Sogni di UnCasoPatologicoEsaltato :D
su pittura e alchimia di non ricordo quale edizione appare l'incisione -credo fosse un'incisione- di un bimbo con la barba...
ho prestato il libro a vattelapesca chi e dunque non riesco ad esser piu' precisa.
se il libro tornerà avremo notizie piu' dettagliate altrimenti consultare in rete bimbo barbuto vedrai che simboleggia qualcosa
ho prestato il libro a vattelapesca chi e dunque non riesco ad esser piu' precisa.
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- trullitrulli
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Sai una cosa mi è capitato già di sognare cose presenti in libri che non avevo mai letto.
Mi è capitato una volta di raccontare a qualcuno un sogno che avevo fatto su un re bambino di sette anni circa, che doveva essere incoronato. Allora lui organizza la festa all'insaputa del padre esattamente come sarebbe una festa di compleanno di uno delle elementari, con cappelli di carta trombette e coriandoli e torte con le candeline. E quella persona a cui l'avevo raccontato mi ha detto che c'era un libro con la stessa medesima scena. La prossima volta che la vedo glielo chiedo perchè me l'aveva detto ma ora non me lo ricordo...
Mi è capitato una volta di raccontare a qualcuno un sogno che avevo fatto su un re bambino di sette anni circa, che doveva essere incoronato. Allora lui organizza la festa all'insaputa del padre esattamente come sarebbe una festa di compleanno di uno delle elementari, con cappelli di carta trombette e coriandoli e torte con le candeline. E quella persona a cui l'avevo raccontato mi ha detto che c'era un libro con la stessa medesima scena. La prossima volta che la vedo glielo chiedo perchè me l'aveva detto ma ora non me lo ricordo...
"Chi è a conoscenza dei misteri della volontà può trionfare anche sugli angeli"(Edgar Alan Poe "Ligeia")
"Ma io non voglio andare fra i matti" osservò Alice.
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa. (Victor Hugo)
- trullitrulli
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N# 5
Sono nella casa da cui mi sono trasferita cinque anni fa, paesaggio cupo e piovoso (è il secondo sogno grigio di fila che faccio, non mi sembra un buon segno).
Ho l'età che ho, tanto per cambiare sembra di essere in una situazione realistica, ho i vestiti di sempre e la medesima giacca a vento che è la cosa più chiara che vedo nel sogno.
Sto correndo per arrivare a scuola, è distante una decina di chilometri e sono in ritardo feroce.
Scendo e mi ritrovo nel cortile dei miei ricordi; in strada, mentre corro, essendo l'asfalto tutto coperto di pozzanghere scivolo come se avessi i pattini ai piedi, mi basta ripetere i movimenti di quando pattino per essere velocissima (ovviamente sono troppo elastica e agile, sembro quasi un acrobata, a un certo punto sono su un piede solo, sul punto di perdere l'equilibio, e passo in uno spazio strettissimo tra una macchina e l'altra evitando per miracolo di essere spalmata sotto di esse).
A metà strada sto svoltando ad una curva, non sul marciapiede ma proprio in strada, e mi accorgo di una cosa terribile: ho scordato la cartella. Ci resto veramente secca. Eccomi in un ritardo ancora più feroce.
Torno indietro alla velocità della luce, sono costretta a schivare un mucchio di gente, sono persone che abitano vicino a me nella vita reale. Ad un tratto vedo la mia prof di latino, è un immagine nettissima, sembra quasi una foto: ugualissima a com'è davvero, bassissima anche con i tacchi, cinquantenne con i capelli biondi tinti, vestita di nero, faccia cone le guance un po' cascanti, vestiti neri, magra come uno stelo, il trucco bianco sugli occhi e sulla bocca, l'unica cosa è che nella vita reale lei ha una massa di capelli riccia riccia, qui invece sono lisci con le extaintion scure. Viene nella mia direzione e io penso "Cazzo! Ora saprà che sono in ritardo!". Lei però mi passa vicino con la sua valigetta e non mi vede. Com'è che la gente nei miei sogni non mi vede? Specialmente un nemico pericoloso?
Il resto della notte sogno concetti inerenti ad Halloween e a maniere di evocare spiriti buoni e cattivi (i primi usando una bacchetta con la punta che brilla e getta scintille bianche-azzurre, i secondi con un cappello a forma di zucca con delle luci negli occhi rosse come ferite.
L'ultimo sogno riguardava le vicissitudini di una scolaresca americana venuta a visitare Roma.
Sono nella casa da cui mi sono trasferita cinque anni fa, paesaggio cupo e piovoso (è il secondo sogno grigio di fila che faccio, non mi sembra un buon segno).
Ho l'età che ho, tanto per cambiare sembra di essere in una situazione realistica, ho i vestiti di sempre e la medesima giacca a vento che è la cosa più chiara che vedo nel sogno.
Sto correndo per arrivare a scuola, è distante una decina di chilometri e sono in ritardo feroce.
Scendo e mi ritrovo nel cortile dei miei ricordi; in strada, mentre corro, essendo l'asfalto tutto coperto di pozzanghere scivolo come se avessi i pattini ai piedi, mi basta ripetere i movimenti di quando pattino per essere velocissima (ovviamente sono troppo elastica e agile, sembro quasi un acrobata, a un certo punto sono su un piede solo, sul punto di perdere l'equilibio, e passo in uno spazio strettissimo tra una macchina e l'altra evitando per miracolo di essere spalmata sotto di esse).
A metà strada sto svoltando ad una curva, non sul marciapiede ma proprio in strada, e mi accorgo di una cosa terribile: ho scordato la cartella. Ci resto veramente secca. Eccomi in un ritardo ancora più feroce.
