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Ecco perchè bazzichi yahoo answers: lì sei forzato a fermarti
Per rispondere mi ispiro ai miei cari Osho e Castaneda
Dire Uno/Tutto, oppure Dualismo sono entrambi sconosciuti all'uomo.
Dici che il Dualismo e' sconosciuto dall'Uomo perche' vi e una differenza tra lo "Sperimentare" una cosa e il "Conoscerla" effettivamente?
Si, anche se mi sono espresso male: intendevo dire che quella realtà oltre la nostra percezione sociale si può conoscere solo sperimentandola. Possiamo chiamarla come ci pare, via del dualismo, il tutto cosmico, l'eden, etc... poco cambia: i nomi e i pensieri razionali, le riflessioni e teorie sono sempre e solo una parte di quella maschera sociale che confondiamo con il nostro io. E così crediamo di essere un rito sociale e lo usiamo come strumento per analizzare il mondo fenomenico. Questa maschera (formata da tradizioni, lingua madre, cultura, imposizioni sociali...) è una maschera brutta, ma pensiamo di essere noi stessi... non va distrutta, ma usata, bisogna renderla schiava. E costruirsene un'altra, quella dello stregone che, a poco a poco, aggiunge varie esperienze tra gli elementi esperienziali della sua vita. Invece cerchiamo lo spirituale attraverso il materiale e così rendiamo ancora più forte la presa materiale su di noi, mentre invece lo spirituale sta nei piccoli spazi vuoti nella percezione materiale quotidiana, difficili da cogliere di solito, impossibili da cogliere se ci si concentra sulla limitata percezione umana.
Non mi sembra un artificio razionale, perche' l'uomo per sua natura sente istintivamente il bisogno di classificare e definire le cose in categorie per permettersi poi di relazionarsi con esse. Focalizza l'oggetto tramite il dualismo, stabilendo ad esempio che l'oggetto e' materia, mentre cio' che sta intorno a lui e' il suo opposto, lo spazio.
Naturale non lo so, utile si. Sono d'accordo che serve definire, ma questo strumento ha infinite trappole dentro di sè, infiniti modi di controllare la percezione umana, penso ci voglia una forza e un addestramento estremi per poter usare il dualismo in modo consapevole.
Se ho ben capito il punto del tuo discorso consideri questa "Semplificazione" come sinonimo di "Limitazione", mentre sa la mente cominciasse a pensare Uno, non avrebbe piu' limitazioni e quindi potrebbe andare il quel famoso Oltre di cui parli, ho capito bene?
Pero' io ho questo dubbio : se Tutto fosse Uno, l'Oltre non esisterebbe in quanto parte integrante dell'Uno. E noi non saremmo spronati a ricercare nessun Oltre perche' parte integrante e imminente del Tutto che circonda ogni cosa. Insomma, l'Uno sotto questo senso impedisce il cambiamento, la trasformazione, l'evoluzione, perche' esso e' gia' arrivato in un punto che non necessita piu' di cambiamento in quanto gia' Immanente in Se' di ogni cosa possibile. Ma un'esistenza senza cambiamento (e quindi Statica e Congelata), la si puo' considerare ancora Esistenza?
Che fai, mi diventi banalmente accademico?
L'uno immobile vs il dualismo dinamico... intanto non è detto, anzi mi sembra proprio una delle semplificazioni causate dal dualismo. Magari tutto è uno: siamo un unico organismo dinamico in cui ogni parte è consapevole di sè e ha dei limiti propri e quindi espande quest'uno con la sua esperienza e nel rapporto con gli altri elementi dell'Uno. Oppure siamo una folla di esseri separati tra loro da immense distanti quindi in realtà tutto è fermo e l'Universo è un'illusione. Ma io intendevo un'altra cosa più semplice: "l'Uno", il "Tutto"... sono categorie umane. L'uomo che non sa percepire l'infinito, crede che dicendo così potrà imbrigliare la realtà... invece penso hce la realtà sia molto aliena al nostro pensiero attuale: un infinito magma ribollente, a più dimensioni, con più piani di coscienza, frequenza, energia, una spcie di mosaico con inginide gradazioni cangianti, in continuo mutamento ma stabile, come una pentola che bolle. E anche noi siamo una parte di esso: in qualche modo uniti a tutto il resto, siamo un'onda di coscienza sui fili infiniti di questa ragnatela cosmica, e siamo anche noi infiniti, e ci sono parti di noi che non conosceremo mai nè useremo. Siamo niente e tutto. Oltre le parole.
