buona notte e ritorno ai tavolini del bar per finire il mio gelato.
Ricomincio a chiacchierare con le altre due, sedendomi, quando all’improvviso non sentiamo un urlo. Tutte le persone presenti nei tavolini fuori del bar si alzano, allarmati, per andare a vedere cosa sta succedendo, noi comprese. L’urlo viene dal fianco del bar alla nostra sinistra. Ci dirigiamo tutti là e vi troviamo un quartiere di palazzine a cui il bar è attaccato. Al pianterreno c’è una finestra in cui c’è una ragazzina sui quattordici anni, di colore, che batte il pugno sul vetro spaventata e che grida aiuto. Riesco ad aprire la porta lì di fianco che era bloccata, per farla uscire.
Lei si riversa subito fuori.
<<Che è successo? Qualcuno ti ha fatto del male?>> le chiedo.
<<La scritta, è comparsa la scritta!>> mi dice. Vado dentro e trovo un testo scritto sul muro, in corsivo. Nella parte sopra è delimitato da un disegno di foglie che lo contornano mentre sotto, alla fine, riconosco il geroglifico dell’occhio egizio e poi vi sono altri simboli come un quadrato ruotato di 90° in modo che i due angoli opposti guardino uno verso il cielo e uno verso terra e i due lati superiori del quadrato sono prolungati a formare una sorta di V
So che questa scritta sta apparendo a molte persone di recente. Inizialmente compariva solo alle donne ed i casi erano rari, ma da un po’ il fenomeno si stava allargando. Ricordo di aver provato a leggere il testo della scritta. Parlava del ritorno di qualcuno o di qualcosa, una sorta di avvertimento o di maledizione forse. Assieme a me, nella stanza, era entrata anche una delle mie compagne.
Quando usciamo dall’ambiente che sembrava una piccola stanza di un dormitorio, dato che vi erano dei letti a castello, succede il finimondo: le persone cominciano a scappare, il mio punto di vista cambia e divento esterna al sogno e vedo tutto dall’alto.
E’ diventato giorno ed il mio sguardo, che è in un punto indefinito del cielo, spazia su una campagna coltivata e poco sotto di me vi è un boschetto. Nel boschetto vedo bambini che piangono, messi a quattro zampe con dei rami attaccati in testa quasi a simulare delle corna di cervo, mentre un adulto, sempre con questi rami in testa, li frusta per costringerli a camminare a quattro zampe e comportarsi appunto da cervi; altri adulti pregano, altri trainano carretti sempre a quattro zampe ad imitare animali e fra loro vi sono anche animali veri come dei cavalli…una cosa delirante, come se stessero facendo un rituale di pentimento o redenzione per qualcosa. Credo sia collegato al dio della foresta che spesso viene raffigurato appunto come un cervo.
Tutto diventa e si trasforma in un circolo temporale. Nel cielo, nonostante il sole, c’è ancora la luna visibile ed il tempo comincia ad andare avanti velocemente e poi riavviarsi in maniera normale, poi tornare indietro velocemente e riavviarsi di nuovo con tutte le azioni delle persone che si ripetono sotto di me, uguali a sé stesse. Sembra quasi che qualcuno sia in possesso di un telecomando per mandare avanti e indietro un film, velocizzando tutta la scena o farla tornare allo scorrimento normale. L’unica cosa è che quello non è un film, io sono lì dentro e lo sento reale. E’ inquietante.
Qualcosa mi dice che una delle mie compagne è stata catturata da qualcuno che è stato evocato tramite quel testo comparso sul muro. Così torno ad avere un punto di vista in prima persona, naturale e mi ritrovo dentro uno stanzone con la mia amica, ed altre persone, legate e sorvegliate.
Riesco a liberare la mia amica senza farmi vedere, almeno finché una donna dai capelli biondo platino che arrivano a caschetto fin poco sopra le sue spalle e sulla quarantina, dice
<<prova pure a farla scappare di nuovo, avanti, riportala pure nella solita cantina; vi riprenderò>>. Sorride malignamente e sento che non è umana, ha dei poteri ed è la cattiva di turno.
