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Sogni comuni privi della consapevolezza di sognare.
Condividi la tua raccolta dei sogni più belli e particolari per trasmettere ai lettori le stesse emozioni che hai vissuto.

Sogni comuni di aenigma

Messaggioda aenigma » 07/11/2015, 20:27

Salve a tutti! :)
Dopo essermi iscritto a questo bel forum tre anni fa ed esser quindi colpevolmente "scomparso" :oops: appena dopo le presentazioni accantonando momentaneamente le sperimentazioni nel mondo onirico, eccomi ritornare con rinnovato interesse e stavolta più motivato che in passato.

Chi frequenta abitualmente la chat ha già avuto modo di conoscermi da qualche giorno. Per chi non la frequenta, mi re-introduco dicendo che dopo un periodo di blackout pressochè totale in cui non riuscivo a ricordare praticamente nessun sogno sono finalmente ritornato a ricordarne facendo meditazione riepilogativa e quindi recitando un mantra ogni sera prima di addormentarmi, unitamente a quanto si raccomanda di fare al risveglio per evitare lo svanire del ricordo. Ovviamente ho anche "inaugurato" il mio personale diario onirico cartaceo sul quale trascrivo tutti i sogni che ricordo cercando di scriverli riportando più particolari possibili. ;) Così, in attesa di arrivare ad avere qualche lucido (non ho fretta, lascio di impiegarci il tempo che mi ci vorrà), apro questo thread dove riporterò i miei sogni comuni che reputo degni di esser postati; probabilmente i primi che scriverò non saranno particolarmente lunghi o originali, ma spero di poter offrire via via racconti sempre più interessanti a mano a mano che proseguirà la mia esperienza.

Ogni tipo di osservazione (anche sul metodo di scrittura dei sogni) e ogni consiglio saranno i benvenuti. :)

...

Notte tra il 05.11 e il 06.11.2015

LA FESTA

E' notte fonda. Mi trovo in una sala rettangolare abbastanza grande situata direttamente all'accesso di un normale palazzo condominiale di una qualsiasi periferia cittadina. Intuisco che si tratta solo di una parte di un appartamento più grande in quanto sul fondo della sala si trova una porta bianca chiusa, mentre la porta dall'altro lato è invero proprio il portone del palazzo che dà sulla strada dalla quale si sentono in lontananza camminare le macchine, un portone dal disegno semplicissimo e fatto in un ottone di colore giallo-dorato spento. Le pareti della sala sono di colore bianco lattiginoso leggermente rilucente e completamente disadorne, mentre lo spazio è occupato per gran parte della sua lunghezza da un grande tavolo di legno di colore marrone scuro con sopra poggiata una tovaglia bianca semplicissima ed imbandito di molti cibi non particolarmente ricercati.

Sono seduto al tavolo con molte altre persone di tutti i tipi. Tuttavia ci sono pochissimi giovani, la maggiorparte sono uomini e tutti sono di età che va orientativamente dai 40 ai 50 anni o anche di più. Mentre mangio qualcosa converso con tutti del più e del meno; talvolta mi alzo assieme a qualcun'altro e passeggiando per la sala continuo a chiaccherare.

E' presente anche la mia amica Sofia, la più giovane ed esteticamente la più bella ed attraente tra tutte le persone presenti, che pur essendo russa e non avendo mai studiato la mia lingua scopro parlare un perfetto italiano, rimanendo per questo un poco sorpreso. Mentre sono in piedi mi ritrovo a parlare anche con lei. Senonchè, all'improvviso, prima che la festa giunga a conclusione, lei mi dice di dover andare via e che per tornare a casa prenderà l'autobus la cui fermata si trova appena varcata la soglia del portone, guardando la strada sulla destra. Così infila il cappotto beige con collo e maniche di pelliccia, e nell'uscire mi rivolge con cortesia alcune parole di leggera disapprovazione, come per farmi un piccolo appunto e rifiutare una mia proposta o osservazione.

Appena è andata via, un uomo tra quelli presenti in sala mi si avvicina e volgendosi al mio orecchio mi dice con tono piuttosto seccato verso di lei: "Hai visto che tipa? Se ne va. E a quest'ora di notte prende l'autobus. Ci impiegherà almeno 5 o 6 ore per arrivare a casa!".