Torno indietro alla velocità della luce, sono costretta a schivare un mucchio di gente, sono persone che abitano vicino a me nella vita reale. Ad un tratto vedo la mia prof di latino, è un immagine nettissima, sembra quasi una foto: ugualissima a com'è davvero, bassissima anche con i tacchi, cinquantenne con i capelli biondi tinti, vestita di nero, faccia cone le guance un po' cascanti, vestiti neri, magra come uno stelo, il trucco bianco sugli occhi e sulla bocca, l'unica cosa è che nella vita reale lei ha una massa di capelli riccia riccia, qui invece sono lisci con le extaintion scure. Viene nella mia direzione e io penso "Cazzo! Ora saprà che sono in ritardo!". Lei però mi passa vicino con la sua valigetta e non mi vede. Com'è che la gente nei miei sogni non mi vede? Specialmente un nemico pericoloso?
Il resto della notte sogno concetti inerenti ad Halloween e a maniere di evocare spiriti buoni e cattivi (i primi usando una bacchetta con la punta che brilla e getta scintille bianche-azzurre, i secondi con un cappello a forma di zucca con delle luci negli occhi rosse come ferite.
L'ultimo sogno riguardava le vicissitudini di una scolaresca americana venuta a visitare Roma.
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- MightyBlue
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Di sicuro non si può dire che la tua attività onirica è dormiente (che bel gioco di parole lol)
- trullitrulli
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N# 6
Sono in una specie di casetta fatta di cemento bianco, c'è tutta la mia famiglia: mio fratello, mia sorella, mia madre e il mio patringo. Solo che in più ci sono migliaia di figli di mia madre e del mio patrigno (sono tutti simili, maschi, assomigliano al padre, sono numerosi come una famiglia di conigli, e ho avuto la netta impressione che fossero stupidi, anche se non ho sognato alcun episodio che lo confermasse).
Il numero della prole per qualche motivo attira le autorità, io e i miei fratelli siamo relegati in un angolino della casa per far posto ad una commissione esaminatrice; ci intimano di non uscire dalla stanza dove siamo stati messi da parte e sbattono la porta.
Il mio patrigno va in giro a urlare furioso per non si sa cosa e se la prende anche con noi che ce ne stiamo buoni nel nostro angolo (fa davvero paura quando urla), probabilmente non gli piaceva il modo in cui stavano trattando i suoi figli. Allora io come un fantasma mi muovo per la casa e attraverso i muri, a intermittenza sono solida o gassosa, insomma vago con meno lucidità che mai e vedo che stanno misurando i miei fratellastri dalla pelle olivastra-grigiastra-marroncina (non chiedetemi che razza di colore sia!). Gli prendono tutte le misure: braccia, gambe, testa, vita, gambe, circonferenza delle cosce, del petto, del collo, del c***o (ad un certo punto gli misurano anche il buco del culo) e poi li fanno uscire tutti in giardino. Tutti quei figli giocano, sbattono tra loro, balbettano, non capisco che cosa gli vogliano fare quelle autorità e prima di capirlo decido comunque di mettere in salvo me e i miei fratelli.
Non so come ma ci troviamo fuori casa: da qui in poi il sogno prende molto la piega di un videogioco perchè andiamo in cerca di avventure. Non so se avete mai giocato ad un gioco di ruolo che si chiama Oblivion (io lo conosco da un mio amico, perchè la playstation da noi è bandita -__-') comunque il paesaggio diventa molto simile agli scenari di quel gioco, vaghiamo un po' in quell'Oblivion onirico poi ad un certo punto i miei fratelli non sono più parte del sogno, nemmeno me ne accorgo.
Comincio a fare tappe in castelli ognuno con una propria regina tutte diverse e tutte convinte di essere le sole in quel mondo ad avere una corona (non si conoscono assolutamente tra loro).
Ce n'è una che è molto fine, una che ha per metà l'aspetto di un dinosauro, una che ha delle scaglie lungo tutto il corpo, un altra che regge una bilancia e un libro, poi c'era l'ultima quella che abitava nel castello di sabbia in cima alla montagna, era scivolata giù ed aveva paura di scalare l'ostacolo.
La riporto su, ma appena mette piede sulla cima della montagna, si volta per darmi appena un occhiata e il castello e lei stessa in un secondo affondano nella terra sollevando un gran polverone di sabbia.
Poi mi sveglio.
Sono in una specie di casetta fatta di cemento bianco, c'è tutta la mia famiglia: mio fratello, mia sorella, mia madre e il mio patringo. Solo che in più ci sono migliaia di figli di mia madre e del mio patrigno (sono tutti simili, maschi, assomigliano al padre, sono numerosi come una famiglia di conigli, e ho avuto la netta impressione che fossero stupidi, anche se non ho sognato alcun episodio che lo confermasse).
Il numero della prole per qualche motivo attira le autorità, io e i miei fratelli siamo relegati in un angolino della casa per far posto ad una commissione esaminatrice; ci intimano di non uscire dalla stanza dove siamo stati messi da parte e sbattono la porta.
Il mio patrigno va in giro a urlare furioso per non si sa cosa e se la prende anche con noi che ce ne stiamo buoni nel nostro angolo (fa davvero paura quando urla), probabilmente non gli piaceva il modo in cui stavano trattando i suoi figli. Allora io come un fantasma mi muovo per la casa e attraverso i muri, a intermittenza sono solida o gassosa, insomma vago con meno lucidità che mai e vedo che stanno misurando i miei fratellastri dalla pelle olivastra-grigiastra-marroncina (non chiedetemi che razza di colore sia!). Gli prendono tutte le misure: braccia, gambe, testa, vita, gambe, circonferenza delle cosce, del petto, del collo, del c***o (ad un certo punto gli misurano anche il buco del culo) e poi li fanno uscire tutti in giardino. Tutti quei figli giocano, sbattono tra loro, balbettano, non capisco che cosa gli vogliano fare quelle autorità e prima di capirlo decido comunque di mettere in salvo me e i miei fratelli.