Però sorrido anch’io. Non ho un ricordo del precedente tentativo di liberare la mia amica portandola nella cantina in cui dice, ma so perfettamente dove andremo ora e che sorprenderà la donna bionda lì. Afferro la mia amica e ci teletrasporto nel bar in cui eravamo la sera precedente. Qui c’è un continuo scambio di ruoli nel senso che da salvatrice divento la salvata. Infatti la mia amica ora ha una fisionomia diversa: è bionda, dai capelli lunghi, gli occhi azzurri, la pelle chiarissima e sembra che sappia cosa fare per portarmi in salvo.
Andiamo verso sinistra dove c’è un muro di circa un metro d’altezza che delimita tutt’attorno lo spazio chiuso del baretto nella sua parte esterna. Siamo in uno dei lati corti della piccola area rettangolare. La situazione che si presenta è questa: vi sono delle basse scalette proprio accanto al muro dell’edificio, che portano sulla strada sottostante; alla destra delle scalette comincia il muretto che deve delimitare l’area e che ha un grosso buco vicino all’angolo con cui si accorda con il lato più lungo del perimetro murato. Il buco nel muro sarà alto forse una cinquantina di centimetri e largo altrettanto e si trova ai suoi piedi.
La ragazza bionda che è con me si dirige subito verso le scale.
<<Dobbiamo scappare>> mi dice, ma sembra indecisa; non vuole attraversare dalle scale, come se vi fosse una barriera. Si arrampica sopra un muretto di dieci centimetri che fa da perimetro alle scale. Comincia a scendere qualche gradino da lì ma dopo un po’ ci ripensa e torna indietro.
<<Non possiamo rischiare attraversando da qui, ci percepirebbero. Dobbiamo trovare un altro passaggio>> mi spiega.
<<Il buco sotto il muro?>> chiedo. Ci dirigiamo lì e mi abbasso strisciando dentro il buco. Mi sento incastrata e mi spingo a fatica avanti, lo spazio è stretto, ma devo fare in fretta perché dietro di me ci sono già persone che ci cercano e stanno per raggiungerci. Esco dall’altra parte, in un prato, e attendo mentre anche l’altra ragazza non compare fuori.
<<Tieniti abbassata ed in silenzio; non dobbiamo farci scoprire>> mi avverte. Con un cenno del capo la assecondo. Arrivano in lontananza dei personaggi strani: un uomo dalla testa di volpe con un cilindro in testa ed un completo grigio scuro di giacca e cravatta, accompagnato da un uomo dalla testa di lepre. Ai loro piedi vi sono due cani grossi e pelosi come un chow chow ma dal muso che sembrano volpini, uno è bianco e uno è nero.
Lì di fianco a me la ragazza mi sussurra <<Fai come me>>.
Prende un pugno di terra ed erba dicendo a bassa voce <<Terra e tuono!>> e tirandosela addosso.
La copio e, quasi in contemporanea, la volpe e la lepre si accucciano a terra per prendere ognuno un pugno di terra e se la tirano addosso dicendo <<Terra e tuono! Terra e tuono!>>.
<<In questo modo non ci troveranno. Non sanno che conosciamo questo trucco anche noi. Stanno aumentando la loro percezione ma usando il loro stesso incantesimo è come se avessimo coperto le nostre tracce>> mi sussurra.
<<Signora, qui non ci sono>> l’uomo volpe si rivolge alla donna bionda che ci vuole catturare e che nel frattempo li ha raggiunti.
<<Trovatele!>> sembra irritata e tutti e tre, poi cani compresi, si allontanano da noi.
<<Bene, se ne sono andati>> la mia amica alza un po’ la testa dall’erba alta per osservare meglio la scena. Cerca con un braccio fra l’erba e tira fuori una confezione rosa con dentro una barbie imballata; so che quella barbie rappresenta la donna bionda che ci sta cercando, è lei. Me la passa ed io, ben sapendo cosa fare, la afferro e, premendo e tirando all’altezza del collo, le stacco la testa. La donna bionda è morta, ma non so se sia finita qui. Cominciamo a strisciare via, lontane da quel luogo.
Qui poi la scena cambia e mi vedo in terza persona, su una bicicletta che pedalo dietro alla ragazza che è con me. La ragazza ha un lupo enorme e amichevole che le corre affianco. Lei, con la mano destra staccata dal manubrio e puntata sul lupo, lo riempie di fiori sulla schiena, senza mai fermarsi e continuando a pedalare. Non so perché ma lì per lì associo quella ragazza alla personificazione della primavera. Il sogno qui termina.
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 24/10/2013, 0:28