E se oltre il Dualismo ci fosse l'Uno e oltre l'Uno ci fosse lo Zero (questo famoso Nulla), varebbe veramente la pena di andare oltre i fondamenti della realta' illusoria?
Questa è una bella domanda! Una volta compreso che la percezione è schiavitù, l'unico desiderio rimasto sarebbe la ricerca della verità, e della libertà di essere sè stessi. Come dice Castaneda, vale la pena anche solo per bruciare nell'infinito, percepire la verità per un istante, è un obiettivo astratto che non si può spiegare perchè coinvolge solo le parti umane a noi sconosciute. Chi va oltre non può portarsi la maschera sociale, che resta qui. Qui, dove siamo come in matrix, pollame energetico. Immagino che nell'oltre ic saranno un sacco di cose interessanti e reali e inestimabili da fare, ma qui sono inconcepibili.
Prima di nascere ad esempio, non sperimentando nessun tipo di Dualismo, non avevamo neppure percezione di nulla, nessun ricordo, nessuna consapevolezza, non esistevamo letteralmente. Cosi penso accadra' di nuovo nel momento in cui non sperimenteremo di nuovo piu' nessun Dualismo quando moriremo entrando nella realta' non-fenomenica.
Comunque non permettere alla tua mente di decidere il tuo futuro: la mente è un gioco per interagire ocn gli altri, attraverso la sua lente vediamo il mondo come il nostro ambito sociale impone. Non credere mai, davvero, che le tue parole e riflessioni siano una descrizione della realtà, altrimenti per te lo diventano perchè il nostro potere immaginativo è senza limiti. Distaccatene pur rimanendo uguale a ora. Ricorda che in fondo non sappiamo nulla. Anzi, non siamo mai nati. E' vero che prima c'era il nulla e poi ci risarà come dici te, ma questo nulla si riferisce solo al punto di vista dell'io umano, la solita maschera che è un insieme di pensieri imparati che sorgono dal buio e lì tornano. Guarda il nostro io: non esiste, è solo un insieme di pensieri caotici, e tra l'uno e l'altro c'è la stessa morte di prima di nascere. Non abbiamo continuità nemmeno ora. Ed è tutto un gioco di ruolo, almeno finchè continuiamo a giocare. Poi, continueremo a giocare come prima, gli altri non lo noteranno, perchè la differenza sarà un distacco interiore totale, ne riparlo dopo quando dirò come secondo me sarebbe uno stregone.
Si, infatti tra i due opposti vi e' un immenso Mezzo, l'Equilibrio, ed e' quello che un essere senziente deve raggiungere per trovare la Felicita'.
Mi sembra un obiettivo spirituale imparato a scuola... "la virtù sta nel mezzo: siate umili, nè buoni nè cattivi, siate medi, non spiccate" XD
Pero' dire anche "Io sono Consapevole, un sasso non e' consapevole", non e' crearsi un dualismo, delimitando e scindendo in due categorie precise e definite te e un'altra cosa?
Vero, infatti non posso dirlo... cosa sia il sasso in realtà non lo so: magari è un'illusione creata dalle menti umane, una categorizzazione, quindi è comunque composto da consapevolezza umana. Oppure, guardandolo senza maschera in realtà è un Dio onnipotente... non sappiamo nulla, conosciamo solo un aspetto limitato della verità. Magari nella sesta dimensione tutti i sassi sono uniti e formano un corpo... chissà tutto è possibile.
