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La spiegazione scientifica dei processi del pensiero e della mente.
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Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda fcm19 » 30/01/2016, 15:26

Io e Searig abbiamo deciso di scrivere questo topic per descrivere la struttura del sonno, perché, anche se gli argomenti qui riportati sono già stati trattati singolarmente nel forum, abbiamo avvertito la necessità di produrre un unico testo, che riunisse in maniera ordinata e di facile consultazione le principali informazioni a riguardo che abbiamo raccolto. Questo forum è centrato sull'onironautica e riteniamo che una conoscenza di base della struttura del sonno possa essere una risorsa utile per organizzarsi nella propria sperimentazione sui sogni lucidi, per via della relazione tra il sonno e la produzione onirica. Le domande sui cicli del sonno e le discussioni in proposito infatti non mancano e l'idea di fare una guida che riunisse le informazioni principali in un unico testo è emersa anche per facilitare la ricerca delle stesse. L'argomento è complesso e ci siamo sforzati di raccogliere e confrontare le varie informazioni che abbiamo trovato negli ultimi mesi. Ciò non esaurisce di certo l'argomento ed è da considerarsi semplicemente come una guida introduttiva, da cui ognuno potrà partire per poi approfondire a piacere sulle varie fonti disponibili in proposito. Ricordiamo che molti dei parametri indicati nel testo sono misure indicative, perché poi, ogni singolo sonno di ogni singolo individuo subirà necessariamente varie fluttuazioni a riguardo. L'idea iniziale era quella di pubblicare un grafico (ipnogramma) che illustrasse lo sviluppo del sonno nei suoi cicli, fasi e stadi; mentre stavamo procedendo tuttavia abbiamo avvertito anche l'esigenza di inserire un testo esplicativo che approfondisse i concetti illustrati nel grafico, per maggiore completezza. Dal momento che risulta difficile parlare dei cicli del sonno senza fare un accenno alle onde cerebrali, per l'importanza che queste rivestono nel riconoscimento degli stadi (indicizzazione) che gli stessi cicli compongono, abbiamo integrato un paragrafo introduttivo anche su queste, propedeutico a quello sul sonno, nucleo del presente topic.



I RITMI CEREBRALI


Il sonno non è uno stato passivo di semplice privazione dell'attività psicofisica, ma consiste in realtà di un insieme di funzionalità biologiche differenti rispetto a quelle della veglia, che rivestono importanza vitale, cosa che emerge dalle problematiche che insorgono in merito a privazioni prolungate del sonno stesso. Durante il sonno lo stato di coscienza si altera, si riscontra una generale inibizione della percezione sensoriale e la disattivazione quasi totale dell'attività muscolare volontaria; più in generale, il sonno riduce le interazioni con l'ambiente esterno. Le sue funzioni sono molteplici e non ancora del tutto chiarite, anche se in primo piano si ipotizzano motivazioni collegate con il ripristino delle attività mentali e fisiche. La durata e le caratteristiche del sonno variano con l'età. Nel presente discorso affronteremo la struttura del sonno nell'individuo adulto, con qualche cenno alle condizioni negli altri stadi ontogenetici (gestazione, infanzia, anzianità).

Gli stati di coscienza che si susseguono durante il sonno possono essere monitorati attraverso la tecnologia elettroencefalografica (EEG). L'EEG mostra un tracciato che riflette le onde cerebrali emesse dall'encefalo. In questo modo si evidenziano le variazioni delle funzionalità encefaliche durante il sonno; proprio con questa tecnologia si è scoperto infatti che il sonno non è uniforme, ma si sviluppa secondo una struttura in cui si alternano diverse condizioni.

Cosa sono le onde cerebrali?

I neuroni (le cellule che compongono il sistema nervoso) comunicano gli uni con gli altri mediante impulsi elettrici che viaggiano lungo gli assoni (prolungamenti strutturali che si dipartono dai neuroni stessi). Si può immaginare il corpo cellulare del neurone come una "centralina" che produce una carica elettrica e i suoi assoni come un "sistema di cavi" che la portano lontano. Gli assoni mettono in contatto i neuroni tra loro, così che essi possano veicolare il messaggio dove dovrà essere elaborato.

A questo punto abbiamo una carica elettrica che si sposta lungo un assone, cioè una carica elettrica in movimento. Dalla fisica abbiamo che una carica elettrica in movimento produce un campo magnetico intorno a sé. La radiazione elettromagnetica così prodotta ha natura ondulatoria (queste sono le onde cerebrali) e può essere captata con un sistema di elettrodi fissati sul capo secondo posizioni anatomiche convenzionalmente stabilite e riportata su un grafico dalla macchina EEG.

Le onde, in generale, sono caratterizzate dai seguenti parametri: lunghezza d'onda, frequenza, periodo (l'inverso della frequenza) e ampiezza.

Per quanto riguarda le onde cerebrali, la frequenza è espressa in cicli al secondo, cioè Hertz (Hz) e l'ampiezza (o voltaggio) in microvolts (μV).
Esse sono state suddivise in campi di frequenze, al quale è stato dato il nome di ritmi cerebrali.
I ritmi cerebrali riflettono le diverse tipologie dell'attività encefalica. Sono da considerarsi quasi come "un'eco del lavorio del cervello".

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Struttura generale di un'onda, in cui sono poste in evidenza le due grandezze fondamentali che la caratterizzano: la lunghezza d'onda e l'ampiezza.


Dal momento che le onde sono prodotte dal lavoro dei neuroni, le diverse attività encefaliche produrranno ritmi differenti; le onde cerebrali sono la conseguenza del tipo di attività in cui è coinvolto l'encefalo. In questo modo, attraverso lo studio, si sono potute associare determinate attività psicofisiche a determinati ritmi.

Ciò non conclude però la ricerca, dal momento che sappiamo, al livello attuale delle conoscenze, che la relazione tra attività encefalica e ritmo non è di natura biunivoca, nel senso che diverse prestazioni possono emettere ritmi simili, di conseguenza possono esistere comportamenti per i quali ancora non si conosce la relazione coi ritmi già noti.

Sono stati ad oggi identificati cinque ritmi fondamentali, indicati con lettere dell'alfabeto greco: gamma, beta, alfa, theta e delta. L'attività psicofisica dello stato di veglia produce soprattutto il ritmo beta, ma anche, in determinate condizioni, alfa o gamma. Gli altri ritmi sono invece prodotti dal sonno, come illustreremo sotto, mentre gli stessi, in diversi stadi di sviluppo ontogenetici come ad esempio nell'infanzia, possono essere prodotti anche in stato di veglia.

Elencando i ritmi noti in ordine di frequenza dalla più alta alla più bassa abbiamo:


    ONDE GAMMA γ
      Frequenza: 40-100 Hz
      Ampiezza: ≤15 μV
      Localizzazione: diffusa, con prevalenza nelle aree precentrale e frontale

    Questo range di frequenze è raggiungibile soltanto occasionalmente, ed è caratterizzato da una forte attivazione psicofisica, dovuta a situazioni di emergenza. È stato scoperto di recente, sia perché le situazioni in cui si presenta non sono facilmente ottenibili in laboratorio, sia perché l'alta frequenza delle onde rimaneva di difficile lettura nelle macchine EEG più vecchie, con una risoluzione minore.


