Non mettevo piede qui da tempo ormai, ma é sicuramente il posto migliore per sviscerare uno dei problemi che un po' tutti prima o poi ci poniamo, magari in termini diversi. E sia chiaro, è il più vecchio dei problemi, quello che già si son posti tutti prima di noi, ma la cui soluzione sembra così intrinsecamente fuori dalla nostra portata da non invecchiare mai: materialismo contro idealismo, caos contro ordine. Sono i meccanicismi caotici dell'universo a risultare eventualmente nella coscienza, o è la coscienza stessa ad essere una caratteristica intrinseca dalla realtà? Bene questa semplice premessa non è bastata da sola a farmi avviare la discussione. Per discostarci un attimo da quel che già si dice da secoli mi piacerebbe scambiare opinioni su due punti in particolare:
Le nuove scoperte scientifiche possono dare una risposta a questa domanda? L'esempio più banale è senza dubbio la meccanica quantistica. Cosa ne pensate del ruolo dell'osservatore nella definizione della materia di cui facciamo esperienza?
Visto che è di coscienza che parliamo, sarebbe logico esplorare il problema all'interno della coscienza stessa. Chi meglio di un onironauta? Beh sicuramente un intellettuale, un uomo di scienza professionista, ma chi non ha tali competenze può sperare, secondo voi, di ottenere qualche risposta cercando in se stesso? o si finirebbe inevitabilmente condizionati da bias cognitivi? Che esperienze avete in merito?
Non posso fare a meno di pensare che tutte le teorie che contemplano l'esistenza del multiverso e dunque di una realtà iperspaziale, cioè consistente in più dimensioni spaziali oltre alle tre che possiamo percepire, possano implicare un vero e proprio limite invalicabile davanti alla nostra comprensione dell'esistenza, un muro che prima o poi ci troveremo davanti. Sembra sempre più chiaro che i nostri sensi forniscano una ricostruzione della realtà che non necessariamente la esaurisce: d'altro canto, se il tempo e lo spazio non sono quello che pensiamo (e magari "non esistono", e sono solo modi di relazione fra le cose che la sensibilità umana traduce in causa-effetto, posizione) anche un convinto materialista come me potrebbe trovar spazio, in quest'ottica, per fenomeni di natura spirituale. Almeno finchè non verranno domati anche quelli e conquistati dalla scienza, magari attraverso una nuova, grande rivoluzione scientifica.
Bisogna stare molto attenti, però, un pensiero può essere così affascinante da offuscare la ragione. La consapevolezza della propria ignoranza è fondamentale, ma spero che qualcuno meno ignorante di me possa regalarci di seguito qualche spunto migliore.