Indice Tecniche e Divulgazione Il mondo dei sogni lucidi > La capretta e le ipnopompiche

Conversazioni generiche su tutto ciò che è inerente ai sogni lucidi: dinamiche al loro interno, funzionamento, personaggi onirici, ambientazioni, e considerazioni varie sull'argomento.

La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda LCyberspazio » 28/10/2015, 1:13

Stavo leggendo un topic e si parlava di allucinazioni ipnopompiche che spesso sono spaventose ecc... (e non lo nego perché lo sono per davvero :D ).
A questo punto mi è venuto un pensiero più largo sulla cosa... ma gli animali sognano? Hanno allucinazioni?
Così ho pensato: se le allucinazioni sono uno stadio più primitivo e meno elaborato del sogno, magari le possono avvertire anche gli animali ma dato che gli animali baserebbero la loro parte onirica sul ristretto bagaglio di esperienze memorizzate, viene da se che una capretta, se ha una allucinazione ipnopompica, deve per forza di cose materializzare un lupo.

Ora se la capretta si immagina un lupo famelico davanti, questa ti fa un salto che finisce giù per un dirupo senza neanche aver capito dove si trovasse in quel momento.

A voi è mai capitato di vedere un cane/gatto/aye aye svegliarsi di colpo con aria spaventata e stranita? Il livello onirico animale annovera anche le allucinazioni pre-sonno e post-risveglio?
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda Searig » 28/10/2015, 11:32

LCyberspazio ha scritto:Stavo leggendo un topic e si parlava di allucinazioni ipnopompiche che spesso sono spaventose ecc... (e non lo nego perché lo sono per davvero :D ).
A questo punto mi è venuto un pensiero più largo sulla cosa... ma gli animali sognano?


Certo. Magari non tutti, ma i vertebrati, o per lo meno i tetrapodi, sì.

LCyberspazio ha scritto:Hanno allucinazioni?


Sì. Anche. Ho suddiviso nel quote la tua domanda in due parti per essere più preciso, perché oltre ad avere la produzione onirica hanno anche normali allucinazioni, cosa che sanno bene i veterinari i quali per alcune operazioni devono usare anestesie che sono anche potenti allucinogeni e per questo motivo consigliano di tenere gli animali al buio in un trasportino per alcune ore dopo il risveglio, per evitare che si terrorizzino per il sovraccarico di stimoli allucinatori.

LCyberspazio ha scritto:Così ho pensato: se le allucinazioni sono uno stadio più primitivo e meno elaborato del sogno


