Mi piace immaginare che da qualche parte un sognatore lucido, quando chiude gli occhi nel mondo reale e finisce dentro il mondo nei sogni, possa in qualche modo incontrarne altri in un luogo comune a tutti.
Ma inizierò dal principio, con il primo sogno su di essa che riporto dal mio diario dei sogni lucidi esattamente com'è
Sogno lucido del 10 ottobre 2015
14:00 circa del pomeriggio fino alle 16:00
Oniria, la terra dei sognatori
Non mi ricordo nemmeno con quale pensiero mi sono addormentata di preciso. Forse volevo provare ad incubare il duello con Nebula cominciato in volo sopra quella benedetta isola in cui ci doveva essere il ritrovo e dove invece alla fine non ci ho neanche messo piede.
Il problema però è che comincia un sogno comune. Ho il ricordo della prima parte molto vaga e diventa più nitida poco prima di prendere lucidità. Sono all’esterno di casa mia, con il computer appoggiato sopra un muretto alto vicino alla pensilina dell’autobus e tra l’altro è collegato a corrente perché la batteria del mio pc non va nella realtà…
So che i miei sono usciti per andare a fare spesa perché è una nozione del sogno, così penso di poter avere abbastanza pace per provare a fare un lucido (ma ripeto, l’ambientazione è esterna, fuori casa).
Decido che la musica adatta potrà creare la giusta atmosfera epica per un buon sogno epico, la stessa che ho ascoltato davvero il giorno prima di fare questo lucido.
Avvio media player dal pc, poi corro in un vialetto alberato inesistente, arrivo ad una certa distanza, mi volto verso il computer che ha attivato la musica e che rimbomba ovunque a gran volume e qui mi blocco chiudendo gli occhi nell’intento di dormire in piedi come i cavalli mentre mi concentro sul lucidare.
Però il trucco funziona: il sogno nel sogno si avvia e ne sono consapevole. Vedo il mio PO che sta volando sopra un drago nero, ma nonostante la terza persona riesco a controllare il corpo che vedo.
<<Ora viene la parte difficile>> dico ad alta voce riferendomi sia a me stessa che al drago <<tu continua a volare dritto>>.
E speriamo che il sogno non si destabilizzi, penso fra me.
Riesco a spostare il punto di vista da terza a prima persona con una zoomata fino a far coincidere i due punti di vista e sento che sia la lucidità che il controllo subiscono un picco d’aumento. Adesso è un lucido con la L maiuscola. Ho il braccio destro teso con la mano aperta appoggiata sul testone enorme del drago sopra cui sono a cavallo. Siedo in un punto strano, fra la testa e l’attaccatura del suo lungo collo. Il colore è di un nero/verdognolo anche se ha delle squame qua e là contornate di rosso e il muso ha una forma molto da classico lucertolone, diverso dai draghi precedenti che ho sognato.
A diversi metri sotto di noi corre il mare aperto a gran velocità mentre ci dirigiamo nella stessa direzione in cui il sole sta tramontando con colori aranciati. Il mare mi dà subito l’idea su cosa fare come prima task, così comincio a cercare Oniria con lo sguardo fra l’acqua tutt’attorno.
Compare poco più avanti e con un mio <<Eccola!>> il drago rallenta di conseguenza senza che io gli abbia dato un qualche comando.
Quella che vedo è un’isola dalla forma vagamente ellittica. Noi veniamo dall’unico lato in cui sorge una piccola catena di montagne, o forse è una unica dalla forma strana, che fanno una barriera quasi perfetta, alta, cadendo giù a strapiombo ma stretta di pochi metri.
A delineare tutto il perimetro dell’isola c’è una prima cinta di mura con quattro arconi d’accesso uno per ogni lato, perfettamente simmetrici. Gli archi trionfali si collegano a quattro viali, due più lunghi e due più corti, intervallati da una piazza circolare piccola, una piazza quadrata più grande esattamente a metà strada dell’intero viale ed una terza piazza identica alla prima. I viali convergono tutti su una seconda cinta di mura interna e terminano con altri quattro archi che danno accesso alla città. Dentro la seconda cinta di mura sorge Oniria. Non vedo piazze, non vedo edifici particolari perché tutte le sue luci e lucine accese che mi coprono i contorni di ogni cosa sono accecanti, credo che si stia festeggiando qualcosa. L’unico edificio che risalta è uno un po’ più alto verso il lato Ovest che ha un tetto particolare: l’edificio sembra una torre alta innestata su un corpo più basso e tozzo, e poi vi è un tetto che taglia la torre per trasversale.
Voglio fermarmi sull’isola e con il drago comincio a scendere di quota. In realtà è più una zummata di visuale. Io voglio andare verso il centro città, ma il drago sembra non volerne sapere e vuole invece lasciarmi in cima alle montagne. Blocco lo zoom della visuale prima che si avvicini troppo al terreno della catena montuosa e lo sposto di forza seguendo il vialetto dalle tre piazzette in direzione del centro.
Quando però nella mia visuale entra la piazza quadrata, vedo una figura vestita di blu e capelli scuri che sta trafficando con qualche cosa su delle lastre di pietra là sotto, messe a decorazione.
Maglia blu, capelli scuri…quello è Nebula sicuro, anche se a primo impatto da qui sembra quasi più un pupazzo delle lego che un essere umano. Mi lascio cadere dal drago e atterro in piedi sulla piazzetta lastricata, proprio nell’accesso opposto in cui sta lui. Ora che sono a terra, il suo aspetto è cambiato e decisamente umano anche se non è nei suoi tratti reali: indossa una specie di casacca blu che mi fa ricollegare il suo aspetto ad un pirata, una specie di baffi scuri appena accennati, i capelli corti e una benda blu che gli fascia la testa.
