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Raccolta di sogni privi della consapevolezza di sognare.
Condividi nel tuo diario i sogni più belli e particolari per trasmettere ai lettori le stesse emozioni che hai vissuto.

Archivio dei sogni di JesaHell

Messaggioda JesaHell » 22/03/2016, 17:02

Non posso che farmi conoscere meglio coi miei sogni più recenti e alcuni di qualche tempo fa che però ritengo discretamente interessanti...

20 Marzo
Sono all'università in un'aula mai vista, di dimensioni molto ridotte, con due delle compagne di corso a cui sono più legata: alla cattedra c'è un professore che non riesco a riconoscere e David Bowie del periodo di Earthling, che deve fare annunciare il vincitore di un non meglio precisato concorso, probabilmente di bellezza. Prima ancora che annunci qualcosa noi studenti intoniamo un coro dandogli del "poraccio", mi unisco al coro per un momento poi scoppio in un singulto tra la risata e il pianto e dico «Roba da matti, ho davanti Bowie e lo sto insultando!», ma nessuno sembra sentire nulla a causa dell'alto volume del coro; lui mi vede, sorride e mi dice in inglese «Se vuoi l'autografo scordatelo!», ma in modo gentile, quasi complice.
Calmato il coro e annunciato come vincitore un certo "Mattia" (non ho amici che si chiamino così, giusto un paio di conoscenti), che però non si presenta per motivi che non si capiscono bene, si incammina per andarsene e io, scusandomi con le mie amiche, corro per inseguirlo: lo ritrovo in versione Jareth e gli chiedo, in inglese «David, ma non eri morto?»
Sorride di nuovo, sempre bonario ma triste, risponde «Purtroppo sì» e si trasforma davanti ai miei occhi nel David dei tempi di Space Oddity, per poi prendermi la mano e farmi decollare ad alta velocità.
Ho un blackout e mi risveglio in piedi, senza alcun dolore e in una situazione di apparente normalità davanti alla palazzina dell'università più importante per me, dove si trovano la radio, la prima aula dove ho fatto lezione e l'aula dove si proclamano le lauree: guardo in alto spaesata e urlo «Major Tom! Major Tom, dove sei?» senza ottenere risposta. Passa qualcuno, ma sembra non notare niente e mi saluta come se non stessi strillando al cielo come una pazza. Nonostante lo spaesamento, però, ho dentro un bel senso di benessere.

21 Marzo
Sono all'interno di un luogo chiuso, ad occhio e croce un sottopassaggio, illuminato da una luce rossastra: capisco di essere in un cartone Disney con protagonista Paperino che ha dei riferimenti a Harry Potter non ben definiti: un ragazzo fa una sorta di discorso, Paperino con voce normale (non il suo solito modo di parlare tipico dei cartoni, insomma) annuncia orgoglioso «Grifondoro!» accendendo un cerino in contemporanea: il cerino gli cade e presto l'incendio divampa e io, nonostante sia pirofobica, non ho paura. Paperina, spuntata fuori da chissà dove, prende a male parole Paperino, mentre lui, che sta iniziando a bruciare, le tende la mano e con tono sicuro e risoluto le dice «Dammi la mano, andiamo via», senza che lei voglia sentir ragioni. Io nel mentre, senza alcun problema, vado via.

