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Tutto ciò che riguarda il sonno e non rientra all'interno di un'esperienza onirica consapevole, ovvero: domande sui sogni normali, falsi risvegli, dormiveglia, allucinazioni, qualità del sonno, metodi di addormentamento e rilassamento.

Una piccola osservazione

Messaggioda Searig » 11/10/2015, 15:02

Ciao, volevo solo condividere con voi una piccola osservazione che feci quando mi studiai un pochino le fasi del sonno e le onde cerebrali all'inizio del mio interesse dell'onironautica, più o meno la scorsa primavera. Le onde sono descritte principalmente con due parametri, la frequenza e l'ampiezza. La frequenza delle onde cerebrali è espressa in Hertz, cioè cilcli per secondo (per fare un esempio, la lancetta dei secondi si muove con la frequenza di 1 Hz e così via... Un'onda a 8 Hz sarà un'onda che completa il suo periodo 8 volte in un secondo, etc.). L'ampiezza delle onde cerebrali è espressa in μV. Le frequenze delle onde cerebrali così come sono note ed espresse normalmente, più che singole frequenze sono range di frequenze. Ad esempio, prendiamo le nostre care onde teta: si dice che le onde teta sono quelle con frequenza 4-8 Hz, ma questo è un range, ossia un campo di frequenze, non una frequenza. Una frequenza è 8 Hz, 9 Hz, e così via. Questo significa che le onde teta sono riconducibili alle onde cerebrali in cui la frequenza sia compresa nel range, cioè tutte quelle che hanno una frequenza compresa tra i quattro e gli otto Hertz. Allo stesso modo anche le ampiezze sono indicate come range di ampiezze e da tutto questo si ottengono i dati che servono a chi legge un EEG per identificare le onde, secondo le caratteristiche che sono state classificate. Da fonte in fonte si trovano alcune piccole differenze nei dati, ma di base lo schema è quai unanimemente simile, poi ci possono essere delle parti un po' "Indefinite": ho precedentemente espresso il range di teta come 4-8 Hz, ma se ci pensate un'onda a 4 Hz può essere anche considerata un'onda delta, diciamo che 4 è il confine tra delta e teta, e così via... Tralasciando queste piccole differenze ho messo insieme i dati delle varie fonti consultate (che, ripeto, sono pressoché concordi) e ho ottenuto questo schemino (procedendo in ordine di frequenza, dalla maggiore alla minore):

Onde gamma: 41-100 Hz, <=15 μV
Onde beta: 13-40 Hz, 5-30 μV
Onde alfa: 8-13 Hz, 40-50 μV
Onde teta: 4-8 Hz, 100 μV
Onde delta: 1-3 Hz, 150 μV

Dal ché si deduce che il limite di un campo coincide con quello del successivo (vedasi i valori 3-4, passando da delta a teta, 8 tra teta e alfa, 13 tra alfa e beta, 40-41 tra beta e gamma) e non c'è nulla di cui stupirsi. Si nota però una cosa passata (almeno per me) in un primo momento inosservata: l'ampiezza delle onde, che sia espressa come range o come valore singolo (probabilmente sono tutti dei range ma mi riferisco ai dati che ho trovato, che in alcuni casi potrebbero essere parziali), diminuisce all'aumentare della frequenza. L'ampiezza graficamente è espressa come la distanza verticale tra la parte più alta e la parte più bassa dell'onda, quindi le onde a bassa frequenza, se disegnate su un foglio a quadretti in cui si decide, ad esempio, che ogni quadretto è un μV, risulteranno più "alte" rispetto a quelle ad alta frequenza; allo stesso modo, se si decide che la frequenza sia espressa con lo spostamento sempre di un quadretto ma questa volta in orizzontale, quelle ad alta frequenza risulteranno più "compresse" (cioè due fronti d'onda successivi appariranno più vicini tra loro) di quelle a basa frequenza. Ma queste sono cose che si sanno già, era solo per rendere l'idea. Incidentalmente, ciò rende anche l'idea del perché le onde gamma iano state le ultime ad essere scoperte: con una frequenza molto alta ed un'ampiezza molto bassa sono realmente difficili da osservare sul grafico di un EEG, a meno che il macchinario non sia sufficientemente potente da avere una risoluzione maggiore, tanto che questa osservazione è stata possibile con gli ultimi modelli, più sensibili dei precedenti. Ma anche questo non centra.

Quello a cui volevo arrivare è la mia piccola osservazione:

incuriosito da questa inversione di tendenza dell'ampiezza nei confronti della frequenza, non notando valori che mi suggerissero qualcosa (non sono molto bravo in matematica) mi sono chiesto se ci fosse una relazione di un qualche tipo nel rapporto tra frequenza e ampiezza, così, per vedere se questa relazione potesse esistere, ho provato a inserire i valori che ho indicato sopra in un piano cartesiano, utilizzando i valori come coordinate, mettendo le frequenze sulle ascisse e le ampiezze sulle ordinate. Quello che ho ottenuto mi ha sorpreso, perché in effetti sembra che i valori non siano distribuiti in maniera casuale ma seguano proprio uno schema preciso, avendo quindi una relazione. Quello che si ottengono sono dei rettangoli distribuiti sul piano cartesiano in maniera che sembra descrivere una sagoma che appare molto simile a quella della rappresentazione grafica di una funzione conica ben precisa, una parabola. Per la precisione si tratta di una "emiparabola", mancando la sua controparte simmetrica del terzo quadrante, ma questa limitazione sul campo di esistenza ha ovvie ragioni fisiche: non esistono frequenze negative, così come non esistono ampiezze negative, allo stesso modo in cui non esiste massa negativa: come si potrebbe dire, ad esempio, che un oggetto pesa meno un chilogrammo? Resta però che la parte che si può inserire nel grafico risulta avere la forma della parte di una parabola sul primo quadrante.

Pongo in allegato l'immagine che ho costruito; a cosa questa osservazione possa servire, in fondo, non lo so neanche io :lol: ma risulta comunque interessante trovare che ci sia una relazione significativa tra l'ampiezza e la frequenza delle nostre onde cerebrali, per cui ho voluto condividerla con voi...
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