Diario di Danny
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CONCATENARE PIÙ SOGNI
Da poche notti ho ripreso a "lucidare", dopo una pausa forzata di oltre un mese e mezzo in cui ero impossibilitato a usare la tecnica. L'obiettivo primario per l'anno nuovo è riuscire a incrementare notevolmente la durata media dei miei lucidi, che al momento oscilla da pochi secondi a una manciata di minuti al massimo. Per fortuna anche stavolta posso basarmi su esperienze passate: c'è stato infatti un periodo in cui usavo una specie di "DEILD" per rientrare immediatamente nel sogno in caso di risvegli prematuri; utilizzandola più volte in modo consecutivo, riuscivo a collegare due, tre o magari anche quattro sogni diversi.
In genere il primo lucido della nottata è sempre abbastanza scuro, incoerente e si conclude con un risveglio brusco e prematuro. Quando questo succede, devo avere la prontezza di restare immobile e richiudere subito gli occhi, concentrandomi per rientrare nella fase REM; se la cosa ha successo, nel giro di pochi secondi mi sento irrigidire e schiacciare verso il basso, finendo in un nuovo falso risveglio. Oltretutto, ho notato che i lucidi successivi al primo tendono ad essere più lunghi, stabili e luminosi, forse perché quei brevi risvegli attivano porzioni maggiori di corteccia cerebrale. Insomma, potrebbe essere il modo per risolvere due problemi in uno!
Per il momento ho fatto ancora pochi tentativi per rispolverare questa tecnica, ma i primi risultati sono già incoraggianti. Spero di avere presto delle novità più sostanziose e soprattutto di riprendere ad aggiornare questo diario con la cadenza di prima.
Da poche notti ho ripreso a "lucidare", dopo una pausa forzata di oltre un mese e mezzo in cui ero impossibilitato a usare la tecnica. L'obiettivo primario per l'anno nuovo è riuscire a incrementare notevolmente la durata media dei miei lucidi, che al momento oscilla da pochi secondi a una manciata di minuti al massimo. Per fortuna anche stavolta posso basarmi su esperienze passate: c'è stato infatti un periodo in cui usavo una specie di "DEILD" per rientrare immediatamente nel sogno in caso di risvegli prematuri; utilizzandola più volte in modo consecutivo, riuscivo a collegare due, tre o magari anche quattro sogni diversi.
In genere il primo lucido della nottata è sempre abbastanza scuro, incoerente e si conclude con un risveglio brusco e prematuro. Quando questo succede, devo avere la prontezza di restare immobile e richiudere subito gli occhi, concentrandomi per rientrare nella fase REM; se la cosa ha successo, nel giro di pochi secondi mi sento irrigidire e schiacciare verso il basso, finendo in un nuovo falso risveglio. Oltretutto, ho notato che i lucidi successivi al primo tendono ad essere più lunghi, stabili e luminosi, forse perché quei brevi risvegli attivano porzioni maggiori di corteccia cerebrale. Insomma, potrebbe essere il modo per risolvere due problemi in uno!
Per il momento ho fatto ancora pochi tentativi per rispolverare questa tecnica, ma i primi risultati sono già incoraggianti. Spero di avere presto delle novità più sostanziose e soprattutto di riprendere ad aggiornare questo diario con la cadenza di prima.
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INTERAZIONI COI PERSONAGGI ONIRICI
CONTROLLO DEI PO
(…) Cerco di attraversare la strada di fronte a casa mia, ma è talmente affollata di PO che camminano da renderlo impossibile, non riesco ad aprirmi un passaggio nella calca. La situazione sembra sopraffarmi, sento che mi manca l’aria, così esclamo: “Basta, fermi tutti!”. Come già successo in un sogno precedente, anche stavolta la mia voce risuona forte e amplificata; non lo faccio di proposito, sembra una semplice conseguenza della mia intenzione di farmi ascoltare dai presenti. Il risultato, comunque, è sorprendente: tutti i PO si immobilizzano all’istante, bloccandosi nella posizione in cui si trovano. In questo modo, riesco facilmente a sgusciare tra loro e raggiungere l’altro lato della via. Ora voglio oltrepassare gli edifici che mi sbarrano il cammino e utilizzo la tecnica della fune per sollevarmi in volo; seppur con qualche difficoltà, comincio a fluttuare a mezz’aria. Dapprima perdo quota, atterrando sul tettuccio di un’automobile parcheggiata, poi mi do uno slancio deciso e riesco a sorvolare l’intero palazzo, atterrando nella strada parallela. E’ molto più ampia della precedente, immersa in una penombra grigiastra. Non ha nulla di familiare. Sul lato opposto degli edifici, corre un muretto malandato e segnato da graffiti; c’è anche una lucertola che si dilegua al mio passaggio. Se la via di prima era super affollata, questa è quasi deserta. Dico “quasi” perché sopraggiunge una ragazza che cammina nella mia direzione. Colto da un desiderio improvviso, mi avvicino e provo subito a baciarla, ma lei si ritrae spaventata; comincio ad accarezzarla e le parlo con gentilezza, rassicurandola per farle capire che non ha niente da temere, così alla fine acconsente. Provo a rendere quel bacio un po’ più “intimo”, ma c’è qualcosa di strano… Sento la lingua premere contro una superficie dura e liscia e mi rendo conto che si tratta dei miei stessi denti… Ho coinvolto la lingua del corpo fisico e la sto muovendo dentro la bocca. Deluso, mi separo da lei, ma la scena circostante cambia: ora siamo in una specie di rimessa per le barche, a bordo di un piccolo yacht. Ci sono altri PO che fanno sesso tra loro. Qui la lucidità cala drasticamente e mi lascio trasportare dalla situazione, unendomi al gruppo; senza scendere nei dettagli, dico solo che l’atto in sé è piuttosto realistico, ma le sensazioni sono fin troppo tenui e ovattate (anche in questo caso subentrano interferenze dal corpo fisico). Pian piano sprofondo nell’incoscienza…