Non so come ma ci troviamo fuori casa: da qui in poi il sogno prende molto la piega di un videogioco perchè andiamo in cerca di avventure. Non so se avete mai giocato ad un gioco di ruolo che si chiama Oblivion (io lo conosco da un mio amico, perchè la playstation da noi è bandita -__-') comunque il paesaggio diventa molto simile agli scenari di quel gioco, vaghiamo un po' in quell'Oblivion onirico poi ad un certo punto i miei fratelli non sono più parte del sogno, nemmeno me ne accorgo.
Comincio a fare tappe in castelli ognuno con una propria regina tutte diverse e tutte convinte di essere le sole in quel mondo ad avere una corona (non si conoscono assolutamente tra loro).
Ce n'è una che è molto fine, una che ha per metà l'aspetto di un dinosauro, una che ha delle scaglie lungo tutto il corpo, un altra che regge una bilancia e un libro, poi c'era l'ultima quella che abitava nel castello di sabbia in cima alla montagna, era scivolata giù ed aveva paura di scalare l'ostacolo.
La riporto su, ma appena mette piede sulla cima della montagna, si volta per darmi appena un occhiata e il castello e lei stessa in un secondo affondano nella terra sollevando un gran polverone di sabbia.
Poi mi sveglio.
"Chi è a conoscenza dei misteri della volontà può trionfare anche sugli angeli"(Edgar Alan Poe "Ligeia")
"Ma io non voglio andare fra i matti" osservò Alice.
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa. (Victor Hugo)
- trullitrulli
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- Iscritto il: 27/02/2010, 20:14
6/3/'10
Nel primo sogno non ero presente, assistevo a una scena dove una ragazza aveva dato appuntamento di notte a un tale vicino a una piscina per farci sesso insieme. Lo aspetta in acqua. Appena arriva il ragazzo si immerge a metà, ancora vestito, quando poi però gli squilla il cellulare si allontana un momento.
Annoiata la ragazza nota un altro ragazzo che passava vicino alla piscina e lo saluta agitando la mano ingenuamente. Al ragazzo squilla una tromba in testa (vedo proprio l'immagine della sua testa e della tromba dentro che suona) e tutto contento si avvicina alla piscina. Chiacchierano due secondi e la ragazza sta già per scopare con lui anzichè con l'altro quando questo si accorge di esseresi dimenticato qualcosa.
Al che anche questo se ne va e torna l'altro. Questo si butta in piscina ma quando finalmente sebra che si farà qualcosa quella sera torna anche il secondo. Non so come il laghetto si trasforma in un laghetto dall'acqua verdastra. Il bello è che intanto quei due non se la prendono con la ragazza, anzi, se la prendono l'uno con l'altro. Allora la ragazza, antipatica e annoiata, se ne va.
Il laghetto si trasforma in un bagno asciuga. Improvvisamente compaio anche io nel sogno.
Sto su una tavola da surf (mai andata a fare surf in vita mia!) e mentre remo con le braccia la tavola prende il volo.
Non so da dove tiro fuori delle patatine e inzio a smangiucchiarmele, poi una ha un sapore strano el a sputo giù. Colpisco in testa un tizio che stava al bar (un locale che stava sopra un impalcatura di legno tipo balconcino del teatro) e urla (me lo ricordo esattamente) - Ehi! Hai sputato tanto forte che credevo mi avesse preso un uccello!-
Poi noto che sulla spiaggia stanno cercando di costruire una struttura di metallo con la forma di una castello di sabbia. Allora vado a dirgli che stanno facendo cagare, perchè c'è un solo lavoratore che deve fare tutto ed è pure un incapace. Solo che quello lì è capacissimo di tirarmi dei pezzi di metallo addosso. Li schivo tutti facendo manovre con la tavola da surf e urlo -Ehi, ma che fai??- -Scusami- dice, ma intanto mi tira un altra leva di ferro. Schivo anche quella ma a un certo punto mi sento premere sulla guancia qualcosa di bainco, lo vedo nel sogno con la cosa dell'occhio. Poi mi sveglio e scopro che era il mio cuscino.
Nel primo sogno non ero presente, assistevo a una scena dove una ragazza aveva dato appuntamento di notte a un tale vicino a una piscina per farci sesso insieme. Lo aspetta in acqua. Appena arriva il ragazzo si immerge a metà, ancora vestito, quando poi però gli squilla il cellulare si allontana un momento.
Annoiata la ragazza nota un altro ragazzo che passava vicino alla piscina e lo saluta agitando la mano ingenuamente. Al ragazzo squilla una tromba in testa (vedo proprio l'immagine della sua testa e della tromba dentro che suona) e tutto contento si avvicina alla piscina. Chiacchierano due secondi e la ragazza sta già per scopare con lui anzichè con l'altro quando questo si accorge di esseresi dimenticato qualcosa.
Al che anche questo se ne va e torna l'altro. Questo si butta in piscina ma quando finalmente sebra che si farà qualcosa quella sera torna anche il secondo. Non so come il laghetto si trasforma in un laghetto dall'acqua verdastra. Il bello è che intanto quei due non se la prendono con la ragazza, anzi, se la prendono l'uno con l'altro. Allora la ragazza, antipatica e annoiata, se ne va.
Il laghetto si trasforma in un bagno asciuga. Improvvisamente compaio anche io nel sogno.
Sto su una tavola da surf (mai andata a fare surf in vita mia!) e mentre remo con le braccia la tavola prende il volo.