    ONDE BETA β
      Frequenza: 13-40 Hz
      Ampiezza: 5-30 μV
      Localizzazione: diffusa, con prevalenza nelle aree precentrale e frontale

    Sono prodotte dalle normali attività psicofisiche dello stato di veglia, durante le quali è presente una maggiore concentrazione sugli stimoli ambientali. Il ritmo è ulteriormente suddiviso in fasce:

      - beta basso (13-15 Hz), in cui l'individuo è cosciente e percettivo nei confronti dell'ambiente esterno
      - beta medio (16-21 Hz), in cui l'individuo è cosciente, percettivo e attivo
      - beta alto (21-40 Hz), in cui l'individuo è cosciente, percettivo, attivo e presenta atteggiamenti di ansia e allarme, per potere avere la possibilità di tenere sotto controllo la situazione in caso di necessità dettate da stimoli ambientali e condizioni di un certo rilievo, per trovare una rapida ed efficace soluzione ai problemi

    Si può notare pertanto come l'aumento del livello dell'attività psicofisica (arousal) sia correlato all'aumento della frequenza delle onde cerebrali prodotte.
    Come accennato, se le condizioni richiedono una maggiore reattività, si potrebbe passare da beta alto a gamma.
    Al contrario, situazioni particolarmente tranquille potrebbero portare da un ritmo beta basso al ritmo alfa.


    ONDE ALFA α
      Frequenza: 8-13 Hz
      Ampiezza: 40-50 μV
      Localizzazione: diffusa, con prevalenza centrale, parietale e occipitale

    Sono associate a uno stato di coscienza vigile ma rilassata, come ad esempio il rilassamento ad occhi chiusi (fenomeno noto in ambito medico come alpha-blocking), il "sogno ad occhi aperti" (cioè il fantasticare, da non confondere con la produzione onirica del sonno) e gli istanti che precedono l'addormentamento. Le onde alfa accompagnano cioè ai momenti maggiormente introspettivi e sono facilmente raggiungibili anche tramite una leggera meditazione.


    ONDE THETA θ
      Frequenza: 4-8 Hz
      Ampiezza: 100 μV
      Localizzazione: frontale, centrale e temporale.

    Sono caratteristiche della mente impegnata in attività di immaginazione, visualizzazione e ispirazione creativa (soprattutto nella fascia di theta alto, 6-8 Hz), ma anche a sensazioni di sonnolenza, confusione e distraibilità (theta basso, 4-6 Hz). Sono prodotte durante il sonno (in particolare durante il sonno leggero e la fase REM), ma anche durante la meditazione profonda, inoltre nei bambini sono prodotte anche durante la veglia.


    ONDE DELTA δ
      Frequenza 0,5-4 Hz
      Ampiezza 150 μV
      Localizzazione: frontale

    Sono associate al più profondo rilassamento psicofisico, in concomitanza con la perdita di coscienza, e come tali sono riscontrabili durante le più profonde fasi del sonno e gli stati di coma, ma sono pure associate ad attività affatto diverse, come il "problem solving", inoltre nei bambini sembrano non essere sovrapponibili alla perdita di coscienza, in quanto prodotte anche durante lo stato di veglia.

Come accennato, alcuni ritmi sono stati ulteriormente suddivisi in fasce che ripartiscono il range di frequenze in più campi, indicati come "alto, medio, basso", relativi ad una maggiore comprensione e classificazione delle attività psicofisiche associate ai diversi range di frequenze, ottenuta attraverso il progredire della ricerca.

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L'ampiezza delle onde cerebrali è inversamente proporzionale alla frequenza; ponendo a grafico su un piano cartesiano le frequenze sull'asse delle ascisse e le ampiezze su quello delle ordinate, si nota che la relazione ricorda quella della curva di una parabola.



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Illustrazione dei principali ritmi cerebrali, come appaiono su un tracciato EEG. Si notano le differenti frequenze delle onde (la "compressione orizzontale" delle onde) e le differenti ampiezze ("l'altezza" delle stesse).




IL SONNO



LA STRUTTURA DEL SONNO


- Il sonno non è uniforme, ma è suddiviso in diverse tipologie di attività psicofisica che si alternano tra loro, indicate come cicli, fasi e stadi.

- I cicli del sonno hanno una durata media di 90 minuti. Se si considera quindi un sonno di circa otto ore, esso sarà composto da cinque cicli.

- Ciascun ciclo è suddiviso in due fasi, in ordine cronologico: fase n-REM (non REM) e fase REM.

- Solitamente tra un ciclo e l'altro è presente un breve risveglio, di durata variabile tra pochi secondi e qualche minuto, detto microrisveglio. I microrisvegli sono localizzati in genere al termine di ogni fase REM, ma possono comunque occorrere occasionalmente durante o prima della stessa. Probabilmente sono più frequenti negli ultimi cicli, in cui il sonno è progressivamente più leggero, procedendo verso il risveglio finale del mattino.

- Il sonno n-REM è più profondo di quello REM. Ad ogni ciclo che passa la durata dalla fase n-REM si accorcia e la fase REM si allunga in misura complementare, in maniera che la durata complessiva del ciclo sia pressapoco costante, pertanto, se all'inizio della notte il sonno è di tipo prevalentemente n-REM, verso mattina sarà quasi interamente di tipo REM.

- La fase n-REM può essere a sua volta suddivisa in due momenti: nel primo, detto n-REM discendente, il sonno si fa più profondo; nel secondo, la n-REM ascendente o emergente, si ravvisa una riemersione ai livelli precedenti, terminando col passaggio alla fase REM.

- Ciascuna fase è ulteriormente suddivisa negli stadi del sonno, classificati sulla base di differenti tipologie di prestazioni psicofisiche, rilevate secondo i parametri: EEG (elettroencefalogramma -attività cerebrale-), EMG (elettromiogramma -attività muscolare-), ECG (elettrocardiogramma -attività cardiaca-) e EOG (elettrooculogramma -attività oculare-).

- Gli stadi del sonno sono indicati con le sigle S1, S2, S3, S4 (dall'inglese Sleep 1, quindi "Sonno 1", etc.). S1 corrisponde al sonno più leggero, mentre gli altri stadi indicano, secondo l'ordine numerico, il suo approfondimento, arrivando a S4, nel quale si riscontra la massima profondità del sonno. In alcuni casi essi sono indicati anche in relazione alla fase di appartenenza, cioè come n-REM1, n-REM2, n-REM3, n-REM4 e REM. Ovviamente le indicazioni sono in sinonimia, anche se occorre specificare che REM corrisponde allo stadio S1 secondo l'altra nomenclatura (più avanti spiegheremo la differenza tra S1 generico e S1 come REM), inoltre la prima dicitura, più "estesa", va oltre il sonno stesso, indicando con W la fase di veglia (dall'inglese "Wake", sveglio), ed è pertanto più completa e specifica, quindi ci atterremo ad essa.

- Nella prima parte di ogni fase n-REM si ha, come si è detto, un approfondimento del sonno al quale segue un ritorno a livelli meno profondi. Indicando la profondità del sonno con gli stadi, si trova che nei primi due cicli il punto di massima profondità è S4, poi, durante la notte, il sonno diventa progressivamente più leggero nel complesso, di conseguenza nel terzo ciclo il punto di massima profondità corrisponde a S3, mentre nei cicli successivi esso si limita a S2. Su un sonno medio di circa otto ore gli stadi si susseguono nel seguente ordine:

    Primo ciclo:     S1, S2, S3, S4, S3, S2, REM
    Secondo ciclo: S2, S3, S4, S3, S2, REM
    Terzo ciclo:     S2, S3, S2, REM
    Quarto ciclo:   S2, REM
    Quinto ciclo:   S2, REM

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Immagine ottenuta per brain imaging, che evidenzia mediante una ricostruzione in falsi colori la differente attivazione delle aree cerebrali durante il sonno REM e n-REM.



GLI STADI DEL SONNO


Segue la descrizione delle caratteristiche di ogni singolo stadio. Al fine di esporre il processo di addormentamento che interviene a partire dal primo ciclo, inseriamo nella trattazione anche lo stato di veglia immediatamente precedente.


