Avventure di Anakin

Raccolta dei Diari dei sogni (sia lucidi che non), ma ambientati esclusivamente ad Oniria!
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Anakin
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ONIRIA #1
Ambiente: La città bianca
Mi sveglio dopo un sogno vivido in una bellissima camera completamente bianca. Ultimamente quando mi “sveglio” dopo un sogno mi viene in automatico il sospetto che sia un falso risveglio e il trovarmi in una stanza a me sconosciuta mi fa diventare lucido quasi subito. Sono da solo in un grande letto, per metà coperto da delle lenzuola bianche. Le sposto e mi alzo in piedi dando un’occhiata alla stanza: è tutta bianca, ma di un bianco irreale, fiabesco. Le pareti sono così luminose che sembrano emettere luce propria. Noto delle tende sempre bianche che svolazzano per via del vento che proviene da fuori, sento anche delle voci di bambini che giocano provenire da oltre la finestra. L’atmosfera è a dir poco rilassante e mi mette a mio agio. Faccio per avvicinarmi alla finestra per spostare le tende e vedere dove mi trovo, ma mi ricordo della task di Oniria dopo pochi passi. A questo punto mi strofino le mani per stabilizzare, poi penso che oltre le tende troverò il regno di Oniria e che ci sarà una torre a confermare il fatto di trovarmi proprio lì. Al termine di questo ragionamento mi avvicino nuovamente alle tende e ci passo oltre chiudendo per un istante gli occhi. Una volta riaperti mi ritrovo su un tetto con una visuale su una città abbastanza particolare: è perlopiù costituita da basse casette bianche e con tetti piatti, disposte in modo disordinato. Mi ricorda un po’ un paese arabo o greco d’altri tempi, con anche qualcosa di Tatooine e Numeror. In lontananza svetta un altissimo faro, anch’esso bianco, spesso alla base e che va ad assottigliarsi verso la cima, dove però all’ultimo si allarga in una forma sferica. Penso che quella deve essere la torre di Oniria e sono contento di averla trovata subito, così che ora posso esplorare la città senza l’ansia di doverla cercare. Le case si estendono fino a perdita d’occhio e nell’insieme emettono quel particolare biancore simile alla camera di prima, inoltre pur avendo forme regolari alcune si combinano tra di loro in strutture all’apparenza fatiscenti, tipo dei pezzi di lego. La giornata è solare e limpida, riesco anche a vedere delle montagne all’orizzonte, segno che c’è della natura oltre la città. Con un salto scendo dal tetto su cui mi trovo e atterro sulla strada, comincio a correre per le viuzze, frettoloso di vedere e recepire più informazioni possibili. Le stradine sono in discesa e affiancate dai muri bianchi delle abitazioni, che sembrano più alte rispetto a prima. In alcuni tratti, vicino ai muri, c’è una specie di binario in metallo, tipo quelli degli skatepark. Provo a salirci sopra con i piedi e comincio a scivolare a grandi velocità giù verso il centro del paese, ma perdo l’equilibrio in un paio di occasioni, cadendo malamente. Riesco alla fine a raggiungere una piccola piazza con un monumento al centro, una specie di statua della libertà in miniatura ma con una fiaccola spropositatamente grande e animata, nel senso che la pietra sembra ardere come il fuoco vero. La piazzetta è di forma circolare, abbellita con qualche alberello sparso qua e là, mentre ai bordi ci sono dei negozietti e bancarelle e delle persone vestite con delle lunghe tuniche, allo stile arabo. C’è un uomo in particolare alla mia sinistra che non mi toglie gli occhi di dosso e mi guarda con un sorrisetto, intuisco in lui il desiderio di rivolgermi la parola, così mi avvicino. Gli chiedo se questa fosse Oniria ma lui non sembra capirmi, più che altro fa finta. Glielo chiedo una seconda volta e annuisce, ma ancora non sono sicuro mi abbia capito. È tuttavia molto gentile e in una lingua che non conosco mi invita a seguirlo nel suo bazar. Mi fa sedere su una panca e dopo avermi letto qualcosa sul palmo della mano destra incide con un uncinetto una scritta su un sottile strato di legno, forse di papiro. Poi me lo mostra soddisfatto, sempre sorridendo, e intuisco che si tratti di qualcosa legato alla mia persona, forse il mio nome nella lingua di quel luogo. Purtroppo non ho osservato abbastanza i caratteri per ricordarmeli al risveglio. Poi si alza e porta il biglietto ad una piccola cavità nel muro, che lo risucchia come fosse una banconota. Da quel momento un quadro posto nelle immediate vicinanze