Piano, piano col "primitivo" e "evoluto", sono due parole difficili da usare e in questo contesto assolutamente non valide: pensare che gli "animali" (che già è impreciso perché significa gli animali di specie diverse dalla nostra, mentre con la prima espressione si fa un distinguo ontologico che fuorvia) siano "più primitivi" (in che senso?) e che per questo debbano fare "versioni più primitive" dei sogni e quindi avere solo ipna è un costrutto che non regge molto... Sarebbe come aspettarsi che un cavallo strisci invece di camminare, perché strisciare è più primitivo di camminare, quindi un qualunque animale che non sia un uomo debba per forza strisciare... Vedi com'è difficile e pericoloso usare termini come "primitivo" ed "evoluto"? Non esistono animali primitivi ed evoluti, non esiste un grado di evoluzione misurabile che ogni specie reca con sé, né un grado in assoluto, giacché l'evoluzione non è finalistica, esistono solo caratteri che, relativamente ad altri caratteri, possono essere considerati primitivi od evoluti, ad esempio un arto pentadattilo è più primitivo di un arto tetradattilo, o comunque con un numero di dita minore di cinque, quindi un cavallo, per tornare all'esempio di prima, per quanto riguarda questo carattere è più evoluto di un uomo, avendo perso ben quattro dita (modificazione di un carattere=evoluzione, senza giudizi di qualità né finalismi, cioè non significa miglioramento, ma significa solo cambiamento) e mantenendone uno solo... Ma ogni specie è un collage di una miriade di caratteri, quindi dire che un uomo è più evoluto di un cavallo o anche che un cavallo è più evoluto di un uomo sono entrambe cose prive di senso. Evoluto significa solo "cambiato" rispetto a ... e non "migliorato", come solitamente si crede affiabbiando all'evoluzione un inesistente finalismo che poi dovrebbe, a dirla tutta, esaltare nuovamente la nostra posizione antropocentrica : WallBash : , come se noi fossimo il polo di questo finalismo: allora perché le altre specie continuano ad evolversi (osservazioni sperimentali di casi di microevoluzione nell'attuale: se noi fossimo lo scopo del tutto, non dovrebbero esistere) e come possiamo stabilire di essere tale polo, se non possiamo escludere che in futuro da noi possa svilupparsi una nuova specie umana (non dimentichiamo che Homo sp. ha già espresso una quindicina di specie in passato, non esiste solo Homo sapiens...)? Allora che fine faremmo noi? Dovremmo considerarci un "anello di congiunzione"? E in tal caso che significa, che questa nuova specie era in qualche modo "prevista", "predeterminata"? Ma questo non è finalismo? Non abbiamo detto che l'evoluzione prescinde dal finalismo? Allora andiamo a vedere che succede nello specifico: di cosa si tratta? Si tratta, in soldoni, di replicazioni errate e casuali di sequenze geniche: casuali, quindi senza modelli previsti a cui dover mirare. Quindi pensare che le altre specie siano "meno" evolute di noi perché le modificazioni casuali del DNA dei loro antenati hanno portato in direzioni diverse da quelle, altrettanto casuali, che hanno portato i nostri antenati nella nostra, non ha senso, semplicemente. Gli animali (nella loro totalità, uomo incluso), sono tutti evoluti, nel senso retto del termine, in quanto tutti versioni modificate casualmente da versioni precedenti: ma siccome questo esclude "gradi di merito", non ci sono "più evoluti" e "meno evoluti" (ricordo che l'espressione "più o meno evoluto" si può utilizzare solamente nel contesto ristretto del paragone di caratteri omologhi e mai e poi mai a livello di specie!), solo diversamente evoluti, forme che hanno seguito cammini e direzioni diverse, senza esseri superiori né inferiori, tutto qua. Poi, ripeto, ormai nessuno usa più questi aggettivi per designare le specie, ma solo per designare i singoli caratteri in esame e solo in relazione ad altre versioni degli stessi.

Scusa la "spatafiata", ma quando si parla di evoluzione, dato che è una cosa che mi interessa molto ed è spesso sommersa sotto palate di luoghi comuni, non ho potuto resistere...


LCyberspazio ha scritto:magari le possono avvertire anche gli animali ma dato che gli animali baserebbero la loro parte onirica sul ristretto bagaglio di esperienze memorizzate, viene da se che una capretta, se ha una allucinazione ipnopompica, deve per forza di cose materializzare un lupo.

Ora se la capretta si immagina un lupo famelico davanti, questa ti fa un salto che finisce giù per un dirupo senza neanche aver capito dove si trovasse in quel momento.


:lol: Povera capretta, però la scena è buffa!

In realtà, come sognano, hanno anche la paralisi REM; tornando a parlare di evoluzione, noi il sogno molto probabilmente non ce lo siamo inventati dal nulla perché siamo belli, ma lo abbiamo ereditato dai nostri antenati, quindi con quello anche la paralisi, che è squisitamente evolutiva, proprio perché in termini di sopravvivenza atta ad evitare proprio la buffa scenetta che hai designato...

Ancora una volta, non perché l'evoluzione sia finalistica e abbia "previsto" in qualche modo di dovere sviluppare la paralisi, ma, semplicemente, perché, nell'esempio da te riportato, le caprette che non si paralizzavano cadevano nel dirupo, morivano e non facevano caprettini che ereditassero la loro assenza di paralisi, chi ce l'aveva si faceva un brutto sogno, ma poi sopravvivendo perché grazie alla paralisi non cadeva nel dirupo, poteva accoppiarsi e trasmettere questo carattere alla prole; risultato: nel giro di tot generazioni tutte le caprette hanno la paralisi del sonno.