23 ottobre 2013

duelli e inseguimenti

Questo sogno mi è rimasto particolarmente impresso perché la storia mi ha entusiasmata

Il sogno è ambientato in un mescolamento di tempi diversi, da abiti ed armi del 1700 a palazzine e ingranaggi dell’era industriale e moderna e particolari di mescolanze di altri tempi.
Tutto comincia che so di essere di casato nobile ed ho una sorella di più o meno la mia stessa età.
Lei ha capelli abbastanza lunghi, leggermente mossi e di colore castano chiaro, la carnagione chiara ed indossa un abito bianco e rosato. Nel complesso è una bella ragazza, non altissima ma armoniosa.
Siamo in visita assieme ai nostri genitori, in particolare ricordo nostro padre anche se l’aspetto mi sfugge, da una famiglia di rango superiore al nostro ma dalla fama sinistra.
Ricordo benissimo il loro cognome: i Torchwood (dato che la parola mi era famigliare ho appreso, dopo qualche ricerca, che si tratta anche di un telefilm che danno su rai 4 e dato che bazzico spesso per quel canale nelle poche volte che accendo la televisione, immagino che il mio inconscio l’abbia assimilato). Ricordo addirittura i colori del casato che li contraddistingue ma non lo stemma, tutto giocava sul rosso e sul nero.
Tornando alla descrizione della famiglia che ci ospita, posso dire che hanno due figli, un fratello e una sorella, sempre della mia stessa età.
Le voci che corrono su questa famiglia so essere terribili. A quanto pare hanno la fama di famiglia sanguinaria e tetra anche se non vi sono mai state prove sufficienti ad inchiodarli, anche perché la loro posizione sociale offre loro una certa protezione.
Mentre i nostri genitori ed i signori di questa famiglia parlano nel salone al piano terra, io e mia sorella andiamo in giardino.
Lì intravediamo i loro due figli che non si presentano. La ragazza è abbastanza alta, capelli color castano rossicci, un volto innocente ed uno sguardo che invece proprio tradisce la sua perfidia, il fratello è moro e non sembra da meno, ma in compenso riesco ad individuare al loro seguito un ragazzo dai capelli lunghi tirati indietro con un codino e vestito un po’ alla Robespierre, che si avvicina a me dandomi la mano e presentandosi. Anche lui sembra più o meno della mia stessa età.
Non ricordo perfettamente la conversazione ma sembra che sia un fidato amico di famiglia dei due fratelli ed avere una certa cultura come una specie di dottore-chimico. Ha un certo fascino ed è l’unica cosa interessante che questa visita sembra dovermi riserbare.
Mentre parlo con questo soggetto, però, sento improvvisamente che qualcuno combatte con un fragore di spade. Abbandono perciò la conversazione e poco più in là trovo mia sorella ed il ragazzo della famiglia nobile che si stanno affrontando a colpi di sciabola, spade molto fine. Lo vedo ferire mia sorella al fianco sinistro e strapparle la veste fino ad arrivare alla carne e so che mia sorella non ingaggerebbe mai per prima un duello se questo non fosse strettamente necessario. Io e lei siamo state addestrate a questi tipi di situazioni da un nostro maestro privato, tanto da avere poi fama di buone duellanti, anche se i figli della famiglia a cui facciamo visita sembrano che siano proprio una leggenda come combattenti, tanto per crudeltà quanto per bravura.
Così afferro senza pensarci la mia sciabola al fianco (come se niente fosse proprio ma non mi pongo il problema se prima l’avessi o meno) e comincio a duellare dando man forte a mia sorella.
Il problema è che la mia sciabola non è stabile, non è dura ma si piega in maniera flessibile tanto che più che come spada vera e propria devo usarla quasi come frusta. Sembra che non sia un’arma per trafiggere quanto invece un arma per tagliare ferendo più superficialmente. Mentre il ragazzo fa un’azione offensiva verso di me, mi paro con la mano sinistra agli occhi e sento ferirmi sul palmo della mano.