comincia a prendere vita come risposta all’input dato, tipo midjourney. Dapprima raffigura immagini e forme senza senso, poi qualcosa simile al mio volto, che continua a cambiare velocemente in alcuni dettagli, un po’ come nei video in cui si fa una foto ogni giorno per anni e poi si fa un time lapse. Il quadro comincia però a diventare disturbante, il mio volto ha una smorfia come fosse quello di Dorian Gray, poi diventa una specie di alieno e mostro. Decido che voglio andarmene ed esco velocemente dal locale, nel mentre sento la voce isterica di una mia vecchia prof di liceo che urla il mio cognome. Appena sono fuori mi giro e muovendo le mani e le braccia riesco a sigillare completamente la facciata con una grossa lastra di pietra creata sul momento. Ho chiuso tutto dentro, bene, mi dico. Esco da un’uscita che prima non c’era per ritrovarmi in un grande viale a più corsie. Cammino a passo spedito, l’ambiente è diverso da prima, mi ricorda una città più moderna dei nostri giorni, ma abbandonata da tempo. In tasca trovo degli auricolari che metto all’orecchio, appena lo faccio ricevo una chiamata da un’amica che mi chiede di vederci perché mi deve parlare. Le do appuntamento alla camera bianca dell’inizio tra circa un’oretta ma mentre siamo ancora al telefono sento dietro di me il galoppare di una mandria di cavalli che si avvicina velocemente. Mi premo contro il muro appena in tempo per non essere investito dagli animali imbizzarriti, ho modo di vederli solo di sfuggita e sono decisamente più grandi di un cavallo normale. Mi alzo in volo per seguirli ma attira la mia attenzione un enorme spiazzo verde alle pendici dei monti oltre il paese. Atterro quindi sopra un albero posto su una collinetta, dalla quale godo di una bellissima visione onirica: una grande distesa verde di erba mossa dal vento, irreale per quanto satura di colore. Un fiumiciattolo scorre fino ad arrivare ad un lago alle pendici delle montagne innevate, lontane. Osservo e trovo la pace dei sensi. Probabilmente mi sarei svegliato qui, ma lo sguardo perso nel verde vede improvvisamente degli animali strani, molto strani. All’inizio li guardo con scarso interesse perché sto quasi per perdere lucidità, ma poi mi accorgo di non aver mai visto bestie simili e l’attenzione e lucidità ritorna alta. La mia ipotesi è che si tratti di dinosauri erbivori, ce ne sono due parecchio grossi che sembrano fare i gradassi con un’altra coppia di animali più piccoli. La coppia più aggressiva, probabilmente un genitore con un figlio, attacca e intima gli altri due esemplari ad allontanarsi. Il “dinosauro” più grande è una specie di enorme antilope verde, ma le sue corna sono perfettamente dritte e rivolte verso l’alto a novanta gradi per un’altezza che sarà due-tre volte la lunghezza dell’animale. Mentre lo osservo penso “ma tu cosa diavolo sei, come sei stato partorito dal mio inconscio”. Non l’avessi mai fatto. La bestia sembra aver ascoltato i miei pensieri e si gira verso di me perdendo interesse in quello che stava facendo poco prima. Comincia ad avvicinarsi lentamente ma in pochi passi è sotto di me e l’albero non è sufficientemente alto per tenermi al sicuro. Il dinosauro non mi sembra minaccioso ma la sua mole e il fatto che non sappia che non appartengo alla sua dieta lo rende pericoloso, come trovarsi davanti alla bocca di una balena confusa e curiosa, questa è la mia sensazione. L’animale allunga il collo per provare a darmi una leccata e io in risposta alzo le cosce e i glutei per evitare di entrare nella sua bocca. Decido di scappare, salto dall’albero e volo via, tornando verso il faro. In realtà ora il faro è più una torre, un’altissimo campanile in pietra bianca, riesco a vedere i massi che lo compongono e arrivo volando a circa metà della sua altezza, aggrappandomi agli spazi tra una pietra e l’altra. La superficie è ruvida, molto realistica al tatto, come anche le piccole erbacce che spuntano dai buchi della roccia. Dietro di me vedo il mare e io sono aggrappato in una posa alla assassin’s creed. Con uno slancio all’indietro mi immagino di tuffarmi direttamente in quel mare e così faccio, puntando i piedi contro la parete e lanciandomi. Finisco nel mare colmando tutta la distanza che mi ci separava in pochi attimi. Mentre sprofondo nell’acqua vedo la barriera di roccia sulla quale sono costruite delle abitazioni bianche simili a quelle iniziali, come se la città continuasse al di sotto del mare. Sprofondo ancora, mi sveglio.
