Sogno di qualche settimanella fa, settembre 2014
Benvenuti ad Arsi Vivi
Il sogno è comunissimo e la prima parte è poco interessante. Si svolge all’interno della mia ex università mentre sto facendo lezione. Alla fine della lezione esco dall’edificio con una delle mie compagne, l’unica che abita in una cittadina poco lontana dalla mia. Camminiamo in una strada lungo mare (la mia ex università stava parecchio lontano dal mare in realtà) per dirigerci verso la stazione con l’intento di prendere il treno e tornare a casa dopo la settimana di lezioni. Discutiamo sul fatto che le giornate si stanno allungando e stiamo andando verso l’estate che comporta anche la fine delle lezioni e l’inizio degli esami. E’ quasi l’ora di pranzo, perciò a metà strada decidiamo di fermarci in una pizzeria per comprarne un pezzo e mangiare, anche se ormai ci è rimasto poco tempo per raggiungere la stazione prima che il nostro treno parta.
Quando riprendiamo il cammino, la giornata è così bella e c’è un sole che splende talmente forte che cambio idea sul voler tornare a casa. Lascio che la mia amica vada via mentre mentalmente mi dico che in caso prenderò il treno del pomeriggio oppure troverò un posto letto lì da qualche parte per una notte.
Guardandomi intorno scorgo alla mia destra, proprio dall’altra parte della grande strada asfaltata lungomare, una gigantesca villa abbandonata con un giardino piccolo ma favoloso.
C’è un albero che sembra essere messo lì apposta per fare ombra a chi vuole sedersi un momento ad ammirare il mare e la villa e proprio ai suoi piedi c’è un cane bianco che sonnecchia.
Mi avvicino ed accarezzo il cane che si dimostra subito amichevole. Mi siedo fra l’erba appoggiando il mio zaino a terra e tiro fuori un libro per leggere un po’ (anche se non ricordo che tipo di libro fosse). Ogni tanto osservo la villona, con uno stile fra il neoclassico ed il liberty e tutta fatta in grandi conci di arenaria che gli dà una colorazione marrone scuro, infestata dall’edera che si arrampica sopra le sue mura. I piani sono quattro più una mansarda/soffitta nel piano superiore: le finestre del piano terra sono tutte incastrate all’interno di colonnine e timpani triangolari a mo’di tempietti, sugli altri piani invece si alternano finestre trifore gotiche alternate a finestre rettangolari con mezzelune sul capo. Il terzo piano è anche provvisto di un balcone che corre tutto intorno alla casa e una porta finestra che lo collega all’interno. A destra della villa c’è un’ulteriore ala che sembra una torretta di due piani, collegata a terra con un arco che dà accesso al cortile della casa e la stanzetta circolare all’ultimo piano della piccola torre è tutta fatta con pareti di grandi finestre stile liberty. Il tetto di questa torretta arriva a malapena al terzo piano con il balcone dell’ala principale della villa.
Mentre alterno la visione della casa al libro, mi si avvicinano due signori dalla strada che inizialmente parlavano tranquillamente, ma vedendomi assumono subito un’aria severa.
<<Come mai sei qui? Hai intenzione di andare via in giornata o di dormire in questo posto?>> mi chiede la donna bionda sulla cinquantina, gli occhiali spessi ed un tono che mi mette in allerta.
Assieme a lei un uomo basso e panciuto, stempiato e da una camicia azzurra di seconda mano mi osserva insistentemente aspettando la mia risposta.
<<No, avevo intenzione di andare via per le 6 del pomeriggio>> mi giustifico.
<<Noi abitiamo in questo isolato. Perché sei venuta proprio qui a leggere? E’ un posto così abbandonato…>> mi chiede l’uomo.
<<Mi piace questa villa. Anche se è abbandonata e malridotta è bellissima>>
<<Ma tu non sai la storia tragica che ha>> mi dice la donna <<E’ successo circa dieci anni fa. In questa villa si rifugiavano ragazzi di tutte le età che non avevano un tetto o una famiglia dove stare. Era gestito da ragazzi per i ragazzi. Una notte però ci fu un incendio e i ragazzi che erano dentro non riuscirono ad uscire. Furono tutti bruciati vivi. Nessun corpo fu mai ritrovato e la polizia non seppe mai spiegare le ragioni del misterioso incendio>>.
(Qui mentre la donna racconta, passano brevi flashback della villa durante l’incendio dove sento le urla dei bambini e dei ragazzi provenire dalle macerie in fiamme).
Raccontatami la storia, i due signori se ne vanno con aria altezzosa lasciandomi lì da sola. Guardo in su verso le grandi vetrate che si aprono su un balcone e vedo un’ombra nera all’interno passarci avanti, posare la mano sulla vetrata e scivolare via.
Una villa colta da una così terribile tragedia e ora infestata. Mi alzo in piedi e comincio a correre lungo la stradina che fa tutto il giro della villa e che porta all’entrata principale dopo aver superato una salita. La villa infatti sembra sia stata costruita a ridosso di una piccola collinetta. So che questa giornata è una giornata speciale, un po’ come se fosse Halloween dove gli spiriti del mondo dei morti vagano nel mondo dei vivi, perciò voglio agire e andare a curiosare per risolvere il caso irrisolto della villa bruciata. In realtà ho paura, ma, nel momento in cui mi avvicino sempre di più all’entrata principale, alle mie spalle cominciano ad arrivare tutti cani che sembrano sorridenti, scodinzolanti e gioiosi diretti proprio verso di me e verso la villa.