Mia sorella mi prende per mano e dice <<finché saremo insieme niente potrà farci del male>>.
Alla fine il ragazzo, vestito con vesti di corte rosse e nere e malmesso per le ferite, deve arrendersi alla nostra superiorità numerica ed alla nostra preparazione ai duelli, dandosi alla fuga verso un edificio che sembra in realtà un edificio moderno di cemento, squadrato e grigio topo. Non vi sono porte per entrare, vi sono direttamente delle aperture e dentro c’è una scrivania lunga e bianca, modernissima con computer e telefoni, in cui lavorano dei…non saprei come definirli… segretari della famiglia? Impiegati? I loro vestiti sono moderni ed hanno delle funzioni moderne come se fossero manager.
Dico a mia sorella di rimanere qui mentre richiamo i nostri genitori ed i genitori del ragazzo che ci ha attaccate, cercando di portarli sul luogo in cui il ragazzo si è rifugiato.
Prima che arrivino i nostri rispettivi famigliari e tutti i restanti ospiti della famiglia sanguinaria, ritorno da sola all’edificio con mia sorella che aspetta ancora fuori, badando bene che nessuno entra o esca.
Entro di nuovo e parlo con un paio di uomini nell’edificio ponendo domande come <<ha visto il signorino Torchwood venire qui ora?>> o <<da quanto il signorino Torchwood è rientrato qui?>> per assicurarmi che le loro risposte siano poi coerenti con i fatti e potessero aiutarci ad inchiodare il malfattore senza tentare di falsificare la loro testimonianza. Arrivano tutti gli adulti e gli ospiti e spiego un po’ cos’è avvenuto.
La matrona della famiglia richiama severa il figlio, che esce da una porta sul lato sinistro della stanza ed ha una bandana nera sulla fronte quasi a simulare che fosse stato fino adesso ad allenarsi lì dentro a tirare di sciabola nei suoi allenamenti giornalieri. Ora riesco a vederne bene il volto: ha sopracciglia folte e nere molto acute che gli danno un aspetto un po’ tetro e cattivo, capelli neri e corti, un pizzetto nero appena accennato e gli occhi chiari.
La matrona della famiglia che ci ospita mi chiede quali prove abbiamo contro suo figlio. Le faccio presente della testimonianza degli uomini/segretari che sono all’interno di questa stanza e poi le mostro il palmo ferito, infine faccio un cenno a mia sorella. Mia sorella si alza il vestito, rimanendo in sottoveste fino a scoprire il fianco ferito e facendo scaturire un’esclamazione di imbarazzo e sconcerto fra gli ospiti perché l’atto di spogliarsi in quel modo di fronte a tale folla è considerato comunque scandaloso di questi tempi. In particolare poi apprendo che uno di quei segretari sembra si sia fatto assumere per aspettare il momento buono e vendicarsi proprio del ragazzo della famiglia che aveva ucciso suo fratello o simile, solo per puro divertimento.
<<E’ un assassino! Assassino!>> grido mentre impugno la mia sciabola che come al solito ondeggia e si flette.
<<Sorella, aiutami!>> esclama lui, ma sento solo una risata che lo canzona. Qualcosa mi dice che la sorella non alzerà un dito per aiutarlo perché è l’occasione che aspettava per liberarsi di lui ed impadronirsi di tutta l’eredità e di tutto il potere che i genitori lasceranno loro e che lei non ha la minima intenzione di dividere.
Il ragazzo estrae la sua arma e ricominciamo a duellare. Sento mio padre dire qualcosa come
<<Oh no, ha una spada leggera 30. Non ce la farà mai a vincere con quella>>.
Ferisco ripetutamente il ragazzo, anche se in maniera superficiale per quanto la mia arma consente, e stavolta stando ben lontana dalla portata dei suoi colpi. Alla fine se la batte di nuovo in ritirata, trascinato via anche dal suo personale maestro di combattimento che tenta di salvarlo perché comunque lo ha cresciuto da sempre e gli si è affezionato.