Non so da dove tiro fuori delle patatine e inzio a smangiucchiarmele, poi una ha un sapore strano el a sputo giù. Colpisco in testa un tizio che stava al bar (un locale che stava sopra un impalcatura di legno tipo balconcino del teatro) e urla (me lo ricordo esattamente) - Ehi! Hai sputato tanto forte che credevo mi avesse preso un uccello!-
Poi noto che sulla spiaggia stanno cercando di costruire una struttura di metallo con la forma di una castello di sabbia. Allora vado a dirgli che stanno facendo cagare, perchè c'è un solo lavoratore che deve fare tutto ed è pure un incapace. Solo che quello lì è capacissimo di tirarmi dei pezzi di metallo addosso. Li schivo tutti facendo manovre con la tavola da surf e urlo -Ehi, ma che fai??- -Scusami- dice, ma intanto mi tira un altra leva di ferro. Schivo anche quella ma a un certo punto mi sento premere sulla guancia qualcosa di bainco, lo vedo nel sogno con la cosa dell'occhio. Poi mi sveglio e scopro che era il mio cuscino.
"Chi è a conoscenza dei misteri della volontà può trionfare anche sugli angeli"(Edgar Alan Poe "Ligeia")
"Ma io non voglio andare fra i matti" osservò Alice.
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa. (Victor Hugo)
- trullitrulli
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- Iscritto il: 27/02/2010, 20:14
Ho perso qualche giorno di sogni, tuttavia sono riuscita a ricordarne uno, il seguente (ci cui ho l’impressione che una parte abbia subito l’influenza della lettura di “Il ritratto di Dorian Gray”):
N # 8
Lo scenario era un palazzo, precisamente un Hotel, un luogo lussuoso, non so dove, in mezzo a un deserto onirico di buio pesto. Da qualche parte, sulla porta dal ponte levatoio (ricorda molto i ponti levatoi medievali), arriva un ragazzo cencioso vestito di grigio sporco.
Il tizio di guardia con la lancia in mano, che si fa grosso per spaventare quelli che arrivano
(_ _’’cosa ci fai con una lancia lunga tre metri in mano davanti a un Hotel?! pensi faccia figo?!), non si sa perché, si scosta per farlo passare e a quel punto il ponte levatoio si alza da solo.
Il ragazzino entra e messo un piede oltre la porta si ritrova subito in fondo a una vertiginosa tromba di scale da far girare la testa solo a guardarla lì sotto.
Becca un passante che sta scendendo e chi ti trova? Un vecchio che somiglia come un fratello a quello che fa il signore degli anelli.
A costui naturalmente il ragazzino sta simpatico a prima vista, lo prende per mano dandogli il benvenuto e lo porta su per scale, corridoi ecc.
Arrivano al tetto del palazzo, dove poi lo molla e…semplicemente sparisce del sogno, ce ne si dimentica.
A quel punto mi ritrovo nei panni del ragazzino, anzi quello non è un ragazzino, sono proprio io, io in persona, anche se molto spesso senza accorgermene cambio completamente. Sono una specie di creatura ermafrodita, a tratti ragazza a tratti ragazzo.
Non saprei come spiegarlo, la mia presenza non era proprio costante… quando mi sentivo il personaggio della storia ero una ragazza, quando mi sembrava di osservare dall’alto la ragazza diventava ragazzo…è assurdo!
Insomma ora ci sono e sono una ragazza, e vedo il bando di una festa appeso a un palo della luce vicino alla piscina.
Penso “Questa festa c’è ogni anno! Devo trovare dei vestiti” comincio a scendere i piani e man mano che scendo l’ambiente diventa sempre più lussuoso, una stanza è psichedelica, un’altra ha le pareti fatte di vetro e si può vedere ciò che succede nelle altre e fuori, un'altra è ricchissima, oro, cristallo, lampadari enormi e scintillanti. Mi fermo in quella stanza, dove noto che c'è anche una piscina in mezzo ai divani e alle piante ornamentali, e chi vedo in mezzo a un sacco di ragazze della mia scuola? Il prof di Italiano, quel gran figo, è nella medesima posa di quando è in corridoio, lui al centro di un gruppetto di ragazze, gongolante, con il caratteristico sorrisetto sornione stampato sulla bocca e tutte le ragazze impegnate a parlargli sorridenti a ronzargli intorno come le api sul miele.
Riconoscendolo lo saluto e lui mi risponde, poi sul bordo piscina con le gambe nell’acqua vedo mia sorella gemella Sarah che dondola la testa in uno dei suoi profondi stati di non-coscienza, troppo timida per unirsi a un gruppo: è la persona più limpida, ingenua fin quasi a sembrare stupida, e cara che io conosca. L’unica cosa che la irrita è quando la interrompo per chiederle di prestarmi qualcosa, gelosa fin all’ossessione delle proprie cose.
Guardacaso decido di buttarmi in piscina e appena mi tuffo, come succede spesso con i costumi mi scivola la roba di dosso.
A questo punto ho bisogno di qualcosa per uscire dall’acqua, e chiedo a Sarah di darmi un costume. Lei mi guarda aggrottando le sopracciglia e mi dice che non me lo vuole dare, altrimenti glielo rovino.
Io mi arrabbio e mi sporgo dall’acqua fino alla vita, quando sono sicura che nessuno del gruppo stia guardando, per fregarle il costume dalla borsa (intermezzo: piccola lotta con Sarah, riesco a buttarla in acqua e a fregarle un costume dalla borsa, un costume a righe verdi e rosa…che schifo il verde, ma fa niente).
Mi infilo il costume e corro in una cabina armadio, la cabina armadio a quanto pare da sulla porta di casa mia. Mi metto a vagare per casa mia alla ricerca di un vestito.