VEGLIA (W): La veglia è associata al ritmo beta, con un leggero sottofondo di onde alfa. Quando ci si corica si passa dalla veglia completa alla veglia rilassata, durante la quale la percentuale delle onde beta per unità di tempo (generalmente si adotta in proposito un'epoca di registrazione EEG, cioè venti o trenta secondi, in base al tipo di macchina utilizzata) diminuisce, in favore di un complementare aumento di quella delle onde alfa, tipiche del rilassamento. Quando il ritmo alfa è ormai preponderante, su quest'ultimo comincia ad instaurarsi e crescere anche il ritmo theta; procedendo in questo modo si passa così dalla veglia rilassata al sonno.

FASE N-REM

    SONNO LEGGERO

      • Stadio 1 (S1): Quando la percentuale di theta raggiunge il 50% per epoca di registrazione EEG comincia il sonno, con il primo stadio (si passa cioè da W a S1). Il primo stadio, conosciuto anche come dormiveglia, è caratterizzato da un mescolamento di onde alfa e theta a basso voltaggio (l'ampiezza delle onde). Durante questo stadio, nella maggior parte dei casi, il soggetto è ancora cosciente di sé e dell'ambiente circostante, la muscolatura è ancora attiva e il tono muscolare si mantiene su livelli medio-alti, anche se inferiori rispetto a quelli della veglia. Possono presentarsi i miocloni del sonno, ovvero brevi scatti muscolari involontari, noti anche come sussulti ipnici o scatti ipnagogici. Gli occhi presentano movimenti lenti (SEM - Slow Eyes Movements) e le palpebre possono occasionalmente aprirsi e chiudersi lievemente, sempre in maniera involontaria.

      Il talamo inizia ad inibire gradualmente la percezione sensoriale dell'ambiente esterno, trattenendo gli stimoli sensitivi (che comunque lo raggiungono sempre come nella veglia) invece di inviarli, previa elaborazione, alla corteccia frontale, responsabile della presa di coscienza degli stessi. In questo modo l'encefalo continua a processare gli stimoli sensoriali, in vista dell'importanza vitale del controllo della situazione ambientale, ma in maniera inconscia, senza cioè che tale lavoro vada a compromettere e disturbare la qualità del sonno. Il livello del distacco sensoriale, minimo in S1, aumenta mano a mano che si procede agli stadi successivi.

      Dal punto di vista psichico, la prima alterazione dello stato di coscienza, indicata nell'EEG dall'insorgenza del ritmo theta durante questo stadio, è avvertita dall'individuo come un progressivo "sfaldamento" del dialogo interiore (il flusso dei pensieri): i pensieri diventano progressivamente più sconnessi ed astratti e spesso si osserva anche difficoltà nel mantenimento della coerenza degli stessi (si comincia cioè a pensare ad una cosa e poi ci si distrae improvvisamente, lasciando il pensiero incompiuto) e la comparsa di pensieri intrusivi, dal contenuto avvertito come del tutto casuale (si sta pensando ad una cosa e all'improvviso si intromettono nel dialogo interiore parole o intere frasi il cui contenuto non c'entra nulla con ciò a cui si stava pensando).

      Se in questo momento la coscienza dell'individuo è ancora sufficientemente attiva, la deprivazione sensoriale può essere percepita sotto la forma di sensazioni strane e alterate, che generano, per compensazione interpretativa dell'encefalo, sensazioni illusorie, come ad esempio un'improvvisa sensazione di cadere nel vuoto, o al contrario di leggerezza, oppure di traslazione del proprio corpo secondo direzioni casuali o ancora la sensazione che esso si trovi in posizioni insolite rispetto a quelle note dalla memoria recente, oppure alternativamente l'incapacità di percepire in quale posizione esso si trovi etc., nel caso di distacco tattile e/o propriocettivo, o altre ancora, secondo gli organi di senso coinvolti, come allucinazioni visive (flash di luci, linee colorate o altre forme geometriche, immagini dotate di senso compiuto, che compaiono e scompaiono improvvisamente -le così dette immagini ipnagogiche-), uditive (suoni strani, voci), etc. Ciò accade per il fatto che l'encefalo, come accennato, in assenza di stimoli provenienti dall'ambiente se ne crea di propri, producendoli direttamente a livello delle cortecce sensoriali e indipendentemente dalla normale traduzione degli stimoli nervosi sensitivi, probabilmente accedendo a tracce mnestiche (dalla memoria). Tutte queste illusioni sensoriali, note come "ipnagogiche" (da "ipno", sonno e "agogos", guidare, condurre, cioè "che conducono nel sonno", alla lettera) sono proprie dell'addormentamento, come conseguenza del procedimento in corso, anche se non sempre possono essere avvertite, perché solitamente in questa fase la coscienza è già parzialmente disattivata. Possono dunque, a seconda dei casi, essere ignorate dal soggetto, oppure essere avvertite secondo intensità differenti, procedendo da illusioni più instabili e sfuggenti fino a sensazioni estremamente realistiche. Si ritiene anche che il disordinato flusso dei pensieri di S1 potrebbe essere in qualche modo relazionato al contenuto delle allucinazioni ipnagogiche. Tale contenuto non è però sempre chiaramente avvertito dal soggetto come correlato con i propri pensieri, ma si ritiene che in questo caso la correlazione possa comunque sussistere con pensieri subconsci, non direttamente avvertiti a livello cosciente dall'individuo stesso.

      Il sonno S1 rappresenta il 5–10% dell'intera durata del sonno in un individuo adulto.


      • Stadio 2 (S2): Dopo circa 5-10 minuti dall'addormentamento si passa a S2. Il sonno si approfondisce, con il continuo aumento della percentuale del ritmo theta per unità di tempo e la graduale, complementare, diminuzione di quella di alfa. Il soggetto perde ulteriormente coscienza dell'ambiente esterno e di sé. Il tono muscolare si riduce e i movimenti oculari si quietano del tutto.

      I pensieri casuali e le immagini ipnagogiche che avevano accompagnato la fase S1 diventano ulteriormente frammentari e privi di senso, ma allo stesso tempo possono divenire più consistenti, grazie al maggiore isolamento sensoriale, dando origine talvolta a fenomeni onirici paragonabili ai sogni, anche se si tratta perlopiù di episodi privi di una trama logica, poco vividi e che presentano una maggiore staticità rispetto ai sogni propriamente detti, che sono invece relativi alla fase REM. Siccome le fasi n-REM non sono accompagnate da paralisi, è possibile che una di queste produzioni oniriche, se particolarmente coinvolgente, possa attivare i muscoli scheletrici (vale a dire quelli sotto controllo volontario) e quindi causare di riflesso il risveglio del soggetto; ci troviamo infatti, a S2, ancora nel sonno leggero, da cui è possibile uscire con facilità.

      Lo stadio S2 è noto, dal punto di vista dell'EEG, per la presenza dei cosiddetti fusi del sonno (sleep spindles) e complessi K:

      I fusi del sonno sono treni di onde della frequenza dai 12 ai 16 Hz (range di frequenze che può essere anche indicato col nome di onde sigma), di una durata compresa tra 0,5 e 1,5 secondi. Sono correlati con la funzione inibitoria dell’elaborazione di informazioni non necessarie, atta a garantire la stabilità del sonno nei confronti di eventuali sollecitazioni di scarsa importanza. Ricordiamo che l'importanza degli stimoli sensoriali, che comunque sono sempre raccolti dal talamo anche in assenza di coscienza, presenta una soglia personale, legata ai parametri di intensità e contenuto, oltre la quale gli stimoli sono normalmente elaborati e inviati alla corteccia, in associazione con la sollecitazione dei centri che regolano il sonno e la veglia, in modo da permettere il risveglio in caso di necessità, determinata dal superamento di detta soglia. Ciò garantisce all'organismo una "selezione sensoriale" che permette la prosecuzione del sonno in condizioni normali, ma lo interrompe in caso di necessità, in vista della conservazione dell'individuo.

