da Danny » 05/03/2024, 19:57
PRESENZA IPNAGOGICA OSTILE
Sono sdraiato all’ingiù, nel buio, e capisco di trovarmi in un falso risveglio. Una delle mie braccia è stesa lungo il fianco, col palmo della mano aperto; senza volerlo, tocco una superficie morbida che sembra fatta di carne: dev’esserci qualcuno sdraiato sopra di me. Infatti, un attimo dopo si palesa una presenza maschile che comincia a mordermi la schiena con fare aggressivo. Mi alzo a sedere sul letto, però l’intruso mi schiaccia di nuovo giù con una spinta, accompagnata da grugniti animaleschi. Voglio rabbonirlo e reagisco in modo pacato, inviandogli pensieri gentili e riuscendo in qualche modo ad accarezzargli la testa, che scopro essere calva. Ho la sensazione che non sia del tutto umano. Fatto sta che la sua presa si allenta e di lì a poco non lo percepisco più. (…)
(27/2/2024)
PO RICORRENTE
(…) Entro in cucina, mediamente illuminata, e mi ritrovo davanti un PO seduto vicino al muro. E’ una donna anziana e dai lunghi capelli grigi, con lo sguardo triste e l’aria esausta: si tratta della raffigurazione onirica di una persona che esiste davvero e che fa capolino spessissimo nei miei sogni (lucidi e non, anche se tendo ad escluderla dal diario; non voglio specificare la sua identità). E’ una situazione che ho deciso di risolvere, così ne approfitto immediatamente e mi avvicino. Mi viene spontaneo sedermi sulle sue gambe come se fossi un bambino, faccia a faccia, e le prendo il volto fra le mani.
“Ascoltami bene: anche se hai questo aspetto, non sei davvero lei! Ho cercato di aiutarla per anni, ma non ho potuto fare niente…”, (i suoi occhi si arrossano dalla commozione e pure la mia voce si incrina in contemporanea), “Ma tu sei soltanto la sua immagine mentale, non devi per forza condividere il suo destino. Qui sei al sicuro e voglio che tu sia felice!”
La vecchia non ribatte nulla, però mi rivolge un sorriso pieno di speranza. L’abbraccio con forza. (…)
(29/2/2024) P.S.: non mi illudo certo di aver risolto la faccenda con questo discorsetto. Temo che dovrò insistere parecchio, prima che il PO in questione cambi atteggiamento.
PARALISI E SOGNI CONCATENATI
Ho il solito falso risveglio sentendo le vibrazioni che sfrigolano sul corpo. Che gradito ritorno, era da un pezzo che non le percepivo! Provo ad alzarmi, ma non riesco a muovere un dito, sono attanagliato dalla paralisi. I miei sforzi non servono a nulla, così le vibrazioni sfumano rapidamente e mi sveglio. Una volta tanto, ricordo di starmene immobile per tornare nel sogno; provo una sensazione ormai familiare, anche se difficile da spiegare, sembra quasi che l’aria intorno a me si stia “addensando” e capisco di essere rientrato nella fase REM. Purtroppo sono ancora immobilizzato. Mentre rifletto sul da farsi, percepisco l’arrivo di un estraneo; il mio braccio sul bordo del materasso viene sfiorato da quelle che sembrerebbero le ginocchia di qualcuno in piedi accanto al letto. Non so bene cosa fare, è una situazione insolita, così mi sforzo di mantenere la calma e tirarmi su pian piano. Forse sono ancora troppo centrato sul corpo fisico, perché ogni movimento mi costa uno sforzo enorme; ed anche quando sono finalmente in piedi, devo oppormi a una specie di risucchio che cerca di trascinarmi di nuovo verso il letto. Poi, finalmente, tutto si stabilizza. Dal punto di vista mentale sono parecchio consapevole, ma l’oscurità circostante è fittissima; provo qualche tecnica per illuminare la scena, senza effetto… Sono perplesso. Muovendomi a tentoni, tocco il muro e l’armadio, iper-realistici, poi raggiungo la finestra. Un attimo dopo, apro gli occhi: mi sono svegliato un’altra volta! Stessa procedura e rientro nel sogno. Ovviamente torna pure la paralisi. L’intruso di prima è ancora nei paraggi, stavolta inizia a infastidirmi premendo la punta delle dita sui miei fianchi, una cosa che detesto. Impossibilitato a difendermi, sento crescere la rabbia e gli ringhio contro per farlo smettere; fra l’altro, ho la curiosa