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Come avete scelto chi essere nella vita?

Messaggioda NeuroEngineer » 19/10/2022, 19:27

Sarò sintetico. Credo che il vero motivo che mi ha spinto da giovane a farmi innamorare delle Neuroscienze sia il fatto che mi sono sempre sentito "estraneo" al comune modo di pensare e di agire dei miei coetanei.
Soprattutto durante l'adolescenza, due erano le casistiche delle mie relazioni interpersonali: o venivo escluso dal gruppo di turno, oppure mi ritiravo volontariamente in solitudine.
Eccetto rari casi ovviamente, ma nel caso contrario si è sempre trattato di quelle 5 (meravigliose ma poche e rare) amicizie stabili che per forza di cose si instaurano tra "incompresi".
Molte volte sono stato additato come "stupido anticonformista", ma queste sono solo etichette.
Lo dico davvero, non ho mai capito come funzionasse la mente delle persone. E non perché mi ritenessi ad un qualche "livello superiore" (odio queste idee, dato che siamo tutti esseri umani sullo stesso livello e il concetto stesso di intelligenza è ambiguo, dato che si manifesta in molteplici forme a seconda del caso), bensì proprio perché era un mio limite. Leggendo dei libri come quelli di Sergio Bambaren, imprenditore di successo che ha mollato tutto per andare a vivere da nomade immerso nella Natura, mi sono sempre chiesto se anche io non fossi nato nella specie sbagliata. Sergio Bambaren ritiene che il suo vero posto è nell'oceano, di fatti compie immersioni subacquee ed è un surfista (se vorrete approfondire la sua storia è davvero una "guida spirituale" pratica e con i piedi per terra, geniale da molti punti di vista). Come indole si paragona ad un delfino.
Vi siete mai chiesti se la specie umana è quella a cui davvero avreste voluto appartenere?

Comunque sia, tornando a noi, una delle lezioni più importanti che sinceramente ho imparato nella vita è che "l'errore più grande è pensare che gli altri ragionino al tuo stesso modo".
Non che ci sia un modo giusto o sbagliato di vedere le cose, sia chiaro.
Però, da giovane come ora, mi chiedevo sempre: come è possibile che l'uomo abbia un potenziale così grande, che sia capace di così tanto, eppure quel potenziale nella maggior parte dei casi lo spreca?
C'è stato un periodo di qualche anno in cui ero seriamente triste e odiavo il genere umano. Guardandomi in giro vedevo persone che fingevano, marionette che sottostavano a burattinai invisibili che loro stesso avevano ideato. Gente che si mette da sola dietro le sbarre, dentro la propria prigione mentale, e che getta stupidamente la chiave pensando di essere in trappola, quando in realtà semplicemente voltandosi e guardandosi dentro si scopre che c'è tutto un mondo là fuori, che richiede solo di essere vissuto. Gente che fa sempre gli stessi errori e che nega se stessa pur di compiacere ad altri. Gente che si lamenta verso le "autorità" (puramente formali) della mancanza della libertà, quando la libertà se l'è negata da sola.
Anche io possedevo e possiedo i miei paradossi intrinsechi, tipici dell'uomo. Odiavo il materialismo, eppure ero fissato con l'ordinare gli oggetti. Non comprendevo l'essere timidi, eppure ero io il primo a non parlare. Consideravo il denaro come qualcosa di artificioso e fittizio, funzionale solo all'acquisto a breve termine di beni, esperienze e servizi, come un semplice mezzo...eppure ero lì che studiavo l'imprenditoria e cercavo di risparmiare per accrescere il mio portafoglio.

Poi, dato che compresi che non potevo andare avanti a vivere da lupo spolitario, quando decisi di scavare a fondo, dentro me stesso e gli altri, mi dissi: "Ma come funziona davvero la mente delle persone? Come mai il cervello è contemporaneamente così perfetto e imperfetto? Perché l'essere umano è così fedele ai propri principi eppure allo stesso tempo paradossale?". E quindi ecco qui il mio interesse per il cervello.

Ho studiato il cervello per comprendere come gli altri ragionassero, in modo da integrarmi meglio in una specie a cui per anni mi sono sentito estraneo.
E di cose, studiando il cervello, se ne scoprono eccome, di belle e di brutte. Quando poi scoprii che a questo potevo legare il fattore sogni lucidi, fenomeni che fino ad allora avevo vissuto ogni tanto ma mai compreso a fondo, capii che era il lavoro che dovevo fare.

Ancora oggi non riesco a capacitarmi di come ci siano persone talmente fuori dalla norma da produrre delle creazioni che vanno al di là dell'immaginazione, che superano qualsiasi limite e invece persone che si omologano ad una massa informe priva di personalità. Qualità e quantità, nella nostra specie, sono inversamente proporzionali. Miliardi di persone vivono sulle spalle di una decina di individui, con soggetti che invece si estraneano completamente dall'una e dall'altra parte, come Sergio Bambaren.
L'essere umano è fantastico e orribile, ma anche incomprensibile alla radice, siamo proprio strani...e non credo che mai riuscirò a rispondere alle mie domande di gioventù, ma forse è proprio quella la magia :angel:
Comunque, adesso ho cambiato opinione: credo che essere nati umani sia una delle cose migliori che potesse capitare; anche se ciò porta più sofferenza senza senso rispetto ad altri animali, porta anche al dono della coscienza e della possibilità di essere felici, qualunque cosa significhi.

Nulla ci vieta, comunque, di trasformarci in esseri ibridi tra tecnologia e biologia, ma questo è un altro discorso e quella specie non esiste ancora : Chessygrin :

Comunque, la domanda che vi pongo attraverso questo topic è: "Come avete scelto chi essere nella vita?" Non solo a livello professionale/lavorativo, ma proprio come persone. Cosa è che principalmente ha plasmato la vostra personalità e mentalità?

Sono curioso, magari capirò ancora un pò di più il funzionamento di voi...ahem...noi umani.
{La Realtà gioca a scacchi con la nostra mente: alla coscienza non resta che capire come dare scacco matto}
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