da Saladriel » 04/03/2023, 9:15
Sto raggiungendo picchi di ansia che non avevo ancora sperimentato.
L'altro ieri non ho praticamente chiuso occhio e ho passato la giornata successiva come uno zombie.
La notte vado a dormire alle 21, tra le gocce di erbe tranquillanti e la stanchezza mi addormento quasi subito, questo quello che ricordo dei sogni fatti:
[...] Sono in una sorta di "Villaggio-convention" dove si pratica teatro basato su storie di supereroi e personaggi di videogiochi. Prima degli eventi del sogno ci sono state alcune giornate di preparazione e ogn gruppo di partecipanti ha studiato e costruito una storia da portare come rappresentazione teatrale della durata di una mezzoretta. Sono nel corridoio che porta al palco dove ci dovremo esibire, corridoio stipato di persone (sembra la coda per entrare al Milano Comix, per intenderci), l'ingresso al palco è "chiuso" dal una tenda formata da strisce di plastica larghe e spesse che scendono verso il basso (esattamente quelle che separano i reparti di un magazzino o di una officina e attraverso le quali si passa facilmente con un carrello elevatore). Non siamo disposti un un ordine preciso, i membri dei vari gruppi sono mixati tra di loro, tant'è che io sono davanti alle tende a fianco della troupe del gruppo che dovrà rappresentare subito prima di noi. Li sento discute dell'universo DC e il tipo di fianco a me parla di come riuscirà a rappresentare "Quell'uomo di colore".
Dal tono della voce e da come ne parla capisco si tratterà di John Jons, l'alter ego umano di Jon Jonz, aka Martian Man Hunter.
"Anche loro universo DC Comic", penso. In quel momento mi viene in mente la mia parte: sarò Lex Luthor (qui c'è tutto un processo mentale in background del quale sono consapevole: la mente regista del sogno non aveva ancora pensato al personaggio che avrei rappresentato e la vedo percorrere i personaggi DC, affiancandoli alla mia fisionomia, fino a quando non trova somiglianze tra Luthor e me, soprattutto per via della calvizie carattersistica del famoso villain, facilmente rappresentabile dal modo in cui porto i capelli quasi "a zero".
La sento ragionare sul fatto che ho la barba e Luthor no... fino a quando non arriva l'immagine del Luthor della serie TV di Supergirl, anch'esso con la barba. Scelta fatta).
Il sogno torna in tempo reale, con me consapevole del fatto che sarei stato Lex Luthor, mi vedo nella mia entrata in scena pronunciare ad alta voce una delle classiche frasi Pro Umani-Contro Superumani di Lex e per chiudere fare un segno simil-fascista.
Già pregusto il volto da un lato stupito (Vista la mia indole di solito interpreto eroi, non villain) e dall'altro eccitato (quando, da Game Master, interpreto un villain so essesre meschino e spietato) dei componenti del mio gruppo di GDR presenti tra il pubblico e come membri delle altre squadre.
Vedo il mio rappresentare Luthor visto dai loro occhi, percepisco i loro brividi nel dare il meglio del mio carisma nel rappresentare il villain di uno dei miei eroi preferiti. Vengo travolto da emozioni potenti.
Poi il sogno devia in ricordi di come sono state le rappresentazioni teatrali precedenti al mio ingresso: diversi gruppi hanno scelto l'universo Marvel, puntando soprattutto sugli X-Men. Rcordo le scene di un musical molto bello e ben orchestrato
In questi ricordi ho modo di vedere il teatro nel quale rappresenteremo le nostre storie: è qualcosa di molto grande e configurabile virtualmente in una infinità di modi, un po' come se le ambientazioni potessero essere disegnate con un motore tipo Unreal Engine dando libero sfogo alla fantasia del regista.
Ricordo infatti che il musical degli X-Men era ambientato in giardini degni del Central Park di New York rappresentato dalle parti iniziali del videgioco degli "Avengers", solo era nel pieno del suo fiorire.
[...]
