Spero tanto che piano piano si possa riempire, per adesso ne ho avuto solo uno e punto a migliorare.
Lo ho avuto ieri notte e mi è durato 30 minuti percepiti nulla a che vedere con le ore percepite che teoricamente pottrebbe raggiungere un tald, ma per me è già tantissimo.
Per dare una panoramica su chi sono, lo avevo già scritto in presentazione ma tanto vale ridire qualche cosa, sono un ragazzo ora di 19 anni onironauta da quando avevo più o meno 10 anni. Non so per quale motivo ma ho sempre avuto una media di sogni lucidi ricorrente, quasi sempre uno a settimana, sempre e solo uno, che mi dura più o meno 10 minuti massimo, oppure meno.
4 sogni lucidi al mese li do quindi ormai per scontati, ma ho perso la speranza di averne di più, sono sempre puntuali.
Bene, adesso vi racconto il tald. Mi scuso se scriverò un pò male
Le tecniche che uso sono, lo avevo scritto su discord ricopio il messaggio qui:
per cercare di avere un tald da oggi inizio a usare: le tecniche di stabilizzazione (porsi obiettivo concreto, concentrasri sui sensi diversi dalla vista, osservatore neutro, ecc) per trovare l'equilibrio nel sogno; il "troppo reale per essere un sogno" che usa anche Arwen per renderlo più realistico e materiale; nella realtà uso la cosa del pensiero di pensiero per allenare la consapevolezza e infine per dilatare il tempo uso quella della cronostasi e dell'orologio (la variante del metronomo), che è meno fastidioso e tra l'altro rilassa un sacco
TALD N1 (nota: non ho usato la wild questa volta, è iniziato da solo):
Mi risveglio all’interno del sogno lucido all’improvviso, come se prima fossi svenuto. Sin da subito ho un alto livello di lucidità e uso la tecnica del pensare “troppo reale per essere finto” per rendere tutto iper-realistico. Poi a passi lenti mi faccio una camminata nella stanza (infatti stavo sognando di essere in casa mia, era notte e la casa era super fedele alla realtà) e piano piano faccio caso al fatto che sento il corpo come concreto e tangibile. Si attivano tatto, udito e vista, sento anche freddo a causa del vento che proveniva dalla finestra lasciata socchiusa. Sento anche il corpo leggermente pesante come nella realtà per la forza di gravità. Dopo essermi sentito abbastanza fiducioso per proseguire, come dice neuroenginner “una volta aver messo radici nel mondo onirico”, e sono bastati soli 3 minuti, decido di uscire da casa e gettarmi in volo.
Mi dirigo quindi verso il balcone ma mi ferma mia madre che mi chiede : “Federico, dove è che vai? Guarda che è tardi per uscire”.
Le dico che stavo andando a fare la spesa (menzogna!), lei ci crede, mi apre la porta-finestra che da accesso al balcone e io mi lancio spiccando il volo. Premetto che il volo è l’unica abilità onirica che controllo davvero bene e non ho nessun problema a usare, non mi stanca mai e lo so governare completamente. Però questa volta il mondo onirico, come accade nei sogni vividi, mi sembrava talmente reale, il corpo lo sentivo così materiale che caddi dopo poco attirato dalla gravità.
Mi feci un pò male ai piedi e alle caviglie cadendo, poi mi rialzai e mi resi conto della stranezza. Tutta la zona del quartiere che normalmente circonda il mio edificio era stata cancellata
Erano rimaste solo le strade, qualche albero e i lampioni. Tutto il resto era stato “appiattito”, solo il mio palazzo si ergeva su una distesa infinita di prato verde. C’era un senso di solitudine spaventoso e si sentiva solo il fruscio di ciuffi d’erba, oppure qualche lampadina dei lampioni che lampeggiava come se stesse per fulminarsi. Adesso dirò una stupidata, ma avete presente il mondo “flat” di Minecraft?
Ecco, la stessa cosa, ma nella realtà.
