Per un attimo vidi tutto nero: l'ONI stava ordinando al mio cervello
di far precipitare il corpo in uno stato di semicoscienza, durante
il quale la mia mente si sarebbe trovata in unSubito dopo, il mondo OASIS si materializzòsogno lucido controllato dal computer.
intorno a me, e mi ritrovai nella biblioteca di Anorak, da
dove mi ero scollegato l'ultima volta.
Ogni cosa era identica a prima, ma le sensazioni che prova-
vo erano completamente inedite. Ero li. Ero fisicamente dentro
a OASIS. Non era più come se stessi usando un avatar: ero diventato
a tutti gli effetti il mio avatar.
«Il dispositivo che hai di fronte è una Neuro-Interfaccia OASIS,
anche nota come ONI. È il primo esempio di un'interfaccia cer-
vello-computer non invasiva e perfettamente funzionante. At-
traverso l'ONI, gli utenti OAsI possono vedere, sentire, odorare,
gustare e toccare il paesaggio virtuale in cui si trovano, tramite
una serie di segnali trasmessi direttamente alla corteccia cerebra-
le. I sensori dell'oNi monitorano e interpretano l'attività cerebra-
le di chi la indossa, permettendogli di controllare il proprio ava-
tar come si controlla il proprio corpo: con la forza del pensiero.»
«Non esiste, cazzo» sussurrai tra me e me.
«E non è che l'inizio» disse Halliday, come se mi avesse senti-
to. «I dispositivi ONI possono registrare le esperienze dell'utente
nel mondo reale. Tutti gli input sensoriali che il cervello riceve
vengono digitalizzati e conservati in formato .oni su un hard disk
esterno che si può collegare al dispositivo. Quando uno di questi
file viene caricato su OASIS, quell'esperienza del mondo reale po-
trà essere riprodotta e rivissuta dalla persona che l'ha registrata,
o da qualunque altro utente oNI con cui venga condiviso il file.»
Halliday sforzò un debole sorriso.
«Insomma, l'oNI permette di rivivere dati momenti della vita
di altre persone. E di vederli con i loro occhi, di odorarli con il
loro naso, di assaggiarli con la loro lingua, di provarli sulla loro
pelle.»
Lo presi e me lo rigirai tra le mani. Era una sorta di casco con
una linea centrale segmentata, che partiva dalla fronte e arrivava
alla nuca di chiunque l'avesse indossato, e aveva una fila di dieci
fascette metalliche a forma di c. Ogni fascia era composta di li-
stelli snodati e retrattili corredati da una serie di cuscinetti sen-
soriali nella parte a contatto con il cranio. I cuscinetti rendera-
no i sensori regolabili e adattabili a ogni tipo di testa. Dalla base
del dispositivo si estendeva un cavo a fibra ottica con una spina
standard per console OASIS.
Il cuore, che già mi esplodeva nel petto, alla vista di quel dir-
spositivo perse un colpo.
Halliday si interruppe e, per un momento, guardò dritto in mac-
china. Poi continuò: «Quando avrai provato l'ONI, capirai - come
ho capito anche io - che questa invenzione potrebbe trasforma-
re radicalmente la natura dell'esistenza umana. Potrebbe forni-
re un aiuto all'umanità. Ma potrebbe anche peggiorare le cose.
Credo sia una questione di tempistica. Ed è per questo, caro ere-
de, che lascio il suo destino nelle tue mani. Spetterà a te decidere
quando - o se - il mondo sarà pronto per questa innovazione.
No, quello che avete letto non è la descrizione del progetto “omega” (ricordo che lo chiamo così per occultare il vero nome che sarà quello del prodotto) su cui io e la startup stiamo lavorando…eppure, basta sostituire i nomi e tutto calza a pennello.
E no, non ho scritto io pezzi aggiuntivi: ho copiato parola per parola parti del foglio originale.
Prima ricordo che si chiamava DreamGear (DRG) ed era il nome ufficiale, dopo che abbiamo preso una strada diversa adesso ha un altro nome che “nascondo” con il soprannome fittizio “omega device”.