In qualche modo sento che questi cani reincarnano alcuni membri di polizia che indagarono sul caso dieci anni prima e che morirono senza chiudere questo caso, tornati per finire il loro lavoro.
Si mettono in disposizione a coppie lungo tutto il balcone che circonda l’intera villa al terzo piano, seduti e attenti, poi rompono la formazione per avvicinarsi a me in un primo momento aspettando che io apra la porta principale del villone. Come la apro, i cani si fiondano dentro e cominciano a fiutare le tracce. Entro con loro perché anche se so che la villa è infestata e tetra, mi dà coraggio e sicurezza vedere la gioia con cui questi cani compiono il loro lavoro.
Tutto l’interno della villa è annerito di polvere del tempo e cenere. Il salone principale è ampio e di una forma semicircolare con un pianerottolo rialzato di qualche gradino dalla parte opposta dell’entrata, che dà sulla balconata esterna. Dal pianerottolo si dividono poi due scaloni monumentali, uno verso destra e uno verso sinistra, che si piegano fino a tornare verso l’entrata principale e poi dare vita al piano superiore. Sento l’umidità in ogni angolo ed il buio è opprimente nonostante le grandi finestre che dovrebbero lasciar filtrare la luce ma che, essendo sporche e rotte, accentuano soltanto l’aspetto lugubre e abbandonato del posto.
Trovo in un angolo degli scatoloni ancora utilizzabili e li appoggio al centro del salone mentre i cani abbaiano allegri e a mano a mano trovano e portano lì dentro le ossa dei ragazzi morti. Riconosco delle vertebre ed una parte di osso sacro di qualcuno. C’è qualcosa che però ci osserva nell’ombra e non ci vuole qui. Le entità che infestano il luogo mi sussurrano, scivolano nel buio e riesco a scorgerle solo con la coda dell’occhio. Le ante del portone, che avevo lasciato spalancato per fornirmi una via di fuga se le cose avessero dovuto mettersi male, si chiudono all’improvviso con un tonfo madornale mentre qualcosa mi afferra per la gamba e mi fa cadere a terra per trascinarmi via nel buio.
<<Sei una di noi>> mi sussurrano le voci di bambini <<Vieni a farci compagnia ad Arsi Vivi…brucia con noi…>>
Ovviamente i cani non vengono toccati mentre io ho un terrore folle. Riesco a divincolarmi rimettendomi in piedi. Mi precipito verso il portone principale lasciando perdere cani, scatoloni ed ossa che forniscono le prove per la risoluzione del caso. Tiro le maniglie verso di me cercando di aprire il portone, ma quello non si sposta. Le presenze nel salone continuano a farsi più intense, ma finalmente con un sonoro cigolio il portone si schioda e spalancandolo mi riverso fuori alla luce del sole in un baleno. Il portone torna a chiudersi alle mie spalle mentre i cani, rimasti chiusi all’interno, uggiolano. Mi allontano di corsa dalla villa ma poi ci ripenso…non è questa la cosa giusta da fare. Lasciare i cani lì, le prove che inchioderebbero i colpevoli che ora so per certo essere gli stessi due signori che mi hanno parlato nel giardinetto e non dare pace a tutti quei poveri innocenti che sono morti sarebbe una bassezza inaudita. Una codardia che mi farebbe vergognare di me.
Ritorno sui miei passi, lentamente, faccio un respiro profondo e torno a forzare il portone che stavolta si apre senza troppi problemi.
Proprio sotto il portone, al posto di dove potrebbe essere uno zerbino, c’è una piccola buca dove una gattina striata bianca e grigia ha fatto la cova per i suoi gattini.
<<Proprio qui dovevi metterti? E’ pericoloso questo posto, trovane un altro!>> le parlo come se mi aspettassi che capisca. Quella però si crogiola dentro la buca con i suoi cuccioli, ronfando e strusciando la schiena sul terreno mentre i cani all’interno della villa sono ancora all’opera.
Sembra proprio che gli animali si sentano rilassati in questo posto, che non temano nulla ed il loro atteggiamento cozza totalmente con la sensazione di pericolo ed inquietudine che invece avverto io.
Finalmente i cani finiscono di raccogliere le ossa. Torno dentro la villa per prendere gli scatoloni mentre altre ossa vengono ancora portate in bocca dai cani. Non succede nulla stavolta. Esco con gli scatoloni ripercorrendo la stradina in discesa che porta al giardinetto e allo stradone principale lungomare, diretta alla stazione di polizia con il materiale trovato da cui si potranno ricavare le prove per inchiodare gli omicidi. Guardo un’ultima volta verso il finestrone del terzo piano balconato e da lassù noto che c’è un bambino di poco più di due anni affacciato che mi sorride e mi saluta contento, probabilmente segno di ringraziamento dei ragazzi che non saranno più legati ad infestare la villa una volta che avrò risolto la questione terrena che li lega qui.
A questo punto il sogno finisce.
Il giorno dopo gaetano97 ha postato questa immagine ed è inutile dire la somiglianza con il posto sognato. Quando si dice il caso..