Il giovane Torchwood viene preso e tirato via da me con alcuni uomini che tentano di allontanarmi. Vedo che passano per un’altra uscita secondaria dell’edificio. Lo infilano dentro una specie di piccola carrozza bianca e grigia con tettino, che potrebbe essere benissimo paragonata alla semplice parte del passeggero in un sidecar con la sola differenza di essere trainato da uno o due cavalli, e lo fanno fuggire assieme ad un gruppo di suoi fedelissimi, una decina in tutto, fra cui tra l’altro il ragazzo chimico che avevo conosciuto poco fa. Poco prima che il ragazzo Torchwood scompaia dentro il piccolo mezzo, lo vedo abbigliato in maniera diversa, come un gangster anni 30’ con un completo grigio a pantaloni gessati, cravattino e cappello compresi.
Mi precipito fuori appena il gruppo dei colpevoli parte. All’esterno, già in posizione proprio avanti l’edificio da cui siamo entrati, ci sono i cavalli pronti di una pattuglia di quella che dovrebbe essere una specie di polizia o di reggimento a tutela della legge, una ventina in tutto probabilmente, e che hanno la missione di trovare e carcerare il ragazzo Torchwood assieme alla sua banda.
In mezzo al battaglione messo in fila per due e con mantelli blu elettrico ed elmi dal pennacchio rosso che li contraddistinguono, c’è una carrozza trainata da cavalli. Corro dirigendomi sopra uno di quelli, nero, e subito tutto si mette in moto. Stacco il cavallo dalla struttura della carrozza dietro per poter essere più veloce e libera e mi metto in testa al battaglione, all’inseguimento del ragazzo.
L’intero inseguimento si estende per la città che ha il carattere di un borgo medievale mescolato ad edifici e palazzine più moderne. Divido il battaglione ai miei comandi in due gruppi per tentare di accerchiare i fedelissimi e la carrozza del ragazzo che stanno fuggendo.
Sento proprio la sensazione di cavalcare l’animale, sono senza sella perciò devo arrangiarmi a guidarlo con l’ausilio delle ginocchia. Sento gli sforzi dell’animale che si muove e si agita con e sotto di me, facendo forza sui suoi muscoli guizzanti come una macchina perfetta e viva. La sensazione è così reale che non distinguo sogno e realtà, tutto è perfettamente normale. Persino il suo respirare affannoso nel lanciarlo in corsa.
Dopo varie svolte per i vicoli, perdo di vista non solo chi sto inseguendo, ma anche la mia pattuglia. Mi fermo e sento rumore di cavalli alla mia destra ed in fondo al vicolo, nella strada parallela alla mia, vedo passare il gruppo di fuggiaschi. Voltandomi indietro vedo che una parte della mia pattuglia si sta ricomponendo piano alle mie spalle, trottando alla ricerca degli uomini. Faccio loro un segno ed indicandogli la direzione giusta dove proseguire, verso di me, poi ritorno a galoppare per non perdere di nuovo gli inseguiti.
Purtroppo però mi ritrovo ancora una volta sola e senza sapere dove andare. La prima cosa che mi viene in mente è fidarmi del mio cavallo. Gli animali hanno sensi più acuti di noi e sanno vedere cose anche dove noi non le vediamo.
<<Mi affido a te>> do una piccola pacca amichevole sul collo del mio cavallo <<cerca gli altri cavalli, avanti>>.
Così mi lascio guidare dall’animale. Finiamo su un vicolo che ha un muro che racchiude una specie di area adibita a giardino pubblico. Scavalca l’alto muro con un salto impossibile e dopo qualche cambio di direzione ci ritroviamo alle spalle del gruppo fuggitivo. Ottimo lavoro cavallo, ottimo lavoro.
Il ragazzo chimico si distacca dalla carovana e mi invita a seguirlo con un sorriso beffardo. So che vuole farmi perdere tempo ma mi sfida a duello estraendo la sua spada. Si infila dentro quello che sembra una fabbrica o forse il luogo di lavoro di un fabbro.