Qui il sogno inizia a sfumare, e lentamente mi sveglio.
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Re: Sogni comuni di aenigma

Messaggioda aenigma » 21/11/2015, 18:46

Notte tra il 20.11 e il 21.11.2015

TRENO MAGICO

Sono in visita alla sede centrale di una grande società specializzata nella produzione di innovativi prodotti magico-tecnologici atti a plasmare a piacimento il paesaggio nel mondo: una multinazionale che ha sviluppato originalissimi prodotti e tecniche tramite le quali ognuno può variare come lo desidera sia la conformazione e composizione del paesaggio naturale che l'aspetto del cielo, ovvero la sua colorazione e la grandezza e disposizione di nuvole ed astri che si vedono in esso durante il giorno e la notte. Per poter fare questo, è necessario che i clienti si rechino di persona nella sede dell'azienda ed agiscano direttamente tramite alcuni strumenti su un grande plastico territoriale posizionato in una sala espositivo-dimostrativa, sotto la guida di un incaricato esperto.

Così sono nella sala dedicata, per una dimostrazione gratuita: è molto grande, le pareti sono bianche. L'ambiente è sostanzialmente disadorno, fatta eccezione per l'angolo all'estrema destra, interamente occupato dal plastico: questo è a base rettangolare e realizzato in materiale assolutamente bianco. Riproduce perfettamente una vallata montana. Due lati toccano ad angolo il muro e presentano la riproduzione in scala di alte catene montuose, mentre gli altri due lati danno verso l'interno della sala e riproducono la vallata che si origina dalla base delle montagne. Sopra le montagne vi è attaccata un'ulteriore porzione che riproduce il cielo, completamente piana e vuota fatta eccezione per il disegno di un cerchio che rappresenta la luna, colorata del tono secondo la quale la si vede usualmente.

Alla destra del grande plastico è disposta una colonna parallelepipeda bianca di altezza umana che presenta verso la sommità uno sportello in materiale trasparente, internamente al quale è ricavata una nicchia contenente alcune bombolette spray, ognuna decorata in modo diverso. A questo punto, un incaricato a metà strada tra un venditore e un presentatore di programmi televisivi scientifici apre lo sportello sulla colonnina ed estrae dalla teca una delle bomboletta; facendo un discorso molto lungo ed articolato ricco anche di spiegazioni scientifiche, spruzza sulla luna disegnata sulla parete del plastico un po' di sostanza di colore blu, facendole cambiare colore e riducendone le dimensioni all'istante, mentre anche lo spazio rappresentante il cielo si riempie di varie sfumature di blu che vanno dal più chiaro fino al più scuro quasi nero. Io osservo soddisfatto l'esito della dimostrazione, divertito dal fatto che il cambiamento sia parallelamente avvenuto anche di fuori nel mondo esterno.

A questo punto sono raggiunto da una persona di mezza età che identifico come un mio parente che mi invita a lasciare la sala della società per seguirlo, ed andare con lui a prendere un treno metropolitano per una località di mare che non è molto distante dalla città. Io acconsento volentieri e lo seguo verso l'esterno.

Siamo alla stazione, che è piccola e piuttosto datata sia nell'architettura che negli arredi, obsoleta. Seguo il mio parente andare verso un addetto che è seduto dietro una struttura composta da tubi metallici e tornelli di plastica che separa l'atrio della stazione dalla zona binari, e lo vedo pagare all'addetto per un biglietto. Gli chiedo di farmi la cortesia di pagare anche per il mio, che dopo gli restituirò i soldi, senonchè l'addetto di stazione mi rivolge uno sguardo di disapprovazione e mi dice: "No, ognuno deve pagare per sè". Così tiro fuori dalla tasca alcune monete, le dò all'addetto, e questi mi consegna un piccolo tondino circolare di colore bianco, di cartone piuttosto spesso, che da un lato presenta un tratteggio che corre lungo tutta la circonferenza (come se questo tratteggio fosse servito a ritagliarlo da un supporto più grande) e dall'altro lato il disegno di due occhi e una bocca sorridente stilizzati esattamente come avviene per le emoticon. Sono un po' sorpreso da questo, così l'addetto di stazione mi spiega: "Il biglietto per il treno si chiama "Il Sorriso".