Date non meglio definite
1. Sono sul ciglio di una strada di campagna: dall'altra parte accosta un fuoristrada da cui scende un ragazzo molto bello che incarna i miei canoni di bellezza "particolari". Rapita, lo seguo, arrivando davanti ad un grande giardino cintato pieno di uomini bellissimi, che osservo discretamente interessata :lol: a distrarmi ci pensa un giovane Jon Bon Jovi che mi sorride in una maniera allucinante e mi dice «Benvenuta in Paradiso. Tutti questi uomini sono a tua completa disposizione per... compiacerti, se capisci cosa intendo. Incluso il sottoscritto». Gli sorrido grata e rispondo «Ti ringrazio Jon, ma tutti questi uomini non valgono il mio ragazzo... sono innamorata e non voglio che lui.»
A quel punto spunta il mio ragazzo che strilla «Sei una cretina!», e mi sveglio.
2. Sono una specie di educatrice, ho almeno una trentina d'anni e sto portando un gruppo di bambini di tutte le età (diciamo tra i sette e i quattordici anni) in gita in montagna. Arriviamo davanti ad un gigantesco castello dove eravamo stati invitati per una festa: il castello è un po' buio ma bellissimo, con tantissime stanze enormi, tantissimi altri invitati e personaggi pittoreschi; in ogni stanza c'è una festa a tema, cibo squisito e in generale una grande opulenza.
Il tempo passa e gli invitati iniziano ad andare via, ma i bambini insistono per passare la notte lì: in nottata c'è una bufera di neve e ci ritroviamo impossibilitati a tornare indietro, ma i bambini non la prendono male, anzi, a loro sembra un'avventura. Una di quelle persone che sembrano abitare il castello, bellissima e molto somigliante a Katy Perry (credo che la chiamerò Katy in futuro, per far prima), è letteralmente conquistata dai bambini e ci gioca sempre, conquistandoli a loro volta.
Mentre i bambini si divertono, tra adulti invece si litiga: dopo la festa il castello è parecchio sporco, le invitate rimanenti vogliono ripulirlo ma non vengono rispettati i turni, alcune fanno più danno che profitto e scoppia un putiferio per un furto di DVD (o.O). Io, per non dare il cattivo esempio ai bambini, cerco di fare amicizia con i presenti (tra cui il "custode" del castello, bellissimo), non prendo mai parte alle litigate e anzi, cerco sempre di fare da paciere: una sera in cui gli animi sono stranamente tranquilli, constato che tutte le ragazze presenti sono a loro modo bellissime e parliamo a lungo del concetto di bellezza e dell'importanza dell'autostima.
Il sogno cambia: mi sveglio (sempre nel sogno), tiro su la tapparella e scopro che la neve si è sciolta e possiamo andare via. I bambini sono un po' tristi, ma Katy organizza un'enorme festa in maschera per rallegrarli e, al momento di andare via, mi prega di venire con me. Vedendo quanto i bimbi la adorino, accetto senza pensarci due volte.
Andiamo via, i bimbi sono felici e la mia collega (ah, avevo una collega?) mi confessa che, dopo il discorso fatto in nottata sull'autostima e la bellezza, vuole cambiare vita e si licenzia, per poi fare l'autostop e farsi caricare da due buffi gemelli (che non sembravano esattamente dei benintenzionati, ma erano comunque buffi): all'ultimo minuto, nonostante i due mi ispirino poca fiducia, balzo anche io sulla loro auto e chiedo di portarmi al castello, avendo questo dialogo con la mia collega.
Lei: «Come mai sei venuta anche tu?»
Io: «Ho un'idea.»
Lei mi guarda con aria maliziosa ma d'intesa: «Tim?» (il nome del custode, l'unico che ricordi)
Io le sorrido: «Credevo stesse con la fata ("Katy" si era vestita da fata per la festa in maschera), ma se lei è venuta con noi credo di avere il campo libero.»
La mia collega sorride e mi risponde dicendo qualcosa come "brava, fai bene" e torniamo al castello, dove stanno allestendo un grande pranzo fuori e in sottofondo c'è un brano di Mina.