La paralisi può anche momentaneamente mancare, tanto nell'uomo quanto in altre specie, vedi quando ci svegliamo di soprassalto tirando un calcio o simili, vedi, molto più spesso, quando parliamo nel sonno (è un caso di parziale interruzione della paralisi), oppure, ancora, nel sonnambulismo...

La paralisi è un carattere che si deve essere sviluppato di pari passo con la produzione onirica (diversamente non ha molto senso, dato che nel sonno senza sogni mica ci si muove, mentre ha molto senso, se si sogna, cosa che porterebbe a muoversi), per cui assistere a casi di animali in cui viene per sbaglio a mancare la paralisi REM per un momento, oltre ad essere divertente (chiedo scusa agli animi più sensibili per l'uso di questo aggettivo: io amo molto gli animali e non l'avrei mai usato se non fossi sicuro che quello del caso in questione non si è fatto niente...), può anche illuminare circa la presenza di una produzione onirica in corso:

viewtopic.php?f=28&t=8460

E se un carattere si eredita dai propri antenati, allora per questo carattere, almeno basandoci su questo dato, dovremo risalire per lo meno fino all'ultimo antenato comune tra i due ordini Carnivora e Primates, trovandoci quindi di fronte ad una vasta gamma di specie diverse in grado di sognare (tutti i discendenti di questo antenato), a partire da un botto di milioni di anni a questa parte...

E, ripeto, basandoci solo su questo dato, poi magari gli studiosi nello specifico hanno individuato anche altre forme che potrebbero allargare ancora di più il campo...

LCyberspazio ha scritto:A voi è mai capitato di vedere un cane/gatto/aye aye svegliarsi di colpo con aria spaventata e stranita? Il livello onirico animale annovera anche le allucinazioni pre-sonno e post-risveglio?


Sì, non proprio come l'hai descritto, ma qualcosa di molto simile...
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda LCyberspazio » 28/10/2015, 13:24

Grazie della "spatafiata" Searig, comunque ci tengo a precisare che non sono un antropocentrista becero.... anzi :D
Il mio discorso era più relativo alla quantità di esperienze che un essere umano può elaborare. Nel senso: la capretta, non può terrorizzarsi figurando di guidare un'auto che non risponde ai controlli o di schiantarsi con la medesima.
Magari può avere la sensazione di cadere nel vuoto ma non di schiantarsi a bordo di un aereo.
Il mio concetto era che, siccome i sogni sono meccaniche mentali, le altre specie animali hanno comunque dei processi simili a quegli umani? Quanto simili? Insomma noi sogniamo come Lucy(così rimaniamo tra homo), con un database di esperienze maggiori oppure abbiamo modificato nel tempo anche le meccaniche oniriche?

Comunque mi hai risposto, non avevo pensato strettamente alla paralisi come ad un mezzo di protezione da eventuali reazioni al sogno o agli stati ad esso associati. :)

PS
quando qualcuno userà il termine hacker per definire i pirati informatici, allora assisterai alla mia "spatafiata" hauahauahaua :D
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda Searig » 28/10/2015, 14:39

LCyberspazio ha scritto:Grazie della "spatafiata" Searig, comunque ci tengo a precisare che non sono un antropocentrista becero.... anzi :D


Non mi permetterei di darti del "becero", anzi, trovo sempre belli e ben fatti i tuoi posts, ti assicuro che non l'ho neanche pensato mentre scrivevo, solo ho voluto specificare un concetto a cui tengo molto...

LCyberspazio ha scritto:Il mio discorso era più relativo alla quantità di esperienze che un essere umano può elaborare. Nel senso: la capretta, non può terrorizzarsi figurando di guidare un'auto che non risponde ai controlli o di schiantarsi con la medesima.
Magari può avere la sensazione di cadere nel vuoto ma non di schiantarsi a bordo di un aereo.