Nel corridoio dallo specchio enorme vaga gente che in casa mia non ci dovrebbe essere, come il prof di Italiano, un gran numero di componenti della scuola, anche loro cercano roba per vestirsi.
Riesco a chiudermi nella mia cabina armadio e a infilarmi un vestito con le paietts (come si scrive) argentate che io non possiedo, ma che possiede un negozio vicino casa mia davanti a cui passo ogni giorno.
A questo punto mi fiondo nel corridoio, ricevo un paio di complimenti per il vestito e vagando un po’ riesco a trovare la via per le scale dell’Hotel.
Ora non sono più una ragazza, non sono più neanche io, è il ragazzo di prima che corre, ha un vestito diverso, è finalmente pulito, con un fiore all’occhiello e una bottiglia di birra che sventola in giro entusiasta.
Arriva nella prima stanza dove infuria la festa e si fa trascinare dall’emozione e dall’entusiasmo degli altri, inizia a bere, a ritirarsi in angolini con le ragazze, tutti cominciano a diventare infrenabili, incontrollabili, più che divertirsi si arrabbiano, impallidiscono, se la prendono con quelli che non si stanno divertendo.
Cominciano a buttare fuori dalla finastra gente, senza alcun motivo. Li prendono per mani e piedi, li fanno dondolare e poi li gettano dalla finestra aperta con un “Olèèè!” e intonano “Scemo! Scemo!”
Alcuni cominciano anche a tirare fuori dalle tasche l’erba…in breve la stanza è piena di fumo e il ragazzo non si distingue neanche più nella folla.
La festa continua a spostarsi, a migrare nei piani inferiori, sempre più in basso, sempre più in basso.
Il ragazzo ritorna il protagonista quando, pallido, si sente la febbre sulle guance. Poi si accorge che non è febbre, che tutto il suo corpo scotta ma non per febbre, è perché il pavimento sta diventando rovente e comincia a bruciare. Il pavimento si sfascia in mille pezzi di cemento.
Siamo pochi piani sopra la cantina, ma dalla cantina sale l’inferno, distrugge i piani che lo separano dal luogo della festa e nel fuoco ingloba tutti i malvagi sfrenati festanti.
Che urlano e cadono dei buchi lasciati dal pavimento cadente, mentre dal fuoco si alza la sagoma di un uomo gigante che brucia e apre le braccia per prendere tutti quelli che cadono.
Io mi spavento, il ragazzo si spaventa. Non so se abbia corso o abbia volato, ma è scappato troppo velocemente da lì per capire che fine abbiano fatto i suoi compagni.
Mi sveglio all’improvviso terrorizzata.
Insomma! Non è da me fare sogni di significato allegorico o pedagogico!
N # 8
Lo scenario era un palazzo, precisamente un Hotel, un luogo lussuoso, non so dove, in mezzo a un deserto onirico di buio pesto. Da qualche parte, sulla porta dal ponte levatoio (ricorda molto i ponti levatoi medievali), arriva un ragazzo cencioso vestito di grigio sporco.
Il tizio di guardia con la lancia in mano, che si fa grosso per spaventare quelli che arrivano
(_ _’’cosa ci fai con una lancia lunga tre metri in mano davanti a un Hotel?! pensi faccia figo?!), non si sa perché, si scosta per farlo passare e a quel punto il ponte levatoio si alza da solo.
Il ragazzino entra e messo un piede oltre la porta si ritrova subito in fondo a una vertiginosa tromba di scale da far girare la testa solo a guardarla lì sotto.
Becca un passante che sta scendendo e chi ti trova? Un vecchio che somiglia come un fratello a quello che fa il signore degli anelli.
A costui naturalmente il ragazzino sta simpatico a prima vista, lo prende per mano dandogli il benvenuto e lo porta su per scale, corridoi ecc.
Arrivano al tetto del palazzo, dove poi lo molla e…semplicemente sparisce del sogno, ce ne si dimentica.
A quel punto mi ritrovo nei panni del ragazzino, anzi quello non è un ragazzino, sono proprio io, io in persona, anche se molto spesso senza accorgermene cambio completamente. Sono una specie di creatura ermafrodita, a tratti ragazza a tratti ragazzo.
Non saprei come spiegarlo, la mia presenza non era proprio costante… quando mi sentivo il personaggio della storia ero una ragazza, quando mi sembrava di osservare dall’alto la ragazza diventava ragazzo…è assurdo!
Insomma ora ci sono e sono una ragazza, e vedo il bando di una festa appeso a un palo della luce vicino alla piscina.
Penso “Questa festa c’è ogni anno! Devo trovare dei vestiti” comincio a scendere i piani e man mano che scendo l’ambiente diventa sempre più lussuoso, una stanza è psichedelica, un’altra ha le pareti fatte di vetro e si può vedere ciò che succede nelle altre e fuori, un'altra è ricchissima, oro, cristallo, lampadari enormi e scintillanti. Mi fermo in quella stanza, dove noto che c'è anche una piscina in mezzo ai divani e alle piante ornamentali, e chi vedo in mezzo a un sacco di ragazze della mia scuola? Il prof di Italiano, quel gran figo, è nella medesima posa di quando è in corridoio, lui al centro di un gruppetto di ragazze, gongolante, con il caratteristico sorrisetto sornione stampato sulla bocca e tutte le ragazze impegnate a parlargli sorridenti a ronzargli intorno come le api sul miele.
Riconoscendolo lo saluto e lui mi risponde, poi sul bordo piscina con le gambe nell’acqua vedo mia sorella gemella Sarah che dondola la testa in uno dei suoi profondi stati di non-coscienza, troppo timida per unirsi a un gruppo: è la persona più limpida, ingenua fin quasi a sembrare stupida, e cara che io conosca. L’unica cosa che la irrita è quando la interrompo per chiederle di prestarmi qualcosa, gelosa fin all’ossessione delle proprie cose.
