Alle 21 ci si reca nel laboratorio del sonno situato un piano sottoterra nella clinica. C’è la stanza principale, dove ci sono tutte le attrezzature e i computer; qui è dove i ricercatori seguiranno le fasi del sonno del soggetto. In una stanza c’è il bagno e in un’altra c’è la camera in cui il soggetto dovrà dormire. Tutto molto comodo e si è veramente a proprio agio.
L’applicazione della cuffia dura circa un’ora. E’ composta da 128 elettrodi posti sul cranio più tre sul mento, uno sotto il collo, uno sullo zigomo sinistro e l’elettrodo pilota solitamente viene collocato al centro della fronte. Non è eccessivamente scomoda e bisogna abituarsi e tenere a mente che è collegata a dei cavi.
Si passa poi alla mappatura. In una ventina di minuti si traccia la posizione di tutti gli elettrodi e si ottiene una mappa tridimensionale del cranio. Sovrapponendo questa tecnica con l’EEG a più frequenze si ottiene una rilevazione delle aree cerebrali che si attivano durante le varie fasi del sonno.
Solitamente alle 11 e 30 ci si mette a letto ed il protocollo prevede, per la prima notte almeno, di svegliare il soggetto dopo 6 ore di sonno ed eseguire una Wake back to bad di una mezz’ora per poi tornare a dormire. Se nella prima notte non si ottengono risultati, il soggetto può applicare le tecniche a lui familiari, se le ha. Qualora neppure nella seconda notte si fa un sogno lucido o non si riescono ad inviare i segnali oculari concordati, bisogna restare nel laboratorio anche per una terza notte (le due notti sono di protocollo e basta inviare i segnali oculari una volta per non restare la terza notte).
Il contratto prevede un rimborso di 175 euro per la sperimentazione (anche se il soggetto non fa un sogno lucido per tre notti) più il rimborso per le spese di viaggio che può arrivare ad un massimo di 30 euro.
Dopo che il soggetto ha inviato i segnali oculari, viene svegliato circa due minuti dopo; gli viene chiesto di descrivere il sogno e il modo in cui ha inviato i segnali oculari.
Lo studio utilizza anche la tomografia a risonanza magnetica. Si è dimostrato che esiste una rete corticale costituita dalla corteccia prefrontale dorsolaterale destra, dalle regioni frontopolari e dal precuneo; queste regioni si attivano quando si raggiunge la coscienza nel sogno e sono state associate a funzioni di auto riflessione e consapevolezza. Io personalmente non ho sperimentato la risonanza magnetica ma i prossimi volontari potranno sottoporvisi per aumentare il volume dello studio. Se ci si sottopone anche alla risonanza si avrà un compenso extra. Essa si svolge la mattina appena si conclude una notte in clinica e dura circa dieci minuti.
Passando alla descrizione dettagliata della mia esperienza posso dire che è stata istruttiva e positiva.
La prima sera, dopo i preparativi, vado a letto circa alle 23 e 45. Mi addormento dopo 30 minuti. Resto addormentato per un’ora e trenta e poi mi sveglio (credo per il caldo). Resto sveglio due ore prima di riprendere sonno. Dormo poi dalle 4 alle 6, ora in cui vengo svegliato dalla ricercatrice. Ricordo due sogni e un sacco di immagini statiche. Descrivo i due sogni e la parte in cui sono lucido e invio i segnali oculari. Poi mi riaddormento fino alle 10 circa.
La seconda notte, finiti i preparativi, mi corico alle 23 e 40 ma fatico a prendere sonno. Verso le 3 e 30 mi addormento e vengo svegliato in piena fase rem dopo tre ore di sonno. Non ricordo quasi nulla e mi riaddormento. Al mattino mi torna in mente qualcosa ma non ho sognato lucido.
Finite le notti è possibile farsi la doccia e si hanno a disposizione tutti i comfort necessari. La cuffia lascia il gel tra i capelli che devono essere puliti per bene.
Per quanto riguarda il mio caso, i ricercatori sono stati molto disponibili a mostrarmi nel dettaglio tutta la pratica. In Europa, oltre a questo istituto, ce ne è un altro in Olanda dove Dressler sta concentrando le ricerche.
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