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ONIRIA #2
Ambiente: La città bianca
Entro nel lucido tramite wild involontaria, dopo un risveglio nel pieno della notte. Mi ritrovo in una camerata di ostello o forse di un rifugio di montagna. Scendo dal letto a castello sul quale sono seduto, l’ambiente non è molto stabile e nitido, quindi decido di stabilizzarlo. In giro sono sparsi indumenti e oggetti vari, prendo una maglietta blu dalla testata di un letto per testarne il tessuto, poi la indosso e scendo tramite delle scale. Mentre percorro le scale in penombra raggiungo il pieno della lucidità, quindi penso a qualcosa da fare: decido di riprovare ad ambientare il sogno ad Oniria. Non riesco però a sfruttare il cambio ambiente per ritrovarmici, perché mi si materializza davanti una lunga sala in stile medioevale, con al centro un altrettanto lungo tavolo in legno. Sono seduti molti commensali, tra cui alcuni miei conoscenti, ma la tavola non è imbandita. Appena entro il chiacchiericcio generale si placa e si alza una voce rivolta a me: “ecco che si è alzata sua maestà” in tono ironico. Ma quando mi avvicino al tavolo le facce non sono gioiose ma anzi sembrano temermi e mostrare riverenza. Conscio di questo mio improvviso potere, ne approfitto per dare qualche ordine: “indicatemi immediatamente la via per Oniria!”. Dopo le mie parole inizia un improvviso avanti e indietro di uomini indaffarati in preparativi, forse per il viaggio. Rimango in attesa per una decina di secondi ma poi decido di fare da me con il teletrasporto. In fondo alla sala da pranzo c’è un camino, prendo la rincorsa e mi ci lancio letteralmente dentro chiudendo gli occhi. Il volo di fatto non ha fine, ma riapro gli occhi perché percepisco di stare cadendo. Mi trovo in cielo, sono in caduta libera e sotto di me c’è la torre bianca di Oniria della prima volta! Ovviamente non riesco ad osservarla nel dettaglio ma ne riconosco la forma e il colore e anche quella del paesaggio circostante, con il mare alla sinistra. Il cielo è grigio anche se non ci sono nuvole. Dopo poco che sto cadendo diretto verso la città succede qualcosa di strano: percepisco una forza che rallenta la caduta, una specie di scudo energetico protettivo che avvolge l’intera città. Quando il mio corpo incontra questo strato d’energia, diventa visibile per pochi istanti sotto forma di una superficie trasparente e scintillante, ma riesco a vederne i confini anche grazie ai riflessi della luce su di esso. Il mio avvicinamento alla torre viene rallentato in modo drastico, ogni pochi metri cado su una piattaforma che poi scompare. Decido di spingermi verso l’esterno, allontanandomi dalla scudo e lasciandomi cadere sul bordo di esso. Alla fine tocco terra, sono su grande prato. Mi ricordo della precedente esperienza e penso che potrebbe essere il prato popolato dagli strani animali. Questa aspettativa provoca però un risvolto poco piacevole nel sogno: dopo un po’ di esplorazione tra l’erba infatti vengo preso di mira da un branco di animali simili a grossi cani con denti a sciabola, mi ricordano delle bestie preistoriche. Uno di essi in particolare, di punto in bianco, fa uno scatto molto rapido per saltarmi addosso. Io sono preso alla sprovvista e all’ultimo riesco a creare una specie di muro protettivo che lo respinge. Lo raggiungono però anche gli altri esemplari, che mi si scagliano contro mettendomi a dura prova e portandomi al risveglio.