(2/2/2024)
PRESENZE IPNAGOGICHE
Falso risveglio consapevole. Nell’oscurità della camera, percepisco una presenza femminile che cammina intorno al letto. Compie metà giro, quindi si ferma e mi si siede sulle gambe, ne avverto chiaramente il peso. Le sue mani iniziano ad armeggiare vicino al mio collo, non capisco cosa stia facendo, sembra quasi che mi voglia sistemare il colletto del pigiama. D’improvviso, ecco che si protende in avanti e mi morde la gola. Non provo alcun dolore, ma sento i suoi denti premere contro la pelle. Sono più che altro perplesso: è forse una specie di vampira? Poi ogni percezione sfuma, mi ritrovo di nuovo solo. Un attimo dopo, si fa avanti una presenza diversa, uno strano essere della statura di un bambino, che emana un’intelligenza a metà strada fra quella umana e animale; si arrampica sul mio petto ed emette strani squittii. Seccato da questi bizzarri visitatori, mi alzo in piedi e mi dirigo verso la porta del corridoio. L’esserino si avvinghia al mio corpo, spostandosi sulla schiena e rimanendo appeso lì come uno zaino, senza alcuna intenzione di mollare la presa. Per fortuna non commetto l’errore di alimentarlo con la mia attenzione, anzi lo ignoro volutamente e infatti di lì a poco non c’è più traccia di lui. (…)
(6/2/2024)
PIANTE SENZIENTI
Divento lucido nel buio assoluto. Muovendomi a tentoni, mi avvicino alla finestra della mia camera, anche se non riesco a trovare la maniglia per aprirla; le mie dita sentono solo la superficie liscia e fredda di parecchie vetrate, poste una di fianco all’altra. Mi sforzo di non andare nel panico, appoggio entrambe le mani sul vetro di fronte a me e lo spingo con decisione, aprendolo nel mezzo come se fosse una porta. Così facendo, riesco ad uscire in cortile. Intravedo appena il pavimento e le pareti, oltre a quelli che sembrerebbero due ombrelloni da spiaggia. Ne afferro uno, lo apro e lo esamino con attenzione; noto che la stoffa è ornata da fasce colorate. Avendo focalizzato la mia attenzione sulla scena circostante, ecco che questa si rischiara in pochi secondi. Guardandomi attorno, scopro che il cortile è pieno di vasi con all’interno cespugli rigogliosi, calle di un bel giallo vivace e altri fiori bianchi a mazzetti. Getto via l’ombrellone e, senza volerlo, colpisco un paio di vasi e le piante al loro interno; mi scuso istintivamente per quel gesto così brusco, quasi parlando tra me, ma ecco che tutte le piante iniziano a ondeggiare ritmicamente da destra a sinistra e viceversa, col fogliame che fruscia in modo molto rumoroso. Sembra proprio che stiano cercando di comunicare: capisco che hanno accettato le mie scuse e percepisco molto chiaramente la loro benevolenza nei miei confronti. (…)
(9/2/2024)
DUE CHIACCHIERE IN SPIAGGIA
Divento consapevole nel buio assoluto, sto fluttuando in un grande vuoto nero. Per un po’ mi diverto a volare a tutta velocità e roteare su me stesso come una trottola, quando all’improvviso mi ritrovo in un ambiente onirico già formato: sono al mare e sto facendo il bagno, l’acqua mi arriva fino al petto. Mi guardo intorno, sconcertato dal rapido cambiamento; ci sono vari PO con me, tra cui anche Eddie, nel nuovo aspetto che ha assunto ultimamente (è diventato un uomo tra i 40 e i 50 anni, di corporatura più massiccia e una folta barba hipster). Sotto il pelo dell’acqua intravedo due grandi masse scure di forma irregolare che per qualche istante mi inquietano, poi giungo alla conclusione che deve trattarsi di elefanti oppure ippopotami, completamente immersi. Faccio alcune bracciate all’indietro, deciso a tornare a riva, e perdo di vista anche Eddie. Altra variazione istantanea e sono già in spiaggia, vicino a quello che sembrerebbe un chiosco. Ci sono diversi clienti che chiacchierano e bevono, così mi ricordo della task di conversare coi PO. Mi avvicino alla prima ragazza a tiro, una bella moretta con un vestito attillato.
“Ciao, ti spiace se ti faccio qualche domanda? Ci vorrà solo un minuto, giuro!”, esordisco.
Lei per un attimo sembra spiazzata, però acconsente.
“Quanti anni hai?”, le chiedo.
“Venti”, risponde. E’ compatibile col suo aspetto.
“E da quanti anni sei morta?”, la provoco, per vedere se coglie la contraddizione logica.
“Sessanta”, replica senza esitare.
“Ah… Che decennio era sessant’anni fa?”, proseguo.
Allora lei si acciglia, sforzandosi di ragionare.
“Intendo in modo generico, eh! Anni Ottanta, Novanta…?”, preciso.
La ragazza continua a tacere, capisco che sta cercando di calcolarlo mentalmente.
“Dovresti semplicemente ricordartelo, non c'è bisogno di fare il conto…”, le faccio notare, quindi decido di cambiare argomento e le chiedo come si chiama.
“Hmmm…”, risponde lei, ancora pensierosa.
