Volevo aprire una discussione inerente all'analisi dei sogni lucidi.
In particolare mi interessa il rapporto che intercorre tra l'interazione delle varie entità sognate: corpo, oggetti, ambiente, personaggi.
Evidentemente nessuna di queste entità è reale, sono tutte sognate, dunque sono tutte un'elaborazione della nostra mente e secondo me ciò ha un significato molto profondo. Significa innanzi tutto che qualsiasi interazione tra esse dovrebbe essere possibile e non ci dovrebbe essere differenza sostanziale tra il cercare di modificare il paesaggio, agguantare un oggetto, volare, o modificare il nostro stesso corpo.
Ogni azione che compiamo all'interno di un sogno lucido, che richiama le azioni abituali dei sogni convenzionali, o della vita da svegli, come il semplice camminare, o accendere la luce tramite l'interruttore, deriva forse dall'idea errata che ogni elemento nel sogno è un'entità separata, distinta, dotata quasi di vita propria, che dovrebbe funzionare e interagire con il resto del mondo onirico come se fosse il mondo reale, cioè come se vigessero le stesse regole. Nel momento stesso in cui proviamo a volare e vi riusciamo, o smettiamo semplicemente di lasciare che sia il sogno a condurci, interferiamo con le normali leggi fisiche di quel mondo e rompiamo, per così dire, l'incanto, aprendo la strada a infinite possibili ridefinizioni delle regole e di ogni forma e comportamento di qualsiasi entità onirica.
Se premiamo l'interruttore e non succede niente, stiamo evidentemente commettendo un errore di interpretazione: l'interruttore non esiste. L'interruttore, dunque, non può funzionare. Se vogliamo che funzioni, dobbiamo non solo sognare l'interruttore, ma anche ammettere, con la nostra volontà di sognatori lucidi, che le sue caratterisitiche fisiche, che possiede nel mondo reale, siano riproducibili anche nel mondo onirico. E' un interessante paradosso. Ma a questo punto, perché non accendere la luce semplicemente con la nostra volontà, senza toccare l'interruttore?
Evidentemente il mondo onirico ha una struttura, ma non è rigida, perché possiamo agire su di essa, ma di più, essa potrebbe venire interpretata come un'unica entità fluida e cosciente: la coscienza è la nostra. Siamo noi che creiamo il sogno, siamo noi che impediamo a noi stessi di intervenire in determinati modi, siamo noi a cercare di aumentare la nostra lucidità, o a perderla. Siamo noi a decidere se vogliamo volare fuori da una finestra, assecondando l'entità "ambiente", seguendo la sua forma, o ad attraversare il tetto della casa, modificando tale entità e rompendone le regole.
Evidentemente la casa sognata NON ESISTE, è un parto della nostra mente. Evidentemente il nostro volo NON E' REALE. Il nostro corpo sognato NON ESISTE ed è distinto da quello reale che sta dormendo. E' tutto nella nostra mente, l'intero universo onirico SIAMO NOI, non è un'entità disitinta dotata di vita propria. Questo sembra facile da capire, ma portarlo a un livello di accettazione più elevato potrebbe non essere immediato. Del resto, se fosse immediato, non ci porremmo il problema di fare delle domande ai personaggi sognati per sentire cosa rispondono, ma saremmo noi a decidere dapprima cosa rispondo. Non ci porremmo il problema di afferrare un oggetto per averlo nella mano, ma lo faremmo apparire direttamente nella nostra mano, pur sapendo che tale oggetto e la nostra mano, sono in definitiva "fatti della stessa sostanza", il sogno e dunque l'intera interazione con tale oggetto è un'esperienza che sta inventando la nostra mente in quel momento, magari basandosi sui ricordi, ma la sta creando in quell'istante, siamo noi che la creiamo, non c'è distinzione tra ciò che facciamo, ciò che tocchiamo e ciò che siamo, nel sogno. Ecco allora che rendersi conto di questa "verità"(?) del sogno, fare mente locale su di essa, potrebbe significare portare la nostra lucidità, anche da svegli, a un livello superiore.