      I complessi K sono onde bifasiche che hanno un improvviso tracciato verso l’alto e verso il basso alla velocità di una variazione al minuto, e svolgono due funzioni: sopprimono l’eccitazione corticale (svolgendo dunque un ruolo similare a quello dei fusi) e favoriscono il consolidamento della memoria.

      Immagine
      Aspetto dei fusi del sonno e dei complessi K su un tracciato EEG


      Un individuo svegliato durante la fase di sonno leggero, con buona probabilità, non ricorderà eventuali produzioni oniriche del momento, e addirittura potrebbe avere l'impressione di non essersi nemmeno addormentato; il sonno leggero è infatti associato ad amnesia.
      In un individuo adulto la fase S2 è quella più estesa in tutto il sonno, e arriva ad occupare fino al 45–55% dell'intera durata del sonno. Mentre procede, il sonno S2 si fa anche più profondo: ciò si caratterizza a livello EEG dalla comparsa del ritmo delta, con percentuali crescenti.


    SONNO PROFONDO

      • Stadio 3 (S3): Quando la percentuale di delta per unità di tempo supera l'incidenza del 20% comincia lo stadio S3 e si entra nel cosiddetto sonno profondo, noto anche come sonno a onde lente (SWS, acronimo inglese di Slow Wave Sleep), per via della bassa frequenza dei ritmi cerebrali, propri di questa condizione.

      Il ritmo delta è associato, negli individui adulti, alla perdita di coscienza: ogni eventuale rimasuglio di coscienza che possa essere stato protratto fino a S2 a questo punto scompare.

      Durante S3 i fusi possono ancora presentarsi, anche se con una minore incidenza rispetto allo stadio precedente, mentre i complessi K mantengono la loro frequenza inalterata e spesso si confondono con le onde delta. In S3 si assiste ad un'ulteriore sincronizzazione delle onde cerebrali, il tono muscolare si riduce ancora e sono assenti i movimenti oculari.


      • Stadio 4 (S4): è lo stadio più profondo di tutto il sonno. Comincia quando la percentuale delle onde delta supera il 50% (ma permane comunque un "sottofondo" di onde theta complementare). Il tracciato elettroencefalografico presenta la massima sincronizzazione di tutte le onde cerebrali, un ulteriore rallentamento delle frequenze delle onde emesse e l'aumento della loro ampiezza (voltaggio). La presenza e la frequenza dei fusi del sonno e dei complessi K è pressapoco la stessa dello stadio precedente. Le funzioni vegetative (ritmo respiratorio, cardiaco etc.) appaiono molto regolari durante le fasi di sonno sincrono (altro modo per indicare, in base alle ragioni suddette, il sonno profondo).

      È in questo stato che possono manifestarsi le più note parasonnie, ovvero i disturbi del sonno, come gli incubi, il pavor nocturnus, il sonniloquio e il sonnambulismo. Per quanto riguarda la produzione onirica è opportuna una piccola annotazione: generalmente il ritmo delta è associato all'assenza di produzione onirica, che, tradizionalmente, è associata alla sola fase REM. Nonostante ciò i progressi della ricerca hanno evidenziato la possibilità dell'encefalo di eseguire delle produzioni oniriche anche durante il sonno n-REM, come abbiamo visto per gli "abbozzi di sogni" illustrati a proposito di S2 e con l'associazione degli incubi a S4, proprio dove il ritmo delta è dominante nelle sue percentuali più alte. Non si conosce la ragione di questa eccezione, dal momento che S1 e S2, mancando di un ritmo delta, sono comunque più "accettabili", da un punto di vista intuitivo, per la possibilità di una produzione onirica, mentre per quanto riguarda il sonno profondo essa dovrebbe essere inibita dalla mancanza di coscienza relativa al ritmo delta, comunque si deve, oltre che prendere atto dei dati sperimentali che collocano gli incubi proprio in questo stadio, tenere presente che diverse attività cerebrali possono convergere in ritmi simili, per cui la presenza di un determinato ritmo non esclude a priori la possibilità che lo stesso possa essere prodotto anche da attività cerebrali differenti da quelle a cui è tradizionalmente associato.

      Il risveglio del sonno profondo è difficile per via della minima attivazione psicofisica che esso comporta, e si viene svegliati durante questo stadio si permane in uno stato di confusione mentale per qualche minuto.

      Informiamo infine che, per quanto riguarda la classificazione del sonno profondo, la distinzione tra gli stadi S3 e S4 è stata di recente abolita presso alcuni studiosi, i quali riconoscono pertanto un unico stadio, che mantiene il nome di S3, il quale unifica i due appena esposti. La parte appena descritta continua quindi ad esistere, ma è ritenuta ed indicizzata in questo sistema come S3, basandosi sul fatto che, a parte il crescente valore percentuale del ritmo delta per epoca di registrazione, le caratteristiche psicofisiche generali non cambiano di molto.

    Fase ascendente (o emergente): una volta raggiunto il punto più profondo, il sonno subisce un'inversione di tendenza e comincia pertanto ad alleggerirsi abbastanza celermente, tornando in breve tempo agli stadi precedenti. Si avrà quindi un ritorno a S3, poi S2 e infine S1. Quest'ultimo stadio è però profondamente diverso dall'S1 che ha aperto il ciclo ed è conosciuto come "S1 emergente", proprio perché è ottenuto risalendo da livelli più profondi, cioè con ritmi a frequenze dominanti più lente (S2), mentre nell'addormentamento era invece ottenuto discendendo da livelli più alti, cioè procedendo da ritmi più veloci per frequenza (W), ma il nome con cui è più comunemente noto è Fase REM. Con l'uscita dal sonno profondo e il ritorno ad S1 ha quindi termine la fase n-REM del sonno e si entra nella fase REM. S1 emergente e fase REM sono dunque da considerarsi in sinonimia.


FASE REM

    L'acronimo proviene dall'inglese Rapid Eyes Movements, ossia "movimenti oculari rapidi", il fenomeno più evidente a un'osservazione esterna di un soggetto in questo tratto del sonno. Quando si entra in REM il tono muscolare crolla del tutto: questo fenomeno, noto come "paralisi del sonno" o "paralisi REM", è un meccanismo fisiologico di difesa, che previene l'individuo dall'eseguire fisicamente i movimenti che compie nei sogni.

    Questa è infatti la fase del sonno maggiormente associata all'attività onirica: in questa fase i sogni sono sempre presenti (anche se non sempre possono essere ricordati) e presentano il più alto grado di complessità. La fase REM è per antonomasia la parte del sonno in cui prendono forma i sogni più vividi e carichi di emotività dell'intero ciclo del sonno. I sogni in REM sono spesso caratterizzati da una vera e propria "trama", che organizza i fatti e le sensazioni in una forma abbastanza logica, sebbene talvolta sotto forme bizzarre, diversamente dai sogni n-REM, i quali spesso sono associati a sensazioni di carattere maggiormente statico, senza cioè che il tutto possa essere organizzato in una "storia" (singole immagini, sensazioni astratte, etc). Diversamente dai sogni n-REM, quelli della fase REM sono quindi più coinvolgenti dal punto di vista emotivo, cosa che rende necessaria la paralisi muscolare; difficilmente un sogno n-REM provocherebbe movimenti incontrollati e in quel caso si andrebbe incontro, come accennato, ad un rapido risveglio.

    La fase REM è anche definita nel linguaggio medico come sonno paradosso, perché, malgrado l'individuo stia dormendo, la sua attività cerebrale risulta frenetica e le onde cerebrali ritornano ad essere fortemente desincronizzate, esattamente allo stesso modo della veglia. Sonno paradosso, dunque, perché dal punto di vista psichico la mente lavora quasi con lo stesso regime della veglia, ma, nonostante ciò, l'isolamento sensoriale dall'ambiente esterno a cui questa è sottoposta determina il fatto che tale coscienza riattivata si ritrova quindi ad esprimersi in un "mondo interiore", il sogno, senza relazionarsi con l'ambiente esterno (o solo in minima parte, nel caso in cui stimoli sensoriali particolarmente intensi siano inclusi -previa una loro rielaborazione ad hoc- nella trama stessa del sogno).

