Ai confini di Cefalopoli
Guerra, guerra, c’è sempre guerra.
L’antico Verde giace, sopraffatto dall’avidità del Grigio, in una silenziosa accettazione di sottomissione.
Il possente Blu è perforato nelle profondità celate, prosciugato del Nero sangue, trasformato poi in odio da piccole creature.
Non hanno scampo le Bestie al dominio dell’uomo sapiente. In fila indiana in attesa dell’Arca perduta: tra le zampe un foglietto numerato e lo sguardo rivolto ad un grande schermo.
All’ora d’apertura, gli sportelli chiamano il numero 2014.
Avanza l’uomo, in coda per l’accettazione. Tentenna la Bestia, in fila per l’estinzione.
Litigano gli uomini e si guardano in cagnesco. Si leccano due cani, con compassione.
Guerra, c’è sempre guerra.
La corsa alle armi, la corsa agli sconti, la corsa al posto di lavoro.
La febbre dell’oro, la febbre del sabato sera, la febbre gialla,
gare scorrette, lotte per la supremazia o rassegnazione agli eventi,
sotto la luce tenue della grande palla.
Son tutte vittime. Son tutte guerre.
La tradizione dell’evoluzione vede il forte prevalere.
Per poi restare solo, con le tasche piene, ad aspettar la morte.
Beata ignoranza, di chi si compiace nell’illusione di essere padrone. Beata ignoranza.
Il piccolo popolo degli onironauti, placa il respiro nel sonno profondo.
In quel luogo remoto trova, ancora intatta, la tavolozza dei colori e dipinge visioni di occhi segreti.
Dentro al lucido sogno, onirici personaggi si affrontano in un’allegorica guerra.
Esplodono coriandoli dai cannoni. Brindano un pirata, un folletto e un elefante.
Un pennello di nebbia rimescola i colori…
...appena prima del risveglio.