In particolare l'interazione. Un oggetto che si trovi immerso in un ambiente onirico non ne è distinto. Se possiamo afferrare un barattolo vuoto sul ciglio della strada, perché non possiamo afferrare la strada? Perché non possiamo afferrare il cielo? Forse perché, per noi che stiamo sognando, l'entità cielo ha una fisicità riconducibile a quella del cielo della vita reale. Ma non è così, tale fisicità onirica è un parto della nostra mente e dovrebbe poter essere spenta. Il cielo dovrebbe poter diventare la terra, la terra il cielo. La difficoltà nel riuscirci dipende allora dal riuscire a superare il contrasto tra l'aver bisogno di regole di fisicità per poter interagire nel mondo onirico e il sapere che tali regole le stiamo attribuendo noi in quel preciso momento e non sono preordinate, in quanto il cielo, la terra, il barattolo, la strada, la nostra mano, tali regole, NON ESISTONO.
In particolare il nostro corpo.
Gran parte dei sogni lucidi avvengono in prima persona, siamo noi, con il nostro corpo onirico, che di solito corrisponde grossomodo a una copia di quello reale, a interagire con il mondo onirico. Ma il nostro corpo reale, nel sogno, non lo possiamo percepire. Dunque, il corpo che usiamo nel nostro sogno NON E' REALE, NON ESISTE, fa parte del sogno come qualsiasi altro oggetto, come il paesaggio, come le regole che fissiamo per poter interagire con esso, come il pensiero che pensiamo, come le parole e i suoni che udiamo, come la sensazione tattile, il gusto, il piacere, la paura. Sono pensieri, non c'è nulla di materiale e sono tutte entità che hanno la stessa natura. Dunque, perché tenerle distinte? Perché interagire come interagiremmo se il mondo onirico dovesse sottostare alle regole del mondo normale?
Un'esperienza che ci faccia godere del realismo del sogno è fantastica, ma limitante, se vogliamo, perché rischiamo di rimanere invischiati in tale realismo. Volare è già una rottura del realismo, attraversare una porta senza aprirla ne è un'altra, ma continuiamo sempre a trovare dei limiti. Voliamo perché è divertente, osservare la città dall'alto, muoversi senza fatica. E' qui il problema: sfruttiamo la rottura della fisicità per godere ancora meglio della fisicità rimasta. Interagiamo come se avessimo dei superpoteri sul resto del mondo onirico, ma per darci l'impressione di averli, dobbiamo lasciare che il resto del mondo onirico segua delle leggi rigide. Siamo noi che lo modifichiamo con il nostro pensiero, è vero, ma nel farlo gli attribuiamo una fisicità distinta dal nostro essere, distinta dai nostri superpoteri. Se non ci fosse questa distinzione che gusto ci sarebbe a interagire così? Ma i nostri superpoteri non esistono, il nostro essere non esiste, è un sogno, è fittizio, al pari del mondo con cui interagiamo e delle sue regole che gli abbiamo assegnato. Non c'è distinzione tra i nostri superpoteri, il nostro corpo e l'ambiente: è tutto sognato, siamo noi, è la nostra mente. Sarebbe interessante provare a superare questo scoglio.
Se il corpo ha la stessa validità dell'ambiente che osserviamo nel sogno, perché non potremmo trasformare il nostro corpo in un oggetto? Perché non potremmo dargli una nuova forma? Non potremmo noi diventare il cielo, la terra, o una semplice azione? Non potremmo trasformare il nostro essere nel sogno, in soli ricordi, senza nessuna invenzione aggiunta? Qual è il momento in cui il sogno lucido smette di essere divertimento, o esperienza e diventa utilità? Secondo me c'è ancora molta strada da fare. Capire di stare sognando è una cosa, riuscire a modificare ciò che vogliamo nel sogno, un'altra, ma c'è dell'altro... e chissà fin dove si può arrivare.
Queste naturalmente sono solo mie idee.