Così io e il mio parente andiamo a prendere il treno, che è già in banchina. Anche questo come la stazione è di aspetto datato, obsoleto. Però questo non mi preoccupa minimamente, sento che il viaggio sarà molto emozionante. Poco dopo esser saliti partiamo, ed il viaggio è effettivamente molto bello: passiamo a velocità sostenuta inizialmente per gallerie sotterranee decorate da disegni variopinti, poi per paesaggi dall'aspetto fantasioso illuminati da una luce molto particolare, poi ancora per gallerie o sottopassaggi e di nuovo attraverso altri paesaggi, finchè il tragitto dei binari non arriva al principio di un paese. Qui la strada inizia a farsi ripida, così il treno inizia ad inerpicarsi per una via piuttosto scoscesa che appare essere la via principale del luogo, luogo che invero si sviluppa proprio abbarbicato su una collina molto alta. La strada si fa sempre più ripida ogni metro che avanziamo, il percorso si sviluppa attraverso svariati saliscendi e presenta tantissimi tornanti, ma il treno prosegue la sua corsa come se nulla fosse. Guardo fuori dal finestrino: i binari non esistono più, il treno sta letteralmente entrando dentro il paese senza che le ruote scorrano su alcunchè! :shock:

Il treno si fa strada tra la massa della folla trapassandola senza investire nessuno, come se la massa di persone (o il treno stesso) fosse immateriale; passa nel mezzo di un parcheggio di automobili lungo il percorso, tra varie bancarelle ed abiti blu appesi ad espositori e molte altre cose disseminate alla rinfusa, finchè la corsa termina in un luogo imprecisato.

A questo punto non vedo più il mio parente: sono invece in compagnia di un ragazzo sui 30 anni che identifico come il mio amico di università Paolo, pur essendo fisicamente completamente diverso da lui. Scendiamo dal treno e ci dedichiamo all'esplorazione dell'area del paese in cui ci troviamo, che è composta da una serie innumerevole di palazzine basse di altezza ognuna diversa dall'altra e tutte dipinte in varie tonalità di beige e marrone chiaro, disposte lungo tutto il percorso della via scoscesa e piena di curve. C'è moltissima gente, e molte bancarelle di vario tipo ognuna diversa dall'altra, così penso tra me e me: "Deve esserci una grande festa, o un raduno".

Io e Paolo camminiamo senza una meta precisa, ci mischiamo con la folla, ed è a questo punto che lo perdo di vista: mentre io mi sono perso e non riesco più a riconoscere in che strada mi trovo, mi assale la sensazione che lui non si sia affatto perso ma mi abbia abbandonato volontariamente. Dopo averlo cercato per un po' di minuti, getto la spugna e mi dirigo verso quella che ora ho riconosciuto come l'uscita dal paese, voglio andare alla fermata del treno per tornare a casa. Arrivo alla fermata: è situata in corrispondenza di un avvallamento del terreno sul quale cresce disordinatamente un prato che in vari punti è chiazzato, perchè l'erba si è o seccata o non ha preso. Su questo avvallamento del terreno sono letteralmente conficcati i binari.

Cerco per l'ultima volta di rintracciare Paolo: estraggo dalla tasca dei pantaloni il cellulare e lo chiamo tramite il tasto di selezione rapida. Il suo telefono squilla a vuoto, dentro di me sento che non può avvertire la suoneria a causa del gran caos che c'è in paese.

Seduti sull'avvallamento osservo decine di ragazzi adolescenti vestiti casual che come me stanno aspettando che arrivi il treno: ma loro appaiono come che lo stiano aspettando da ore, il treno si è probabilmente guastato.

A questo punto il sogno sfuma lentamente finchè mi sveglio.
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Re: Sogni comuni di aenigma

Messaggioda aenigma » 30/11/2015, 1:14

Notte tra il 28.11 e il 29.11.2015

MUSICA NELLA CITTA' SCONOSCIUTA

Sono in viaggio nei Paesi Bassi, dove sto visitando una cittadina immaginaria. Non ricordo il nome che questa aveva in sogno, ma pur essendo questo totalmente di fantasia, appariva come perfettamente olandese.