Certo, ma la capretta può sempre sognare cose presenti nel proprio vissuto, come nell'esempio che hai fatto prima, questo non significa che non possa sognare. Avrebbe un uomo dell'ottocento potuto sognare di connettersi al forum per rispondere ad un topic? Penso di no, ma gli uomini nel diciannovesimo secolo non sognavano? Non credo, ma questo non rientrava nel loro vissuto, così come mai, credo un antico romano avrebbe potuto sognare di schiantarsi a bordo di un aereo che precipita; al limite, questo sì, di cadere nel vuoto disarcionato da un Pegaso imbizzarrito...
Spero di avere chiarito: un conto è la complessità o il soggetto del sogno, un altro è basare su questo la presenza o assenza di produzione onirica.

Passando dal sogno al sonno in senso più generale, tutti gli animali dormono, anche uscendo dai tetrapodi a cui prima avevo, un po' a occhio, ristretto il campo; non so dirti sinceramente se sognino o meno, ma di sicuro dormono e già questo pone interessanti domande sulla natura del sonno (a cosa serve?), essendo così generalizzato, a dispetto del grado di encefalizzazione (perché per noi appare quasi ovvio associare il sonno a concetti psicologici di un certo spessore, ma l'esperienza sperimentale dimostra che la complessità dell'encefalo non è un fattore determinante -Freud, Freud... Quanto pesantemente ancora influenzerai il nostro giudizio?-).

Avevo letto alcune ipotesi interessanti al riguardo, principalmente due scuole di pensiero, ma adesso non le ricordo bene...

LCyberspazio ha scritto:Il mio concetto era che, siccome i sogni sono meccaniche mentali, le altre specie animali hanno comunque dei processi simili a quegli umani? Quanto simili?


Ritengo (ma questa è una mia opinione) che i processi della produzione onirica di per sé siano gli stessi, quello che cambia in questo caso sarà il soggetto del sogno (non come viene prodotto, per quello dico che i processi dovrebbero essere gli stessi), commisurato, come suggerisci, alla specie. In poche parole i sogni saranno relativi alle loro meccaniche mentali, di qualunque tipo esse siano, mentre la produzione del sogno di per sé dovrebbe essere un meccanismo omologo, come è omologa alla nostra la digestione di una capra, o anche di un altro vertebrato che magari sia in grado di digerire sostanze per noi tossiche: il processo è lo stesso, il "soggetto" di tale processo è commisurato alla specie.

LCyberspazio ha scritto:Insomma noi sogniamo come Lucy(così rimaniamo tra homo), con un database di esperienze maggiori oppure abbiamo modificato nel tempo anche le meccaniche oniriche?


Qui però usciamo da Homo ed entriamo in Australopitecus... ;) Battute a parte, ritengo, come ho detto sopra, che la meccanica sia la stessa, ma il sogno possa essere commisurato alla specie: Lucy sognava come noi, ma molto probabilmente cose diverse da quelle che sogniamo noi, o, ancora più nello specifico, ne dava un'interpretazione diversa da quella che ne diamo noi: per noi i sogni possono essere, da persona a persona, esperienze psicologiche, spirituali, divertenti, senza senso, etc. relative al nostro sonno, forse per Lucy erano esperienze come altre del proprio vissuto e magari non le distingueva neppure dal vissuto quotidiano da sveglia, magari non si rendeva neppure conto che accadessero solo nel suo sonno, per cui si accumulavano nei suoi ricordi così come tutte le esperienze della propria vita quotidiana, per specificare, con questo ipotetico esempio, che sognava come noi ma magari lo interpretava diversamente... (sottolineo l'ipotetico: non ho nessun dato a disposizione per affermare che Lucy non distingueva i sogni dalla vita da sveglia, è un esempio come un altro per dire che, anche se molto probabilmente sognava come noi -anzi, quasi sicuramente, data l'inferenza filogenetica fatta prima coi cani e coi primati- poteva comunque dare un'interpretazione diversa della nostra alla cosa in maniera commisurata alle proprie capacità cognitive, ma è solo un esempio!)