Altro sogno:
[...] In questo sogno sono piuttosto giovane: attorno ai 25-26 anni e ho una compagna: un misto tra la mia ex moglie e AAM.
Stiamo andando a casa di un mio ex compagno di classe delle medie (AN-MO) a guardare un film fantasy (non ricordo quale). Ricordo che non eravamo gli unici invitati, assieme a noi c'era un gruppo di altri ragazzi, ognuno sarebbe arrivato per conto suo e per coordinare i nostri movimenti stavamo usando Whatsapp.
Ricordo che la strada per arrivare a casa di AN-MO passava attraverso una officina-magazzino, mi ritrovo infatti a percorrere un corridoio delimitato a sinistra e destra da bassi scaffali di attrezzi, postazioni di lavoro, carrelli, ecc... L'ambiente è quello di una officina dedicata al montaggio elettronico di apparecchiature meccaniche già preassemblate: nonostante il caos è un ambiente luminoso, pulito e privo delle chiazze d'olio e della polvere di ferro tipici della produzione metalmeccanica vera e propria.
Il passaggio non è privo di ostacoli e a volte ci tocca fare un po' di zig-zag, altre volte ci tocca scavalcare. In uno di questi passaggi appoggio il cellulare su un carrello per avere le mani più libere, poi procedo senza raccoglierlo.
Lei mi fa "Ehi, hai dimenticato di riprendere il cellulare"
Io rispondo: "Si si, lo so. L'ho lasciato lì apposta, tanto so dov'è, tornerò a prenderlo". E così proseguiamo il nostro cammino.
Ad un certo punto incontriamo un operaio che sta spostando un carrello porta attrezzi in mezzo al corridoio, tentando di farlo ruotare di 90° e incassarlo in quello che è il nostro lato destro. Sembra essere un po' impacciato, ci guarda e chiede scusa se ci sta bloccando il passaggio
Io gli rispondo "Tranquillo, stai lavorando!" e attendo con pazienza che si liberi abbastanza spazio per passare, dopo di che saluto, mi infilo dietro di lui seguito dalla mia compagna e proseguiamo
La casa del mio amico è poco distante: alla fine del corridoio riconosco la porta della zona uffici che lui usa come abitazione, la raggiungiamo e aperta la porta ci troviamo immediatamente in camera sua.
La camera è di forma rettangolare e nel sogno la vedo come se i miei occhi fossero una telecamera posta a 1/3 di uno dei lati lunghi, poco più che ad altezza uomo. Sul lato destro c'è un telo da proiettore, per terra vi è una morbida moquette, contro la parete opposta al mio sguardo c'è una libreria piena di libri, trofei e action figure. La stanza è piacevolmente disordinata e ci sono "poltrone a sacco" e Pouff sparpagliati qua e la. Per terra vedo libri, fumetti e riviste appoggiati qua e la, alcuni aperti, altri chiusi.
AN-MO ci accoglie sorridendo invitandoci ad entrare. Qui mi ricordo del fatto che sono anni che non lo vedo e la nostra amicizia non si era chiusa poi benissimo, quindi inizio a sentire un vago disagio e mi chiudo in un semi silenzio. La mia compagna, ignara della cosa, tiene banco e chiacchiera con lui.
Ad un certo punto mi rendo conto che è il mio atteggiamento è scortese, quindi mi siedo su di una delle poltrone morbidose, appoggio i piedi su di un pouff e gli faccio "Allora, come va?"
Lui mi risponde non ricordo che cosa e iniziamo a chiacchierare.
[...]
Ci sono altri dettagli del sogno che non ricordo distintamente, per lo più spezzoni di noi nella camera del mio ex compagno di scuola, forse abbiamo scelto assieme cosa guardare o a cosa videogiocare, comunque so che la parte nella quale mi rendo conto di essere chiuso e gli parlo è l'ultima subito prima della chiusura del sogno.
Ho fatto altri sogni, che al momento non mi sovvengono, dovessero tornarmi in mente li riporterò qua