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Raccolta di sogni privi della consapevolezza di sognare.
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Diario dei sogni comuni di MyWondeland

Messaggioda MyWondeland » 14/06/2016, 14:48

Ho deciso di iniziare a scrivere qui tutti i miei sogni, giusto per sapere un po' cosa ne pensate. :D
Questo è stato il primo sogno che ho deciso di annotare appena sveglio, ed anche uno dei più lunghi. Risale a circa un anno fa. Lo intitolo: Il mondo dei disinfestatori.

All’ inizio del sogno mi trovo all’interno di una sorta di accampamento. Sono all’interno di una tenda verde e pavimentata nella quale vivono altri uomini come me, e dove non vi è mobilia se non articoli igienico-sanitari, tra cui gabinetti e lavandini.
In modo a me sconosciuto, sebbene nessuno me l’abbia detto, capisco che il mio compito all’interno di quello strano luogo è quello di uccidere le creature che lo infestano. Ergo, sono un disinfestatore.
Quella in cui mi trovo è la base di una strana congrega di uomini che svolgono questo lavoro da tempo ignoto.
Ebbene, appena arrivato, mi viene data una sorta di missione: recarmi nella foresta oscura e sterminare l’enorme ragno nero che vi abita. Nel sogno sono spaesato e impaurito da quello strano compito, dunque chiedo ad alcuni dei miei compagni (che tra l’altro mi sembra già di conoscere) di accompagnarmi nell’impresa.
Quindi ci rechiamo facilmente nella selva buia, perdendoci nel dedalo di sentieri e alberi altissimi e neri come la pece. Della tarantola mostruosa nessuna traccia, ma il sole inizia a calare e dovendo tornare in base, seguendo il corso del fiume argenteo che attraversa il bosco, riusciamo a uscirne. Ma non sappiamo di essere capitati dal lato opposto del bosco.
Camminiamo diritto innanzi a noi sino a trovarci ad un bivio. A sinistra si innalza un’alta e ripida rupe dalla quale si affaccia imponente un cavallo bianco in posizione maestosa, a destra un portone bianco a due porte, alto anch’esso, come quelli dei castelli delle fiabe.
Sebbene io adori i cavalli, semplicemente mi lascio trasportare dal mio ego, che mi trascina verso l’enorme ingresso, che dietro di sé non ha nulla. Nessun castello, nessuna casa, nessun edificio. I miei compagni di avventure mi seguono, mentre dietro di noi il sole lascia la scena ritirandosi dietro le quinte.
Aperte le porte ci ritroviamo in un ampio salone illuminato da un sole di mezzogiorno, nonostante il sole fosse appunto appena tramontato. Il salone, per quel che ricordo, è quasi del tutto vuoto, se non fosse per un pianoforte a coda nero e lucido sul fondo, vicino ad una grande vetrata penetrata dalla luce. Ai lati del salone ci sono due corridoi.
Decidiamo di dividerci, alcuni di noi vanno a destra, altri a sinistra. Io mi dirigo a sinistra, insieme ad altri quattro o cinque compagni. Il corridoio è buio e pieno di stanze, tutte chiuse a chiave, ad eccezione dell’ultima a sinistra. E’ una camera da letto, con un grande letto matrimoniale azzurro ed un balcone esterno.
Stiamo girando per la stanza quando sentiamo qualcuno aprire la porta del salone dal quale eravamo entrati; subito quindi ci affrettiamo a nasconderci. Gli altri si nascondono sotto al letto, mentre io, non essendoci più spazio, mi nascondo fuori al balcone. Non ricordo di aver guardato il panorama, anzi, non credo vi fosse.
Ad ogni modo, resto lì fuori per un lasso di tempo che non so definire. Forse minuti, forse ore. Sta di fatto che dopo un po’, non avendo potuto affacciarmi per vedere l’interno né avendo sentito rumori, stufo di aspettare, rientro nella stanza.
Chiamo i miei compagni, ma scopro di essere rimasto solo. Nessuna traccia delle misteriose figure che stavano entrando, né dei miei compagni. E’ una sensazione strana: non mi sento tradito né entusiasta, semplicemente vuoto.
Senza neppur accertarmi che quelle persone possano trovarsi nelle altre stanze e dimenticando completamente gli altri compagni nascosti nel corridoio destro, attraverso in tutta fretta il salone e apro il portone. Mi ritrovo nelle scale di un condominio, scale che prima non avevo percorso, ma non è ciò che mi turba. Il sogno sta per finire: me ne accorgo perché intorno a me tutto si sta dissolvendo, i gradini delle scale spariscono gradualmente.
L’unica soluzione che mi rimane per non rimanere risucchiato da quell’ignota aspirazione è quella di montare sul corrimani e scivolarvi fino al piano terra.
Ed è quello che faccio: salgo sul corrimani (peraltro nero, così come il ragno, gli alberi della foresta e il pianoforte del salone) e comincio a scivolare giù. La discesa è direttamente proporzionale alla scomparsa: più vado veloce, più tutto ciò attorno a me sparisce con maggior rapidità.
E’ proprio mentre scivolo sempre più velocemente che il sogno termina bruscamente.
MyWondeland
 
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