Le pongo un’altra domanda, ma la giovane reagisce di nuovo con un mugugno. Capisco che l’ho mandata in confusione, ormai si è come chiusa in sé stessa. (…)
(15/2/2024)
CONTROLLO DEI PO
(…) Cerco di attraversare la strada di fronte a casa mia, ma è talmente affollata di PO che camminano da renderlo impossibile, non riesco ad aprirmi un passaggio nella calca. La situazione sembra sopraffarmi, sento che mi manca l’aria, così esclamo: “Basta, fermi tutti!”. Come già successo in un sogno precedente, anche stavolta la mia voce risuona forte e amplificata; non lo faccio di proposito, sembra una semplice conseguenza della mia intenzione di farmi ascoltare dai presenti. Il risultato, comunque, è sorprendente: tutti i PO si immobilizzano all’istante, bloccandosi nella posizione in cui si trovano. In questo modo, riesco facilmente a sgusciare tra loro e raggiungere l’altro lato della via. Ora voglio oltrepassare gli edifici che mi sbarrano il cammino e utilizzo la tecnica della fune per sollevarmi in volo; seppur con qualche difficoltà, comincio a fluttuare a mezz’aria. Dapprima perdo quota, atterrando sul tettuccio di un’automobile parcheggiata, poi mi do uno slancio deciso e riesco a sorvolare l’intero palazzo, atterrando nella strada parallela. E’ molto più ampia della precedente, immersa in una penombra grigiastra. Non ha nulla di familiare. Sul lato opposto degli edifici, corre un muretto malandato e segnato da graffiti; c’è anche una lucertola che si dilegua al mio passaggio. Se la via di prima era super affollata, questa è quasi deserta. Dico “quasi” perché sopraggiunge una ragazza che cammina nella mia direzione. Colto da un desiderio improvviso, mi avvicino e provo subito a baciarla, ma lei si ritrae spaventata; comincio ad accarezzarla e le parlo con gentilezza, rassicurandola per farle capire che non ha niente da temere, così alla fine acconsente. Provo a rendere quel bacio un po’ più “intimo”, ma c’è qualcosa di strano… Sento la lingua premere contro una superficie dura e liscia e mi rendo conto che si tratta dei miei stessi denti… Ho coinvolto la lingua del corpo fisico e la sto muovendo dentro la bocca. Deluso, mi separo da lei, ma la scena circostante cambia: ora siamo in una specie di rimessa per le barche, a bordo di un piccolo yacht. Ci sono altri PO che fanno sesso tra loro. Qui la lucidità cala drasticamente e mi lascio trasportare dalla situazione, unendomi al gruppo; senza scendere nei dettagli, dico solo che l’atto in sé è piuttosto realistico, ma le sensazioni sono fin troppo tenui e ovattate (anche in questo caso subentrano interferenze dal corpo fisico). Pian piano sprofondo nell’incoscienza…
(2/2/2024)
PRESENZE IPNAGOGICHE
Falso risveglio consapevole. Nell’oscurità della camera, percepisco una presenza femminile che cammina intorno al letto. Compie metà giro, quindi si ferma e mi si siede sulle gambe, ne avverto chiaramente il peso. Le sue mani iniziano ad armeggiare vicino al mio collo, non capisco cosa stia facendo, sembra quasi che mi voglia sistemare il colletto del pigiama. D’improvviso, ecco che si protende in avanti e mi morde la gola. Non provo alcun dolore, ma sento i suoi denti premere contro la pelle. Sono più che altro perplesso: è forse una specie di vampira? Poi ogni percezione sfuma, mi ritrovo di nuovo solo. Un attimo dopo, si fa avanti una presenza diversa, uno strano essere della statura di un bambino, che emana un’intelligenza a metà strada fra quella umana e animale; si arrampica sul mio petto ed emette strani squittii. Seccato da questi bizzarri visitatori, mi alzo in piedi e mi dirigo verso la porta del corridoio. L’esserino si avvinghia al mio corpo, spostandosi sulla schiena e rimanendo appeso lì come uno zaino, senza alcuna intenzione di mollare la presa. Per fortuna non commetto l’errore di alimentarlo con la mia attenzione, anzi lo ignoro volutamente e infatti di lì a poco non c’è più traccia di lui. (…)
(6/2/2024)
PIANTE SENZIENTI
Divento lucido nel buio assoluto. Muovendomi a tentoni, mi avvicino alla finestra della mia camera, anche se non riesco a trovare la maniglia per aprirla; le mie dita sentono solo la superficie liscia e fredda di parecchie vetrate, poste una di fianco all’altra. Mi sforzo di non andare nel panico, appoggio entrambe le mani sul vetro di fronte a me e lo spingo con decisione, aprendolo nel mezzo come se fosse una porta. Così facendo, riesco ad uscire in cortile. Intravedo appena il pavimento e le pareti, oltre a quelli che sembrerebbero due ombrelloni da spiaggia. Ne afferro uno, lo apro e lo esamino con attenzione; noto che la stoffa è ornata da fasce colorate. Avendo focalizzato la mia attenzione sulla scena circostante, ecco che questa si rischiara in pochi secondi. Guardandomi attorno, scopro che il cortile è pieno di vasi con all’interno cespugli rigogliosi, calle di un bel giallo vivace e altri fiori bianchi a mazzetti. Getto via l’ombrellone e, senza volerlo, colpisco un paio di vasi e le piante al loro interno; mi scuso istintivamente per quel gesto così brusco, quasi parlando tra me, ma ecco che tutte le piante iniziano a ondeggiare ritmicamente da destra a sinistra e viceversa, col fogliame che fruscia in modo molto rumoroso. Sembra proprio che stiano cercando di comunicare: capisco che hanno accettato le mie scuse e percepisco molto chiaramente la loro benevolenza nei miei confronti. (…)
(9/2/2024)
DUE CHIACCHIERE IN SPIAGGIA
Divento consapevole nel buio assoluto, sto fluttuando in un grande vuoto nero. Per un po’ mi diverto a volare a tutta velocità e roteare su me stesso come una trottola, quando all’improvviso mi ritrovo in un ambiente onirico già formato: sono al mare e sto facendo il bagno, l’acqua mi arriva fino al petto. Mi guardo intorno, sconcertato dal rapido cambiamento; ci sono vari PO con me, tra cui anche Eddie, nel nuovo aspetto che ha assunto ultimamente (è diventato un uomo tra i 40 e i 50 anni, di corporatura più massiccia e una folta barba hipster). Sotto il pelo dell’acqua intravedo due grandi masse scure di forma irregolare che per qualche istante mi inquietano, poi giungo alla conclusione che deve trattarsi di elefanti oppure ippopotami, completamente immersi. Faccio alcune bracciate all’indietro, deciso a tornare a riva, e perdo di vista anche Eddie. Altra variazione istantanea e sono già in spiaggia, vicino a quello che sembrerebbe un chiosco. Ci sono diversi clienti che chiacchierano e bevono, così mi ricordo della task di conversare coi PO. Mi avvicino alla prima ragazza a tiro, una bella moretta con un vestito attillato.