Sono molto perplessa : Surprice :
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Re: Archivio dei sogni di JesaHell

Messaggioda JesaHell » 22/03/2016, 21:25

Ho ritrovato alcuni sogni che avevo scritto in altri forum : Chessygrin :

1. Sono nel centro commerciale della mia città e incontro l'ex di una mia amica milanese (io sono ligure), che all'inizio mi evita ma finisce per salutarmi e chiacchierare amichevolmente: ad un certo punto prende del vitello tonnato e dei capperi sotto sale da mangiare per merenda ( :shock: ) e, mentre ci dirigiamo verso la cassa, mi chiede di andargli a prendere un televisore. Vado, torno alle casse e noto una donna... piccola, minuta, bionda... con immenso stupore mi rendo conto che i miei sospetti sono fondati: è Luciana Littizzetto! Con la voce tremula mi ci avvicino e inizio la mia tiritera standard che uso con tutti gli artisti per strappare un'intervista ("Faccio parte di una radio universitaria, io e i miei colleghi saremmo molto onorati di intervistarla, blablabla") e lei sembra accettare e mi dà l'indirizzo e-mail per contattarla: a quel punto mi emoziono parecchio, mi tremano le mani e continuo a dirle «Non sa quanto sono felice, io la ammiro da sempre, pensi che volevo chiedere al suo collega (Neri Marcorè, intervistato l'anno scorso) se poteva mettermi in contatto con lei, non sa quanto sono felice...»
Da lì però qualcosa va storto: inizia a dettarmi l'indirizzo ma si blocca a metà e non vuole dirmi come finisca (poi capisco un borbottato "gmail"), inizia a girare per il centro commerciale intimandomi di seguirla ma senza dirmi nulla che mi interessi e, al momento di confermare l'indirizzo che mi ha dato, scoppia a ridere dicendo «Ma guarda che scherzavo, mica la voglio fare l'intervista all'università! Ma dai, non dirmi che ci hai creduto!».
Sbotto e passo al tu: «Sai che ti dico? Sei veramente una grandissima cafona, non mi stupisce che sei sempre con Fazio, dato che dicono tutti che se la tira! E la prossima volta che sento Neri glielo dico che sei una stronza, è ovvio che in "Ravanello Pallido" sia diventato gay piuttosto che rimanere con te!» e me ne vado a passo di marcia (non dimentichiamolo, con un televisore sottobraccio).
Esco dal centro commerciale: il cielo è scurissimo, piove a dirotto, del tizio che mi ha commissionato il televisore non c'è traccia e io sono appena rimasta delusa da uno dei miei modelli di riferimento. Nonostante abbia ventitré anni sono sull'orlo delle lacrime, e inizio a vagare senza meta con quella dannata TV sottobraccio, fino ad arrivare ad un punto della città non ben precisato e che forse manco esiste: continuo a vedere persone che mi sembrano familiari ma che poi non si rivelano tali, fino a che non noto una porta aperta che dà su una sala non troppo grande, illuminata da una luce bianca, da cui viene un po' di musica: decido di entrare e...
Mi sveglio.

2. Partiamo da un fatto abbastanza strano: vivo il sogno in prima persona, ma non sono nei miei panni, come se stessi interpretando qualcun altro.
Mi trovo in un castello con altre due ragazze che nel sogno sono mie amiche (in realtà, mai viste): in breve tempo ho realizzato che quella era la casa di un importante editore che aveva notato il mio romanzo, e che mi trovo lì perché avrei dovuto firmare il contratto di lì a poco e non avevo soldi per permettermi un albergo, così l'editore stesso mi aveva ospitata a casa sua. L'editore, un bell'uomo molto più grande di me, mi mostra la casa e mi presenta anche la sua famiglia, composta da una moglie piuttosto sciatta e tre figlie serie, fredde e distaccate.
Il sogno subisce un salto in avanti, e io mi ritrovo nel bagno del "castello" che mi sto spogliando per farmi una doccia: la porta del bagno è semichiusa, fuori ci sono le mie amiche e io, con la coda dell'occhio, noto dal riflesso dello specchio che sta sopraggiungendo l'editore parzialmente svestito; le mie amiche allora spalancano la porta proprio mentre l'editore sta passando, e io sono nuda come un verme. Imbarazzatissima mi rivesto di fretta e, appena sono completamente vestita, l'editore mi invita a fare due passi e inizia a farmi una mezza dichiarazione mista a qualche confessione piena di cliché: nonostante il tizio mi attragga fisicamente mi rifiuto di concedergli alcunché per un po', fino a che non inizio a cantare come in un film Disney spiegandogli le mie motivazioni; lui, a sua volta, risponde cantando fino a che non arriviamo ad un compromesso. Presumo che tale compromesso fosse una one night stand, dato che il sogno è finito con me che mi risveglio in un letto matrimoniale mezza nuda, l'editore vicino a me e continuo a pensare "Mai più..."