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ONIRIA #3
Ambiente: La città medioevale

Sabato sera, sono abbastanza brillo ma mi metto comunque a fare meditazione sul letto per credo un quarto d’ora. Alla fine raggiungo le vibrazioni e riuscendo a mantenere la calma “esco” dal corpo, ma in modo diverso da come succede di solito involontariamente. Sento il corpo fluttuare e poi mi ritrovo nella stanza, ai piedi del letto. La lucidità è buona e decido di uscire passando attraverso la finestra. Il problema è che nel tentare di farlo rimango bloccato tra il vetro e la tapparella per un paio di volte. Alla terza mi dico di provare a chiudere gli occhi nel mentre e quando lo penso mi viene in mente Oniria. Da dietro i buchi della tapparella filtra ora una luce molto forte, io chiudo gli occhi e mentre ci passo attraverso penso “sto entrando ad Oniria”. Mi ritrovo in un ambiente aperto molto luminoso, tanto che all’inizio devo socchiudere gli occhi per abituarli alla luce. Sto fluttuando nel vuoto a parecchi metri da terra. Sotto di me c’è un paesaggio molto fiabesco: è un villaggio medioevale incastonato tra le montagne, che si estende a perdita d’occhio tra le rocce dei monti. Davanti a me c’è una valle ripida che all’orizzonte dà su un’area pianeggiante. Comincio a volare e ad esplorare il paese sui pendii, in questa fase il pensiero dominante è quello di trovare una torre che mi confermi di essere ad Oniria. Vedo tanti campanili sparsi qua e là, anche molto alti, ma non mi convincono perché non hanno una prominenza così grande rispetto al resto del paesaggio. Volo a slalom tra queste torri e tra le case più alte, poi guardo le strade in basso e sono piene di gente vestite ad epoca medioevale, tutte indaffarate nel fare qualcosa. Mi abbasso ulteriormente di quota fino a raggiungere una donna intenta a fare qualche lavoro manuale, indossa un abito semplice da lattaia e una fascia bianca sui capelli. Mi fermo e le chiedo dove fosse la torre di Oniria, lei mi guarda all’inizio un po’ stupita poi mi dice che devo salire ma che avrò bisogno di ossigeno, o qualcosa del genere. A questo punto mi giro verso la cima delle montagna e vedo spiccare sotto i ghiacciai una torre molto alta in pietra scura e attorno ad essa per l’intera altezza corre una scala a chiocciola in legno. Volo verso quella direzione e atterro ai piedi della torre, decido di voler salire fino in cima usando la scala in legno. Comincio a salire, ma dopo forse un minuto mi assale una sensazione strana, di pericolo. Per qualche motivo sono convinto che C mi stia cercando di svegliare nella realtà perché è successo qualcosa e le serve il mio aiuto. All’inizio provo ad ignorare questo richiamo pensando “non proprio adesso che sono quasi in cima alla torre” ma poi la minaccia diventa troppo grande e nella mente “vedo” me stesso disteso a letto con la ragazza e mi sta scuotendo perché non riesco a svegliarmi dal lucido. Alla fine quindi mi sveglio senza raggiungere la cima. Sono nel letto, lei mi sta davvero strattonando il braccio tutta spaventata, dicendo che in casa c’è qualcuno. Mi alzo e vado di là a controllare, temendo siano entrati i ladri. Trovo invece una donna anziana che mi dice “non dovreste essere qui” e che dobbiamo andare via. Dopo una breve discussione io comincio ad alterarmi ma mi raggiunge C in accappatoio che mi porta qualcosa per coprirmi, infatti non mi ero accorto di essere nudo. Cerca di calmarmi ed alla fine nel discorso esce fuori che “forse è ancora un sogno”. Dopo qualche istante di confusione capisco quindi di essere in un falso risveglio e di esserci cascato in pieno per via del “richiamo” che percepivo durante il lucido. Mi sveglio, questa volta per davvero, mi giro e lei sta dormendo serenamente. Un’occasione sprecata.