“Ciao, ti spiace se ti faccio qualche domanda? Ci vorrà solo un minuto, giuro!”, esordisco.
Lei per un attimo sembra spiazzata, però acconsente.
“Quanti anni hai?”, le chiedo.
“Venti”, risponde. E’ compatibile col suo aspetto.
“E da quanti anni sei morta?”, la provoco, per vedere se coglie la contraddizione logica.
“Sessanta”, replica senza esitare.
“Ah… Che decennio era sessant’anni fa?”, proseguo.
Allora lei si acciglia, sforzandosi di ragionare.
“Intendo in modo generico, eh! Anni Ottanta, Novanta…?”, preciso.
La ragazza continua a tacere, capisco che sta cercando di calcolarlo mentalmente.
“Dovresti semplicemente ricordartelo, non c'è bisogno di fare il conto…”, le faccio notare, quindi decido di cambiare argomento e le chiedo come si chiama.
“Hmmm…”, risponde lei, ancora pensierosa.
Le pongo un’altra domanda, ma la giovane reagisce di nuovo con un mugugno. Capisco che l’ho mandata in confusione, ormai si è come chiusa in sé stessa. (…)
(15/2/2024)
Molto interessante il tuo diario!
Personalmente ci trovo una profondità di contenuti che raramente si trova nei resoconti di esperienze oniriche.
Forse i tuoi inizi come 'viaggiatore astrale' possono aver in qualche modo condizionato le esperienze successive...chissà
Personalmente ci trovo una profondità di contenuti che raramente si trova nei resoconti di esperienze oniriche.
Forse i tuoi inizi come 'viaggiatore astrale' possono aver in qualche modo condizionato le esperienze successive...chissà
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Ciao, Olrac. I complimenti fanno sempre piacere, soprattutto se arrivano proprio da chi ha il diario più corposo e impressionante del forum... Anche se al momento preferisco inquadrare le mie esperienze in un'ottica più "scientifica", faccio comunque tesoro del mio passato e cerco di tenere la mente il più possibile aperta. Ho tanti progetti per i prossimi mesi, spero solo che i mille impegni quotidiani mi lascino energie sufficienti per metterli in atto (da questo punto di vista, gennaio è stato a dir poco disastroso).
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PRESENZA IPNAGOGICA OSTILE
Sono sdraiato all’ingiù, nel buio, e capisco di trovarmi in un falso risveglio. Una delle mie braccia è stesa lungo il fianco, col palmo della mano aperto; senza volerlo, tocco una superficie morbida che sembra fatta di carne: dev’esserci qualcuno sdraiato sopra di me. Infatti, un attimo dopo si palesa una presenza maschile che comincia a mordermi la schiena con fare aggressivo. Mi alzo a sedere sul letto, però l’intruso mi schiaccia di nuovo giù con una spinta, accompagnata da grugniti animaleschi. Voglio rabbonirlo e reagisco in modo pacato, inviandogli pensieri gentili e riuscendo in qualche modo ad accarezzargli la testa, che scopro essere calva. Ho la sensazione che non sia del tutto umano. Fatto sta che la sua presa si allenta e di lì a poco non lo percepisco più. (…)
(27/2/2024)
PO RICORRENTE
(…) Entro in cucina, mediamente illuminata, e mi ritrovo davanti un PO seduto vicino al muro. E’ una donna anziana e dai lunghi capelli grigi, con lo sguardo triste e l’aria esausta: si tratta della raffigurazione onirica di una persona che esiste davvero e che fa capolino spessissimo nei miei sogni (lucidi e non, anche se tendo ad escluderla dal diario; non voglio specificare la sua identità). E’ una situazione che ho deciso di risolvere, così ne approfitto immediatamente e mi avvicino. Mi viene spontaneo sedermi sulle sue gambe come se fossi un bambino, faccia a faccia, e le prendo il volto fra le mani.
“Ascoltami bene: anche se hai questo aspetto, non sei davvero lei! Ho cercato di aiutarla per anni, ma non ho potuto fare niente…”, (i suoi occhi si arrossano dalla commozione e pure la mia voce si incrina in contemporanea), “Ma tu sei soltanto la sua immagine mentale, non devi per forza condividere il suo destino. Qui sei al sicuro e voglio che tu sia felice!”
La vecchia non ribatte nulla, però mi rivolge un sorriso pieno di speranza. L’abbraccio con forza. (…)
(29/2/2024) P.S.: non mi illudo certo di aver risolto la faccenda con questo discorsetto. Temo che dovrò insistere parecchio, prima che il PO in questione cambi atteggiamento.
