Quindi non sto dando al solipsismo un carattere morale che non ha, ma sto dicendo che, per la sua ininfluenza totale sulla moralità, è completamente inutile per me.
Perchè limitarsi soltanto alle speculazioni morali? Ci sono un sacco di altri concetti interessanti da analizzare, e poi è indubbio che le riflessioni morali dipendano fortemente da quelle ontologiche, in un certo senso queste ultime formano la base concettuale su cui ogni filosofo opera.
E poi chi ha detto che il solipsismo non ha ricadute morali, certo che ne ha. Ho soltanto detto che le riflessioni che portano al solipsismo non si prefiggono obiettivi di ordine morale, a priori. Non penso che qualcuno avrebbe mai rimorsi ad uccidere o torturare in un sogno lucido dato che le proiezioni mentali delle persone non hanno coscienza propria.
Ciò tuttavia non significa che un solipsista non abbia morale: il mondo fenomenico
potrebbe comunque essere oggettivo e questa possibilità se da un lato nega la sua realtà ontologica dall'altro non dissolve le usuali regole morali.
se non credi che esista niente al mondo, TUTTO perde significato
O forse sarebbe meglio dire che tutte le cose futili che siamo abituati a considerare importanti perdono significato, mentre assumono il loro vero significato le cose davvero importanti.
La cultura, lo studio e le emozioni non perdono significato, mantengono il loro significato e acquisiscono una maggiore profondità se capisco che in verità tutte le emozioni sono le mie emozioni, tutta la cultura e il sapere non sono altro che il platonico ricordare cose che si sapevano già o il crearne di nuove imparandole.
E poi non ti buttare giù così, sei un ottima utente del forum
Arlu
Con questo non intendo dire che il mondo fenomenico non esista, ma che ognuno di noi lo percepisce ed esperisce in modo “relativo”, contribuendo in prima persona alla sua determinazione.
Il riassunto che hai fatto non è molto solipsistico: l solipsismo afferma precisamente che il mondo fenomenico e le persone, che siamo abituati a considerare altro da noi, sono a dispetto delle apparenze parte integrante della nostra coscienza.
Quest’ipotesi sembrerebbe essere confortata dalle ormai celebri e neanche più molto recenti scoperte nell’ambito della fisica quantistica.
Premetto che non sono un esperto di fisica, nè tantomeno di fisica quantistica, ma prudenza consiglia di non fare affermazioni troppo impegnative su cose che non si conoscono bene. Non ho capito esattamente a quali scoperte della fisica quantistica ti riferisci nè che legame diretto abbiano con il solipsismo, ti posso dire però che vi sono delle interpretazioni della meccanica quantistica, in particolare quella di Copenhagen, secondo le quali l'osservazione di una particella influenza il suo comportamento e che osservazioni differenti portano a comportamenti differenti, in generale. Si possono fare molte speculazioni filosofiche sulla fisica quantistica, ma non capisco bene il nesso con il solipsismo...
Per concludere:
qualcosa di definito deve pur esistere [...] Penso che una realtà ultima sia esperibile solamente da una conoscenza di tipo intuitivo, perché utilizzando un discorso logico-razionale non vedo chiare vie d’uscita all’orizzonte.
Beh dipende tutto dal significato che si da alla parola "esistere" ed è tutt'altro che facile darne una definizione, in un modo o nell'altro ogni filosofo si è spaccato la testa su questa questione senza ovviamente cavare un ragno dal buco. D'altra parte anche questa tua fiducia nella possibilità di una comprensione intuitiva dell'esistenza e dell'essere in fondo non è motivata da altro che non sia la mancanza di una comprensione logico-razionale di tali concetti.
Costruirsi una base concettuale sulla quale muoversi è per me importante per tutto il resto, per avere un po’ più chiaro come muoversi nella propria vita.
Condivido in pieno