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Ambiente: la città bianca + montagne
ONIRA #4 - C’E’ UNA MAPPA!

Divento lucido nel sonno al primo sogno che faccio: mi trovo in macchina con i miei, sono seduto dietro con un mio amico. Siccome prima di addormentarmi avevo pensato all’eventualità di lucidare e optato per provare la task di Oniria, mi viene subito in mente mentre cerco di stimolare il tatto toccando i tessuti dei sedili della macchina. Ad alta voce ordino a chi sta guidando di dirigerci ad Oniria e mi viene assicurato che ci stiamo andando, con la voce con cui di solito si parla ai bambini che fanno i capricci. Guardo fuori dal finestrino e siamo in un grande spiazzo innevato, esco dalla macchina per guardarmi in giro. Siamo circondati da montagne molto alte coperte di neve che ci sovrastano completamente. Chiedo al mio amico dove fosse la torre di Oniria e lui mi dice che non si può vederla da così in alto e che dobbiamo scendere a valle. Passo qualche secondo nel sogno a ricostruire mentalmente una possibile mappa dell’isola, ricordando di avere visto queste cime innevate in almeno altre due occasioni. Quando ritorno al presente ho in mano una mappa di Oniria e con il mio amico ho una lunga discussione nel cercare di collocare le cime montuose sulla cartina. La parte più interessante della mappa è una parte in cui si vede l’isola raffigurata per intero: è disposta in verticale, di forma allungata più che larga, divisa in fasce in base alle varie caratteristiche geografiche. In basso a sinistra si allunga una lingua di terra, una specie di penisola che si stacca dal corpo principale. Quando distolgo gli occhi sono da solo immerso in una bufera di neve, faccio qualche passo e man mano che cammino la vista si fa via via più nitida finché a vista recuperata non mi si presenta davanti il panorama mozzafiato di tutta la catena montuosa. Ne sono rapito e rimango per un tempo imprecisato a godere di questa vista, finché non attira la mia attenzione una slavina che si stacca da una zona rocciosa per precipitare più in basso. Penso che mi piacerebbe vedere una valanga, quindi osservo con attenzione la neve sulle montagne e con una sorta di vista potenziata ne riesco a percepire e sondare la consistenza come se potessi toccarla, in particolare quella fresca. Dapprima provo a concentrare la vista in un punto specifico per provocare la valanga con la forza del pensiero ma con scarsi risultati, così provo con il fiato. Soffio verso una montagna e nell’aria si creano a partire dalla mia bocca come dei cerchi concentrici di pressione che viaggiano ad alta velocità e che colpiscono il fianco della montagna, causando il distaccamento di una grande massa di neve che sfocia in un’enorme valanga. La neve non accenna a fermarsi ed è talmente tanta che temo mi possa investire nonostante mi trovi a diversi chilometri di distanza. Sento delle voci chiamare il mio nome con preoccupazione, mi giro per cercare gli altri. Decido di andare ad esplorare liberamente senza concentrarmi su nessuna task in particolare se non appunto quella di memorizzare il paesaggio il più possibile. Raggiungo quindi una sorta di ostello vecchio e fatiscente, costruito in legno e con una struttura sinistra, simile a questo https://i.imgur.com/bzs1pyS.jpg. Appena dentro l’edificio però l’ambiento diventa più accogliente, i miei genitori sono seduti su un divano in una piccola hall con camino, con accanto a loro una quantità spropositata di valige di stile vintage. Io dico loro che vado a vedere le camere, quindi salgo una rampa di scale e al termine di uno stretto corridoio entro in un’altrettanto piccola camera con un letto a castello con struttura in ferro arrugginito. A questo punto stupidamente decido di stendermi sul letto di sotto ma appena lo faccio mi assale una sensazione intensa che provoca la mia fuoriuscita dal corpo onirico. Ora nel lucido sono come un fantasma e passando attraverso la parete dell’ostello mi ritrovo all’aperto. Le montagne ci sono ancora ma l’ambiente è ora molto più scuro. Vago senza meta seguendo il profilo dei monti finché non intercetto delle strane creature mostruose, simili a queste https://static.wikia.nocookie.net/blood ... 