da kalpa » 29/12/2012, 3:34
Le tecniche di meditazione (perlomeno quelle buddhiste) sono strettamente legate al silenzio interiore.
Certi le dividono in due tipologie:
Samatha ( o calma concentrata) e consiste nel concentrarsi su dei meccanismi o parti del nostro corpo, in genere si fa ascoltando il respiro, in modo tale che la mente e il corpo (in un circolo perchè calmare il corpo calma la mente e viceversa) rilassandosi diminuiscano l'intrusitività e la potenza dei pensieri.
Per gestire i pensieri intrusivi è preferibile non zittirli con forza perchè si rischierebbe di provare frustrazione ed aumentare la fastidiosità di essi. Se un pensiero prende il sopravvento ci si rende conto che non si sta più osservando il respiro e si ritorna con gentilezza verso l'attenzione al respiro, non lo si zittisce, si zittisce da solo con la calma. Inoltre direi che porsi come obiettivo quello di zittire i pensieri durante la pratica sia controproducente, l'obiettivo è porre attenzione al respiro, i pensieri ci sono, se si pratica bene probabilmente diminuiranno di intensità e col tempo e la pratica potrebbero anche sparire del tutto (durante la pratica ovviamente).
Come si fa a sapere che il dialogo interiore è diminuito? a me da una sensazione di pace, la sensazione che tutto vada bene nonostante le nostre seghe mentali, se si è calmi il rendersi conto di questo (anche se forse "rendersi conto" andrebbe approfondito) non dovrebbe ridare forza ai pensieri.
Sia chiaro, tra il dire e il fare c'è in mezzo il mare, la meditazione è semplice ma non è facile.
La seconda tipologia è la Vipassana (o chiara visione o meditazione di consapevolezza) e non ha come scopo l'abbassare la portata dei pensieri ma di portare consapevolezza di essi, una consapevolezza "distaccata" (l'esempio tipico è l'uomo seduto su un prato che guarda le nuvole, le nuvole passano e lui le guarda, lui non si immerge nelle nuvole) (una frase che trovo molto bella è "Le oche selvatiche non intendono proiettare il proprio riflesso. L'acqua non ha intenzione di ricevere la loro immagine." le oche sono i pensieri e l'acqua la nostra mente, i pensieri passano, noi sentiamo il loro passaggio (le vocine) ma non lo tratteniamo, lasciamo passare i pensieri e basta, l'acqua riflette le oche ma non vuole trattenere il loro riflesso, i pensieri passano e noi non vogliamo rimuginare su essi durante la pratica, i pensieri passano e basta). Questa pratica ha come conseguenza abbassare la forza dei pensieri perchè osservare i pensieri in maniera distaccata è come se togliesse loro potenza mentre al contrario cercare con la forza di togliersi dalla propria testa dei pensieri ossessivi non fa che aumentarli.
Durante la giornata capita spesso (quasi sempre) di essere "sovrappensiero" (tipo quando si guida la macchina, in qualche senso non si è lì ma si guida benissimo lo stesso) e in quel caso in effetti non si sente la fastidiosità e la presenza ingombrante dei pensieri (non dico che non ci siano, dico solo che non se ne percepisce la fastidiosità) però la ritengo una condizione diversa da quelle provocate da tecniche meditative. Direi che essere sovrappensiero è come non essere lucidi in un sogno mentre durante la meditazione si è pienamente "lucidi" e nel primo caso quando si riprende "lucidità" ci si rende conto dei pensieri mentre nel secondo caso si è "lucidi" e consapevoli di se stessi (o perlomeno l'obiettivo è quello).
TL;DR trovo che cercare di zittire i pensieri con la forza sia controproducente mentre "lasciarli essere" oppure un rilassamento "concentrato" mente-corpo tende ad abbassarne la potenza.
PS scusate il malloppone di testo però questo argomento mi piace molto, non volevo sembrare un maestrino e magari ho anche detto delle cose errate.
PPS Vipassana e Samatha si incrociano e si aiutano a vicenda, in genere la pratica di samatha da una grande mano a chi vuole praticare vipassana