<<Nebula, cosa stai facendo?>> gli chiedo sospettosa. Tutti sono in città, invece lui se ne sta qui da solo e appena mi ha vista ha richiuso una specie di cofanetto triangolare di metallo posto a mo’ di spigolo in una delle lastre di pietra da decorazione. Credo che abbia preso qualcosa di estremamente importante dal suo interno e dato che Melody aveva parlato di assegnare ad ogni accesso un elemento, mi è inevitabile saltare alla conclusione che ha rubato qualcosa che deve rappresentare uno dei quattro elementi.
<<Lo so, proprio come tutti gli altri>> mi risponde con un sorriso amareggiato come se mi accusasse di giudicarlo dall’apparenza così come hanno già fatto dei presunti utenti nel sogno, poi continua sibillino tendendo una mano verso Oniria <<Ma credi che questo sia giusto?>>.
<<Rimetti lì quello che hai preso>> cerco di fargli cambiare idea, insistendo cauta.
<<Non posso farlo e non lo farò>>.
Mi guardo alle spalle e il mio drago atterra subito dopo. Non si ferma nella piazzetta in cui stiamo io e Nebula perché le lastre di pietra messe a decorazione glielo impediscono (o forse ha preferito evitare di fare danni). Sta di fatto che abbassa la sua testa fino a guardare dall’apertura dell’arco prima me e poi Nebula, ringhiando di minaccia.
Questo mi fa sentire più sicura perché mi ricorda di avere le spalle coperte almeno in parte. Peccato che arriva anche l’animale di Nebula a complicare la situazione. Anche lui si apposta dietro l’arco che dà accesso alla piazza, dalla parte esattamente opposta di dove sta il mio drago ed è un magnifico cavallo alato dal manto bianco come la neve (credo di essere stata un po’ influenzata dall’Orlando Furioso che sto leggendo). In realtà il cavallo non avrebbe problemi a sostare sulla piazza dato che è molto più piccolo di taglia e mi chiedo perché sia atterrato dall’altra parte, ma si ostina a non voler ritrarre le ali mettendole a riposo, così non può passare dalla porta dell’arco (scusa Nebula, il mio subconscio non ti ha affibbiato un animale molto sveglio).
Vedendo il cavallo però una nozione del sogno mi arriva lampante come un fulmine: se Nebula porterà lontano da Oniria ciò che ha preso, Oniria verrà distrutta.
Cerco di agire prima che Nebula decida di fuggire. Corro verso di lui in un tentativo di offensiva ma mi sorride e si dissolve in un secondo letteralmente davanti ai miei occhi. Ma che…
Il suo cavallo per contro scatta in avanti dall’arco d’accesso, scalpitando nervoso e con l’intento di mordermi. Mi scosto dalla traiettoria e lui rimane lì, con le ali mezze aperte incastrate fra il vialetto dietro, l’arco e mezzo corpo protratto sulla piazza. No, decisamente questa bestia non è un genio.
Mi guardo intorno cercando qualche segno del mio presunto avversario. So che Nebula è ancora qui, ne ho la sensazione ma non riesco a vederlo. Opto per ritornare al mio posto iniziale stando bene attenta a dare le spalle alla siepe alta che circonda tutta la piazzetta come un recinto. Mi sembra che qualche cosa mi aleggi attorno e temo che Nebula possa materializzarsi da un momento all’altro cogliendomi di sorpresa. Quando finalmente torno ad avere il drago dietro di me, mi tranquillizzo perché posso concentrarmi solo sul difendere un fronte.
E Nebula mi si materializza davanti, a pochi metri, stavolta nel suo aspetto reale anche se la maglietta che indossa è rimasta di un blu profondo. Mi sorride con un sorriso che preannuncia guai alla “se vuoi fermarmi accomodati”. Poi scompare ancora.
Sta usando una delle mie specialità e devo dire che subirla non è esattamente piacevole come esercitarla. Il sogno qui però comincia a destabilizzarsi. Finisco di nuovo in terza persona. Nebula allora torna visibile in un istante con un attacco fulmineo di una katana che, forse per la mia reazione sorpresa da visione esterna in cui censuro una brutta parola del tutto lecita in certi momenti, il mio PO para creando una seconda katana fra le mani. Qui il sogno lucido crolla e sento giungermi alle orecchie una canzone degli Evanescence che io non ho assolutamente messo. Riapro gli occhi nel sogno normale esattamente da dove ero rimasta! Ovvero nell’atto di addormentarmi fuori e in piedi come un cavallo dove tutto mi sembra reale, lecito e normale. Il primo pensiero è di voler rientrare, ma la musica non è quella giusta. Torno alla pensilina dell’autobus con il computer ancora acceso e collegato. Cerco il brano che avevo messo prima di cominciare il lucido ma arrivano i miei e parcheggiano. Mia madre mi dice che è ora di rientrare a casa perché si deve cominciare a cucinare per poter cenare e mi rimprovera il fatto che io abbia lasciato delle paia di scarpe proprio sul muretto della pensilina del bus dove tutti possono prenderle. Mi giustifico che in garage non c’è più posto e questo è l’unico che ho trovato. Sbuffa contrariata mentre mio padre non dice nulla e continua a portare la spesa e mia sorella mi prende scherzosamente in giro per freddare i a mia madre. Chiudo il pc scollegando la spina, arrotolando il cavo senza averlo staccato da qualsiasi parte in cui fosse attaccata e mi carico tutto fra le braccia per portarlo in casa.
Qui il sogno finisce definitivamente.