Buongiorno a tutti, mi presento e descrivo le mie esperienze
Buongiorno a tutti, sono un ingegnere di 47 anni, mi occupo di meccatronica, da diversi anni mi sono avvicinato alle dottrine esoteriche e ho sperimentato i livelli della coscienza e i sogni lucidi.
Le tecniche le ho imparate leggendo i libri di Carlos Castaneda ho poi sperimentato poi alcune mie teorie che mia hanno portato a governare abbastanza bene i miei viaggi onirici.
Ad oggi sono arrivato ad una mia teoria che mi piacerebbe condividere con alcuni di voi per capire se altri hanno avuto la stessa intuizione.
Studiando la coscienza a livello quantistico sono giunto alla conclusione che quando si sogna, il corpo fisico ha bisogno di riposare, ma la coscienza non essendo fisica ma quantistica e pertanto non avendo la necessità di riposare si sposta e fa esperienza in un altra realtà.
Quando nei sogni lucidi vivo questa realtà nei minimi dettagli, sentendo il calore del sole sul viso, osservando ciò che mi circonda nei minimi dettagli, ho notato che non c'è differenza tra quando sogno e quando sono sveglio se non per alcuni aspetti fisici come la gravità o altro.
Quindi sono giunto a concludere che sia quella che noi consideriamo realtà da svegli sia quella che definiamo sogno mentre dormiamo, in definitiva siano la stessa cosa, ovvero una realtà olografica creata dal nostro cervello e limitata rispetto alla nostra coscienza. Qualcuno di voi ha mai pensato ad una cosa del genere?
Le tecniche le ho imparate leggendo i libri di Carlos Castaneda ho poi sperimentato poi alcune mie teorie che mia hanno portato a governare abbastanza bene i miei viaggi onirici.
Ad oggi sono arrivato ad una mia teoria che mi piacerebbe condividere con alcuni di voi per capire se altri hanno avuto la stessa intuizione.
Studiando la coscienza a livello quantistico sono giunto alla conclusione che quando si sogna, il corpo fisico ha bisogno di riposare, ma la coscienza non essendo fisica ma quantistica e pertanto non avendo la necessità di riposare si sposta e fa esperienza in un altra realtà.
Quando nei sogni lucidi vivo questa realtà nei minimi dettagli, sentendo il calore del sole sul viso, osservando ciò che mi circonda nei minimi dettagli, ho notato che non c'è differenza tra quando sogno e quando sono sveglio se non per alcuni aspetti fisici come la gravità o altro.
Quindi sono giunto a concludere che sia quella che noi consideriamo realtà da svegli sia quella che definiamo sogno mentre dormiamo, in definitiva siano la stessa cosa, ovvero una realtà olografica creata dal nostro cervello e limitata rispetto alla nostra coscienza. Qualcuno di voi ha mai pensato ad una cosa del genere?
- LuKe94
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Ciao, benvenuto! Per come la vedo io tutto è reale, però se ci pensi la dimensione del sogno non può esistere in modo indipendente dal mondo fisico (forse). Non avendo una certezza assoluta di cosa sia veramente il mondo onirico al momento lo metto in questo livello di priorità, ma sempre reale è.
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viewtopic.php?p=4#p4
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Secondo quanto studiato da me e secondo quanto letto sul libro di federico faggin sulla coscienza, sembrerebbe che le nostre esperienze siano fisiche ma olografiche , è il nostro cervello che capta le onde energetiche e le converte in ciò che percepiamo, ma in realtà è solo energia. Quindi il sogno è come se in quel momento le nostre onde energetiche vengano captate da un altro corpo che ci fa vedere l'ologramma in quel momento. Comunque approfondiremo.
- Arwen
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Ciao e benvenuto!
Season of mists and mellow fruitfulness,
Close bosom-friend of the maturing sun;
Conspiring with him how to load and bless
With fruit the vines that round the thatch-eves run;
To bend with apples the moss’d cottage-trees,
And fill all fruit with ripeness to the core...
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(John Keats)
- Reylock
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Ciao benvenuto!
Interessante, non me ne intendo abbastanza ma si penso pure io che entrambe le esperienze non siano la realtà in quanto tale, ma più una realtà creata dalla nostra mente, quindi si una sorta di esperienza olografica.
Per quanto riguarda viaggi astrali e altre esperienze, non lo so ancora. non mi esprimo.
sono curioso di leggere altro e pure le tue esperienze, buona permanenza!
Interessante, non me ne intendo abbastanza ma si penso pure io che entrambe le esperienze non siano la realtà in quanto tale, ma più una realtà creata dalla nostra mente, quindi si una sorta di esperienza olografica.
Spoiler:
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Pray. Do not wake me
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Benvenuto e grazie per la condivisione!
Quel che dici è in linea con l'approccio al sogno lucido della tradizione tibetana: come forse saprai, nella cultura buddhista, esiste una disciplina yogica specifica, detta appunto del sonno e del sogno. Secondo il loro punto di vista, la pratica del sogno lucido non è fine a se stessa, ma ha proprio lo scopo di realizzare l'illusorietà che condividono tanto il mondo onirico che quello della veglia, che il buddhismo e altre discipline orientali vedono come "maya" (un'illusione, molto ben congegnata e convincente, ma comunque un'illusione).
Naturalmente non si esprimono in termini di olografia e quantisitica, ma ritengo che siamo sulla strada giusta se, al di là delle differenze nell'impostazione e nella visione (mistica da una parte e scientifica dall'altra) o del linguaggio, arriviamo alla conclusione che si sta descrivendo uno stesso fenomeno.