Mi feci una camminata sull’erba e dopo un pò mi distesi a pancia in su. Con il palmo delle mani si sentiva l’erba realistica e per la prima volta guarda il cielo notturno. Era stupendo. C’era un’aurora boreale, un sacco di stelle, una luna enorme e lucente e tanti piccoli soli (proprio palle di fuoco) di vario colore, alcuni viola, altri verdi, altri rossi.
In quel lasso di tempo tutto divenne iper stabile e il sogno diventò proprio incrollabile come dovrebbe accadere ad un tald.
Poi da dietro giunse chiamandomi un po, un ragazzo mai visto prima all’incirca della mia età.
Rese l’atmosfera meno solitaria, ma mentre parlavamo si sentiva l’eco delle nostre voci come in una stanza completamente vuota.
Mi disse:
“Hey ciao, scusa se ti disturbo…ma io non so perché mi trovo qui. E’ scomparso tutto quanto, non è strano?”
Risposi “Ciao! Tranquillo, tutto normale, sei un personaggio onirico e questo mondo è il mio sogno” volevo vedere la sua reazione.
Lui mi disse “Ah capisco, sai che lo ipotizzavo? Oh beh, già che ci siamo, posso fare qualcosa? Vorrei esplorare l’ambiente che hai creato per il tempo che mi resta. Dove posso dirigermi? C’è qualcosa di interessante da fare qui?”
Mi spiazzò
“Emmm…sono contento che tu la abbia presa bene, ma non saprei cosa consigliarti. Come vedi è tutto vuoto e piatto qui.”
Mi voltai indietro per indicare lo scenario infinito, piatto e senza confini in cui ci trovavamo, ma accadde qualcosa di straordinario.
Iniziarono a crescere come letteralmente dei funghi gommosi tutti gli edifici, le auto e gli oggetti che normalmente si trovano nel mio quartiere.
Nacquero dal pavimento e da piccoli si gonfiarono come dei palazzi gonfiabili per bambini. Appena raggiunsero la loro forma e dimensione normale, divennero del materiale che dovevano essere.
La cosa sorprendente è che centinaia e centinaia di oggetti subirono questa magica trasformazione in un solo minuto davanti ai mei occhi.
“Non mi pare che sia vuoto come dici” mi stuzzicò il po con ironia.
Rimasi senza parole per un pò, poi mi voltai.
“Dato che è come se tu fossi abitante di questo mondo, anche se è la mia mente ad averlo creato, non è che al contrario sei tu quello che mi può consigliare dove andare e cosa fare?”
Notai che i dialoghi stavano diventando sempre più reali, molto raramente nei sogni mi capita di parlare ad alta voce o dialogare con i po.
Lui rise e mi disse “va bene, seguimi”.
Ci mettemmo in cammino, prima lungo il marciapiede e poi per delle fratte di un boschetto di un parco vicino casa.
Arrivammo di fronte ad una grotta che non dovrebbe essere lì.
“Ti piace batman, giusto?” Mi disse.
“Oh mio dio, dimmi che è quello che penso”
Entrai. Era letteralmente una batcaverna ipertecnologica, con una ia femminile che mi ha salutato quando sono entrato e che ha richiuso con una roccia fasulla l’entrata alla grotta. C’era un computer che proiettava l’ologramma di Joker e dei pipistrelli appesi a testa in giù o che svolazzavano.
L’ambiente era tetro ma illuminato dai monitor e da luci LED bianche.
Come si sarà capito da discord, sono amante delle automobili e desideravo a tutti i costi guidare una batmobile personalizzata. Sì, sarà un desiderio da bambini per alcuni, ma quello era il mio sogno quindi nessuno può dirmi nulla, ok?
Il po mi disse: “so perfettamente a cosa stai pensando”. Improvvisamente era diventato un Alfred adolescente vestito da maggiordomo.
Mi accompagnò verso un angolo della caverna e illuminata da due proiettori c’era un’auto lunga e bassa, come una Tesla ma molto più larga. Era coperta da un telo nero e quindi non potevo vedere come era fatta.