impressione che sia lo stesso individuo che mi ha importunato in altri lucidi recenti. Comunque, in un modo o nell’altro, riesco di nuovo a mettermi in piedi e raggiungere la finestra; la apro e immagino di aggrapparmi a una scaletta di ferro ancorata al muro, sentendone subito i pioli sotto le dita. Così facendo, salgo in terrazza. Vengo raggiunto da una musica allegra e mi accorgo che intorno a me è pieno di gente vestita in modo elegante (in particolare, vedo una bella ragazza coi capelli neri e ricci e il vestito con le maniche a palloncino). Mi guardo attorno per capire cosa succede e mi accorgo che nella via sottostante sta avanzando un lungo corteo, ci sono luminarie accese e un’atmosfera festosa. Anche se è notte fonda, il realismo dell’insieme è notevole, la stessa scena alla luce del giorno sarebbe incredibile… Ma a lasciarmi senza parole è soprattutto il numero esorbitante di PO, devono essere almeno qualche centinaio! Allora mi viene l’idea improvvisa di alzarmi in volo di fronte a tutti per vedere la loro reazione; provo a concentrarmi sulla tecnica della fune, tuttavia i miei piedi non si schiodano dal pavimento. Mi sento pesante, capisco che proprio l’eccessivo realismo del sogno mi sta facendo dubitare della mia capacità di volare… Forse è sempre per questo motivo che ben presto perdo lucidità e tutto comincia a degradarsi, diventando sempre più incoerente.
(2/3/2024)
ILLUMINARE LO SCENARIO
Sono sdraiato a pancia in giù e divento consapevole di sognare. Sento di nuovo le vibrazioni, anche se stavolta sono limitate alla parte centrale della schiena. Provo a giocarci un po’, concentrandomi riesco a spostarle in giro per il corpo e anche a modularne leggermente l’intensità. Poi mi rendo conto che sto sprecando tempo prezioso e decido di scendere dal letto, ma chissà perché scelgo di rotolare sul materasso e lasciarmi cadere per terra. Mi alzo nel buio assoluto ed esco in cortile, come di consueto. Uso la tecnica dello sfregamento per illuminare lo scenario, sfruttando i muri e diversi canali di scolo dell’acqua piovana che trovo muovendomi a tentoni. Li sfrego ancora e ancora, mentre lo scenario si rischiara con una lentezza davvero esasperante; pian piano emergono dall’oscurità anche i soliti vasi da fiore, che tuttavia stavolta non mi danno confidenza. La procedura sembra protrarsi più a lungo del solito, mi chiedo se davvero non esista un metodo più efficace di questo… Di punto in bianco, mi ricordo della “tecnica dell’alba”, suggeritami qualche mese fa da un altro utente del forum e che avevo pure iniziato ad usare, prima che mi passasse di mente. Mi convinco che il sole stia sorgendo proprio in questo momento ed ecco che l’ambiente circostante si rischiara alla perfezione nel giro di pochi secondi! Sono contentissimo: quindi ho appena fatto sorgere il sole? Alzo gli occhi per controllare, scoprendo che il cielo è ancora buio, con tanto di stelline che scintillano… La scena che mi circonda è praticamente divisa a metà, in alto è notte fonda e dove mi trovo io è pieno giorno. Allora uso di nuovo la tecnica per illuminare anche il cielo, che si trasforma in una bella volta azzurra con qualche nuvoletta qua e là. Finalmente sembra tutto ok, ma poi scopro che il cortile è sprofondato di nuovo nel buio! Mi ostino con la tecnica e la situazione si ribalta per l’ennesima volta: lo scenario torna diurno e il cielo notturno, sembra proprio che una cosa escluda l’altra! (…)
(4/3/2024) P.S.: nella parte finale mi sono fatto un po’ prendere la mano, non dovevo impuntarmi così. In fondo, perché preoccuparsi che il cielo fosse buio? La cosa fondamentale era lo scenario circostante. Inoltre, l’accaduto sembra confermare una mia vecchia teoria, ovvero che le fonti di luce sono pressoché inutili per rischiarare un ambiente onirico (non era certo il sole a farlo), quel che conta davvero è la volontà del sognatore. Ad ogni modo, la tecnica dell’alba è molto promettente, continuerò a testarla insieme a quella dello sfregamento.
