da Inrem » 20/11/2014, 18:04
Premetto che quello che mi accingo a scrivere non è stato un sogno lucido, ma voglio comunque aggiungerlo a questo diario in quanto è stato un sogno carico di emozioni, ricordi e consapevolezza (anche se non totale).
Tito Lucrezio Caro
Stamani non sono andato a lezione in facoltà, sono rimasto a letto a dormire. Nel corso della mattina ho avuto diversi sogni particolarmente intensi. Questo è quello che ha preceduto il risveglio e che ricordo meglio.
Sono nell'antica Roma. Mi trovo in compagnia di Lucrezio (celebre autore latino, famoso per il De Rerum Natura). Nel sogno sono in sua compagnia perchè è il mio maestro. Ho, tuttavia, la percezione di aver già vissuto tutto ciò, probabilmente in un sogno, ma nonostante ciò non acquisto lucidità e proseguo con la trama. Io e Lucrezio ci troviamo ad assistere ad una scena crudele: dei centurioni prendono d'assalto un luogo in cui si erano barricati degli uomini anziani (a quanto pare si trattava di intellettuali dell'epoca che avevano contrastato il governo in carica attraverso la cultura). I soldati sfondano i cancelli e iniziano a malmenare e uccidere quegli uomini. Io vengo preso da un forte senso di rabbia e Lucrezio, avendo capito che sto per mettermi nei guai, decide di fermarmi e lo fa "facendomi sparire". Io sparisco dalla scena fisicamente, tuttavia continuo ad assistere agli eventi tramite gli occhi del maestro. Questo, infatti, inizia un dialogo con uno degli ufficiali (in quel momento in disparte). Lucrezio esprime al soldato la tristezza e il dissenso verso ciò che stava accadendo, usando però l'arguzia e un linguaggio enigmatico, evitando quindi di innervosirlo. Il soldato comprende che si tratta di un poeta stravagante e , incuriosito e divertito allo stesso tempo, gli chiede il suo nome. Alla risposta del mio maestro, il soldato sghignazza in quanto non ha mai sentito quel nome e non ha idea di chi sia. Lucrezio se ne va e la scena scompare.
A questo punto mi ritrovo nel presente, in una città che non conosco. Ho però di nuovo la sensazione di deja vu. Non ho veri e propri ricordi (questo mi infastidisce) ma so cosa devo fare: trovare Lucrezio. So infatti, a causa del deja vu, che posso ritrovarlo nella mia epoca. I miei vuoti di memoria ostacolano però la mia ricerca. Ho solo il ricordo di una fontana e so come raggiungerla. Decido di recarmi lì in cerca di indizi. Giunto lì, non trovo nessuno. C'è però un foglio che contiene dei versi latini che tramite enigmi e indovinelli spiegano come trovare il mio maestro. Ho la certezza che lo ha scritto lui per me. Riconosco il suo stile (agli esami di maturità del liceo portai Lucrezio come autore latino, studiai e mi appassionai al suo stile caratteristico: poetico e scientifico allo stesso tempo). C'è però un problema: non sono in grado di risolvere gli enigmi da solo; mi metto allora alla ricerca di aiuto in un parco. Vedo uno spettacolo musicale in cui bambini delle elementari suonano alcuni pezzi dei Bluvertigo (gruppo molto amato da me). Più avanti vedo dei giovani ma nessuno a cui sento di chiedere aiuto. Quindi, torno indietro ed entro in un edificio adiacente alla fontana. Qui incontro una ragazza abbastanza carina che mi domanda cosa cercassi. Le spiego e decide di aiutarmi (mi dice inoltre che anche lei studia chimica e io mi sorprendo di non averla mai vista in facoltà). La raggiungono alcuni suoi amici, ci sediamo ad un tavolo e iniziamo ad analizzare i versi. Spiego loro la situazione dettagliatamente e racconto loro anche il mio affetto letterario per questo autore che scelsi per la mia tesina al liceo. Leggendo i versi, però, entro in confusione, al punto che ho la sensazione di essere io stesso Lucrezio! Questo pensiero però non ferma la ricerca del mio maestro e dopo un po' riusciamo a capire che bisogna recarsi a casa di una donna lì vicino. Giunti lì (da questo momento in poi questi ragazzi mi accompagneranno nella ricerca), c'è una donna di mezza età. E' disponibile ad aiutarci e ci dice che Lucrezio è un uomo anziano e che lo troveremo in un supermercato (altri ricordi provenienti dal deja vu mi assalgono e tutto sembra coincidere, lo troverò lì!). Arrivati al supermercato ho la sensazione di avere poco tempo a disposizione e che se non mi sbrigo non riuscirò mai più a trovarlo. Ma qualcosa distrae le nostre ricerche. Un uomo parcheggia l'auto di fronte al supermercato e vi entra. La sua presenza mi trasmette sensazioni negative. Guardo la sua auto, attraverso la vetrina del supermercato. Al suo interno vi è un bambino in un seggiolino. Questo ci guarda e attira lo sguardo mio e dei miei compagni d'avventura. Ha un ghigno demoniaco (che non scorderò, mi è rimasto impresso...trasmetteva una cattiveria primordiale) e non fa che fissarci e ipnotizzarci per diverso tempo. Io torno in me e mi innervosisco perchè ho una missione da portare a termine e ormai non c'è più tempo. Mi arrabbio con me stesso perchè se solo avessi avuto più ricordi del deja vu avrei potuto trovare Lucrezio, il mio maestro e finalmente parlarci! Mentre sono in preda al panico, lo vedo da lontano vicino uno scaffale: è proprio come nel mio deja vu, un vecchietto sulla sedia a rotelle, senza capelli e col volto infossato dalle rughe e macchie nere sulla pelle. Ha la sua solita aria gentile e bonaria, e io sono felice. In quel momento il deja vu e il sogno si fondono, le mie emozioni esplodono, sprofondo nei ricordi di un tempo che non ho vissuto e che non conosco in cui lui mi salvò la vita (mi riferisco all'episodio dei soldati in cui mi fa sparire)...affiorano memorie che non ho, insegnamenti preziosi che mi ha conferito con pazienza. L'affetto provato per lui, Lucrezio, il mio maestro, supera quello che si prova per un genitore. Il deja vu, il suo ricordo, le emozioni che suscita...tutto combacia. Mi sto svegliando. Vengo avvolto da un senso di mancanza, una tristezza e nostalgia infinita mi avvolgono. Mi manchi maestro.
Mi sveglio. Sono stravolto.