Lui stava per toglierlo ma lo interruppi subito: “Fermo fermo! Che poi appena la vedo sarà troppo tardi! Voglio usare l’aspettativa per imporre al mio inconscio come dovrà essere”
“Ok” e rise.
Ci pensai per una ventina di secondi, immaginandomela nel dettaglio, poi ero pronto.
“Ok, sbusta”
Tolse il telo eeee…più o meno?
Non so per quale motivo ma era uscita simile alla macchina del cartone degli Incredibili che vidi da piccolo.
Figa, per carità, ma perché?
Allego un’immagine spero si veda:
Era mischiata a questa:
Mi accontentai e salii a bordo. Il volante a comparsa uscì e il motore sul retro iniziò a rombare ed emettere fiamme blu (lo si vedeva degli specchietti). Erano presenti solo due posti e sul sedile del passeggero si sedette il po che d’ora in poi chiamerò Alfred Junior a questo punto.
Comparve sul parabrezza una cartina geografica 3D con un puntatore blu che indicava la nostra posizione sulla mappa e un altro puntatore rosso che il po mi spiegò indicare la nostra destinazione. Gli chiesi cosa c’era lì e lui mi disse che per divertirci un pò potevamo rapinare una banca
Ook, partiamo! Sotto la macchina c’era una piattaforma semovente, che ruotò a 360 gradi. Si aprì davanti a noi la parete che rivelò un tunnel del genere:
Accelerammo come un razzo e sfrecciammo per le strade.
Arrivammo dopo un pò davanti alla banca che più che altro sembrava una prigione o fortezza, presieduta da guardie.
Uscimmo dall’auto e appena chiusi lo sportello essa divenne invisibile.
“Così non ci fanno la multa e non arriva il carroattrezzi” disse Alfred Junior. Ti aspetto qui.
Provai a volare e questa volta ci riuscii. Mi feci un giro delle mura che circondavano la banca e mi feci un’idea della situazione. C’era un portone d’ingresso dove entravano persone vestite molto eleganti come in una sera di gala. Erano tutte oltre i 40 anni e si entrava in coppie: un uomo e una donna.
Sopra non potevo volare perché le guardie stavano sparando addirittura ai corvi e ai piccioni che volavano sul territorio.
Ero indeciso se provare comunque a passare da sopra dato che il sogno sembrava inattaccabile, ma se poi mi fossi svegliato ci sarei rimasto male.
Quindi tornai da Alfred.
“Senti, come posso fare ad entrare?”
Lui mi aprì lo sportello dell’auto invisibile. Confuso accettai il consiglio e entrai, pensavo che stessimo per andarcene.
Poi guardai allo specchietto retrovisore e quel che vidi fu un me adulto con barba ispida, fisico possente e vestiti eleganti.
Mi capita spesso di fare questo giochetto, senza volerlo. Ogni volta che sono davanti ad uno specchio vedo o il me stesso da piccolo o il me stesso da grande.
“Ora mi serve solo una dama che mi accompagni” dissi ad Alfred e la mia voce era diventata più mascolina e roca del dovuto, forse ero condizionato dalla questione batman. L’auto si allungò e sul sedile posteriore comparve una bella donna vestita in abito rosso e lungo che disse “ci sono! Dai, andiamo a rapinare questa banca”.
Scesi dall’auto, presi per mano la donna e facemmo la fila per entrare alla banca che ormai sembrava ospitare una festa d’elite ottocentesca o un concerto di musica classica.
Mi venne chiesto il biglietto d’invito, immaginai di averlo nella tasca della giacca e lo trovai. Sembrava una lettera per gli auguri di natale (ovviamente condizionato dal periodo) ed era scritta in corsivo.
Entrammo.
“WoW” solo questo mi venne da dire.
Era una sala teatrale come questa:
Ma molto molto molto più immensa e viva: c’era gente ovunque, il posto era strapieno.
Sembrava una festa in maschera e la folla parlava così tanto che stava diventando assordante. C’erano dei camerieri e delle cameriere che (volando ) portavano su un vassoio d’argento dei bicchieri di champagne agli ospiti.