PARALISI E SOGNI CONCATENATI
Ho il solito falso risveglio sentendo le vibrazioni che sfrigolano sul corpo. Che gradito ritorno, era da un pezzo che non le percepivo! Provo ad alzarmi, ma non riesco a muovere un dito, sono attanagliato dalla paralisi. I miei sforzi non servono a nulla, così le vibrazioni sfumano rapidamente e mi sveglio. Una volta tanto, ricordo di starmene immobile per tornare nel sogno; provo una sensazione ormai familiare, anche se difficile da spiegare, sembra quasi che l’aria intorno a me si stia “addensando” e capisco di essere rientrato nella fase REM. Purtroppo sono ancora immobilizzato. Mentre rifletto sul da farsi, percepisco l’arrivo di un estraneo; il mio braccio sul bordo del materasso viene sfiorato da quelle che sembrerebbero le ginocchia di qualcuno in piedi accanto al letto. Non so bene cosa fare, è una situazione insolita, così mi sforzo di mantenere la calma e tirarmi su pian piano. Forse sono ancora troppo centrato sul corpo fisico, perché ogni movimento mi costa uno sforzo enorme; ed anche quando sono finalmente in piedi, devo oppormi a una specie di risucchio che cerca di trascinarmi di nuovo verso il letto. Poi, finalmente, tutto si stabilizza. Dal punto di vista mentale sono parecchio consapevole, ma l’oscurità circostante è fittissima; provo qualche tecnica per illuminare la scena, senza effetto… Sono perplesso. Muovendomi a tentoni, tocco il muro e l’armadio, iper-realistici, poi raggiungo la finestra. Un attimo dopo, apro gli occhi: mi sono svegliato un’altra volta! Stessa procedura e rientro nel sogno. Ovviamente torna pure la paralisi. L’intruso di prima è ancora nei paraggi, stavolta inizia a infastidirmi premendo la punta delle dita sui miei fianchi, una cosa che detesto. Impossibilitato a difendermi, sento crescere la rabbia e gli ringhio contro per farlo smettere; fra l’altro, ho la curiosa impressione che sia lo stesso individuo che mi ha importunato in altri lucidi recenti. Comunque, in un modo o nell’altro, riesco di nuovo a mettermi in piedi e raggiungere la finestra; la apro e immagino di aggrapparmi a una scaletta di ferro ancorata al muro, sentendone subito i pioli sotto le dita. Così facendo, salgo in terrazza. Vengo raggiunto da una musica allegra e mi accorgo che intorno a me è pieno di gente vestita in modo elegante (in particolare, vedo una bella ragazza coi capelli neri e ricci e il vestito con le maniche a palloncino). Mi guardo attorno per capire cosa succede e mi accorgo che nella via sottostante sta avanzando un lungo corteo, ci sono luminarie accese e un’atmosfera festosa. Anche se è notte fonda, il realismo dell’insieme è notevole, la stessa scena alla luce del giorno sarebbe incredibile… Ma a lasciarmi senza parole è soprattutto il numero esorbitante di PO, devono essere almeno qualche centinaio! Allora mi viene l’idea improvvisa di alzarmi in volo di fronte a tutti per vedere la loro reazione; provo a concentrarmi sulla tecnica della fune, tuttavia i miei piedi non si schiodano dal pavimento. Mi sento pesante, capisco che proprio l’eccessivo realismo del sogno mi sta facendo dubitare della mia capacità di volare… Forse è sempre per questo motivo che ben presto perdo lucidità e tutto comincia a degradarsi, diventando sempre più incoerente.
(2/3/2024)
ILLUMINARE LO SCENARIO
Sono sdraiato a pancia in giù e divento consapevole di sognare. Sento di nuovo le vibrazioni, anche se stavolta sono limitate alla parte centrale della schiena. Provo a giocarci un po’, concentrandomi riesco a spostarle in giro per il corpo e anche a modularne leggermente l’intensità. Poi mi rendo conto che sto sprecando tempo prezioso e decido di scendere dal letto, ma chissà perché scelgo di rotolare sul materasso e lasciarmi cadere per terra. Mi alzo nel buio assoluto ed esco in cortile, come di consueto. Uso la tecnica dello sfregamento per illuminare lo scenario, sfruttando i muri e diversi canali di scolo dell’acqua piovana che trovo muovendomi a tentoni. Li sfrego ancora e ancora, mentre lo scenario si rischiara con una lentezza davvero esasperante; pian piano emergono dall’oscurità anche i soliti vasi da fiore, che tuttavia stavolta non mi danno confidenza. La procedura sembra protrarsi più a lungo del solito, mi chiedo se davvero non esista un metodo più efficace di questo… Di punto in bianco, mi ricordo della “tecnica dell’alba”, suggeritami qualche mese fa da un altro utente del forum e che avevo pure iniziato ad usare, prima che mi passasse di mente. Mi convinco che il sole stia sorgendo proprio in questo momento ed ecco che l’ambiente circostante si rischiara alla perfezione nel giro di pochi secondi! Sono contentissimo: quindi ho appena fatto sorgere il sole? Alzo gli occhi per controllare, scoprendo che il cielo è ancora buio, con tanto di stelline che scintillano… La scena che mi circonda è praticamente divisa a metà, in alto è notte fonda e dove mi trovo io è pieno giorno. Allora uso di nuovo la tecnica per illuminare anche il cielo, che si trasforma in una bella volta azzurra con qualche nuvoletta qua e là. Finalmente sembra tutto ok, ma poi scopro che il cortile è sprofondato di nuovo nel buio! Mi ostino con la tecnica e la situazione si ribalta per l’ennesima volta: lo scenario torna diurno e il cielo notturno, sembra proprio che una cosa escluda l’altra! (…)
(4/3/2024) P.S.: nella parte finale mi sono fatto un po’ prendere la mano, non dovevo impuntarmi così. In fondo, perché preoccuparsi che il cielo fosse buio? La cosa fondamentale era lo scenario circostante. Inoltre, l’accaduto sembra confermare una mia vecchia teoria, ovvero che le fonti di luce sono pressoché inutili per rischiarare un ambiente onirico (non era certo il sole a farlo), quel che conta davvero è la volontà del sognatore. Ad ogni modo, la tecnica dell’alba è molto promettente, continuerò a testarla insieme a quella dello sfregamento.