Guardacaso decido di buttarmi in piscina e appena mi tuffo, come succede spesso con i costumi mi scivola la roba di dosso.
A questo punto ho bisogno di qualcosa per uscire dall’acqua, e chiedo a Sarah di darmi un costume. Lei mi guarda aggrottando le sopracciglia e mi dice che non me lo vuole dare, altrimenti glielo rovino.
Io mi arrabbio e mi sporgo dall’acqua fino alla vita, quando sono sicura che nessuno del gruppo stia guardando, per fregarle il costume dalla borsa (intermezzo: piccola lotta con Sarah, riesco a buttarla in acqua e a fregarle un costume dalla borsa, un costume a righe verdi e rosa…che schifo il verde, ma fa niente).
Mi infilo il costume e corro in una cabina armadio, la cabina armadio a quanto pare da sulla porta di casa mia. Mi metto a vagare per casa mia alla ricerca di un vestito.
Nel corridoio dallo specchio enorme vaga gente che in casa mia non ci dovrebbe essere, come il prof di Italiano, un gran numero di componenti della scuola, anche loro cercano roba per vestirsi.
Riesco a chiudermi nella mia cabina armadio e a infilarmi un vestito con le paietts (come si scrive) argentate che io non possiedo, ma che possiede un negozio vicino casa mia davanti a cui passo ogni giorno.
A questo punto mi fiondo nel corridoio, ricevo un paio di complimenti per il vestito e vagando un po’ riesco a trovare la via per le scale dell’Hotel.
Ora non sono più una ragazza, non sono più neanche io, è il ragazzo di prima che corre, ha un vestito diverso, è finalmente pulito, con un fiore all’occhiello e una bottiglia di birra che sventola in giro entusiasta.
Arriva nella prima stanza dove infuria la festa e si fa trascinare dall’emozione e dall’entusiasmo degli altri, inizia a bere, a ritirarsi in angolini con le ragazze, tutti cominciano a diventare infrenabili, incontrollabili, più che divertirsi si arrabbiano, impallidiscono, se la prendono con quelli che non si stanno divertendo.
Cominciano a buttare fuori dalla finastra gente, senza alcun motivo. Li prendono per mani e piedi, li fanno dondolare e poi li gettano dalla finestra aperta con un “Olèèè!” e intonano “Scemo! Scemo!”
Alcuni cominciano anche a tirare fuori dalle tasche l’erba…in breve la stanza è piena di fumo e il ragazzo non si distingue neanche più nella folla.
La festa continua a spostarsi, a migrare nei piani inferiori, sempre più in basso, sempre più in basso.
Il ragazzo ritorna il protagonista quando, pallido, si sente la febbre sulle guance. Poi si accorge che non è febbre, che tutto il suo corpo scotta ma non per febbre, è perché il pavimento sta diventando rovente e comincia a bruciare. Il pavimento si sfascia in mille pezzi di cemento.
Siamo pochi piani sopra la cantina, ma dalla cantina sale l’inferno, distrugge i piani che lo separano dal luogo della festa e nel fuoco ingloba tutti i malvagi sfrenati festanti.
Che urlano e cadono dei buchi lasciati dal pavimento cadente, mentre dal fuoco si alza la sagoma di un uomo gigante che brucia e apre le braccia per prendere tutti quelli che cadono.
Io mi spavento, il ragazzo si spaventa. Non so se abbia corso o abbia volato, ma è scappato troppo velocemente da lì per capire che fine abbiano fatto i suoi compagni.
Mi sveglio all’improvviso terrorizzata.
Insomma! Non è da me fare sogni di significato allegorico o pedagogico!
"Chi è a conoscenza dei misteri della volontà può trionfare anche sugli angeli"(Edgar Alan Poe "Ligeia")
"Ma io non voglio andare fra i matti" osservò Alice.
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa. (Victor Hugo)
- trullitrulli
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- Iscritto il: 27/02/2010, 20:14
Sono tipo le 4:00 di mattina, l'ho controllato quando mi sono svegliata, mi riaddormento.
Nel sogno sento un solletico di zampette che mi camminano sulla testa.
Vedo che uno scarafaggio mi zampetta sulla fronte: tantissimi scarafaggi mi zampettano su tutta la testa, la girano, passano sopra i capelli, fanno versi, sento un brulichio di animaletti anche sul collo.
Mi accorgo che gli scarafaggi mi escono dalle orecchie. Dopo che hanno fatto il giro per un po’ sui miei capelli alcuni rientrano, altri escono, altri entrano ancora e poi zampettano fuori di nuovo. Rimango per due secondi immobilizzata e terrorizzata, poi comincio ad agitarmi come se i miei capelli avessero preso fuoco. Mi scrollo gli scarafaggi dalla testa, urlo, cerco di strapparli via con le mani, poi inclino la testa e le do dei colpi forti per far uscire quanti più scarafaggi posso dalle orecchie. Mi sveglio.
Nel sogno sento un solletico di zampette che mi camminano sulla testa.
Vedo che uno scarafaggio mi zampetta sulla fronte: tantissimi scarafaggi mi zampettano su tutta la testa, la girano, passano sopra i capelli, fanno versi, sento un brulichio di animaletti anche sul collo.
Mi accorgo che gli scarafaggi mi escono dalle orecchie. Dopo che hanno fatto il giro per un po’ sui miei capelli alcuni rientrano, altri escono, altri entrano ancora e poi zampettano fuori di nuovo. Rimango per due secondi immobilizzata e terrorizzata, poi comincio ad agitarmi come se i miei capelli avessero preso fuoco. Mi scrollo gli scarafaggi dalla testa, urlo, cerco di strapparli via con le mani, poi inclino la testa e le do dei colpi forti per far uscire quanti più scarafaggi posso dalle orecchie. Mi sveglio.