Tra la centinaia di persone da cui ero circondato, anzi, forse migliaia, non riconobbi nessuno eccetto dei personaggi famosi: c’erano Elon Musk e sua madre (what?), Barack Obama, Putin, il Papa, Nelson Mandela e gli Imagine Dragons…
All’improvviso un uomo sui 60 anni giapponese vestito in modo spaventosamente orientale con una sorta di kimono con tigri e fiori, fece il suo ingresso sul palco, bussò sul microfono per richiamare l’attenzione e iniziò a parlare come il tizio che fa la pubblicità della Suzuki, in un italiano cinesato.
Non ricordo bene cosa disse, ma poi disse: “Entri l’oggetto!” E degli aiutanti fecero entrare un carrello con sopra un cubo di cristallo da esposizione, al cui interno c’era una di quelle uova preziose:
La donna po che mi ha accompagnato mi disse emozionata: “Vai, corri Federico! E’ il momento che stavamo aspettando, ruba l’uovo!”
Non mi feci troppe domande. Spiccai il volo, feci un dribbling tra le cameriere svolazzanti che persero l’equilibrio e rovesciarono sugli ospiti increduli lo champagne, ruppi con un pugno il cubo e presi l’uovo.
Il giapponese urlò “Guardie!” con la sua storpiatura linguistica e scattarono gli allarmi. La gente a quel punto era entrata nel panico e il caos regnò sovrano. Iniziarono a sparare (alcuni con dei laser? ), alcuni mi colpirono ma non mi fecero assolutamente nulla.
Presi per mano la donna e volammo fuori.
Dovevamo superare l’imponente muro davanti a noi, ma Alfred Junior lanciò una granata fumogena, intossicò le guardie e riuscimmo a passare.
Salimmo a bordo dell’auto invisibile, ci persero tutti di vista e fuggimmo.
Svenni per una decina di minuti e poi mi risvegliai, sempre più che lucido, nel mondo onirico iper-realistico, con i sensi attivi e con i ricordi ben intatti sia della veglia che del sogno appena concluso. Credo si sia trattato di quel “ponte” tra due fasi rem che diceva Neuroengineer.
Questa volta non era notte ma giorno e il sole cocente mi faceva sudare e avere caldo. Mi pareva di essere in una baraccopoli in Arabia, sviluppata in altezza più che in larghezza, con mercatini, bazar, case di legno e baracche sovrapposte l’una sull’altra senza un ordine preciso.
Anche qui, il caos più totale, ma nessuno mi stava inseguendo e me la presi con calma.
Esplorai per una buona decina di minuti il posto, forse anche di più ora che ci penso e mi sorprese il fatto di riuscire per la prima volta a controllare perfettamente le emozioni, i pensieri e il contenuto del sogno. La mia testa era pulita e ordinata, nonostnt il luogo caotico.
Ripensai subito alla questione dell’osservatore impassibile del topic tald e usai la tecnica della coscienza come pensiero di pensiero.
Pochissime volte in vita mia mi sono sentito così “vivo”, al controllo della situazione e stabile nel sogno.
Entrando in un bazar di un tizio arabo che parlava in modo incomprensibile (ma in una lingua araba che mi sembrava sensata se io sapessi tradurla), stracolma di dettagli e di oggetti, vestiti e mobili, davvero un sacco di roba, mi metterei ad elencarla tutta perché la ricordo perfettamente ma evito che già mi sto dilungando troppo.
C’era anche uno specchio sporco e unto, appoggiato ad un muro. Mi guardai: questa volta ero il me stesso come nella realtà e in pigiama.
Il tipo mi assillò dicendo di comprargli uno smoking bordeaux, con camicia bianca e cravatta bordeaux.
Lessi l’etichetta e costava 2000 euro
Giusto così, per sfregio, decisi di comprarla tanto i soldi onirici erano infiniti. Dalle mani generai un malloppo di banconote e glieli porsi, indossai lo smoking e mi guardai allo specchio.
Mi misi a cercare dei pantaloni da abbinare, era tutto così realistico che volevo vedere fino a che punto la mente avrbe reso il sogno così materiale, tangibile e ricco di dettagli.