    Durante la REM le funzioni vegetative vanno incontro ad una serie di "sussulti": il ritmo cardiaco si fa irregolare, la frequenza respiratoria si altera, etc. Probabilmente la brusca rottura della regolarità delle funzioni vegetative proprie del sonno profondo durante la fase REM ha a che fare con una serie di reazioni psicofisiche relative alle esperienze vissute dall'individuo durante i propri sogni.

    Per quanto riguarda l'EEG, il ritmo dominante è theta (le onde presentano però un'ampiezza ridotta rispetto a quelle presenti in S2, rendendolo difficilmente distinguibile all'osservazione sul tracciato dal ritmo beta, proprio della veglia, cosa che avvalora ulteriormente il concetto di "sonno paradosso"), anche se è presente un sottofondo composto da diversi ritmi, tra cui brevi istantanee di alfa e beta (che riflettono forse la maggiore attivazione mentale di questa fase).

    Probabilmente a causa del maggiore stato di attivazione psicofisica che si riscontra durante questo stadio, molto vicino qualitativamente a quello della veglia, nel corso della fase REM possono avvenire occasionalmente i microrisvegli. Forse si tratta di improvvise "impennate" dell'attività psicofisica, che hanno sufficiente potenza da "proiettare fuori dal sonno" l'individuo. Questi risvegli sono però brevi e generalmente non sono neppure colti coscientemente, perché dal punto di vista psichico permane in essi un certo livello di astrazione, per cui le esigenze biologiche dell'individuo (il quale necessita fisiologicamente di portare a termine il proprio fabbisogno abituale di sonno) ripristinano velocemente la situazione e si rientra nella REM in corso.

    All'interno di ogni fase REM è possibile riscontrare due momenti che si alternano tra di loro:

      - tonico: caratterizzato da assenza di movimenti oculari e da totale atonia muscolare.
      - fasico: caratterizzato dai noti movimenti oculari rapidi e da brevi sussulti muscolari.


I CICLI SUCCESSIVI

Avendo descritto il raggiungimento della fase REM a partire dallo stato di veglia, quanto riportato finora è relativo al primo ciclo di sonno, poiché alcuni degli stadi descritti vengono poi a mancare in quelli successivi. La descrizione del primo ciclo è tuttavia necessaria e importante, in quanto va ad includere la descrizione del processo di addormentamento a partire da W, cosa assente nei cicli successivi, se si eccettuano i microrisvegli, che comunque non pesano più di tanto sull'economia del sonno, inoltre perché comprendendo il primo ciclo tutti gli stadi, ciò permette di poterli contemplare e descrivere nel loro insieme.

Per completezza occorre però ribadire che, mentre il secondo ciclo ripete la stessa sequenza di eventi, nel terzo ciclo mancherà lo stadio S4, e il massimo livello di profondità raggiunto nella fase n-REM sarà pertanto S3, inoltre nei cicli successivi anche quest'ultimo sarà assente, per cui nel quarto e quinto ciclo la fase n-REM sarà caratterizzata esclusivamente da sonno leggero di tipo S2. Essendo inoltre S1 emergente la stessa fase REM, al termine di ogni ciclo il sonno n-REM non riprenderà più da S1 ma da S2. Si osserva pertanto un graduale alleggerimento del sonno durante la notte, dal suo inizio, in cui esso raggiunge la massima profondità, fino ad una progressiva perdita degli stadi più profondi; alla fine persisterà solo una semplice alternanza di S2 e S1(REM), che terminerà infine col ritorno in W al risveglio.


IPNOGRAMMA

Il tutto può essere agevolmente esposto in questo grafico:

Immagine
Ipnogramma rappresentante la struttura di un sonno medio di otto ore in una persona adulta, in cui sono evidenziati i cicli del sonno, le loro fasi e gli stadi che li compongono, in ordine cronologico procedendo da sinistra verso destra; i singoli stadi sono rappresentati dalle colonne, la cui altezza è proporzionale al livello di desincronizzazione del tracciato elettroencefalografico (massimo in W e minimo in S4), oltre che al livello di profondità del sonno. I microrisvegli sono indicati al termine delle fasi REM per comodità rappresentativa, ma possono presentarsi anche all'inizio o durante le stesse e talvolta possono mancare (riteniamo che siano maggiormente frequenti negli ultimi cicli, in cui il sonno è più leggero, quindi forse anche più passibile di temporanee interruzioni). Le tempistiche dei vari stadi sono relazionate al tempo indicato sull'asse delle ascisse, ma occorre ricordare che nel grafico sono indicati dei valori medi e generalizzati, per cui tali dati non vanno presi per assoluti ma si deve tenere conto di eventuali fluttuazioni personali, sempre presenti (anche a seconda delle condizioni in cui ci si trova); hanno pertanto valore indicativo. L'immagine descrive nel suo complesso lo sviluppo del sonno nella sua struttura, pesato principalmente sui parametri elettroencefalografici, che riflettono le variazioni delle prestazioni cerebrali durante lo stesso (ricordiamo essere infatti il sonno non una mera assenza di attività, ma piuttosto uno spostamento delle attività psicofisiche su modalità differenti e importanti dal punto di vista fisiologico).




CONSIDERAZIONI FINALI


IL SONNO DIURNO

Con sonno diurno ci riferiamo ai sonnellini che possono essere intrapresi durante le ore di veglia, che si presentano come qualitativamente diversi dal sonno notturno (in questa definizione non rientra un eventuale sonno diurno prolungato, necessario alle persone che per orari lavorativi dovessero usarlo come sostituto di quello notturno, nel qual caso è possibile che tali differenze non sussistano, per ragioni di necessità fisiologica).

Se ci si appronta a dormire di pomeriggio il sonno risulta molto più leggero rispetto a quello notturno ed è caratterizzato dal solo stadio S1, che può occasionalmente svilupparsi in una vera REM con produzione onirica e tutt'al più, in caso di maggiore stanchezza, da un breve sviluppo nello stadio S2.

Tuttavia, per chi non è abituato a coricarsi di pomeriggio, l'addormentamento può risultare piuttosto faticoso, e di conseguenza il passaggio al sogno può mancare. In questo caso il sonno S1 rimarrà di "tipo base", presentandosi cioè come uno semplice stato di leggera sonnolenza in cui la coscienza persiste facilmente, ma nel quale si può sperimentare, se non una vera e propria produzione onirica, alcuni fenomeni minori correlati, come le immagini ipnagogiche.


IL SONNO NELL'ONTOGENESI

La struttura del sonno descritta è riferibile all'età adulta (e comunque va presa con valore indicativo, perché di soggetto in soggetto, o anche di notte in notte, nello stesso soggetto, per varie ragioni, essa può subire fluttuazioni e variazioni di diversa importanza), ma il sonno, come altre funzioni biologiche, subisce variazioni durante l'ontogenesi (lo sviluppo dell'individuo).

Come è stato visto ciò vale anche per gli stessi ritmi cerebrali ad esempio a livello della veglia, per cui ad esempio i bambini presentano unicamente i ritmi a onde lente (theta e delta), tanto nella veglia quanto nel sonno, mentre per gli adulti essi sono ristretti al sonno o a condizioni particolari (il ritmo alfa compare intorno agli undici anni di vita e beta poco più tardi, quindi, di pari grado, i ritmi più lenti "scivolano" nel sonno, mentre quelli di nuova formazione passano ad occupare lo stato di veglia).