0406074007. Le osservo mentre camminano sulla cime del monte ma decido di allontanarmi da loro, volando verso il basso. Man mano che scendo ai piedi delle montagne raggiungo una zona che il pomeriggio precedente non avevo notato, o perché non potevo vederla o perché non esisteva ancora. Si tratta di una grande area paludosa fatta di laghi putridi e melmosi, con alcune piccole costruzioni in legno a mo’ di ponti o passerelle sparse qua e là. Trovo una piccola imbarcazione in legno con un remo ormeggiata, ci salgo sopra e comincio la traversata della palude. Dopo poco però mi rendo conto che le creature di prima si trovano pure qui ed in numero anche maggiore, provo quindi a studiarne il comportamento cercando di non farmi vedere. Questi mostri sembrano programmati come in un videogioco, infatti percorrono sempre gli stessi percorsi all’infinito e nel momento in cui io entro nel loro raggio d’azione cominciano ad insospettirsi, ma mi basta allontanarmi di nuovo per riportarli nella condizione standard. Tuttavia quando abbandono la barca per salire su una specie di costruzione che si eleva sulla palude ne incrocio uno praticamente faccia a faccia. Al posto di affrontarlo mi defilo ma quello fa per rincorrermi e nella fuga, probabilmente a causa della concitazione, finisco per risvegliarmi nel corpo onirico. In realtà qui ho un momento di vuoto e per un attimo mi sembra di essermi svegliato veramente nella realtà, ma non è così. Mi trovo infatti ancora in sogno, tuttavia il paesaggio è cambiato radicalmente, non sono più in montagna bensì al mare. Sono insieme a C. e stiamo guardando il mare da una spiaggia, dietro di noi la torre di Oniria tutta bianca che svetta sul paese di casette bianche della prima esperienza ad Oniria. In realtà questa volta è più un obelisco vero e proprio, seppure gli spigoli siano molto arrotondati e con delle decorazioni incise sulla superficie. C. mi dice qualcosa ma non ci faccio caso, sono affascinato dal tramonto sul mare: il sole cala rapidamente e nell’ultimo tratto prima di sprofondare dietro la linea d’orizzonte sembra avere vita propria e giocare con la luna, che è spuntata alla sua destra; i due corpi celesti in questo frangente hanno le stesse dimensioni. Poi il sole si tuffa letteralmente nel mare per dare spazio ad una seconda luna luminosissima che orbita intorno all’altra, le due si incrociano diverse volte in delle eclissi, riesco anche a vedere dei piccoli corpi celesti che ci passano davanti formando degli aloni neri sulla superficie dei pianeti. Dopo questa visione incantevole vengo trascinato per la mano su un promontorio roccioso “per vedere l’alba”. Sono incuriosito avendo appena visto il sole tramontare ma effettivamente dopo poco tempo vedo un sole enorme e abbastanza irregolare come forma sorgere. Penso che potrebbe trattarsi probabilmente di un sole diverso oppure il tempo è semplicemente percepito diversamente. Mi viene da tirare fuori il telefono e faccio una foto, ne faccio una anche con C. Il sogno finisce con l’arrivo di un po scontroso che ci rimprovera per il nostro abbigliamento da spiaggia a detta sua poco consono, io gli intimo di allontanarsi e di non infastidire ulteriormente, prima di svegliarmi per via di rumori. Mi accorgo di avere dormito un paio d’ore, che è la durata che ho percepito anche in sogno.