LCyberspazio ha scritto:Comunque mi hai risposto, non avevo pensato strettamente alla paralisi come ad un mezzo di protezione da eventuali reazioni al sogno o agli stati ad esso associati. :)


Sì la paralisi REM è fortemente correlata alla produzione onirica, su altre questioni del sonno e pure dei sogni ci sono dibattiti ancora aperti, ma sembra che per lo meno per quanto riguarda la paralisi il discorso sia proprio questo...

LCyberspazio ha scritto:PS
quando qualcuno userà il termine hacker per definire i pirati informatici, allora assisterai alla mia "spatafiata" hauahauahaua :D


Così mi incuriosisci... Dai, racconta! :)
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda fcm19 » 28/10/2015, 16:30

LCyberspazio ha scritto:A voi è mai capitato di vedere un cane/gatto/aye aye svegliarsi di colpo con aria spaventata e stranita?

Io ho sempre avuto dei gatti e certe volte è capitato che si svegliassero di soprassalto nel bel mezzo del sonno, talvolta anche col "pelo dritto" sulla schiena o nella coda...
Avevo pure un gatto che spesso miagolava nel sonno e continuava per qualche istante anche dopo il risveglio. : Blink :
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda LunainpescilLady » 28/10/2015, 21:46

Molti animali sognano in particolare i mammiferi coe gatto,cane ecc ma ora non ricordo se il ciclo rem e n rem è uguale a quello umano (il libro al riguardo purtroppo non l'ho attualmente vicino). I topi però si è visto che sognano (così come altre specie) perchè gli sperimentatori hanno rilevato dopo giornate in cui facevano fare loro giri in labirinti durante la notte attivazione di parti della corteccia cerebrale.Erano le stesse che si attivavano quando durante il giorno i topi giravano..a quanto sembra sognavano il labirinto. Da qui l'ipotesi secondo vari psicologi e scienziati che il sogno abbia la funzione di simulare prove per la sopravvivenza della specie.
I delfini ad esempio hanno al contrario degli umsni un periodo rem più lungo durante le prime ore del sonno e senpre più corto col passare del tempo..ma non so dirti se sognano.Mannaggia che non oh il libro sottomano sui sogni e diverse specie animali altrimenti te lo scrivevo
Comunwue se prendiamo per buona l'ipotesi sopra del sogno (anche se non è l'unica spiegazione probabilmente) certo che una capretta avrà stimoli diversi come sognare di scappare dal lupo per difendersi..perchè la sua sopravvivenza e quella della specie lo richiede quindi il suo cervello di notte simula l'evento preparandola all'avvenimento reale
Se noi sogniamo che ci lasciano o che scriviamo su un forum ci prepariamo a tali eventi...e sempre per la nostra sopravvivenza tutto sommato se vogliamo vederla in modo magari cinico ma disincantato. Nel primo caso si mette in gioco nostra sicurezza personale,fiducia in un altro della nostra specie (naturalmente ovvio che c'è altro ma ora parlo così riferendomi solo alla teoria sopra) con cui procreare,affiliazione. Nel secondo pure centra l'affiliazione,l'autostima nel mettermi in gioco in relazioni sociali..virtuali ma sempre sociali sopratutto nel mondo di oggi dove Internet è diventato così importante!C'è in ballo reputazione,adattamento ecc quindi il cervello simula una realtà più complessa ma sempre legata al nostro bisogno di sperimentare situazioni perchè ci permettano di continuare a stare al mondo
Ultima modifica di LunainpescilLady il 30/10/2015, 1:38, modificato 1 volta in totale.
... -mi dica un ultima cosa.E' vero?O sta succedendo dentro la mia testa?-
-Certo sta accadendo dentro la tua testa, Harry.Ma perchè dovrebbe voler dire che non è vero?- (Harry Potter)


Si dice che per soppravivere qui bisogna essere matti come un cappellaio.E per fortuna...io lo sono. (Alice in Wonderland)

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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda LCyberspazio » 29/10/2015, 0:00

Scusate se rispondo al volo per l'OT sul termine hacker... così sparo il megapippone al volo e poi risponderò più tardi in serata ai post in tema, soprattutto quello sui topi che sognerebbero il labirinto che è un concetto molto intrigante.