Per quanto riguarda il sonno, quindi, è stato notato che la durata percentuale del sonno REM è massima nel feto, subisce una netta riduzione alla nascita e poi permane nell'infanzia con un quantitativo maggiore rispetto a quello dell'età adulta, per poi diminuire ulteriormente negli anziani. Anche il sonno profondo subisce delle variazioni quantitative che tendono alla diminuzione col passare degli anni: esso dura pertanto di meno negli anziani e oltre la sessantina di anni può occasionalmente mancare del tutto.

Immagine
In alto, ipnogramma del sonno nell'età infantile: si nota che i cicli presentano tendenzialmente una durata maggiore, e in questi le fasi REM sono un po' più lunghe che negli adulti. In basso, ipnogramma del sonno in età senile: si nota la riduzione della lunghezza del sonno profondo (in particolare S4), e una maggiore frequenza dei risvegli notturni, che appaiono spesso come veri e propri stati di veglia.



SONNO, SOGNI E ONIRONAUTICA


Come correlare infine tutte le informazioni qui esposte con la propria ricerca nel campo dell'onironautica?

I cicli, le fasi e gli stadi del sonno sono una conoscenza di base a cui l'onironauta può fare riferimento per l'applicazione delle proprie tecniche di induzione. Normalmente lo stadio di elezione è la fase REM, per cui la conoscenza della struttura e delle tempistiche (che ricordiamo essere variabili rispetto all'esposizione teorica, da intendere come una media statistica) è importante. Conoscendola e facendo riferimento alla stessa (tramite una rapida consultazione dell'ipnogramma una volta interiorizzati i concetti fondamentali) si può quindi scegliere le tempistiche migliori per l'applicazione delle proprie tecniche.

Spesso si cerca di "calcolare" il momento esatto delle proprie fasi REM, per individuarle e sfruttarle appieno. È importante ricordare che le tempistiche sono passibili di fluttuazioni più o meno importanti, per cui l'ipnogramma ha un valore relativo e non è possibile una individuazione "esatta" sulla base di un semplice conteggio dei minuti, però procedendo con una certa approssimazione (accompagnata dalla necessaria sperimentazione) si possono comunque individuare delle tempistiche buone entro una certa misura.

Come si può procedere con un ipnogramma per individuare le proprie REM? Fatte le dovute premesse circa l'approssimazione, un suggerimento potrebbe essere quello di potere ottenere un maggiore livello di precisione leggendolo "a ritroso", procedendo cioè dal momento del risveglio a quelli precedenti, perché il momento del primo addormentamento spesso è variabile o non bene identificabile (per via della perdita di coscienza che intercorre in associazione allo stesso -ricordiamo che il momento in cui ci si corica non coincide con quello dell'addormentamento ma lo precede, mentre quest'ultimo risulta difficilmente identificabile dal soggetto-), mentre diversamente l'orario in cui ci si alza è noto ed esperibile. In questo modo, ad esempio, sapendo a che ora ci si alza solitamente e che un ciclo di sonno ha una durata media di 90 minuti, si potrà fare risalire l'inizio dell'ultimo ciclo di sonno a circa un'ora e mezza prima e quello dell'ultima REM pressapoco ad un'ora prima e così via, risalendo i vari cicli e tenendo conto delle tempistiche degli stadi che li compongono. La lettura in senso cronologico avrà dunque valore conoscitivo, per comprendere lo sviluppo del sonno dal punto di vista teorico, mentre la sua lettura a ritroso rivestirà un valore più pratico per l'organizzazione dell'attività onironautica.

Tralasciando la REM inoltre, se fino a qualche decennio fa si pensava che i sogni fossero associati solamente a questa fase, diversi studi condotti in laboratorio a partire dalla seconda metà del secolo scorso hanno dimostrato l'indiscutibile presenza di produzioni oniriche anche durante le fasi n-REM. Segue quindi una breve serie di considerazioni circa le possibilità che caratterizzano i vari stadi descritti.
Per quanto riguarda le tecniche in sé, esse sono molteplici e personalizzabili, ma si rifanno generalmente a sole tre macrocategorie (a cui faremo riferimento), ognuna delle quali atta ad aumentare la probabilità di ottenere una delle seguenti tre tipologie di sogno lucido:

    - DILD, in cui la lucidità scaturisce internamente al sogno
    - WILD, in cui la lucidità viene mantenuta dalla veglia
    - EILD, il cui la lucidità scaturisce da un segnale esterno al sogno

Nello stadio S1 mancano sogni veri e propri, ma è già possibile apprezzare in questo stadio l'insorgenza del sonno, grazie alla citata alterazione del dialogo interiore (questo particolare stato di confusione e distraibilità è infatti un primo effetto dell'aumento del ritmo theta nell'attività cerebrale). Un obiettivo secondario rispetto al sogno lucido, ma ugualmente interessante, è infatti la stessa esplorazione cosciente delle proprie condizioni psicofisiche durante il sonno, che a questo livello è possibile senza eccessive difficoltà. In S1 alcuni contenuti psichici sia consci che inconsci possono manifestarsi come illusioni ipnagogiche, altra esperienza possibile in questo stato, che segue generalmente in ordine cronologico l'alterazione del dialogo interiore e interviene a un livello un po' più profondo. Il problema a questo punto è il mantenimento di un fragile l'equilibrio del livello della propria attenzione, perché se troppa riporta alla immediatamente condizione precedente, mentre se troppo scarsa lascia procedere ad un addormentamento normale, con la conseguente perdita dell'esperienza cosciente del sonno stesso. In genere essa va mantenuta ad un livello basso, ma non nullo.

Le illusioni ipnagogiche possono essere occasionalmente sfruttate dagli onironauti per entrare coscientemente nel sogno con le tecniche di tipo WILD, dato che si ritiene costituiscano i frammenti dello stesso sogno in formazione. Queste esperienze possono essere effettuate pertanto quando il sonno leggero precede direttamente l'entrata in REM: è il motivo principale per cui le tecniche di tipo WILD sono preferenzialmente eseguite presso gli ultimi cicli del sonno notturno con opportuni risvegli programmati (o sfruttando i microrisvegli), oppure nei sonnellini diurni, dato che in questi momenti il sonno n-REM è privo degli stadi di sonno profondo, che minano fortemente la capacità di mantenere la coscienza attiva. Allo stesso modo è sconsigliato generalmente di provare una WILD quando si va a letto di sera, proprio perché in questo caso la REM potrà essere raggiunta solo dopo il passaggio attraverso il sonno profondo, quindi gli sforzi saranno frustranti e porteranno alternativamente ad un addormentamento normale oppure a difficoltà nel prendere sonno, secondo le predisposizioni individuali.

Nello stadio S2, con il procedere del sonno, il dialogo interiore si fa ulteriormente frammentario ma le illusioni ipnagogiche diventano in un certo senso più “concrete”, fino a dare origine ad una produzione allucinatoria, paragonabile per alcuni versi ai sogni. Nella maggior parte dei casi si tratterà però di sogni inconsistenti, statici, poco vividi e con scarso impatto emotivo; il soggetto vive la scena perlopiù in modo distaccato e non attivo come invece accade nei sogni della fase REM (non è escluso comunque che in alcuni casi possano prendere forma anche sogni maggiormente strutturati).

Dato che il sonno leggero è associato ad amnesia, qualora ci si svegliasse durante questo stadio il contenuto di queste produzioni oniriche potrà essere difficilmente ricordato. È possibile acquisire lucidità (o mantenerla dalla veglia) anche in S2 e in generale in tutta la fase n-REM, ma si tratta di una difficile impresa, sia per il problema dell'amnesia che pone un ostacolo alla sperimentazione, sia perché nelle due fasi si esprimono attivazioni cerebrali differenti: sebbene sia in n-REM che in REM alcune aree del cervello sono ugualmente inattivate (prima tra tutte la corteccia prefrontale -conosciuta anche col nome di prefrontal dorsolateral cortex- la cui attivazione è indispensabile nel meccanismo di innesco della lucidità) il sonno n-REM è caratterizzato da una generale minore attivazione cerebrale rispetto a quella presente in REM; inoltre il sonno n-REM è più profondo, mentre quello REM costituisce uno stato più vicino e simile alla veglia (vedasi concetto di "sonno paradosso").