TEST VARI E TELEFONATA MISTERIOSA
All’improvviso mi accorgo di essere seduto al tavolo della cucina. “Ok, sto sognando…”, realizzo. Davanti a me c’è un piatto con delle scaloppine cucinate e già tagliate a quadretti. Prendo la forchetta e ne mangio un pezzo, non prima di averlo inzuppato nel suo sughetto, cercando di coinvolgere il meno possibile la bocca del corpo fisico. E’ buona, ha proprio il sapore della carne… Subito dopo mi alzo e, senza troppe cerimonie, spingo il piatto di lato e tiro via la prima e la seconda tovaglia: come sospettavo, di tratta sempre dello stesso tavolo rotondo e marrone, quello della mia infanzia. Mi guardo intorno, la camera è in penombra, ma riesco comunque a distinguere ogni cosa. Mi avvicino al caminetto, notando varie scatole di medicinali appoggiate sulla mensola; sulla prima che afferro, leggo chiaramente il nome di un farmaco che mia madre assumeva parecchi anni fa. Anche le altre scatoline hanno un aspetto familiare, ma non riportano nomi leggibili. C’è poi un pacchetto vuoto, che dalla foto stampigliata sopra sembrava contenere una piccola lanterna rossa, che invece non mi suggerisce nulla. Lo sguardo si sposta più in basso, scopro che nel camino ci sono dei ciocchi mezzi consumati e un po’ di brace ancora accesa. Punto la mano verso di essa ed esclamo: “Fuoco! Ardi!” In pochi secondi, compaiono delle sottili fiammelle rosse che divampano rapidamente, tingendosi poi di un bel bianco brillante. Allora mi viene un’altra idea e mi dirigo verso il lavandino… Apro il rubinetto, riempiendo d’acqua l’incavo di una mano. “Congelati!”, ordino. Mi accorgo subito che l’acqua, da trasparente che era, sta diventando biancastra. Provo a toccarla con l’altra mano e in effetti sollevo un pezzo di ghiaccio tondeggiante e dai bordi irregolari, come se non abbia avuto tempo sufficiente per congelarsi a dovere. (Ovviamente sono dei test molto frettolosi, in futuro mi dedicherò in modo più approfondito sia al fuoco che all’acqua!) Poi mi ricordo della task di esaminare il mio corpo onirico e guardo subito verso il basso: voglio scoprire come sono vestito, invece mi accorgo con sorpresa di essere a petto nudo. Ma ecco che all’improvviso si sente nell’aria la suoneria di un cellulare! Subito interessato, mi dirigo nella direzione da cui proviene. Lo trovo appoggiato su una vecchia macchina per cucire (che in realtà non si trova più a casa mia da almeno dodici anni). E’ un modello a conchiglia, antiquato e ingombrante, con tanto di antenna estraibile. Lo apro e lo porto all’orecchio.
“Pronto, chi parla?”, esclamo.
“Ciao, Danny*. Posso passare a trovarti?”
E’ una voce sconosciuta, all’apparenza di una donna anziana.
“Scusa, ma chi sei?”, ribatto.
“Sono…”, risponde, però un improvviso buco nell’audio mi impedisce di sentire il nome; chiede di nuovo se può venire a trovarmi, ma la cosa strana è che ora parla con voce maschile.
“Anzitutto, non ho ancora capito chi sei…”, sottolineo, “Inoltre vorrei farti notare che prima hai parlato con una voce femminile e adesso con una maschile, non so nemmeno se sei uomo oppure donna!”
“E tu sei uomo o donna?”, rilancia prontamente, di nuovo con voce femminile.
Quest’osservazione mi lascia di stucco… Non è un’offesa, come magari potrebbe sembrare, al contrario ha un significato molto preciso per me (riguarda una faccenda privata che non intendo spiattellare sul forum). Continuo a non capire chi sia questa persona, ma di sicuro adesso ha tutta la mia attenzione.
“Wow, sei molto sagace!”, ammetto.
Purtroppo, un istante dopo mi sveglio di colpo! Maledizione!
(5/3/2024) P.S.: *ovviamente mi ha chiamato col mio vero nome, che qui sul diario ho sostituito con “Danny” per privacy.
Sono sdraiato all’ingiù, nel buio, e capisco di trovarmi in un falso risveglio. Una delle mie braccia è stesa lungo il fianco, col palmo della mano aperto; senza volerlo, tocco una superficie morbida che sembra fatta di carne: dev’esserci qualcuno sdraiato sopra di me. Infatti, un attimo dopo si palesa una presenza maschile che comincia a mordermi la schiena con fare aggressivo. Mi alzo a sedere sul letto, però l’intruso mi schiaccia di nuovo giù con una spinta, accompagnata da grugniti animaleschi. Voglio rabbonirlo e reagisco in modo pacato, inviandogli pensieri gentili e riuscendo in qualche modo ad accarezzargli la testa, che scopro essere calva. Ho la sensazione che non sia del tutto umano. Fatto sta che la sua presa si allenta e di lì a poco non lo percepisco più. (…)
(27/2/2024)
PO RICORRENTE
(…) Entro in cucina, mediamente illuminata, e mi ritrovo davanti un PO seduto vicino al muro. E’ una donna anziana e dai lunghi capelli grigi, con lo sguardo triste e l’aria esausta: si tratta della raffigurazione onirica di una persona che esiste davvero e che fa capolino spessissimo nei miei sogni (lucidi e non, anche se tendo ad escluderla dal diario; non voglio specificare la sua identità). E’ una situazione che ho deciso di risolvere, così ne approfitto immediatamente e mi avvicino. Mi viene spontaneo sedermi sulle sue gambe come se fossi un bambino, faccia a faccia, e le prendo il volto fra le mani.