Scendo da cavallo, con i due lavoratori che ci osservano incuriositi senza smettere di lavorare. Lo scontro è breve, con un paio di azioni riesco a disarmarlo, ma poi si avvicina.
<<Non ti sei accorta di come ho avvelenato il tuo cavallo gettando queste per strata?>> mi chiede mentre si accosta a me e al mio animale. Gli tira su uno zoccolo per mostrarmi delle palline rosse incrostate sul suo zoccolo e le tira via con una mano.
<<Lascia stare il mio cavallo o te ne farò pentire. Metti giù la sua zampa>> gli punto la mia arma sul volto, ma vedo che continua a trafficarci e comunque non distoglie gli occhi da me.
<<Oh, lo sappiamo tutti e due che non rovineresti mai il mio volto, sei troppo amante della bellezza e te ne dispiacerebbe>>.
<<Sai una cosa? hai ragione>> faccio scivolare la lama lungo la sua mano che tiene ancora la zampa del mio animale sollevata <<ma potrai comunque sopravvivere con una mano sola>>.
Il mio cavallo stramazza a terra, morto e se prima avevo deciso di risparmiare il ragazzo, con un colpo di spalla lo faccio arretrare spingendolo indietro, finché non lo faccio scontrare con dei grossi cunei di metallo che sporgono da un macchinario e che lo trafiggono finché non rimane lì, senza vita.
Ora sono senza cavallo ed è un problema continuare l’inseguimento. Guardandomi attorno, dentro la stanza in cui i due uomini stanno lavorando e fabbricando, noto che vi sono due cavalli. Prendo il più vicino, guarda caso sempre nero e senza sella puntualmente, e senza pensarci due volte monto su.
Mi lancio di nuovo sperando di rintracciare i colpevoli. Questo nuovo cavallo, sebbene del tutto simile al primo, sembra più forte e più imponente. La vitalità e la possenza che sprigiona da ogni suo movimento sono incredibili.
Ancora una volta lascio che sia il cavallo a guidarmi e poco dopo ritrovo la piccola carrozza strana che gira da sola, e senza neanche essere trainata da qualcosa, attorno ad un isolato di case. Fa sempre lo stesso giro orario.
Decido di immettermi ne senso opposto e provare a scontrarmi con il giovane Torchwood quasi fossimo in un giro di giostra medievale. Cerco di rompere e trafiggere la sua carrozza, ma la mia spada viene sbalzata via. Bene, ora sono anche disarmata.
Cambio direzione e la carrozza con il ragazzo ancora vestito anni 30’ mi insegue divenendo da preda a cacciatore.
<<Affrontami, avanti!>> mi dice.
Fuggo fra i banchi di un mercato di quello che sembra frutta e verdura.
Con un colpo il ragazzo infilza un uomo, ne prende la spada e me la getta.
La afferro ma la cosa non mi convince. So che ha paura di me e non mi darebbe mai un’arma in mano se questo lo porterebbe ad essere svantaggiato ulteriormente. Non gioca mai leale. Ci deve essere qualcosa che non va in quest’arma, così decido di non fermarmi ad affrontarlo, non ancora. Preferisco trovare io una buona arma.
Finendo su un giardinetto, noto che c’è una spada molto lunga e molto fina a terra, ma di buona fattura a colpo d’occhio e sembra affidabile. Rallento il cavallo e cerco di afferrarla da terra aiutandomi con l’altra, senza scendere dalla mia cavalcatura.
Riesco a prenderla ma mi squilibrio e mi ritrovo con il cavallo che parte, io che sto a testa in giù tutta storta e tutta su un fianco dell’animale mentre il ragazzo dietro tenta di combattermi e ferirmi. Mi difendo da quella strana posizione come posso ma di certo una vista del mondo al contrario non aiuta.
Il sogno finisce così, chiudendosi con questa assurda scena.
"Tal fu la mia follia da fermarmi per la bestia
Di cenere macchiata e del dono portatore
chiedendomi cosa cotal creatura fosse
<<parla inquieto spirito
di qual sorte t’ha vinto,
e rivela la mia
per cui possa gioire
o versar pianto>> "