Allora, per quanto riguarda l'hacker, la definizione deriva dal Jargon File, un file mantenuto dalla Stanford University che era una specie di enciclopedia della cultura e del gergo adottato dall'underground hacker. Dico questo perché l'essenza dell'hacking è nato nell'ambiente universitario. Il Jargon in merito descrive il termine nella senzione lessicale come (vedi spoiler)

Spoiler:
hacker: n.

[originally, someone who makes furniture with an axe]

1. A person who enjoys exploring the details of programmable systems and how to stretch their capabilities, as opposed to most users, who prefer to learn only the minimum necessary. RFC1392, the Internet Users' Glossary, usefully amplifies this as: A person who delights in having an intimate understanding of the internal workings of a system, computers and computer networks in particular.

2. One who programs enthusiastically (even obsessively) or who enjoys programming rather than just theorizing about programming.

3. A person capable of appreciating hack value.

4. A person who is good at programming quickly.

5. An expert at a particular program, or one who frequently does work using it or on it; as in ‘a Unix hacker’. (Definitions 1 through 5 are correlated, and people who fit them congregate.)

6. An expert or enthusiast of any kind. One might be an astronomy hacker, for example.

7. One who enjoys the intellectual challenge of creatively overcoming or circumventing limitations.

8. [deprecated] A malicious meddler who tries to discover sensitive information by poking around. Hence password hacker, network hacker. The correct term for this sense is cracker.


Quindi un entusiasta dell'informatica, dei sistemi elettronici, un fissato della programmazione, colui che affronta i temi praticamente più che fermarsi alla sola teoria, che è veloce nella programmazione ma anche chi è esperto nell'utilizzo di un programma e ne conosce tutti i segreti.
Soprattutto, un esperto ed entusiasta di qualsiasi settore: un astronomo può essere un hacker ma, aggiungo io, anche un pasticciere con la fissa per le torte e le mani sempre in pasta per trovare nuove ricette è un hacker. Infine è un hacker colui che ama le sfide intellettuali e creative cercando sempre di oltrepassare i limiti.

Il punto 8, che è quello della pirateria informatica, non solo è deprecato in favore del termine più appropriato "cracker" ma ha anche un valore culturale diverso. Infatti l'hack di un sistema non era derivante dal "fare danno" o frodare quel sistema e i suoi utenti ma solo ed esclusivamente guadagnare accesso ad informazioni che erano bloccate (l'hacker si batte sempre affinché la conoscenza sia libera) e soprattutto all'avere il "controllo" di un sistema.
Avere il controllo su un sistema significa gestirlo come fosse un proprio arto. Se si scopre una vulnerabilità in un sistema e la si sfrutta, in un certo qual senso si è arrivati a comprendere il sistema così bene da poterne altrettanto comprendere anche il modo in cui esso funziona male e soprattutto come sfruttare il malfunzionamento per ottenerne addirittura un vantaggio. Insomma per un hacker la vera sfida potrebbe essere scoprire il modo di violare un bancomat fregandosene altamente di poter prelevare i soldi di sconosciuti: basta sapere che si hanno le capacità di controllare il bancomat più di ogni altra persona; anche più dei suoi costruttori.
Per questo, fondamentalmente, si è associato il termine owning (possedere). Quando un sistema è owned significa che è stato violato e cioé che l'hacker ha ottenuto il possesso del sistema. Questo termine è stato poi convertito in un dialettale pwning (per il fatto che la p e la o sono vicine nella tastiera qwerty e si può sbagliare). Ora pwned è usato anche in ambiente videoludico ma ha etimologia nel gergo hacker.