“Ascoltami bene: anche se hai questo aspetto, non sei davvero lei! Ho cercato di aiutarla per anni, ma non ho potuto fare niente…”, (i suoi occhi si arrossano dalla commozione e pure la mia voce si incrina in contemporanea), “Ma tu sei soltanto la sua immagine mentale, non devi per forza condividere il suo destino. Qui sei al sicuro e voglio che tu sia felice!”
La vecchia non ribatte nulla, però mi rivolge un sorriso pieno di speranza. L’abbraccio con forza. (…)
(29/2/2024) P.S.: non mi illudo certo di aver risolto la faccenda con questo discorsetto. Temo che dovrò insistere parecchio, prima che il PO in questione cambi atteggiamento.
PARALISI E SOGNI CONCATENATI
Ho il solito falso risveglio sentendo le vibrazioni che sfrigolano sul corpo. Che gradito ritorno, era da un pezzo che non le percepivo! Provo ad alzarmi, ma non riesco a muovere un dito, sono attanagliato dalla paralisi. I miei sforzi non servono a nulla, così le vibrazioni sfumano rapidamente e mi sveglio. Una volta tanto, ricordo di starmene immobile per tornare nel sogno; provo una sensazione ormai familiare, anche se difficile da spiegare, sembra quasi che l’aria intorno a me si stia “addensando” e capisco di essere rientrato nella fase REM. Purtroppo sono ancora immobilizzato. Mentre rifletto sul da farsi, percepisco l’arrivo di un estraneo; il mio braccio sul bordo del materasso viene sfiorato da quelle che sembrerebbero le ginocchia di qualcuno in piedi accanto al letto. Non so bene cosa fare, è una situazione insolita, così mi sforzo di mantenere la calma e tirarmi su pian piano. Forse sono ancora troppo centrato sul corpo fisico, perché ogni movimento mi costa uno sforzo enorme; ed anche quando sono finalmente in piedi, devo oppormi a una specie di risucchio che cerca di trascinarmi di nuovo verso il letto. Poi, finalmente, tutto si stabilizza. Dal punto di vista mentale sono parecchio consapevole, ma l’oscurità circostante è fittissima; provo qualche tecnica per illuminare la scena, senza effetto… Sono perplesso. Muovendomi a tentoni, tocco il muro e l’armadio, iper-realistici, poi raggiungo la finestra. Un attimo dopo, apro gli occhi: mi sono svegliato un’altra volta! Stessa procedura e rientro nel sogno. Ovviamente torna pure la paralisi. L’intruso di prima è ancora nei paraggi, stavolta inizia a infastidirmi premendo la punta delle dita sui miei fianchi, una cosa che detesto. Impossibilitato a difendermi, sento crescere la rabbia e gli ringhio contro per farlo smettere; fra l’altro, ho la curiosa impressione che sia lo stesso individuo che mi ha importunato in altri lucidi recenti. Comunque, in un modo o nell’altro, riesco di nuovo a mettermi in piedi e raggiungere la finestra; la apro e immagino di aggrapparmi a una scaletta di ferro ancorata al muro, sentendone subito i pioli sotto le dita. Così facendo, salgo in terrazza. Vengo raggiunto da una musica allegra e mi accorgo che intorno a me è pieno di gente vestita in modo elegante (in particolare, vedo una bella ragazza coi capelli neri e ricci e il vestito con le maniche a palloncino). Mi guardo attorno per capire cosa succede e mi accorgo che nella via sottostante sta avanzando un lungo corteo, ci sono luminarie accese e un’atmosfera festosa. Anche se è notte fonda, il realismo dell’insieme è notevole, la stessa scena alla luce del giorno sarebbe incredibile… Ma a lasciarmi senza parole è soprattutto il numero esorbitante di PO, devono essere almeno qualche centinaio! Allora mi viene l’idea improvvisa di alzarmi in volo di fronte a tutti per vedere la loro reazione; provo a concentrarmi sulla tecnica della fune, tuttavia i miei piedi non si schiodano dal pavimento. Mi sento pesante, capisco che proprio l’eccessivo realismo del sogno mi sta facendo dubitare della mia capacità di volare… Forse è sempre per questo motivo che ben presto perdo lucidità e tutto comincia a degradarsi, diventando sempre più incoerente.