"Chi è a conoscenza dei misteri della volontà può trionfare anche sugli angeli"(Edgar Alan Poe "Ligeia")
"Ma io non voglio andare fra i matti" osservò Alice.
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa. (Victor Hugo)
- trullitrulli
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Non ho aggiornato per un po'. E per un po' ho anche perso interesse nei sogni lucidi...quindi non ne ho più fatti. Ma mi ricordo parecchi sogni non lucidi che ho fatto. Stasera ne ho fatti tre.
1) Una madre spinge il figlio ventenne in una stanza e gli sbatte la porta in faccia. Non conosco la situazione precendente a questa scena. Il figlio, alto, biondo e magro, si butta contro la porta come un indemoniato e cerca di aprirla a spallate. La madre estrae un fiammifero dal vestito (avete presente quei vestiti a fiori da casalinghe americane del secolo scorso che si vedevano nei telefilm?) lo accende e lo infila nella serratura della porta di legno, che prende fuoco.
Il ragazzo da dietro la porta inizia a urlare: "Ma non sono stato io!" e insiste a voler aprire nonostante il fuoco.
La madre, nel corridoio, ascolta i suoi urli e non risponde. Ad un tratto la stanza in fiamme si apre e ne esce la testa (solo la testa) di un uomo dagli occhi strappati dalle orbite. Assomiglia vagamente a Sirius Black. "è stato lui!" urla il figlio, che combatte contro le fiamme. La porta si richiude e da dentro la stanza si vede la donna nel corridio attiguo attraverso la serratura della porta, con la bocca spalancata che grida. (Si...questa cosa fa molto film horror di serie B...finchè non imparo a fare sogni lucidi mi tocca sognare quello che c'è..)
2)Subito dopo mi trovo io a partecipare al sogno direttamente. Sono su una spiaggia in una sorta di villaggio turistico con mio padre e i miei fratelli. Sulla punta del chioschetto del bar c'è una sirena, del tipo ambulanza, che lampeggia e suona. Allora si comincia a urlare "Stanno arrivando i Talebani!". Io recupero tutti i miei fratelli, perchè in questo sogno mia sorella è una storidita che non si accorgerebbe dei Talebani nemmeno se le infilassero un revolver nel sedere e mio fratello un assatanato che sarebbe più che felice di unirsi al nemico, impossessarsi di bombe e far scoppiare i suoi famigliari con un bel botto.
Tirando i miei fratelli uno per mano, vado ad avvisare mio padre. La gente scappa, cerca di comprare i biglietti per l'aereo (non importa dove vada, basta che parta entro cinque minuti).
-Papà!- urlo -Sono arrivati i Talebani! (la località dove ci troviamo non è ben precisa, ne ho idea del perchè dovrebbero esserci i Talebani...).
Mio padre intanto va sul tapis roulant (non so come si scrive) e mi fa, nella sua beata ignoranza -Ma va! I Talebani! Ma dove! Ma quando! Non stanno arrivando i Talebani, amore, si sono sbagliati tutti-
Sto per avere una crisi di esasperazione. Intanto i Talebani arrivano davvero (in verità hanno i manganelli dei fascisti...). Trascino mio padre e la prole al mio seguito, li faccio scendere per i gradini dello scantinato e ci buttiamo fuori per un uscita secondaria.
Però, che prontezza di spirito! Me la tengo solo per i sogni tutta questa inziativa? Dunque, tirato il fiato, arriviamo in un altro villaggio turistico (perchè mio padre ha la passione dei villaggi turistici...) e, visto che non siamo andati abbastanza lontano, suona anche lì la sirena e iniziano a urlare "I Talebani! Arrivano i Talebani!".
Si ripete la scena. Avviso mio padre e lui nega spensieratamente, sorseggiando una red bull.
A questo punto piomba dall'entrata mia madre, con le mani tra i capelli, preoccupatissima. Corre vicino a me e mi tira per la manica dicendo -Ma cosa aspettate! Andatevene! I Talebani arrivano!- e io -Eh, dillo a quello lì!- e indico con un gestaccio mio padre.
Compriamo i biglietti per un aereo che ci porta lontano.
Usciamo dal villaggio prima che arrivino di nuovo. Mio padre non l'abbiamo potuto convincere a smuoversi. Non so che fine abbia fatto perchè mi sono svegliata.
3) Sono le nove di mattina. Ho ancora sonno. Giro il cuscino dal lato più fresco e ci affondo dentro. Mi addormento e sogno un libro di favole. Lo sfoglio, guardo le figure, decido di copiarle a matita. Mentre sfoglio le immagini del libro diventano il sogno. Io sparisco dalla scena ed appare un rinoceronte che si è innamorato di una mela che ha visto su un albero (bizzarro...). Le immagini fanno molto cartoni della prima infanzia, quelli dove anche gli oggetti hanno gli occhi. Il rinoceronte porta la mela ovunque. Ce l'ha sempre in bocca. La coccola, la sbaciucchia ed, infine, è talmente innamorato che dalla felicità gli spuntano le ali e vola via con la mela in braccio. (questo sogno potrebbe farvi pensare di mettermi una camicia di forza o di farmi qualche siringa...)
1) Una madre spinge il figlio ventenne in una stanza e gli sbatte la porta in faccia. Non conosco la situazione precendente a questa scena. Il figlio, alto, biondo e magro, si butta contro la porta come un indemoniato e cerca di aprirla a spallate. La madre estrae un fiammifero dal vestito (avete presente quei vestiti a fiori da casalinghe americane del secolo scorso che si vedevano nei telefilm?) lo accende e lo infila nella serratura della porta di legno, che prende fuoco.