Quindi, in questo contesto, un programmatore è un hacker, un pasticciere è un hacker, uno che entra in un sistema in cui non è autorizzato è un hacker.
Uno che entra in un sistema senza autorizzazione per danneggiarlo non è un hacker
uno che clona carte di credito per prelevare soldi non è un hacker
uno che viola un sito web per defacciarlo non è un hacker
uno che ruba database di password non è un hacker
e così via...

Questo sottile ma effettivo confine è stato distrutto da? Dai? Dagli amici giornalisti : Chessygrin :
Questi quì hanno cominciato ad usare nei media il termine hacker per quelli che creavano virus e li spandevano per la rete, per quelli che commettevano reati e quant'altro, al punto che i veri hacker venivano poi confusi con i pirati e criminali informatici.
Da questo standard de facto è poi derivato il nuovo gergo:
White hat
Black hat

I White Hat, i cappelli bianchi, erano gli hacker etici, ovvero quelli che perpetravano "l'antica arte dell'hacking".
I Black Hat erano gli hacker dediti all'intrusione dei sistemi informatici e vari reati a sfondo informatico.

I white hat sono evoluti poi anche in quegli hacker che compivano intrusioni informatiche ma solo per testare sistemi e segnalarne eventuali vulnerabilità. Di questi ad oggi fanno parte la branca dei pen-tester ovvero coloro che svolgono test di penetrazione. Possono essere figure professionali a tutti gli effetti.
I cappelli bianchi recentemente hanno visto inglobare anche la figura degli hacker etici.
Gli hacker etici a volte, se non ti sparo una cavolata, sono anche chiamati cappelli grigi. Gli hacker etici svolgono un lavoro etico, ovvero a favore del prossimo ma di questi, i cappelli grigi, ci sono gli hacker che arrivano anche ad eseguire azioni "informaticamente" violente di protesta verso l'oppressione di diritti umani. In questo senso, defacciare il sito di un governo dittatoriale o erigere infrastrutture di supporto a giornalisti eversivi per un dato regime non è eticamente considerato alla stregua di criminali. Tuttavia a volte le azioni di questi grey hat possono varcare la soglia dell'eticamente corretto.

Insomma oggi è tutto più articolato ma definire un criminale informatico hacker con leggerezza ovviamente porta a integrare nel lessico comune il fatto che tutti gli hacker sono criminali :cry:
Questo non è bene.

In ultimo ti consiglio di leggere Hackers di Steven Levy per conoscere i principali attori dell'hacking romantico e che nulla avevano a che fare con la criminalità. Leggendo questo libro avrai finalmente la risposta definitiva al vero significato di "hacker".
https://it.wikipedia.org/wiki/Hackers._ ... nformatica
Quì potrai trovare un reportage sugli hacker del MIT ma anche su Stallman (cui dobbiamo il software libero) ecc...

Se poi ti piace il lato oscuro della forza ma sempre parlando di hacker allora ti consiglio di scoprire la vita di Kevin Mitnick (leggendo su di lui o guardando il romanzatissimo film Takedown dove si narra della sua sfida con Tsutomu Shimomura, il sistemista che lo portò alla cattura). Anche se il Condor (Mitnick) era un black hat, diciamo che era più annoverabile nel contesto dell'hacking puro. Mitnick sfruttava tecniche di ingegneria sociale per ottenere da dipendenti un po' superficiali l'accesso ad avanzatissimi sistemi. Era in grado di entrare un po' dovunque ma soprattutto non lo faceva per arricchirsi ma proprio per "hackerare". Dopo la galera, ora ha una azienda di consulenza nella sicurezza informatica.
Altri hacker come Captain Crunch (Thomas Draper) era uno dei capostipiti del phreking. Scoprì che un fischietto regalato con le scatole di cereali (da cui prende lo pseudonimo) produceva una precisa nota, la cui frequenza attivava il sistema di chiamata dalle cabine telefoniche. In pratica fischiava con quel fischietto sulla cornetta e il telefono avviava la chiamata senza gettoni. Produsse quindi la bluebox che era una scatoletta che emetteva la nota a quella frequenza e poteva così chiamare gratis. Puoi leggere altri dettagli su wikipedia ma, se non ricordo male, aiutava anche a segnalare guasti e migliorare la qualità della fonia facendo segnalazioni anonime alla società di teleco e cose di questo genere. Insomma lui voleva "scoprire" come funzionava la rete.