Cammino tra le stradine di questa cittadina. Sono molto strette e pavimentate ad asfalto, le architetture delle abitazioni ai lati delle strade sono molto diverse da quelle delle case olandesi reali, e sono costruzioni basse il cui tono dominante è il bianco.
Continuo a camminare senza nessuna particolare meta lungo una delle strade di questa città, finchè ad un certo momento il mio percorso si imbatte in gruppi di militari e poliziotti impegnati a disinnescare bombe che sono state celate segretamente lungo la strada. Così il percorso si fa più complicato, come ad ostacoli: tra porzioni della strada recintate con all'interno i militari impegnati nel loro delicato lavoro e il relativo restringimento di carreggiata, macchine di vario tipo atte al disinnesco, piccole espolosioni qua e là e grosse buche scavate per disseppellirvi gli ordigni che erano seppelliti, e accanto alle buche i cumuli di terra e asfalto che vi è stato scavato, camminare si fa più difficoltoso, ma comunque mai completamente disagevole o pericoloso. Non ho paura di continuare a camminare, applico soltanto una maggiore attenzione.

Il pericolo arriva infatti da dietro: non mi accorgo di un'auto che sta arrivando, e pur se cammina a bassa velocità, questa mi urta con il cofano sul fondoschiena facendomi quasi cadere. Ma mi rimetto in sesto e proseguo.

Finchè non desidero di andare ad Amsterdam, ed allora mi reco presso una specie di negozio-tabaccheria per acquistare un biglietto del treno. Accedere al negozio è abbastanza difficoltoso: vi è diversa altra gente che vuole accedere o che sta uscendo, inoltre l'entrata è una singola porta abbastanza stretta ed alta decisamente più in alto del piano strada, rialzato da esso tramite uno zoccolo formato da tre gradini di legno impilati uno sopra l'altro, non a formare la tradizionale scaletta ma proprio semplicemente impilati. A sinistra, a fianco all'ingresso del negozio, c'è una vetrina.

Arrivo a quella che è la mia nuova destinazione, ma mi accorgo di aver sbagliato treno: non sono ad Amsterdam ma in un'altra città, sconosciuta. Così parlo con alcune persone cercando indicazioni, ma non riesco a seguire i loro consigli e così camminando mi perdo.

Girovagando mi ritrovo all'esterno di un'arena per concerti: la costruzione, in cemento bianco, ricorda la metà di una sfera vuota appoggiata con la parte convessa sul terreno e la parte concava cava rivolta verso l'alto; all'interno di questa parte sono ricavate le gradinate per gli spettatori. Il tutto è collegato all'esterno tramite numerose scale che si dipartono dalla mezza sfera allo stesso modo in cui dal corpo di un ragno partono le tante e lunghe zampe.
All'interno si sta tenendo un concerto di un gruppo musicale molto in voga tra i ragazzi, da fuori si sente chiaramente la musica, un pop melodico di classe.

Nonostante il concerto sia già in pieno svolgimento da diverso tempo, molti ragazzi affollano ancora le scale camminandovi per accedere all'arena. Contento di aver visto così tanti ragazzi, vengo attirato anch'io dalla musica del concerto e decido di andarlo a vedere anch'io.

Qui il sogno termina e mi sveglio.
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Re: Sogni comuni di aenigma

Messaggioda aenigma » 31/12/2015, 18:20

Notte tra il 30 e il 31.12.2015

CONCORSO FOTOGRAFICO

Sono in un angolo di una piccola piazza di un paese sconosciuto, seduto ad un grande tavolo bianco in plastica il cui piano è di forma ovoidale, simile ad uno di quelli che si usano in giardino. Insieme a me sono seduti diversi altri ragazzi, apparentemente tutti più giovani. Di fronte a me, dall'altro lato del tavolo, c'è l'ingresso di un grande palazzo antico di colore bourdeaux scuro, la cui facciata è curva: l'ingresso è sovrastato da una larga tettoia semicircolare anch'essa in muratura, e sopra la tettoia si innalza una fila di piccole finestre di forma quadrata dalla cornice giallo ocra che percorre il palazzo per tutta la sua altezza. Il fabbricato è stato restaurato da poco, me ne accorgo dal fatto che il colore della facciata appaia ancora come fresco e comunque più "nuovo" del palazzo in sè, che avrà grossomodo una cinquantina di anni. Intuisco che dopo la ristrutturazione il fabbricato sia stato oggetto di un cambio di destinazione d'uso, perchè della vecchia insegna posta sopra la tettoia sono rimaste solo poche lettere, e quelle rimaste sono in procinto di essere rimosse. Nella mia testa suppongo che il complesso sia diventato una sorta di centro culturale giovanile.