TEST VARI E TELEFONATA MISTERIOSA
All’improvviso mi accorgo di essere seduto al tavolo della cucina. “Ok, sto sognando…”, realizzo. Davanti a me c’è un piatto con delle scaloppine cucinate e già tagliate a quadretti. Prendo la forchetta e ne mangio un pezzo, non prima di averlo inzuppato nel suo sughetto, cercando di coinvolgere il meno possibile la bocca del corpo fisico. E’ buona, ha proprio il sapore della carne… Subito dopo mi alzo e, senza troppe cerimonie, spingo il piatto di lato e tiro via la prima e la seconda tovaglia: come sospettavo, di tratta sempre dello stesso tavolo rotondo e marrone, quello della mia infanzia. Mi guardo intorno, la camera è in penombra, ma riesco comunque a distinguere ogni cosa. Mi avvicino al caminetto, notando varie scatole di medicinali appoggiate sulla mensola; sulla prima che afferro, leggo chiaramente il nome di un farmaco che mia madre assumeva parecchi anni fa. Anche le altre scatoline hanno un aspetto familiare, ma non riportano nomi leggibili. C’è poi un pacchetto vuoto, che dalla foto stampigliata sopra sembrava contenere una piccola lanterna rossa, che invece non mi suggerisce nulla. Lo sguardo si sposta più in basso, scopro che nel camino ci sono dei ciocchi mezzi consumati e un po’ di brace ancora accesa. Punto la mano verso di essa ed esclamo: “Fuoco! Ardi!” In pochi secondi, compaiono delle sottili fiammelle rosse che divampano rapidamente, tingendosi poi di un bel bianco brillante. Allora mi viene un’altra idea e mi dirigo verso il lavandino… Apro il rubinetto, riempiendo d’acqua l’incavo di una mano. “Congelati!”, ordino. Mi accorgo subito che l’acqua, da trasparente che era, sta diventando biancastra. Provo a toccarla con l’altra mano e in effetti sollevo un pezzo di ghiaccio tondeggiante e dai bordi irregolari, come se non abbia avuto tempo sufficiente per congelarsi a dovere. (Ovviamente sono dei test molto frettolosi, in futuro mi dedicherò in modo più approfondito sia al fuoco che all’acqua!) Poi mi ricordo della task di esaminare il mio corpo onirico e guardo subito verso il basso: voglio scoprire come sono vestito, invece mi accorgo con sorpresa di essere a petto nudo. Ma ecco che all’improvviso si sente nell’aria la suoneria di un cellulare! Subito interessato, mi dirigo nella direzione da cui proviene. Lo trovo appoggiato su una vecchia macchina per cucire (che in realtà non si trova più a casa mia da almeno dodici anni). E’ un modello a conchiglia, antiquato e ingombrante, con tanto di antenna estraibile. Lo apro e lo porto all’orecchio.
“Pronto, chi parla?”, esclamo.
“Ciao, Danny*. Posso passare a trovarti?”
E’ una voce sconosciuta, all’apparenza di una donna anziana.
“Scusa, ma chi sei?”, ribatto.
“Sono…”, risponde, però un improvviso buco nell’audio mi impedisce di sentire il nome; chiede di nuovo se può venire a trovarmi, ma la cosa strana è che ora parla con voce maschile.
“Anzitutto, non ho ancora capito chi sei…”, sottolineo, “Inoltre vorrei farti notare che prima hai parlato con una voce femminile e adesso con una maschile, non so nemmeno se sei uomo oppure donna!”
“E tu sei uomo o donna?”, rilancia prontamente, di nuovo con voce femminile.
Quest’osservazione mi lascia di stucco… Non è un’offesa, come magari potrebbe sembrare, al contrario ha un significato molto preciso per me (riguarda una faccenda privata che non intendo spiattellare sul forum). Continuo a non capire chi sia questa persona, ma di sicuro adesso ha tutta la mia attenzione.
“Wow, sei molto sagace!”, ammetto.
Purtroppo, un istante dopo mi sveglio di colpo! Maledizione!
(5/3/2024) P.S.: *ovviamente mi ha chiamato col mio vero nome, che qui sul diario ho sostituito con “Danny” per privacy.