Potrei continuare ma poi ho il timore che mi fustigano. Insomma questo è per darti una piccola infarinata della cultura hacker : Mr green :
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda Searig » 29/10/2015, 11:32

Scusa Luna se posso risultare antipatico con questa precisazione, ma i topi sono mammiferi.

Per quanto riguarda i delfini, oltre ad avere le fasi REM invertite rispetto a noi (non lo sapevo, grazie!), hanno anche un'altra caratteristica curiosa: dormono un emisfero per volta, a turni, perché vivendo sempre in acqua devono tenere sempre una parte attiva per il nuoto e la respirazione (forse vale per tutti i cetacei, ma che io sappia è stato appurato solo per i delfini).
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda LCyberspazio » 30/10/2015, 1:12

Comunque non risulti antipatico, anzi.
Le precisazioni sono giuste e doverose; in questo modo se uno è in errore allora impara o se comunque usa un gergo in maniera inappropriata o con noncuranza ha modo di capire l'importanza delle parole.
Purché non si offenda... il resto scambio culturale :cool:

Il concetto del topo che comunque mi incuriosiva era proprio relativamente al fatto che il codominio del sogno animale è comunque legato al dominio delle esperienze effettuate (e comprese a proprio modo?). Se questo è vero, allora mi aspetto appunto che una A.I. di un gatto debba comunque manifestarsi sempre nella sfera di ciò che può terrorizzare un gatto, ovvero molti più stimoli di un'antilope.

A mio modo di ragionare, infatti, il gatto può essere terrorizzato da un cane, dal cadere da un palazzo, da un'automobile che sopraggiunge a forte velocità, dal rimanere chiuso in un cassonetto dell'immondizia, ecc...
Cosa può invece materializzarsi come A.I. di una antilope?
Un caimano o un leone o comunque un altro predatore, oppure il fiume impetuoso o... non so, altre cose.

Un umano?
Un umano può arrivare ai fantasmi, ai draghi e agli alieni che ti rapiscono la notte (e ci sarebbe da dire che comunque raramente ho sentito dire di qualcuno che si vede un cinghiale in carica, a parte la famosa pubblicità del digestivo). Insomma le allucinazione degli umani, come i sogni, possono pescare in un archivio estremamente vasto anche di suggestioni che magari non riflettono esperienze vissute.

Questa capacità di metabolizzare effettivamente anche elementi mai vissuti (sogni il Signore degli Anelli... ma tu a Mordor non ci sei mai stato) va comunque ad influire sulle nostre meccaniche mentali?
Gli elefanti sognano forse anche loro il percorso fatto in modo da ripercorrere gli stessi sentieri lunghi centinaia di chilometri per generazioni e generazioni? Usano forse il sogno per generare una mappa mentale stabile dell'Africa attraversata?

Non ci sto capendo forse niente?
La risposta... è si! : Mr green :
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Re: La capretta e le ipnopompiche

Messaggioda LunainpescilLady » 30/10/2015, 1:49

@Searig:vero hai ragione gaffe xd Ho corretto il messaggio sopra. Grazie della precisazione :)

@Cyber:ehm..io ho sognato qualche volta un cinghiale che mi inseguiva xd
(in un sogno ricordo ancora ero vicino a una casa di legno mentre ciò accadeva). Comunque capisco cosa intendi dire e lo trovo interessante :)
Grazie della tua spiegazione informatica (che seppur non così articolata avevo già letto). Vorrei capire meglio questa faccenda dell'hacking romantico :| : Blink :
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-Certo sta accadendo dentro la tua testa, Harry.Ma perchè dovrebbe voler dire che non è vero?- (Harry Potter)


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