Il ragazzo da dietro la porta inizia a urlare: "Ma non sono stato io!" e insiste a voler aprire nonostante il fuoco.
La madre, nel corridoio, ascolta i suoi urli e non risponde. Ad un tratto la stanza in fiamme si apre e ne esce la testa (solo la testa) di un uomo dagli occhi strappati dalle orbite. Assomiglia vagamente a Sirius Black. "è stato lui!" urla il figlio, che combatte contro le fiamme. La porta si richiude e da dentro la stanza si vede la donna nel corridio attiguo attraverso la serratura della porta, con la bocca spalancata che grida. (Si...questa cosa fa molto film horror di serie B...finchè non imparo a fare sogni lucidi mi tocca sognare quello che c'è..)
2)Subito dopo mi trovo io a partecipare al sogno direttamente. Sono su una spiaggia in una sorta di villaggio turistico con mio padre e i miei fratelli. Sulla punta del chioschetto del bar c'è una sirena, del tipo ambulanza, che lampeggia e suona. Allora si comincia a urlare "Stanno arrivando i Talebani!". Io recupero tutti i miei fratelli, perchè in questo sogno mia sorella è una storidita che non si accorgerebbe dei Talebani nemmeno se le infilassero un revolver nel sedere e mio fratello un assatanato che sarebbe più che felice di unirsi al nemico, impossessarsi di bombe e far scoppiare i suoi famigliari con un bel botto.
Tirando i miei fratelli uno per mano, vado ad avvisare mio padre. La gente scappa, cerca di comprare i biglietti per l'aereo (non importa dove vada, basta che parta entro cinque minuti).
-Papà!- urlo -Sono arrivati i Talebani! (la località dove ci troviamo non è ben precisa, ne ho idea del perchè dovrebbero esserci i Talebani...).
Mio padre intanto va sul tapis roulant (non so come si scrive) e mi fa, nella sua beata ignoranza -Ma va! I Talebani! Ma dove! Ma quando! Non stanno arrivando i Talebani, amore, si sono sbagliati tutti-
Sto per avere una crisi di esasperazione. Intanto i Talebani arrivano davvero (in verità hanno i manganelli dei fascisti...). Trascino mio padre e la prole al mio seguito, li faccio scendere per i gradini dello scantinato e ci buttiamo fuori per un uscita secondaria.
Però, che prontezza di spirito! Me la tengo solo per i sogni tutta questa inziativa? Dunque, tirato il fiato, arriviamo in un altro villaggio turistico (perchè mio padre ha la passione dei villaggi turistici...) e, visto che non siamo andati abbastanza lontano, suona anche lì la sirena e iniziano a urlare "I Talebani! Arrivano i Talebani!".
Si ripete la scena. Avviso mio padre e lui nega spensieratamente, sorseggiando una red bull.
A questo punto piomba dall'entrata mia madre, con le mani tra i capelli, preoccupatissima. Corre vicino a me e mi tira per la manica dicendo -Ma cosa aspettate! Andatevene! I Talebani arrivano!- e io -Eh, dillo a quello lì!- e indico con un gestaccio mio padre.
Compriamo i biglietti per un aereo che ci porta lontano.
Usciamo dal villaggio prima che arrivino di nuovo. Mio padre non l'abbiamo potuto convincere a smuoversi. Non so che fine abbia fatto perchè mi sono svegliata.
3) Sono le nove di mattina. Ho ancora sonno. Giro il cuscino dal lato più fresco e ci affondo dentro. Mi addormento e sogno un libro di favole. Lo sfoglio, guardo le figure, decido di copiarle a matita. Mentre sfoglio le immagini del libro diventano il sogno. Io sparisco dalla scena ed appare un rinoceronte che si è innamorato di una mela che ha visto su un albero (bizzarro...). Le immagini fanno molto cartoni della prima infanzia, quelli dove anche gli oggetti hanno gli occhi. Il rinoceronte porta la mela ovunque. Ce l'ha sempre in bocca. La coccola, la sbaciucchia ed, infine, è talmente innamorato che dalla felicità gli spuntano le ali e vola via con la mela in braccio. (questo sogno potrebbe farvi pensare di mettermi una camicia di forza o di farmi qualche siringa...)
"Chi è a conoscenza dei misteri della volontà può trionfare anche sugli angeli"(Edgar Alan Poe "Ligeia")
"Ma io non voglio andare fra i matti" osservò Alice.
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
"Be non hai altra scelta" disse il Gatto "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta".
Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa. (Victor Hugo)
l'ultimo sogno del rinoceronte mi è parso delizioso
i talebani mi paiono anche un po' fascisti e in quanto tali il manganello non ce lo vedo male....
io invece ieri pomeriggio ho sognato il ritorno dei nazi: il signor sarkozy che caccia gli zingari mi pare un segnale prodromo infatti.
hai una famiglia molto buffa: sono d'accordo sul vietare la play station. :-) complimenti per i tuoi sogni.
se ancora non voli volerai: la velocità della pattinata potrebbe esser un ottimo presagio e inizio al volo.
i talebani mi paiono anche un po' fascisti e in quanto tali il manganello non ce lo vedo male....
io invece ieri pomeriggio ho sognato il ritorno dei nazi: il signor sarkozy che caccia gli zingari mi pare un segnale prodromo infatti.
hai una famiglia molto buffa: sono d'accordo sul vietare la play station. :-) complimenti per i tuoi sogni.
se ancora non voli volerai: la velocità della pattinata potrebbe esser un ottimo presagio e inizio al volo.