Negli stadi del sonno profondo (S3 e S4) la produzione onirica è in genere quasi del tutto assente, come la persistenza della coscienza: in effetti le due cose sono necessariamente associate, dato che, consapevolezza a parte, propria questa dei sogni lucidi, la coscienza è sempre presente nelle produzioni oniriche.

Secondo alcuni studi e varie esperienze dirette tuttavia si è arrivati comunque alla conclusione che anche in questo stato si possa trovare qualcosa di riconducibile ad eventi onirici, anche se non si tratterebbe comunque di sogni veri e propri, ma di sensazioni pure e astratte. Inoltre è proprio nel sonno profondo che hanno origine gli incubi, produzioni oniriche di carattere particolare. Gli incubi prenderebbero origine negli stadi più profondi del sonno (S4), ma anche a ridosso della parte ascendente della fase n-REM, e possono dare origine a due diverse tipologie di esperienze oniriche, gli incubi astratti e gli incubi reali:

    - gli incubi astratti consistono di sensazioni pure, astratte da un preciso contesto di scenario onirico.
    - gli incubi reali, invece, si presentano come sogni a tutti gli effetti con tanto di scenario (in quanto, sebbene essi si originino nel sonno profondo, il loro sviluppo è nella fase REM successiva), e sono associati a sensazioni di angoscia talvolta ingiustificata rispetto al contesto stesso: si prova paura senza saperne precisamente il motivo, oppure in relazione ad oggetti che normalmente dovrebbero generalmente risultare affettivamente neutri.

Sebbene il sonno profondo sia associato alla perdita della coscienza, si ritiene quindi che sia comunque possibile imparare a mantenerla anche in questo stadio. Secondo alcune tradizioni esso rappresenta lo stato di coscienza più puro in assoluto, tanto che si sono sviluppate nei secoli diverse discipline, come lo yoga del sonno e la meditazione trascendentale, che mirano a mantenere la consapevolezza per tutta la durata del sonno, quindi anche nel sonno profondo. Da ciò se ne ricava che con un esercizio opportuno si può apprendere a mantenere la coscienza anche in queste condizioni, anche se non si tratta di un'impresa facile, poiché per sviluppare tali capacità possono essere necessari diversi anni di dura pratica ed esperienza. Il sonno profondo è di conseguenza esplorabile anche nell'onironautica, facendo molta pratica, ad esempio completando una WILD nel primo ciclo del sonno, cioè quando ci si corica la sera, ma occorre ricordare che ciò non è affatto semplice e richiede pertanto una pratica consolidata, anche se talvolta può accadere in circostanze fortuite.

Dai vari resoconti si ricava che nel sonno profondo non si presenti uno scenario onirico ben costituito come accade durante la REM, ma ci si ritroverebbe nella particolare condizione di essere sospesi nel nulla più assoluto, spesso con una tipica sensazione di galleggiamento; taluni indicherebbero questo stato come coscienza pura. È stato riferito che in queste occasioni i pensieri si fanno molto lenti, limpidi, e che in quel nulla sia possibile addirittura udire delle voci in lontananza.

Per una trattazione più approfondita circa la possibilità della produzione onirica fuori dalla fase REM si rimanda alla lettura di questo topic:

viewtopic.php?f=6&t=9344

Il sonno REM infine è e rimane sempre lo stato in cui, per antonomasia, si ottengono i sogni meglio strutturati, dettagliati e di maggiore impatto emotivo, in una parola quelli qualitativamente migliori. In essi è presente una trama ben definita, che si espleta secondo una "logica narrativa", simile a quella a cui la nostra coscienza si appella nello stato di veglia, che va a costituire un "episodio" che al risveglio può essere più facilmente ricordato e ricostruito come un racconto; il soggetto si ritrova proiettato in un ambiente onirico molto vivido, e in esso ha piena facoltà di muoversi, agire e interagire.

Tali capacità possono essere implementate attraverso la lucidità, che conferisce la consapevolezza di potere fare qualunque cosa, per il semplice fatto di sapere di trovarsi in un sogno (cosa che, sebbene virtualmente possibile anche in un sogno normale, previa l'assenza di consapevolezza subisce forti limitazioni, per cui si continua a comportarsi generalmente a "imitazione" delle condizioni in cui ci si trova nello stato di veglia). Per quanto riguarda l'onironautica, tradizionalmente tutte le tecniche puntano a questo specifico stadio, quello del sogno "per elezione": si possono ottenere sogni lucidi di tipo DILD, mediante le modalità che li favoriscono (memoria prospettica, suggestioni, intenzione, dreamsign, etc.), di tipo WILD, ossia direttamente a partire dalla veglia, e con i metodi EILD, i quali, per mezzo di sistemi di calcolo e monitoraggio per individuare le tempistiche della fase REM, intervengono sul sogno tramite stimoli esterni, che verranno poi riconosciuti all'interno di esso e nel migliore dei casi provocheranno un innesco della lucidità.

Un'altra cosa che gli onironauti eventualmente cercano di sfruttare è il cosiddetto rimbalzo REM: è noto che la fase REM, con la sua produzione onirica, riveste, anche se le modalità non sono del tutto note, una grande importanza biologica, cosa che la rende necessaria per l'individuo, al pari di altre esigenze vitali. Interrompere una REM causa quindi un vero e proprio "debito", che l'organismo cercherà di recuperare nelle occasioni di sonno successive: può succedere quindi che mantenere su tempi lunghi la veglia dopo un microrisveglio causi una REM più prolungata nel ciclo successivo, volta a compensare il debito accumulato per il mancato riaddormentamento improvviso. Si parla dunque in questo caso di "rimbalzo REM", perché, tramite la sua interruzione, questa, invece di non ripresentarsi più, va a "rimbalzare" per la parte rimasta inespressa sui cicli successivi, sommandosi alle REM di questi ultimi. Il rimbalzo REM può essere procurato eliminando le fasi REM dei primi cicli del sonno (tramite un risveglio forzato prima dell'inizio delle stesse), il che avrà le ripercussioni suddette sul sonno nella seconda metà della notte, oppure semplicemente alzandosi due o tre ore prima del normale orario di risveglio, per poi ritornare a dormire all'orario in cui solitamente ci si alza (si tratta essenzialmente della WBTB descritta da LaBerge). Questo fa in modo, come abbiamo detto, che le fasi REM successive siano più corpose del consueto, e ciò può quindi risultare utile per aumentare la durata del sogno e di conseguenza la probabilità di acquisire lucidità in esso, grazie anche ad una maggiore chiarezza mentale data dal fatto di essere rimasti svegli per una certa quantità di tempo.