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ONIRIA #5

Divento lucido che sono seduto su una panca di legno in una specie di classe dell’ottocento, non ricordo niente del sogno prima di questo punto. Alla cattedra c’è un professore con i baffi vestito elegante mentre attorno a me ci sono studenti e volti noti della mia adolescenza. Io mi alzo e vado alla lavagna posta dietro la cattedra e prendendo il gesso ci scrivo “siete tutti nel mio sogno” o almeno è quello che penso di aver scritto. Prima ancora di voltarmi sento la classe che comincia a fare versi preoccupati e appena mi giro c’è un corri e fuggi generale. Da un buco nella parete alla mia sinistra entrano ed escono dei personaggi di videogiochi della mia infanzia. In mezzo a questi c’è la mia prof di inglese del liceo, che mi prende per un braccio per portarmi fuori dalla stanza, che sta letteralmente cadendo a pezzi. Mi chiede una cosa strana del tipo di partecipare ad un’intervista sul cervello umano, io acconsento. Mi porta in uno stanzino con una branda, mi spoglio e dei medici mi mettono degli elettrodi sulla testa e sul petto, uno di questi mi chiede se conosco dei sognatori lucidi. Gli dico che io lo sono e di procedere pure con l’esperimento su di me, di scoprire il più possibile. Dopo un po’ di tempo che non riesco bene a quantificare sono ad occhi chiusi e sotto lo stimolo di qualche macchinario sento come il mio corpo implodere e perdo contatto con l’ambiente circostante. Mi sento dentro al mio cervello ma nello stesso tempo riesco anche a vederlo in terza persona da fuori, è rosso chiaro e vedo i numerosi intrecci. Alla fine credo di averne stimolato un punto che mi riporta in me, ma in un mondo diverso. Capisco che è Oniria dalla torre che vedo dall’alto e che evidentemente è entrata nel mio inconscio, sto cadendo ma lentamente perché tengo braccia e gambe divaricate, appena mi faccio più stretto invece acquisisco velocità. Vedo tutto il lato della torre mentre scendo di quota e prima di atterrare noto un’altra persona non troppo lontano da me. Mi avvicino e scopro che è ancora la mia prof. L’ambiente è simile a quello medioevale dell’altra volta, con degli edifici in pietra e una piccola piazza chiusa, la torre è alle mie spalle. Comincio a camminare ma nel guardare la strada mi assale una forte sensazione di deja vu, chiudo gli occhi per cercare di capire. Quando li riapro si alza d’un tratto un forte vento, c’è un grande tornado che si sta avvicinando e la mia prof mi chiama probabilmente per dirmi di trovare riparo in qualche edificio. Per qualche ragione mi viene in mente una task stile Avengers, quella di provare gli occhiali di spiderman in far from home. D’istinto so di doverli recuperare nella borsa nera della mia prof che sta volando in aria sollevata dal vento, riesco a recuperarla e ci tiro fuori dei ray ban neri apparentemente normali ma appena li indosso fanno un click e con un pulsantino richiamo dei missili che si abbattono contro il tornado. Mi sveglio
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ONIRIA #6

Mi sveglio durante la notte in paralisi e quando finisce ho un obe. Al solito vengo trascinato prima sopra poi accanto al letto ma mi sento un peso sulla schiena. Vado allo specchio e vedo aggrappato a me un mostriciattolo fragoloso (che in paralisi si era divertito a torturarmi) che mi sta succhiando il sangue. Io penso esattamente questo: “levati dai c*****i che non ho tempo da perdere” xD e mi butto di schiena contro il muro, sfracellandolo. Si spappola come un insetto, facendo uscire un liquido appiccicoso. Mi metto davanti al vetro della finestra e penso per qualche secondo ai possibili task da fare mentre ne osservo il realismo con cui è riprodotta nella mia testa. Penso di parlare con i miei parenti e poi ad Oniria. Passo attraverso la finestra ed è mattino presto, fa fresco e il cielo è limpidissimo. Volo fino alla finestra dei miei, vedo mia madre dormire su di un lato dandomi le spalle. Decido allora di non svegliarla e