Degustazione a Tepreta
Sogno fatto il 20/09/2014
Inizio con il dire che sono una persona stupida perché appena fatto il lucido non mi sono alzato e non l'ho scritto subito. Ho invece dormito ancora e fatto altri due sogni compromettendo parte del ricordo. Ora mi sto sforzando e alcuni ricordi stanno tornando a galla, quindi metterò per iscritto quanto possibile. Un vero peccato perché sono certo fosse un lucido dei più stabili e più lunghi degli ultimi mesi.
Mi sveglio da un sogno che non ricordo e vedo che mia sorella deve andare a scuola. Resto un po' sveglio, vado al bagno due volte. Dopo forse una ventina di minuti mi addormento.
Sogno di essere in auto seduto su uno dei sedili posteriori di una decapottabile insieme ad L (vecchio amico che non vedo da un sacco), sua madre ed altra gente. Mentre ridiamo e scherziamo ad un semaforo (che per altro si trova all'interno di un parcheggio sotterraneo... boh) ci fermiamo accanto ad un auto piena di ragazzine che ci suonano e ridono dicendo qualche cretinata.
Prima di poter attaccare bottone l'auto passa il semaforo e gira a sinistra. Dopo un po' inizio ad avere strani pensieri. "L'auto io la girerei di qua" "Ah ma io non so i segnali stradali" "Beh chissene frega, se è un sogno posso pure guidare".
Questo via vai di pensieri mi conduce finalmente alla lucidità. Mi aggiro per quella sorta di garage/parcheggio che ha iniziato ad affollarsi di persone, tavoli e palloncini. Ora sembra una festa di compleanno che deve ancora iniziare. Dopo un po' ho un'idea: mi siedo per terra e fingo di essere ai comandi di un auto invisibile. Provo ad accelerare, sterzare ecc.. e la mia "auto" funziona perfettamente. Mi sembra di essere su un go-kart invisibile per l'altezza del veicolo ma per il resto è tutto quasi normale. Incredibilmente mi rendo conto che percepisco anche la consistenza del volante e dei pedali seppure questi non ci siano.
Dopo aver circumnavigato alcuni tavoli mi fermo vicino ad un armadio e scendo. Mi chiedo cosa potrei fare. Penso al teletrasporto, ma decido di rimandare a più tardi. "Prima provo qualcosa in questo ambiente, se mi annoio mi teletrasporto. Anche perché se dovesse crashare tutto sarebbe un peccato".
Vedo un signore filippino con i baffi (ora che sono sveglio ne ho riconosciuto la faccia, era quel tizio che faceva quel sorriso strano senza apparente motivo e metteva il video su internet. Roba di qualche anno fa non so se qualcuno ricorda). Gli chiedo che lingua parla.
Mi rendo conto che nell'emettere suoni faccio fatica e ho il fortissimo presentimento che di questo passo il sogno si frantumi.
"Il barutema" mi risponde quello.
Per evitare di sforzare la visione comunico con l'uomo telepaticamente.
Ma capisci la mia lingua?
Sì.
Ah ok, perfetto.
La visione svanisce. Dopo pochi attimi sembra che io sia seduto su uno sgabello a fissare un pavimento bianco a pallini neri. Non cerco subito di muovermi e aspetto che ciò che vedo si concretizzi meglio. Vedo poi anche le gambe di un tavolo poco più a destra e quelle di una sedia a sinistra.
Passato un po' di tempo cerco di muovere una mano e toccare uno degli oggetti. Allora però ho un flash, dove sono nel letto e in realtà mi sto toccando una coscia con la mano destra. Capisco che è meglio lasciar stare e che è finita.
Resto fermo e mi addormento subito.
Quando torno a sognare sono già lucido. Ricordo anche lo sprazzo di lucidità del sogno precedente. Sento che però questa volta l'ambiente onirico è molto stabile.
Sono in una casa di legno, fuori sembra ci sia il sole. Esco all'aperto e incrocio due ragazze, una bionda e una mora. Il loro sguardo mi rapisce in un attimo. Mi sorridono ed entrano nella casa, io proseguo verso l'esterno e mi guardo attorno. Qualcosa di quel posto mi ricorda Padova, dove sono stato di recente. Alla mia destra c'è una piccola collinetta verde e poi una grossa muraglia dal colore marroncino acceso. C'è molta gente che passeggia, anche alla mia sinistra dove una stradina di ciottoli finissimi conduce ad una piazza enorme su cui si affaccia anche una chiesa.
Chiedo a due ragazzi lì vicino dove mi trovo.
Uno mi risponde una parola troppo lunga ed incomprensibile mentre l'altro mi dice: "Tepreta".
I due hanno una breve discussione tra di loro ma poi si mettono d'accordo: "Sìsì, siamo a Tepreta"
All'inizio non ho capito bene il nome e quindi chiedo conferma: "Avete detto Tepres?"
"No, Tepreta. Te-pre-ta"
"Ok Tepreta, grazie!"