Mi ha sempre colpito la distinzione tra l'impostazione della scienza occidentale e la concezione di tanta parte della mentalità orientale, così come veniva esemplificata (se non erro) nel testo "Il Tao della fisica" di Frank Capra: per gli occidentali esiste ed è reale solo ciò che può essere visto, toccato, analizzato o comunque percepito o rilevato tramite una strumentazione, meglio ancora se riproducibile in un laboratorio. Per gli orientali invece tutto ciò che appare ai sensi ed è misurabile attraverso di essi è irreale... nel senso che oggi c'è, e domani non ci sarà più. L'impermanenza dimostra l'illusorietà di ciò che sperimentiamo nella nostra vita, che è essa stessa temporanea e quindi illusoria. Solo ciò che consente la (temporanea) manifestazione di tutte le cose, ciò che è alla base di questo eterno divenire, invisibile e ineffabile, è davvero sostanziale, anche se irraggiungible all'uomo. Ecco perche fu scritto che "Il Tao di cui si può parlare, non è l'eterno Tao"
Anche restando in Occidente, dobbiamo poi ammettere che, a tutti gli effetti, quella "realtà" che noi percepiamo attraverso i sensi è, come è noto, niente altro che una decodifica e ricodificazione di impulsi (luminosi, chimico-olfattivi, meccanico-acustici, tattili, etc.) che il sistema nervoso recepisce dai sensi per trasformarli in impulsi elettrici, che poi vengono a loro volta esperiti come sensazioni, emozioni, etc etc. Come comprese molto bene Kant noi NON sperimentiamo "la cosa in sé" che è il mondo (la definì "noumeno"), ma solo i fenomeni; quindi non viviamo nel mondo, ma in una riproduzione del tutto artefatta di esso, una simulazione operata del nostro cervello che è di per sé stessa una distorsione e un accomodamento di un qualcosa che... alla fin fine è molto simile al Tao e alla analoghe elaborazioni della cultura orientale. In tempi più recenti anche il grande fisico David Bohm giunse ad una conclusione analoga: per lui, dietro tutta la sarabanda di raggi cosmici, particelle, quark, quanti e quanto altro, doveva esserci un"ordine implicito" che ci sfugge e che sostiene il Tutto, senza apparire.
Scusa la lunghezza, mi hai stimolato alla riflessione
Quel che dici è in linea con l'approccio al sogno lucido della tradizione tibetana: come forse saprai, nella cultura buddhista, esiste una disciplina yogica specifica, detta appunto del sonno e del sogno. Secondo il loro punto di vista, la pratica del sogno lucido non è fine a se stessa, ma ha proprio lo scopo di realizzare l'illusorietà che condividono tanto il mondo onirico che quello della veglia, che il buddhismo e altre discipline orientali vedono come "maya" (un'illusione, molto ben congegnata e convincente, ma comunque un'illusione).
Naturalmente non si esprimono in termini di olografia e quantisitica, ma ritengo che siamo sulla strada giusta se, al di là delle differenze nell'impostazione e nella visione (mistica da una parte e scientifica dall'altra) o del linguaggio, arriviamo alla conclusione che si sta descrivendo uno stesso fenomeno.
Mi ha sempre colpito la distinzione tra l'impostazione della scienza occidentale e la concezione di tanta parte della mentalità orientale, così come veniva esemplificata (se non erro) nel testo "Il Tao della fisica" di Frank Capra: per gli occidentali esiste ed è reale solo ciò che può essere visto, toccato, analizzato o comunque percepito o rilevato tramite una strumentazione, meglio ancora se riproducibile in un laboratorio. Per gli orientali invece tutto ciò che appare ai sensi ed è misurabile attraverso di essi è irreale... nel senso che oggi c'è, e domani non ci sarà più. L'impermanenza dimostra l'illusorietà di ciò che sperimentiamo nella nostra vita, che è essa stessa temporanea e quindi illusoria. Solo ciò che consente la (temporanea) manifestazione di tutte le cose, ciò che è alla base di questo eterno divenire, invisibile e ineffabile, è davvero sostanziale, anche se irraggiungible all'uomo. Ecco perche fu scritto che "Il Tao di cui si può parlare, non è l'eterno Tao"
Anche restando in Occidente, dobbiamo poi ammettere che, a tutti gli effetti, quella "realtà" che noi percepiamo attraverso i sensi è, come è noto, niente altro che una decodifica e ricodificazione di impulsi (luminosi, chimico-olfattivi, meccanico-acustici, tattili, etc.) che il sistema nervoso recepisce dai sensi per trasformarli in impulsi elettrici, che poi vengono a loro volta esperiti come sensazioni, emozioni, etc etc. Come comprese molto bene Kant noi NON sperimentiamo "la cosa in sé" che è il mondo (la definì "noumeno"), ma solo i fenomeni; quindi non viviamo nel mondo, ma in una riproduzione del tutto artefatta di esso, una simulazione operata del nostro cervello che è di per sé stessa una distorsione e un accomodamento di un qualcosa che... alla fin fine è molto simile al Tao e alla analoghe elaborazioni della cultura orientale. In tempi più recenti anche il grande fisico David Bohm giunse ad una conclusione analoga: per lui, dietro tutta la sarabanda di raggi cosmici, particelle, quark, quanti e quanto altro, doveva esserci un"ordine implicito" che ci sfugge e che sostiene il Tutto, senza apparire.
Scusa la lunghezza, mi hai stimolato alla riflessione