me ne vado. Mi godo il librarmi in volo da casa mia fino alla casa dei vicini, superando il parco che le divide e toccando gli alberi più alti con la punta delle dita dei piedi. Arrivo fino al balcone dei vicini, poi sento un leggero fischio e d’istinto mi viene da voltarmi: vedo mia madre affacciata alla finestra che cerca di individuarmi, ma non può vedermi perché sono invisibile. Sono indeciso se tornare indietro ma alla fine decido di volare via e provare a raggiungere Oniria. Spicco il volo vedendo la città dall’alto, poi sempre in volo chiudo gli occhi per provare a teletrasportarmi e funziona, li riapro che sto sempre volando ma in un posto molto diverso, direi alieno. La superficie è desertica tipo Marte ma dopo un po’ vedo come degli ambienti in miniatura separati tra loro che rappresentano location diverse sparse sul pianeta, come in un videogioco. Quando mi avvicino verso una di queste location si ingrandisce da miniatura quale sembrava oppure io mi rimpicciolisco per adattarmici, un misto delle due cose. Sorvolo una specie di centro commerciale enorme dalla forma stranissima, a strisce bianco e rosse. Ci volo addosso e mi adatto alle dimensioni dell’edificio, la sensazione sul mio corpo è molto particolare e non riesco bene a spiegarla. Mi trovo ora in una sala enorme e vuota. Comincio ad esplorare un po’ in giro ed il senso di silenzio e desolazione è quasi inquietante, tanto che comincio ad urlare se ci sia qualcuno. Alla fine incrocio due po: una donna attraente con passeggino ed un addetto alla sicurezza. Mi avvicino alla donna ma sembra spaventata da me credo perché teme che io sia una minaccia per il bambino. Riesco comunque ad avvicinarmi e chiederle perché avesse paura di me ma continua ad ignorarmi. Allora mi altero leggermente e con un salto le piombo davanti bloccandole la strada, vedo la testa del bambino che si sporge dal passeggino e mi rivolge un gran sorriso, io gli accarezzo il capo guardando la madre come per dire “visto, non è successo niente”. Arriva anche la guardia, vestita tipo vigile del fuoco. Gli chiedo come posso recarmi ad Oniria da qua e lui mi indica dei grossi ascensori in fondo alla sala. Li raggiungo e pigio un pulsante rosso molto grande e uno di questi si apre e io ci entro. In questo momento mi pongo come aspettativa di trovare il paese dei sogni all’apertura delle porte ma temendo di sprecare del tempo decido di teletrasportarmi direttamente da dentro l’ascensore. Chiudo gli occhi e penso “appena li apro sarò ad Oniria”. Al primo tentativo li riapro che è tutto nero ma poi riesco nell’intento senza particolari problemi. Mi ritrovo su una spiaggia in discesa, è il crepuscolo e fa leggermente freddo. Muovendo lo sguardo in cerca della torre la vedo davanti a me in lontananza, è bianca ma sembra molto sottile questa volta, tipo un altissimo totem. Dalla spiaggia rotolano verso il mare migliaia e migliaia di conchiglie e io rimango un po’ a pensare alla potenza di calcolo che devo avere in quel momento per renderizzare tutti questi oggetti. Prendo una conchiglia e me la porto all’orecchio, ne sento il tipico suono tappato e la superficie fredda e umida a contatto con l’orecchio. Poi una voce femminile: “portami al mare prima che si ritiri”. Mi volto e vedo il mare colorato dei colori del tramonto e un lungo pontile alla mia dx che decido di percorrere. Quando sono a metà circa dalla superficie del mare cominciano a saltare dei delfini, sono tantissimi e io sono così felice che mi viene quasi da emozionarmi. Mi lancio in mare con la conchiglia ancora in mano e sono subito circondato di pesci bellissimi, alcuni di color arcobaleno. Nuoto in profondità senza alcun problema di respirazione fino a raggiungere un relitto enorme e apparentemente abitato perché ci sono delle finestre con luci che si spengono e si accendono! Vengo raggiunto da un banco di pesci stranissimi, con le gambe da umani ahah ma poi sento di stare per svegliarmi e succede.
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