(se e' cosi, non credo un bambino abbia mai smesso di sperimentare il Dualismo, anzi sotto questo aspetto e' ancora piu' duale degli adulti perche' non riescono a cogliere le sottili sfumature non definite della realta' : dogmatizzano le loro percezioni in un semplice, ma alquanto efficace : questo e' brutto/bello, mi piace/non mi piace, ecc. Certo, la differenza e' che sarebbe un Dualismo autentico, dove dualizzi quello che vuoi tu e non quello che ha stabilito la Societa' di dualizzare per te)
Allora diciamo che mi riferisco a bambini un po' più giovani: quelli con l'amico immaginario, capaci di giocare con lo stesso gioco per ore e ore, totalmente concentrati, meglio di qualsiasi meditazione. Quelli che vedono ancora il mondo cone un mistero infinito e loro stessi come potenzialmente illimitati. Poi è vero che sono molto duali, ma penso sia per due motivi: sono in parte stregoni (gli stregoni sono chiari e spietati, può sembrare dualismo), e perchè hanno iniziato a imparare a non vedere la realtà, la loro maschera si va formando, quindi all'inizio si manifesta con i dualismi più grezzi.
Quindi credi che quegli stregoni abbiano raggiunto l'Uno in vita? (cioe' quell'essere Se Stessi in Modo Inconcepibile lo puoi raggiungere nella realta' fenomenica dando quindi modo di esplicitarsi in un modo chiaro e definito nel mondo fenomenico?)
Esempio banalissimo per far capire che intendo dire : una persona che ha raggiunto in vita ad esempio lo stato di Nirvana, oppure Medita moltissimo, ha a livello fisico un cervello lobotomizzato [o danneggiato in un'altra maniera, non ricordo bene],
Allo stesso modo mi chiedo : Uno stregone che e' se stesso in maniera inconcepibile come si comporterebbe o sarebbe in questa realta' fenomenica?
Riguardo il lobotomizzato, come dice Osho, sono falsi santi, non hanno raggiunto un bel niente, si sono solo chiusi ancora di più. La gente li vede comunque diversi, quindi pensa siano santi, perchè stanno fermi e buoni. No, la mia idea di stregone è molto inedita, l'ho ritrovata solo in Castaneda e pochi altri autori: lo stregone gioca totalmente col suo io con cui non si identifica: è spietato, furbo, ti prende in giro senza che te ne accorgi, non ti fa da specchio. Non reagisce mai nel modo sociale in cui prevediamo gli altri, quindi è inquietante stare con lui, perchè trapassa tutte le barriere psicologiche, perchè non dà importanza a sè stesso (in quanto io). Impegna sè stesso totalmente nei suoi compiti, ma non gli importa il risultato; vive nella società e sembra una persona normale (gioca con la maschera e ciò lo aiuta a diventare ancora più stregone). Non crede nel caso, dà importanza a cose che per noi sono sensazioni sciocche o che ignoriamo all'istante... non è qualcuno che ha realizzato sè stesso (la realizzazione non è mai definitiva) ma risveglia parti di sè e le usa, per percepire e viaggiare oltre il percepibile. Può essere un uomo di cultura o anche un contadino analfabeta.
Cmq da parte mia rimane sempre un grande piacere dialogare con te, mi fai lavorare le sinapsi all'impazzata, molto spesso illuminandomi verso nuove prospettive che ancora non avevo concepito.
Anche per me! Fermo restando che questo è tutto un gioco, l'unico obiettivo che possiamo raggiungere è stancare la mente, farle capire che non è lei che deve percepire la realtà, non è il suo scopo e infatti lo fa male. Accumuliamo paradossi per metterla in disparte
E anche stavolta son riuscito a rispondere
EDIT
piccolo esempio sulla soggettività umana della perfezione: pensiamo che una sfera sia perfetta, è lo è, ma solo per il modo di ragionare umano, che ama chiudere e catalogare le cose. Infatti la sfera è tridimensionale e chiusa in sè stessa, mentre più perfetta sarebbe qualche figura con parti infinite