Un'ultima cosa da dire a proposito della fase REM è la probabilità di avere microrisvegli in occasione della stessa (sia prima che durante che al termine, anche se nell'ipnogramma per semplicità sono stati indicati solo presso quest'ultimo), cosa che può tornare utile agli onironauti, perché permette di organizzarsi proprio a ridosso di una REM, quella in corso oppure la successiva, che non tarderà ad arrivare nel caso in cui il microrisveglio sia accaduto in uno degli ultimi cicli (e riteniamo che sia tendenzialmente così, dato che in questi il sonno è generalmente più leggero). Normalmente un microrisveglio non è simile qualitativamente al normale risveglio, nel senso che, oltre a perdurare per poco tempo, esso dal punto di vista psichico lascia l'individuo in uno stato di astrazione e confusione che spesso è alla causa del fatto che i microrisvegli sono difficili da cogliere coscientemente e poi si dimenticano. Ciò potrebbe essere attribuibile ad una "emersione leggera" dal sonno, in cui persiste ancora un pieno ritmo alfa, che precede un rapido ritorno allo stesso. È però possibile imparare a prendere coscienza dei microrisvegli senza troppi sforzi, forse perché siamo portati per natura ad interrompere il sonno in caso di necessità, previa la semplice intenzione di farlo. Un microrisveglio può essere gestito a piacimento in più modi, e può essere sfruttato per l'applicazione delle più disparate tecniche di induzione dei sogni lucidi: si possono ripetere dei mantra, fissare la propria intenzione di diventare lucidi nel sogno successivo (MILD), si può rientrare direttamente tramite WILD, oppure può essere sfruttato come "sveglia naturale" nel caso in cui si voglia praticare una WBTB. Ma un microrisveglio può anche semplicemente servire per ripercorrere e fissare bene nella memoria il sogno appena fatto e annotarlo in seguito sul diario.
Se, però, si riesce a cogliere coscientemente il microrisveglio non appena esso si presenti e si evitano durante lo stesso eventuali movimenti fisici che riattiverebbero ulteriormente l'arousal, si può approfittarne per fissare bene l'intenzione di lucidare e "trasportarla" nell'immediato riaddormentamento, ottenendo così un rientro immediato nel sogno: è il caso della DEILD. Questa tecnica infatti sfrutta la cosiddetta zona di riattivazione onirica, che non è altro che un breve lasso di tempo (dell'ordine dei pochi secondi), subito dopo il microrisveglio, durante il quale è possibile un mantenimento dello stato onirico, rendendo così immediato il rientro nel sogno. Ciò non è tuttavia semplice come appare, data la prontezza che la cosa richiede e al tempo stesso l'immediatezza dell'addormentamento, che potrebbe essere rallentata da un eccesso di attenzione.


SITOGRAFIA

Per chi volesse approfondire gli argomenti trattati proponiamo una raccolta di link utili:

-A proposito dei ritmi cerebrali:

http://studioneurofeedback.it/?page_id=486

-A proposito della struttura del sonno:

http://www.ninds.nih.gov/disorders/brai ... _sleep.htm
http://users.unimi.it/fisibioc/Fisiolog ... 0sonno.pdf
http://www.angelini.it/wps/wcm/connect/ ... nno-sogno/
http://www.neuropsicologia.it/content/view/173/55/
http://www.ilsonno.org/gli-stadi-del-sonno-schema.html
http://padis.uniroma1.it/bitstream/1080 ... mpleta.pdf

- A proposito dei fusi del sonno e dei complessi K:

http://www.treccani.it/enciclopedia/com ... la_Tecnica)/
https://it.wikipedia.org/wiki/Fusi_del_sonno
https://it.wikipedia.org/wiki/Complessi_K

- A proposito del rimbalzo REM:

https://en.wikipedia.org/wiki/REM_rebound

- A proposito dei sogni n-REM:

https://journals.ub.uni-heidelberg.de/i ... 483/pdf_30

- A proposito del sonno delta vissuto in modo cosciente:

http://www.dreamviews.com/beyond-dreami ... sleep.html

- A proposito della tecnologia EEG:

http://www.med.unipg.it/ccl/Materiale%20Didattico/Fisiologia%20(Pettorossi)/EEG.pdf
http://moodle.cisi.unito.it/servizi/vid ... ab5pdf.pdf
http://www.neurofisiologia.net/?page_id=985


RINGRAZIAMENTI

Per concludere, sento la necessità di porgere i miei più sentiti ringraziamenti a Searig, poiché, sebbene io abbia avuto l'idea di aprire il presente topic e abbia collaborato attivamente alla sua realizzazione, è stato lui a contribuire maggiormente con le sue conoscenze e le sue ricerche in merito, e sono felice che abbia accolto fin da subito e con vivo interesse questa mia richiesta di collaborazione.
Pertanto va a lui la maggior parte dei meriti per la realizzazione di questo progetto.
Infine un grazie va anche a questo forum, allo staff e ad ogni singolo utente, poiché è grazie al vivo scambio di opinioni ed esperienze qui presente che ho potuto scoprire, imparare e coltivare questa mia passione per l'onironautica.
Ultima modifica di fcm19 il 30/01/2016, 16:42, modificato 2 volte in totale.
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda Searig » 30/01/2016, 15:54

E io, ovviamente, ringrazio te per avermi coinvolto nel progetto! :D

Inoltre mi unisco al tuo ringraziamento nei confronti del forum, dello staff e di tutti gli utenti, con i quali il dialogo è sempre bello, sereno e costruttivo e dai quali ho imparato molto...
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda Sonme » 30/01/2016, 16:44

Siete semplicemente fantastici, grazie mille. Non sapete che favore mi avete fatto. Cercavo da tempo una spiegazione così.
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda LunainpescilLady » 30/01/2016, 20:50

:o :o :o
Questo sarebbe il famoso topic di cui sentivo parlare?E' lunghissimo..per leggerlo e leggere tutti i link ci si mette una vita. Pian piano :D
Grazie di questo lavoro immenso e grazie di aver inserito anche la mia discussione :)
... -mi dica un ultima cosa.E' vero?O sta succedendo dentro la mia testa?-
-Certo sta accadendo dentro la tua testa, Harry.Ma perchè dovrebbe voler dire che non è vero?- (Harry Potter)


Si dice che per soppravivere qui bisogna essere matti come un cappellaio.E per fortuna...io lo sono. (Alice in Wonderland)

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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda EmiArmentano8 » 30/01/2016, 23:23

Bello bello bello bello. Sono felice

Inviato dal mio SM-G357FZ utilizzando Tapatalk
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda sciamano » 30/01/2016, 23:50

Una tesi universitaria ragazzi!! Complimenti davvero! Spettacolo! Utilissimo e ben fatto! Grazie!
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda EternalDreamer94 » 31/01/2016, 2:40

Prima o poi troverò il tempo di leggerlo. :lol: :lol: :lol: :lol:
Comunque.. Grazie.
Amo questo Forum!

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"Ehm..."
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Ti interessano i miei sogni?: [slpc]LUCIDI[/slpc], COMUNI, A ONIRIA
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda Searig » 31/01/2016, 11:48

Grazie a tutti voi per l'entusiasmo, questo era proprio il nostro intento: le informazioni c'erano già, ma erano sparse per tutto il forum, per cui abbiamo pensato di riunirle tutte perché fossero più facili da trovare per chiunque; sono quindi molto contento che vi sia piaciuto! : Biggrin :
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda sciamano » 31/01/2016, 11:56

Ora, secondo me, andrebbe stickato (se è così che si dice) per comodità di consultazione degli utenti futuri
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Re: Cicli, fasi e stadi del sonno

Messaggioda fcm19 » 31/01/2016, 12:14

Ovviamente, anche da parte mia, grazie a tutti voi per l'apprezzamento! Per eventuali dubbi, chiarimenti, approfondimenti, ecc., chiedete pure, così he parliamo insieme :)

LunainpescilLady ha scritto:E' lunghissimo..per leggerlo e leggere tutti i link ci si mette una vita.

È lungo circa 58500 caratteri, siamo quasi arrivati al limite imposto di default nei forum in phpbb, che è di 60000 caratteri massimi per post.... a momenti dovevamo dividerlo in due :lol:

sciamano ha scritto:Ora, secondo me, andrebbe stickato (se è così che si dice) per comodità di consultazione degli utenti futuri

Intendi mettere il topic in rilievo? È già stato prontamente fatto ieri, subito dopo l'apertura :D
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