Ma poi entrò dalla porta una guardia del sogno di prima. Rimasi in pantaloni del pigiama e smoking con camicia e cravatta, un abbinamento che mi fece ridere
“Dai, prova a fare qualcosa, tanto è il mio sogno”
Lei provò a spararmi confusa ma le si inceppò l’arma. Me ne andai.
Passando su ponti di legno e porte semirotte delle baracche, arrivai in una casa dove una donna di colore stava partorendo un neonato.
Quindi arrivò un’infermiera che mi disse di andarmene da lì, mi accompagnò alla porta e all’improvviso ero nella sala d’attesa di un ospedale moderno e pulito dove su alcune sedie mi stavano aspettando degli amici dell’università.
Uno di loro stava suonando la chitarra, gli chiesi se potessi suonarla e iniziai a strimpellare con le corde. Non so suonare lka chitarra proprio per niente, ma muovendo le mani anche completamente a caso riuscii a ricreare la melodia della musica “Sharks” degli Imagine Dragons.
Uno dei po seduti si mise a tamburellare con i piedi sul pavimento e uno a schioccare le dita per farmi da accompagnamento e piano piano anche la voce degli imagine dragons iniziò a farsi sentire. PArtì proprio la musica originale !
Mi si ruppe poi una corda della chitarra che divenne inutilizzabile. Quindi rimasi in silenzio a riflettere sulla struttura del sogno e riflettei su come ero finalmente riuscito ad avere una tald: mi stavo iniziando a dimenticare del mondo reale, anche se ero lì da meno di un’ora percepita e mi sembrava impossibile l’eventulità di pootermi svegliare da quel luogo. Ragionavo sul ftto che il sogno lucido stava durando ormai da un bel pò. Saranno stati questi ragionamenti forse, ma fece il suo ingresso nell’ospedale il personaggio con gli occhiali di The Sandman di Netflix:
Si tolse gli occhiali e si videro
Spoiler:
Tutti intorno a me si schifarono e iniziarono ad accusarlo di essere un assassino.
Ci raggiunse anche Alfred Junior, che aprì la stessa porta della stanza dove prima c’era la donna che stava partorendo e mi disse di seguirlo in fretta, perché stavo per svegliarmi.
Varcai la porta e mi ritrovai ancora una volta in una caverna, ma questa volta la grotta era così grande che sembrava lo stesso pianeta ad essere fatto così. Dentro la caverna c’erano delle statue cristalline di draghi cinesi come questi
Le statue erano ENORMI, non credo di aver mai visto qualcosa di così grande in vita mia. Forse il triplo della statua del cristo redentore che sta in Brasile. Ognuna di esse era fatta di un cristallo diverso: una verde smeraldo, l’altra rossa, l’altra blu, l’altra viola ametista.
Svolazzai tra le imponenti statue raggiungendo la testa dei draghi che erano tutti super dettagliati.
Infine, l’ultima cosa che vidi era tipo un altare religioso al centro della grotta, illuminato da proiettori come accadde con la batmobile, su cui era poggiato un calice d’oro (come quelli delle chiese) e…l’uovo che avevo rubato!
Alfred Junior da terra, vicino ad una stalattite (o stalagmite? Non ricordo cosa sta in basso) urlò: “Complimenti Fede! Missione compiuta!”
E mi svegliai.
Solitamente ho sogni molto basilari, senza trame così fantasiose e perlopiu attinenti alla realtà…compiti da consegnare, lezioni universitarie, discussioni con amici, ladri in casa, di andare in vacana eccetera. Questa volta è accaduto di tutto e non ci sono per niente abituato.
E’ stato fantastico e scrivendolo mi inizio a ricordare sempre più cose del sogno e mi sembra che sia durato ben più di mezz’ora, ma non più di un’ora come la intenderei nella realtà.
Quindi che altro dire, se qualcuno di voi e se neuroengineer avete qualcosa da consigliarmi, sono tutto orecchi.
Spero di avere la mia seconda tald al più presto e di farla durare di più-.