I ragazzi confabulano tra di loro a gruppetti di 2-3 persone; provo ad inserirmi in uno dei discorsi, ma non sembrano prestare molta attenzione alla mia presenza. Così rinuncio e mi limito ad ascoltarli: stanno discorrendo di un qualche evento che dovrà avvenire a breve. A questo punto rivolgo nuovamente lo sguardo al palazzo, in particolare alle sue finestre quadrate, ed ecco che accade un episodio inconsueto e simpatico: da ognuna delle finestre sporge una coppia di mani, che appoggiandosi al bordo inferiore della finestra tamburella ritmicamente sulla superficie all'unisono con le altre. Divertito osservo la scenetta protrarsi per qualche secondo, immaginando sia messa in atto dai ragazzi che ancora si trovano dentro il centro culturale.

Terminato il siparietto, quelli seduti al tavolo si alzano di colpo precipitandosi verso un altro angolo della piazza: evidentemente, l'evento di cui stavano parlando è finalmente iniziato. Così faccio per alzarmi anch'io, ma tutti sembrano continuare a non curarsi di me, così nel mentre che mi alzo vengo urtato da un paio di loro. Comunque li seguo e mi ritrovo sul lato più esterno della piazza, che è separato da una strada prospiciente tramite una ringhiera di ferro battuto. C'è davvero molta gente ad osservare lo spettacolo appena iniziato: si tratta di un mix molto particolare tra sbandieratori e vari artisti di strada. Muovendomi nella calca urto una ragazza di spalle davanti a me, questa si gira e sorridendomi si presenta dicendomi di essere sudamericana. Chiacchieriamo un po' della festa. Io ho con me la mia fotocamera ed inizio a scattare qualche foto degli artisti che si stanno esibendo, è stato indetto un concorso a tema ed ho intenzione di parteciparvi.

A questo punto mi ritrovo in un'altra zona del paese. Sono sul marciapiede di una strada, riconosco la mia amica Vanessa che di spalle di fronte a me osserva il panorama che è dall'altro lato della strada guardando oltre un muretto. Come al solito si presenta in modo molto curato e femminile: ha lunghi capelli biondo cenere fino a metà schiena perfettamente acconciati, è ben truccata, e indossa due orecchini pendenti molto eleganti e un lungo cappotto nero. La osservo senza salutarla, voglio che sia lei a farlo... ma non lo fa, sospetto abbia solo fatto finta di non vedermi. Non me ne importa più di tanto. A questo punto le si avvicinano alcune altre persone vestite elegantemente come lei, la salutano, e dai loro dialoghi capisco che stanno per recarsi ad un qualche evento mondano. Si allontanano in gruppo incamminandosi verso sinistra, li seguo a distanza e mi ritrovo in un ristorante, seduto ad un lungo tavolo con molti altri ragazzi. Si tratta del pranzo della premiazione del concorso fotografico avente come tema la festa che si è svolta in paese poco prima.

Terminato il pranzo scatto qualche foto ricordo con il cellulare e qualche "selfie" insieme agli altri. Il mio telefono ha anche la capacità di imprimere immagini direttamente sui muri, così puntandolo su uno di essi trasferisco su una parete alcune delle foto che ho appena fatto con tanto di didascalie esplicative. Un ragazzo le vede e le riprende a sua volta con il suo cellulare. Parlo con lui, e mi invita a seguirlo a casa sua.

Così ci troviamo da lui seduti in soggiorno davanti il suo computer, che è su un piccolo mobile da ufficio. Mentre parliamo qualcuno si affaccia dalla porta in fondo e ci saluta; io, un poco infastidito per essere stato disturbato, interrompo il discorso aspettando che queste altre persone si ritirino richiudendo la porta.

Una volta che io e il mio amico siamo tornati soli, provo il desiderio di aprire la borsa in cui tengo la mia fotocamera: così la prendo e la apro, e con mia grande sorpresa dentro non ci sono solo la mia macchina fotografica e i vari volantini che avevo precedentemente raccattato in paese e al ristorante, ma anche una bellissima videocamera digitale compatta 4K ultimo modello! : WohoW : Ancora stupito ed ora anche affascinato la estraggo completamente dalla borsa per osservarla meglio, la marca non è una delle più note ma l'apparecchio appare comunque ben fatto e all'avanguardia. La accendo e la faccio osservare anche al mio amico, aprendone il display e illustrandogli dettagliatamente le varie funzioni. E in questo momento capisco che è il premio che ho vinto al concorso di fotografia! :cool:

A questo punto il sogno inizia a sfumare gradatamente, e mi sveglio.
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