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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 16/11/2013, 0:29

Sogno del 15 novembre 2013

La festa nella villa di Bruce Wayne ed i doveri universitari

Sono nella villa di niente di meno che Bruce Wayne in persona. L'ambiente è gigantesco, sale con scaloni immensi che portano ai piani superiori, pavimenti di marmo ambrato e tutto sul colore un po' caramello.
Lui è fuori casa ad una delle feste per ricchi rampolli a cui deve presenziare per mantenere l’apparenza di annoiata persona d’alta società mentre anche qui, in casa sua, sta avvenendo una festa con tutti invitati dalle vesti eleganti. Il target però sembra abbastanza giovane e fra la folla incrocio e riconosco Dick Grayson, di qualche anno più grande di me, e Jason Todd, sulla sedicina a prima occhiata, i rispettivi primo e secondo Robin.
Io come loro ho un mentore ma non è Batman bensì Catwoman, che so essere mescolata fra la folla da qualche parte per uno dei suoi “lavoretti” come ricavare impronte o informazioni, anche se a differenza sua uso le mie abilità anche per aiutare Batman & co. quando posso, tanto da essermi meritata la fiducia del giustiziere e permettermi di vagare impunemente per la sua villa.
Comincio a parlare con Dick e per un attimo mi vedo in terza persona. L’aspetto che ho non è il mio: ho capelli neri corti, un viso un po’ più fino, vesto con una maglia color celeste (che è un colore che non metterei mai ora come ora) e dei jeans. Solo l’altezza sembra essere cambiata di poco…
Mentre ho la visione in terza persona, vedo la figura della ragazza dai capelli neri e Dick Grayson flirtare; sembrano piacersi parecchio e ricalcano un po’ la storia di Batman e Catwoman, il binomio che si ripete.
Si scambiano un bacio e poi tutto muta. In un attimo succede il finimondo.
Ad un certo punto entrano decine di persone con pantaloni bianchi gessati, un soprabito ed un cappello molto chiari e a righe che richiamano un po’ i boss mafiosi degli anni 30’.
La mia visuale cambia ancora da terza a prima persona.
Queste persone lavorano per il Joker e cominciano a sparare e seminare panico. Gli invitati fuggono a destra e a sinistra mentre vedo Catwoman combattere ed essere fermata da tre di questi tizi.
Lei mi guarda e mi dice in maniera sarcastica <<Vado un attimo con questa bella compagnia>> mentre viene incatenata e portata via.
In un attimo la villa diviene vuota, con tavoli rovesciati e piatti rotti ovunque.
Sento un colpo di pistola e mi dirigo verso la provenienza del rumore. Trovo un uomo a terra, uno degli invitati.
Batman non ne sarà contento.
Incrocio Alfred per uno dei corridoi e gli chiedo un cellulare per chiamare il capo supremo di questa dimora.
In memoria c’è già il numero e Bruce Wayne mi risponde in maniera un po’ brusca come se fosse scocciato che io gli abbia interrotto la serata.
Sono talmente sorpresa della reazione ed il guaio qui è talmente grande che comincio a spiegare i fatti incespicando e con delle frasi sconnesse.
Alla fine mi dice che si metterà subito per strada per arrivare al più presto e poi mi chiude.
Come la telefonata si conclude mi guardo in giro e chiedo ad Alfred il punto della situazione: abbiamo un invitato morto, Catwoman catturata ed uno dei cuochi (o del catering ?) preso in ostaggio. Credo che abbiano preso Catwoman per qualche fine, forse un incarico o forse solo per convincere Batman a cercarli.
La mia idea è quella di aspettare l’arrivo di Bruce Wayne per organizzarsi su cosa fare ma i tizi vestiti da boss mafiosi ritornano e stavolta assieme al Joker in persona …e cercano me.
Maledizione!
Cominciano ad inseguirmi. Dick Grayson riesce a fermarne qualcuno ma sono in troppi di numero e poi se ha problemi Batman ad affrontare soltanto il Joker, come potremmo sperare di affrontarlo noi quando è con i suoi folli tirapiedi? Specialmente senza nessun congegno a portata di mano che possa esserci d’aiuto.
Riesco ad uscire dalla villa e trovo una macchina sul vialetto. La apro e stranamente è già aperta e con le chiavi su.
Metto in moto e parto.
Il Joker ed i suoi escono dalla villa e prendono ad inseguirmi con i loro mezzi.
Almeno la villa sarà salva…ora però devo salvarmi io.
Comincia un inseguimento all’americana fra il traffico della città. Cerco di far perdere le mie tracce facendo lo slalom fra le macchine in corsia. Dovrei sparire ma è difficile sparire qui in città.
Devo proprio sparire fisicamente, nascondermi…alberi, ho bisogno di alberi.
Prendo la strada che porta fuori città e lascio la macchina ai margini della strada per arrampicarmi su un albero lì vicino. I miei vestiti sono cambiati, sono vestita con la classica tuta di Catwoman nera.
Il Joker ed i suoi si fermano con le loro macchine accerchiando la mia. Scendono cercandomi nei dintorni.
Troppi pochi alberi, pessimo posto per nascondermi…devo fare di meglio ma ora spostarmi con questi folli che sono ovunque per la campagna non è proprio il massimo.
Mi maledico per la mia stupida idea di essere scesa qui, ma devo rimediare prima che possano farmi la pelle.
Scendo il più silenziosamente possibile dal mio albero e mi avvicino ad una delle loro macchine bianche ed eleganti, sicuramente rubate, che sembra non sia sorvegliata…però è chiusa.
Mi avvicino…cavoli, sono una ladra ed ho come maestra la miglior ladra in circolazione, io so aprire serrature…non troverò problemi.
E come infilo la punta di un coltellino ed un lungo ferro tirati fuori da una tasca clack! la serratura si apre e così la portiera.
Salto su, qualche trucchetto per l’accensione e la macchina si mette in moto.
Prendo e parto mentre il Joker e gli altri si rendono conto di essere stati giocati.
A tutta velocità mi dirigo più lontana che posso da lì, mettendo distanza fra me e loro.
Quando vedo un bosco sulla mia destra, punto la macchina fuori strada e vado per campi. Forse setacceranno a terra ma non si metteranno mai a cercare sugli alberi, specialmente ora che è notte e che il mio costume si mimetizza. Me ne starò immobile finché non crederanno che io sia riuscita a filarmela.
Qui c’è un ultimo cambio di punto di vista da prima a terza persona dove, dal basso in un punto indefinito vicino ad uno degli scagnozzi del Joker, mi vedo sporgermi da un ramo per osservare la situazione sotto…con la maschera uguale a quella di Catwoman.
Poi il sogno finisce.

