Ogni volta che leggo qualcuno che descrive o parla dell'inconscio mi viene in mente un alieno. Parlate dell'inconscio come se parlaste di una strana creatura, che ci è totalmente estranea.
Sembra che ciò di cui siamo consapevoli può essere definito "io", e ciò di cui non siamo consapevoli è "altro".
Non è così. In realtà, a pensarci seriamente, è tutto "altro", anche ciò di cui siamo consapevoli. Quando prendiamo un oggetto, chi è che prende l'oggetto? Direte... che domande, noi! E se prendiamo l'oggetto sovrapensiero e poi dopo un po' lo osserviamo come se qualcuno ce lo avesse messo in mano? Allora diciamo che l'abbiamo preso sempre noi, ma eravamo distratti, sovrapensiero, inconsapevoli. Ma il gesto è lo stesso, il nostro corpo lo fa sia che siamo consapevoli, sia che non lo siamo. Allora chi è che ha preso l'oggetto? Il nostro inconscio? Quando camminiamo neppure badiamo al nostro movimento, tanto è automatico. Ogni gesto che facciamo è in realtà "fatto", poi ci appiccicchiamo a posteriori, subito dopo, l'etichetta "fatto da me". Gli studi di Libet, pur nella loro limitatezza, ci dicono di una realtà evidente: siamo degli automi, completamente sopraffatti dalla meccanicità. Gran parte della macchina che costituisce il nostro corpo è governata dall'inconscio, a dire il vero tutto. Poi a quelle poche cose di cui ci rendiamo coscienti appiccicchiamo l'etichetta "fatto da me", "pensato da me", "provato da me", ma la verità è che è altro che fa, che pensa, che prova: poi creiamo da soli con l'immaginazione l'illusione di una identità che non esiste. L'unica cosa che ci fa uscire da questa meccanicità, che ci rende differenti da un robot o un sofisticato computer biologico, è la consapevolezza. Qualcuno pone la consapevolezza anche a un livello precedente la materia (per chi mastica l'inglese: http://www.neuroquantology.com/index.php/journal/article/download/32/32), certo è che dove arriva la consapevolezza le cose cambiano. Nel sogno come nell'inconscio quello che serve è maggiore consapevolezza, la luce che illumina il buio.
E scusate se divago...
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