Faccio un giro per la piazza e qui ho un vuoto abnorme. Non ricordo nulla di quello che ho fatto e mi spiace troppo. Vabbè, prossima volta starò più attento...
Dopo non so quanto torno verso la casa e incontro sull'uscio di nuovo le due ragazze di prima.
Parlo con loro e salta fuori il discorso che in realtà questa città l'ha creata la mia mente. E che anche loro sono solo delle mie proiezioni.
Una delle due, quella bionda, mi schernisce subito "E come me lo dimostri?"
"Potrei cambiare qualsiasi cosa, di questo posto o di voi, come risolvere il tuo eritema alla pancia"
La ragazza solleva la maglietta scoprendo la pancia e si vede che qualcosa a livello cutaneo effettivamente non va. Lei si sente un po' offesa, come se l'avessi presa in giro per il suo fisico.
"Invece di prendermi in giro allora fai qualcosa no?"
"Non capisci, sai quanto in fretta finirà questo sogno se mi metto a giocare troppo? Lo percepisco quando ho la forza di poter fare diverse cose, e ora so che non è il caso. Hai idea di quanto duri un sogno in media?"
Lei finge di non ascoltarmi ed entra in casa per poi affacciarsi alla finestra.
"20 minuti, te lo dico io. E vuoi dirmi che da quando ci siamo visti all'inizio non è passato almeno un quarto d'ora! Il mio tempo REM è agli sgoccioli, se ho cinque minuti è ancora tanto. Preferisco godermeli con calma"
La ragazza esce fuori dalla casa e corre via. Io allora la ricorro e cerco di fermarla.
"Maddalena! Maddalena!"
La ragazza ha un attimo di esitazione durante la corsa.
"Lo vedi? Conosco il tuo nome ma non ci siamo mai presentati. Non volevo offenderti, sarebbe l'ultima cosa al mondo che vorrei. Posso dirti che guarirai facilmente e in poco tempo, su Maddalena.."
Quando la raggiungo la ragazza è sparita nel nulla. Cammino verso un bar lì vicino e tra le persone sedute vedo la ragazza mora di prima che mangia una brioche. I nostri sguardi si incrociano. Io le sorrido, trasmettendole l'idea di tutto quello che è successo e cercando di farle capire il mio affetto. È veramente questione di un microsecondo, non sono concetti che penso, semplicemente li sento e cerco di passarli con lo sguardo. La ragazza mi capisce subito e infatti mi sorride sia con la bocca che con gli occhi i quali sembrano brillare al sole.
Mi viene sete, così torno in casa. Da una parte andrei al bagno per provare l'acqua del lavandino ma poi lascio stare.
Sul ripiano della cucina c'è una bottiglia e un bicchiere. Apro la bottiglia con facilità e quando sto per versarla nel bicchiere cambio idea. "Ah fanculo, sto sognando, posso bere come mi pare". Così mi attacco direttamente al collo della bottiglia e bevo "a canna". L'acqua è quasi tiepiduccia ma basta a sciacquarmi la bocca quel che mi serviva.
Vedo che dietro di me c'è una finestra di legno chiusa. Sto per aprirla, ma ancora una volta cambio idea. "Aprirla? E se la mangiassi?"
Con una manata feroce stacco il pezzo di legno vicino alla maniglia e poi lo mangio.
"Che schifo... sa di legno! Ma come diavolo è possibile... non ho mai mangiato del legno... credo... eppure nell'assaggiarlo è come se sapessi esattamente com'è.." (ora che ci penso forse parte dell'informazione non è puramente inventata. Ad esempio i bastoncini dei gelati sono fatti di una sorta di legno).
Salto fuori dalla finestra e la via su cui si affaccia la mia casa è completamente inondata. C'è un'acqua sporca, marrognola che impedisce alle auto di passare e nella quale scorre di tutto: rami, foglie, cestini. Mi bagno una mano in quella pozza e poi mi lecco le dita per sentire il sapore.
"Questo invece fa veramente schifo!C'è anche una punta di aspro sul finale, ah, ah, ah schifo. Se non fosse un sogno sarei uno psicopatico a fare una cosa del genere"
Torno nella piazza e mi rendo conto che la città, forse per le proporzioni delle case (sia la loro struttura che si ingrandisce salendo, sia il fatto che sono più grandi delle stradine), ha un qualcosa di fiabesco.
Qui ho un altro vuoto. Ricordo solo che dopo ero al bar con dei ragazzi a bere caffè e mangiare brioche. Avevo una specie di "questione irrisolta" che dovevo sistemare. Alla fine del sogno ricordo di aver messo apposto la situazione e di aver salutato tutti quelli al bar mentre il sogno svaniva. Ed ero pure contento perché ero riuscito a finire "quella cosa" giusto in tempo. Solo che non ricordo che diavolo era..
Dopo faccio un'altro sogno (non lucido), diviso in due parti e molto contorto (tanto da farmi dubitare della mia sanità mentale alle volte... haha) che non sto a raccontare.