Brevissima microsveglia

Il tema del sogno cambia.
Sono in una stanza con la mia professoressa di storia del restauro assieme ad un’altra mia compagna.
Ci chiede se, visto che siamo le uniche che hanno fatto il tirocinio usando dei macchinari particolari, saremmo disposte a partire per una città estera (non ricordo quale) e seguire un lavoro di diagnostica là.
Le chiedo per quando sarebbe il lavoro da fare e lei mi risponde che ci dovremo rendere disponibili da subito, cominceremo al più presto.
Io però ho la tesi da seguire ed il mio tirocinio. Sono combattuta se darle la disponibilità o meno, so che è un’occasione unica ed è importante ma non posso tralasciare tesi e stage altrettanto importanti perché rimanderei la mia laurea.
Ad un certo punto, mentre mi parla, comincio ad accusare dei colpi di sonno. Cerco con tutta me stessa di rimanere sveglia, anche per non fare brutta figura oltre che per l’argomento interessante, ma è come se fossi talmente stanca da non riuscire a tenere gli occhi aperti.
Mi dico che DEVO rimanere sveglia, non posso addormentarmi ma ad un certo punto non riesco più a vincere la forza del sonno e delle palpebre pesanti e come mi si chiudono gli occhi…mi sveglio.
La transizione è stata istantanea. Lì ho chiuso gli occhi e nella realtà li ho aperti.
E’ stata una sensazione stranissima…ed ho trovato strano questo non volermi addormentare a tutti i costi per poi scoprire che stavo già dormendo in realtà :lol:
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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Luna » 16/11/2013, 14:07

Belli e avvincenti anche i tuoi sogni normali, si per la trama che per la suspance... Hai davvero una fantasia sbrigliata : WohoW :

Mi e' capitato una dozzina di volte di chiudere gli occhi in sogno e riaprirli in camera mia, senza altra transizione, ma per il 90% questo accade coi sogni lucidi : Chessygrin :
Dedicato con immensa gratitudine a Ben, amico insostituibile ed artefice dei miei sogni!
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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 31/01/2014, 20:42

Questo pomeriggio ho fatto un sogno strano.
Coinvolgeva il segretario del mio corso di laurea che per quanto abbia sui trentacinque anni è veramente bello (anche se un po' provolone con le ragazze). Perciò è già scontato il tema del sogno in questo caso, di cui ometto i particolari :lol:.
Comunque finiti i nostri comodi mi fa <<voglio dirti una cosa che dico a tutte in queste occasioni, una cosa che rimarrà fra noi>>.
Mi si avvicina e mi sussurra all'orecchio <<110>> come valutazione.
E lì per lì mi chiedo "e la lode?".

Sarà un sogno profetico per la laurea? Lo saprò presto : CoolGun :
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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Dehriei » 05/02/2014, 11:20

E la lode al secondo giro!!![FACE WITH STUCK-OUT TONGUE AND WINKING EYE] haha.. Scusa, non potevo trattenermi!
Sembrava voler parlare, poi sospirò. Eppure fu tutto ciò che dovevo sentire....
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Re: pagine di sogni comuni di Alrescha

Messaggioda Alrescha » 12/02/2014, 0:24

Dehriei ha scritto:E la lode al secondo giro!!![FACE WITH STUCK-OUT TONGUE AND WINKING EYE] haha.. Scusa, non potevo trattenermi!


ahahahah mito xD

comunque ridendo e scherzando, alla fine si è presentata esattamente la stessa scena alla laurea.
Del tipo:
<<la commissione dichiara che la votazione della candidata ecc... è di 110>>
-nooo, e la lode?-
<<con laude>>
ah ecco!
:lol:

Senza contare che era presente anche il suddetto segretario e un altro segretario (che nel sogno ho omesso ma che in una parte precedente mi aveva salvata da una situazione facendo l'eroe della situazione con mia grande gratitudine e che nella realtà alla laurea si è preoccupato di sistemarmi proiettore, computer e mi ha anche incoraggiata).
Insomma alla fine fra sogno e realtà ci sono state delle analogie :lol:
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