(2/3/2024)
ILLUMINARE LO SCENARIO
Sono sdraiato a pancia in giù e divento consapevole di sognare. Sento di nuovo le vibrazioni, anche se stavolta sono limitate alla parte centrale della schiena. Provo a giocarci un po’, concentrandomi riesco a spostarle in giro per il corpo e anche a modularne leggermente l’intensità. Poi mi rendo conto che sto sprecando tempo prezioso e decido di scendere dal letto, ma chissà perché scelgo di rotolare sul materasso e lasciarmi cadere per terra. Mi alzo nel buio assoluto ed esco in cortile, come di consueto. Uso la tecnica dello sfregamento per illuminare lo scenario, sfruttando i muri e diversi canali di scolo dell’acqua piovana che trovo muovendomi a tentoni. Li sfrego ancora e ancora, mentre lo scenario si rischiara con una lentezza davvero esasperante; pian piano emergono dall’oscurità anche i soliti vasi da fiore, che tuttavia stavolta non mi danno confidenza. La procedura sembra protrarsi più a lungo del solito, mi chiedo se davvero non esista un metodo più efficace di questo… Di punto in bianco, mi ricordo della “tecnica dell’alba”, suggeritami qualche mese fa da un altro utente del forum e che avevo pure iniziato ad usare, prima che mi passasse di mente. Mi convinco che il sole stia sorgendo proprio in questo momento ed ecco che l’ambiente circostante si rischiara alla perfezione nel giro di pochi secondi! Sono contentissimo: quindi ho appena fatto sorgere il sole? Alzo gli occhi per controllare, scoprendo che il cielo è ancora buio, con tanto di stelline che scintillano… La scena che mi circonda è praticamente divisa a metà, in alto è notte fonda e dove mi trovo io è pieno giorno. Allora uso di nuovo la tecnica per illuminare anche il cielo, che si trasforma in una bella volta azzurra con qualche nuvoletta qua e là. Finalmente sembra tutto ok, ma poi scopro che il cortile è sprofondato di nuovo nel buio! Mi ostino con la tecnica e la situazione si ribalta per l’ennesima volta: lo scenario torna diurno e il cielo notturno, sembra proprio che una cosa escluda l’altra! (…)
(4/3/2024) P.S.: nella parte finale mi sono fatto un po’ prendere la mano, non dovevo impuntarmi così. In fondo, perché preoccuparsi che il cielo fosse buio? La cosa fondamentale era lo scenario circostante. Inoltre, l’accaduto sembra confermare una mia vecchia teoria, ovvero che le fonti di luce sono pressoché inutili per rischiarare un ambiente onirico (non era certo il sole a farlo), quel che conta davvero è la volontà del sognatore. Ad ogni modo, la tecnica dell’alba è molto promettente, continuerò a testarla insieme a quella dello sfregamento.
TEST VARI E TELEFONATA MISTERIOSA
All’improvviso mi accorgo di essere seduto al tavolo della cucina. “Ok, sto sognando…”, realizzo. Davanti a me c’è un piatto con delle scaloppine cucinate e già tagliate a quadretti. Prendo la forchetta e ne mangio un pezzo, non prima di averlo inzuppato nel suo sughetto, cercando di coinvolgere il meno possibile la bocca del corpo fisico. E’ buona, ha proprio il sapore della carne… Subito dopo mi alzo e, senza troppe cerimonie, spingo il piatto di lato e tiro via la prima e la seconda tovaglia: come sospettavo, di tratta sempre dello stesso tavolo rotondo e marrone, quello della mia infanzia. Mi guardo intorno, la camera è in penombra, ma riesco comunque a distinguere ogni cosa. Mi avvicino al caminetto, notando varie scatole di medicinali appoggiate sulla mensola; sulla prima che afferro, leggo chiaramente il nome di un farmaco che mia madre assumeva parecchi anni fa. Anche le altre scatoline hanno un aspetto familiare, ma non riportano nomi leggibili. C’è poi un pacchetto vuoto, che dalla foto stampigliata sopra sembrava contenere una piccola lanterna rossa, che invece non mi suggerisce nulla. Lo sguardo si sposta più in basso, scopro che nel camino ci sono dei ciocchi mezzi consumati e un po’ di brace ancora accesa. Punto la mano verso di essa ed esclamo: “Fuoco! Ardi!” In pochi secondi, compaiono delle sottili fiammelle rosse che divampano rapidamente, tingendosi poi di un bel bianco brillante. Allora mi viene un’altra idea e mi dirigo verso il lavandino… Apro il rubinetto, riempiendo d’acqua l’incavo di una mano. “Congelati!”, ordino. Mi accorgo subito che l’acqua, da trasparente che era, sta diventando biancastra. Provo a toccarla con l’altra mano e in effetti sollevo un pezzo di ghiaccio tondeggiante e dai bordi irregolari, come se non abbia avuto tempo sufficiente per congelarsi a dovere. (Ovviamente sono dei test molto frettolosi, in futuro mi dedicherò in modo più approfondito sia al fuoco che all’acqua!) Poi mi ricordo della task di esaminare il mio corpo onirico e guardo subito verso il basso: voglio scoprire come sono vestito, invece mi accorgo con sorpresa di essere a petto nudo. Ma ecco che all’improvviso si sente nell’aria la suoneria di un cellulare! Subito interessato, mi dirigo nella direzione da cui proviene. Lo trovo appoggiato su una vecchia macchina per cucire (che in realtà non si trova più a casa mia da almeno dodici anni). E’ un modello a conchiglia, antiquato e ingombrante, con tanto di antenna estraibile. Lo apro e lo porto all’orecchio.
“Pronto, chi parla?”, esclamo.
“Ciao, Danny*. Posso passare a trovarti?”
E’ una voce sconosciuta, all’apparenza di una donna anziana.
“Scusa, ma chi sei?”, ribatto.
“Sono…”, risponde, però un improvviso buco nell’audio mi impedisce di sentire il nome; chiede di nuovo se può venire a trovarmi, ma la cosa strana è che ora parla con voce maschile.
“Anzitutto, non ho ancora capito chi sei…”, sottolineo, “Inoltre vorrei farti notare che prima hai parlato con una voce femminile e adesso con una maschile, non so nemmeno se sei uomo oppure donna!”
“E tu sei uomo o donna?”, rilancia prontamente, di nuovo con voce femminile.
Quest’osservazione mi lascia di stucco… Non è un’offesa, come magari potrebbe sembrare, al contrario ha un significato molto preciso per me (riguarda una faccenda privata che non intendo spiattellare sul forum). Continuo a non capire chi sia questa persona, ma di sicuro adesso ha tutta la mia attenzione.
“Wow, sei molto sagace!”, ammetto.
Purtroppo, un istante dopo mi sveglio di colpo! Maledizione!
(5/3/2024) P.S.: *ovviamente mi ha chiamato col mio vero nome, che qui sul diario ho sostituito con “Danny” per privacy.