Tornando a noi, ciò che ho inserito sopra Si tratta invece di un estratto di un romanzo (libro), sequel di un film che già avevo paragonato io stesso come “in linea teorica simile” all’idea di fondo del nostro progetto. Eppure, in quel film del 2018 la tecnologia in uso era un semplice VR con una tuta come Teslasuit, di certo non si parlava nè di NeuroInterfacce BCI nè tantomeno di sogni lucidi controllati da computer…ma adesso…
Il romanzo in questione si chiama Ready Player Two, pubblicato nel 2020 e sequel del film Ready Player One (2018). Ready Player Two riceverà anch’esso molto probabilmente una sua controparte come film, immagino nei prossimi 2 anni circa, dato il successo del primo film (ora, se non sgaglio, disponibile anche su Netflix).
Ricordo che la nostra startup e l’idea del progetto che ha partorito sono entrambe nate nel 2017. (Con questo non voglio dire che ci è stata “rubata” l’idea, semplicemente qualcuno oltre a noi ci ha pensato. Semplicemente per far capire che non abbiamo preso ispirazione da un romanzo uscito 3 anni dopo).
Fatto sta che la scorsa settimana un parente, sapendo che io avevo visto Ready Player One al cinema, mi ha regalato il libro di Ready Player Two. Non sapevo neanche esistesse. Quando ho iniziato a leggerlo ci sono rimasto di sasso: l’autore ha fatto una descrizione a dir poco CERTOSINA di tutto quanto il progetto a cui stavamo lavorando e ci ha costruito attorno una narrazione di “fantascienza” (per adesso, io lo chiamerei semplicemente “futuristico”). E caz*o, non sapevo se rimanerci bene o male che qualcun altro aveva avuto la stessa identica idea (escludendo una funzione che scansiona il cervello per usarlo come Password di login dell’utente, che ovviamente noi non avevamo incluso e non includeremo, una sorta di Touch o Face ID ma con il cervello).
Indeciso contatto alcuni colleghi e gli leggo alcuni estratti del libro (tra cui quelli che ho qui inserito) e anche loro sono rimasti a bocca aperta. Certo, non è raro che letteratura imiti scienza e scienza imiti letteratura, alcune volte sembra che le storie predicano il futuro (basti vedere alcuni film vecchissimi sull’esplorazione spaziale). Però capirete che fa una certa impressione leggere qualcosa che sembra la resa poetica copia-incolla di numerosi file e documenti pdf che tutti i nostri membri della startup hanno sul loro computer.
Mi son detto: “m*rda, d’ora in poi tutti, compresi investitori, pubblico ed acquirenti ci paragoneranno ad una trama narrativa, magari (senza sapere del distacco delle date) diranno anche che lo abbiamo copiato. Addio credibilità, venture capital e business angel (sono modalità di supporto anche economico di una qualsiasi startup)”.
A questo punto vi pongo la domanda in confidenza: secondo voi, il fatto che verrà annunciata pubblicamente una tecnologia che allo stesso tempo è stata oggetto protagonista di un libro/film, è un bene o un male? Alcuni di noi sono in crisi, addio effetto “wow, che innovazione!”
Chiedo soprattutto (ma non solo) a @Luke94 che ci sentivamo già da mesi e mesi prima, @Arwen che credo sia abituata al mondo della letteratura (storie, libri, ecc), @Saladriel che già a visto una serie che parla di sogni (immagina che Morfeo e la terra dei sogni si faccia reale, anche se non è la stessa cosa

Al di la di questo, volevo condividere com voi questo evento casuale ed invitarvi a visionare il primo film e a leggere il libro, se vorrete avere uno “squarcio” su un possibile futuro che alcuni di voi mi hanno detto supportare e aspettare con passione già da oggi (sogni lucidi indotti tramite casco BCI e creazione di un mondo onirico-virtuale in cui tutti i sensi sono attivi). In alternativa, recuperatevi intanto il primo film e aspettate il secondo, che credo uscirà nei cinema in un paio di anni massimo.
PS: Ho proposto di dare un boost in velocità al progetto e lavorare come dei matti per annunciare il dispositivo prima che almeno l’eventuale film esca, in poche parole di fare a gara con l’autore. Ma ovviamente la proposta non è stata accolta, dato che per andare di fretta faremmo tutto male