3. Premetto che questo l'ho sognato pochi giorni dopo la tragedia di Parigi, che mi aveva toccato profondamente.
Per motivi a me completamente ignoti mi trovo nel mondo Disney, il quale è in gran fermento per quella che sembra essere una vera rivoluzione per loro: sta per essere celebrato il primo matrimonio omosessuale, una cerimonia in grande stile a cui sono invitati tutti i personaggi, che siano buoni, cattivi, dei fumetti o dei film. Poco prima che avvenga la cerimonia però viene annunciato che il matrimonio non si può fare a meno che non si facciano opportune modifiche perché "la Disney non è ancora pronta per un passo del genere", e vestono uno degli sposi da donna: Malefica (quella della Bella Addormentata), arrabbiatissima per questo, decide di trasformare lo sposo travestito in uno zombie. Mentre il matrimonio sta per essere celebrato, lo sposo infetto morde l'altro, mentre Malefica scatena un vero e proprio esercito di non morti che si avventa sulla folla creando il caos. I personaggi dotati di poteri sovrannaturali cercano di fermare il tutto (ricordo di aver urlato un "Brava Elsa!" vedendola scagliare del ghiaccio), ma altri vengono morsi e trasformati: nella calca cado, vengo attaccata da uno zombie ma tento di restare umana continuando a ragionare a voce alta... poi mi sveglio.

...va be'.
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Re: Archivio dei sogni di JesaHell

Messaggioda JesaHell » 25/03/2016, 10:30

Ricordo di aver sognato qualcosa le sere scorse, ma cosucce di poco conto: stanotte, invece, ho fatto due sogni piuttosto bizzarri.
1. È notte e sto tornando a casa dopo essere stata col mio ragazzo: non entro neppure nel portone che mia madre mi trascina fuori, prende la macchina e si dirige rapidamente verso casa dei miei nonni materni, poco distante: scende mia nonna in giacca di pelle e in generale in tenuta giovanile e anche un po' "aggressiva" e pretende di guidare pur non avendo la patente. Mia mamma le cede il posto di guida e mia nonna ovviamente fa dei discreti casini, mi offro di guidare ma mi sento dire di no. Chiedo cosa stiamo cercando di fare, dato che nell'auto si respira un'aria parecchio agitata, ma non vogliono dirmelo.
Mi ha svegliata il cane.
2. È sera e sto andando all'Alcatraz di Milano per un concerto in pullman con un paio di amiche e il mio ragazzo: arrivati a destinazione le due scendono dicendo «Noi facciamo la coda già ora, voi fate il giro, ci vediamo stasera!». Mi rendo conto di non sapere che artisti stia andando a vedere e getto un'occhiata al cartellone, che mi informa che il concerto sarà dei Limp Bizkit aperti da Franco Battiato (what. the. fuck?!). Il pullman riparte ad alta velocità, ho un blackout e mi ritrovo in fila con altre persone, tra cui alcune celebrità: riconosco Emma Watson, Jennifer Lawrence e Rupert Grint, tutti però piuttosto "strani", come se fossero invecchiati precocemente o molto stanchi; veniamo smistati in alcune camerate senza che nessuno capisca precisamente il perché, e iniziamo a fare amicizia e, col tempo, ci abituiamo a quel luogo strano, fatto di palazzi futuristici e grandi campagne. Io non sento la mancanza dei miei affetti.
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