Riprendo a scrivere i SL di tipo deep, settimana 20-27 agosto
Sono in aeroporto con un gruppo di amici e famigliari, siamo in coda per imbarcarci. Una volta salito in aereo mi siedo in un posto vicino al finestrino e mi addormento. Mi risveglio nel sogno in preda a vibrazioni ed esco dal corpo onirico in modo più o meno spontaneo. Mi trovo nel corridoio del velivolo, che però ora somiglia più ad un jet privato piuttosto che ad un aereo di linea. Mi chino per toccare la moquette e stabilizzare il lucido, poi comincio a camminare verso la coda del jet. Alcuni volti dei passeggeri mi sono molto familiari, in particolare quello di una donna bionda che sta dormendo sul lato sinistro del corridoio. Mi assale una sensazione strana che però riesco ad interrompere prima che faccia collassare il sogno. Percorro il corridoio ed entro nel bagno immaginando di trovare un modo per cambiare ambiente ed ecco che a mezz’aria compare un portale nero che ruota a spirale ed emette un forte suono. Mi avvicino e vengo risucchiato dal portale, che mi trasporta nel limbo nero in cui non vedo ma percepisco quello che mi sta intorno. Dopo un po’ di tempo che vago nel buio riesco a toccare terra con i piedi e mi ricompare anche la vista. Mi trovo in mezzo ad una grande strada vuota, sta piovigginando e sento una brezza fresca sulla pelle. Sento delle voci, mi volto e vedo mia madre in compagnia di una sua amica. Sono sul marciapiede e mi dicono di stare attento lì in mezzo alla strada. Io rispondo di non preoccuparsi, che è il mio sogno e che non esistono macchine in questa città. Loro però per qualche motivo hanno paura di muoversi da dove si trovano nonostante io dica che si deve approfittare di visitare una città vuota visto che nella realtà è impossibile. Comincio a camminare dritto davanti a me, lungo la strada deserta interrotta solo da alcuni ponti storici. Capisco di trovarmi in una riproduzione del lungo Senna a Parigi. Cammino per parecchio tempo godendomi la vista a sinistra e a destra del fiume, provando a svuotare i pensieri finché il sogno non comincia a perdere di stabilità, a questo punto imbocco una via alla mia destra pensando che i maggiori particolari avrebbero risollevato l’ambiente onirico. Mi viene in mente di riprovare la task di impilare gli edifici uno sopra l’altro come nella scena di inception, quindi mi fermo e con le mani provo a mimare il gesto della terra che si inviluppa su se stessa. Non ottengo il risultato desiderato ma comunque riesco a modificare i palazzoni in lontananza, che vengono attratti come da un centro di gravitazione in un punto all’orizzonte. Dopo qualche tentativo mi fermo ed entro in un portone di legno, all’interno trovo un piccolo giardinetto con una stradina d’erba a forma di circonferenza che segue le pareti di una torre di pietra al centro. Percorro questo sentierino finché la luce non diventa improvvisamente cupa e appena dietro la curva vedo una persona con un cappuccio tipo abito da monaco. Mi avvicino e gli chiedo dove ci troviamo, lui mi risponde che “nel punto esatto dove ti trovi nessuno ha mai messo piede qui a Parigi”. Gli dico “sarà perché solo io posso venirci?” ma lui non mi risponde e mi invita a seguirlo. Cominciamo a volare in alto passando attraverso delle travi di legno, poi il sogno sfuma improvvisamente, sento un suono di campane in lontananza, mi sveglio.
Sto facendo un sogno non lucido, mi trovo alla fermata dell’autobus vicino casa mia, c’è un barbone a cui decido per compassione di fare compagnia durante la notte, mettendo un sacco a pelo per terra. La mattina presto mi sveglio nel sacco a pelo con il suono dell’autobus ma comincio a vibrare ed esco dal corpo onirico. Appena divento lucido ripenso al sogno che stavo facendo prima di addormentarmi per strada e capisco di essere in un lucido di tipo deep. Mi dirigo verso casa mia con l’intento di incontrare me stesso o miei familiari, passo attraverso il cancello, vicino al garage ci sono stesi ad asciugare degli indumenti su uno stendi abiti. Mi avvicino e mi accorgo che le magliette hanno rappresentato il corpo di animali, come fossero pelli stese ad asciugare. Decido di provare a far prendere vita ad una di esse, prendo quindi la più vicina che sembra quella di un cane, poi afferrandola con due mani la sbatto e in un istante si trasforma in un grosso pastore tedesco. Inizialmente sono un po’ sorpreso, poi provo ad accarezzarlo sul muso ma lui si muove in modo strano per evitare la mia mano e dopodiché comincia a parlarmi in un italiano perfetto e colto, trattandomi come fosse un cameriere d’altri tempi. Abbiamo una breve conversazione in cui lui mi chiede se io voglia salirgli in groppa, io accetto e mi metto a cavalcioni sul dorso del cane ma dopo pochi secondi il suo corpo comincia a crescere e assumere una posizione eretta. Alla fine il pastore tedesco prende una posizione perfettamente eretta stando su due zampe ed è cresciuto molto di statura, ora sarà più di due metri e mezzo e io gli seduto sono sulle spalle. Mi chiede se fossi comodo e poi cominciamo ad andare in giro. Ad un certo punto incontro mio nonno, che prende un grande spavento e lo vedo cadere svenuto dietro la parete. Decido allora di scendere dal cane per andare a soccorrerlo, ma mi sveglio.