da Saladriel » 27/10/2022, 6:56
Vado a dormire alle 22:30 circa, mi addormento con un forte senso di inquietudine addosso.
Nonostante questo la prima parte della notte la passo a dormire profondamente, fino a svegliarmi di soprassalto per un attacco d'ansia attorno all'1:30
La scarica di adrenalina è talmente forte che mi devo alzare dal letto e fare qualcosa: vado in cucina, preparo una farinata per la colazione del mattino e la metto in forno, torno a letto e leggo LaBerge fino alle 2:30 crirca, al che faccio una meditazione e mi riaddormento ripetendo il mantra "Questa notte sogno e mi rendo conto di sognare"
Il riassunto dell resto della notte è Incubi.
A parte una scena raccapricciante il resto sono situazioni normali cariche però d'ansia.
Riporto qua sotto quello che ricordo e che riesco a scrivere:
[...] primo giorno del nuovo lavoro: addetto alle pulizie di un pub, gestito in buona parte dalle persone del pub che frequento.
Fatto sta che mi trattano come se già dovessi sapere tutto, non mi dicono dove sono gli attrezzi per le pulizie, cosa pulire prima e dopo, ecc...
Il locale è molto grande e mi viene associata la sala del piano di sopra, alla quale si accede con una scala a chiocciola in legno e che sembra uscita da un film ambientato a cavallo tra il 1800 e il 1900: mobilio ed arcate in legno scuro, tavolini che sembrano quelli rotondi da poker di una bisca degli anni '20, ecc...
Nella stessa sala c'è la zona relax dei dipendenti e da questa si vedono le porte che danno sulle loro stanze private (vivono letteralmente nel locale)
Un po' non so da che parte iniziare, un po' mi perdo in chiacchiere con una delle cameriere, fatto sta che inizia ad arrivare gente e io devo ancora pulire i tavoli, così inizio a passarli con lo straccio ed il disinfettante mentre questi si siedono.
Mi sento osservato e giudicato da uno dei camerieri, vado in ansia, mi sento inutile ed impacciato. [...]
La mezza giornata successiva mi tocca la sala di sotto: è un bar più moderno e in una sala attigua ci sono le docce comuni, mi tocca pulire quelle.
La sala delle docce è un grosso stanzone diviso in cubicoli separati da pareti di vetro zigrinato, ognuno dei quali forma un cubicolo doccia.
La forma e disposizione dei cubicoli, se solo fossero leggermente più grandi e di legno, ricorda quella dei cubicoli per animali in una stalla per bovini, solo più caotica come disposizioni.
Anche lì rimango in dietro con le pulizie, distratto dalla silhouette di una delle cameriere che si fa la doccia in un cubicolo poco distante.
Fatto sta che quando arrivo alla stanza principale per pulire le scrivanie (il bar è diventato un ufficio, sempre con la funzione di bar) queste sono imbrattate di salse dagli avventori precedenti e quelli nuovi si stanno già sedendo.
Quindi faccio del mio meglio per pulire sotto i registri e i blocchi di carta senza sporcarli e senza dare fastidio ai nuovi clienti.
Nuovamente mi sento in ansia, inadeguato e giudicato. [...]
Viene in mio aiuto un ragazzo giovane, inespressivo ma molto efficiente. Improvvisamente indossiamo entrambi delle tute gialle da disinfestazione, fatte in tessuto di plastica impermeabile molto leggero
Sul davanti c'è un simbolo nero che non ricordo, ma stava ad indicare il nostro compito di pulizie speciali.
[...]
Il sogno continua che siamo nel cortile, è notte, e dobbiamo pulire lo scarico di una grossa vasca da bagno intasata. L'acqua è sozza e tendente al marrone-rossiccio, non si vede un millimetro sotto la superficie.
Lui è immerso all'interno della vasca fino alla vita e sta spalando materiale molliccio e innominabile da dentro la vasca, gettandolo in un carretto di quelli per letame, messo alle sue spalle.
E' notte e siamo all'aperto, in quello che sembra il retro di una fattoria.
Io ho dei pesanti guanti di gomma nelle mani e sto tastando il fondo della vasca alla ricerca dello scarico, lo trovo ma è intasato con materiale molliccio. Ne tiro fuori una manciata e sembra un grumo di capelli misto a materiale organico molliccio. Disgustato lo getto nel carretto, infilo le mani nella vasca e tolgo un'altra manciata, stessa cosa.
Il materiale intasante sembra non finire mai, ad un certo punto trovo qualcosa di duro simile ad un dente in una delle manciate, non controllo se è veramente un dente, semplicemente guardo il tipo negli occhi e gli chiedo se dentro a quella vasca c'è morto qualcuno.
Lui mi risponde che c'è stata una esplosione e delle persone non si trovanon più.
Si, deduco, stiamo spalando via i resti mollicci e decomposti di chissà quanti cadaveri, da quella vasca.
[...]
Il sogno ha altri dettagli che non so se voglio ricordare.
Ho fatto un sogno normale, anche.
Ne ricordo qualche frammento:
[...] Non ricordo come mai ma devo fare tutto un tragitto a piedi per portare un messaggio a delle persone.
Questo tragitto mi porta all'interno di un piccolo cinema, devo attraversare la stanza e passare chino tra le portone e lo schermo per non dare fastidio agli spettatori, che sono dei bambini.
Quando arrivo all'uscita ci sono delle transenne che la bloccano, deduco di essere ad un parco divertimenti e che si apriranno solo a spettacolo finito.
Non ho tempo, qundi scavalco con agilità le transenne e apro la porta. Dietro ci sono i custodi della sala che vogliono impedirmi di uscire, gli faccio notare che non sono un ragazzino e devo semplicemente andarmene, al che mi fanno passare.
Passo con agilità altri corridoi e stanze, fino a quando non arrivo sul ballatoio di una hall, piena di gente.
Nuovamente non ho tempo e inizio a scavalcare con agilità, saltando da una sporgenza all'altra, usando appigli e staffe di metallo per volteggiare e calarmi giù velocemente.
Mi muovo come un professionista di atletica leggera, sono movimenti aggraziati, misurati e tecnici.
Tant'è che ci sono due professori di atletica, un lui ed una lei, che fanno da giudici a gare molto importanti che commentano i miei passaggi con approvazione.
Mi fermo per un attimo vicino a loro per scambiare qualche parola, poi esco dalla sala ed entro in un giardino in stile vittoriano
[...]
Ho scritto il sogno in fretta e scevro di molto dettagli a causa dell'agitazione con cui mi sono svegliato.