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Sesso sesso sesso

Messaggioda PK2 » 27/12/2012, 11:44

Propongo di scrivere un racconto a più mani, chiunque può contribuire con un pezzo o anche solo un'idea su come proseguirlo. Inizio io con l'incipit ;)

Era la terza volta che la incontrava, e l’attrazione per lei non era affatto diminuita. Beninteso, c’era sempre quella sensazione, quell’idea di pericolo che rendeva off limit l’idea di avvicinarsi. Però allo stesso tempo percepiva l’eccitazione della novità e l’idea, sotto la pelle, che nascondesse misteri affascinanti.
Strofinò tra loro le mani e si guardò rapidamente intorno. Era solo, l’orizzonte appariva sgombro e soltanto un lieve addensarsi in lontananza dell’aria azzurrognola dava l’idea della distanza. La luce che vedeva era innaturale, se non altro perché non gettava ombre e sembrava materializzarsi da ogni luogo: ovunque guardasse, sempre quella luminescenza biancastra che a tratti virava verso l’azzurro per poi cedere di nuovo al bianco opaco.
E di fronte lei, alta e impassibile, immobile nel suo silenzio. Anche quella volta ebbe l’impressione che lo sfidasse a fare il primo passo, ma anche quella volta qualcosa lo trattenne.
Era stata una settimana piuttosto faticosa, si avvicinava la fine del quadrimestre e i professori si erano improvvisamente ricordati che mancavano all’appello diverse interrogazioni. Soprattutto si erano accorti che la maggior parte dei vuoti nel registro di classe riguardavano lui, e avevano iniziato un assedio serrato al suo castello arroccato nell’ultimo banco, sgretolando le sue mura con armi dal nome terribile e dall’effetto anche più spaventoso: matematica, italiano, inglese, geografia astronomica, filosofia. Anche il professore di religione, alla cui ora non aveva rinunciato per pura pigrizia, pareva posseduto dall’idea di saggiare la sua spiritualità (o qualunque cosa si valutasse nella sua materia), che sospettava essere prossima a quella di un’ameba.
Il primo giorno di quel tragico periodo era riuscito quasi a scamparla, chiedendo al prof di matematica di andare al bagno all’inizio dell’ora e standoci un tempo che parve fornirgli una certa protezione. Al suo rientro in classe si era trovato addosso gli occhi dei suoi compagni puntati come mitragliatrici, e il professore gli aveva indicato la lavagna come si può indicare il patibolo a un condannato. Dopo di allora non aveva più avuto scampo e c’erano giorni in cui si era ritrovato a tornare a casa quasi barcollante, dopo tre o quattro interrogazioni di fila.
Però se Dio voleva la settimana era finita, e ora aveva tutto il sabato e la domenica da dedicare a quella bellezza, eccitante e tentatrice come solo una strega può esserlo, e allo stesso tempo distante e minacciosa. Pensò a qualcosa da fare, sentiva l’urgenza di muoversi e sapeva che il tempo stava per scadere irrimediabilmente. All’idea che avrebbe potuto non rivederla, che quella poteva essere l’ultima volta che la incontrava, gli si strinse il cuore e capì che non l’avrebbe permesso. Si disse a voce alta che non poteva succedergli niente, che era solo un sogno.
Percorse alcuni passi, si voltò un’ultima volta, quindi varcò la soglia della porta.


PS: ho cambiato il titolo per vedere se il numero di visite aumenta e di quanto :wyn:
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Ultima modifica di PK2 il 28/12/2012, 10:30, modificato 1 volta in totale.
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Re: Racconto sui sogni lucidi

Messaggioda kalpa » 28/12/2012, 3:03

Molto bello!
Non penso di essere abbastanza bravo da poter scrivere qualcosa ma magari qualche idea potrebbe venirmi in mente.
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Re: Racconto sui sogni lucidi

Messaggioda PK2 » 28/12/2012, 9:56

Visto l'entusiasmo frenetico suscitato (non spingete, calmi...), proseguo io:

All’inizio il paesaggio non sembrò cambiare di molto, si ritrovò immerso nella stessa distesa di bruma azzurrognola e luce opaca. Non riuscì a reprimere un moto di delusione, tutto quel tergiversare per rientrare in un sogno ordinario: cosa si aspettava di trovare? Poi sentì il terreno cedere ed ebbe l’impressione di scendere da una collina. Non gli venne in mente di volare e comunque si trovò quasi subito in un’altra scena. Quando stabilizzò lo sguardo si meravigliò per l’ambientazione, stupefacente anche per gli standard dei suoi sogni. Non che ci fossero cose troppo anomale, draghi o altre stranezze, anzi si trovava in una scena abbastanza ordinaria: alberi, pietre, un ruscello che si gettava in un laghetto con una elegante cascatella. Non era quello che lo stupì facendogli sgranare gli occhi (per quanto si possano sgranare gli occhi in un sogno). Furono i colori fuori del comune a catturare il suo sguardo: sembrava che ogni oggetto riverberasse tutti i colori dell’arcobaleno, vividi e sgargianti, mutevoli come i riflessi della pelle di un serpente. Non c’era sasso o foglia o tronco d’albero che non vibrasse di quest’abbondanza di riflessi cromatici. Pensò che forse era l’effetto che poteva dare qualche droga allucinogena, certo era una novità per lui. Lo stupore per l’ambientazione non gli fece dare peso al fatto che intorno non vi fossero personaggi onirici, pensiero che comunque percepì come una leggera inquietudine nelle pieghe della mente. Osservò la cascatella precipitare per un paio di metri fino al laghetto sollevando una nuvola di brillantini iridescenti, come un fuoco artificiale sparato dall’alto verso il basso. La luce ora era forte e mutevole, colma di riflessi e quasi vibrante. Si strofinò di nuovo le mani ma si sentiva lucido e stabile nel sogno, anzi, ebbe l’impressione che avrebbe potuto trattenersi lì ancora a lungo, e questo fece per un attimo risalire alla coscienza il filo d’inquietudine che era rimasto fino ad allora sopito appena sotto la soglia della sua percezione. Fece comunque una manovra di stabilizzazione e si addentrò in piccolo boschetto, cercando di catturare quanti più particolari potesse di quell’ambiente onirico. Il bosco diventò più fitto e ora i colori sembravano circondarlo e farsi sempre più vicini, quasi minacciosi. Gli sembrò di essere immerso in un mare iridescente, e pensò che quella mancanza di punti di riferimento poteva molto facilmente portarlo a smarrirsi. Si rese conto che doveva aver perso un poco di lucidità, perché l’idea di smarrirsi in un sogno non aveva tanto senso. Eppure l’inquietudine rimase ancora presente, come un monito che perdurava.
Finalmente arrivò a una piccola radura e si sentì suo malgrado sollevato. Istintivamente si portò al centro esatto dello spiazzo e osservò rapidamente intorno. Se avesse immaginato qualcosa di simile al Paradiso terrestre, probabilmente sarebbe stato come quello. Pensò che non poteva esserci un paradiso senza Eva, e il pensiero gli provocò un’ondata di desiderio. Si concentrò per far comparire una giovane donna, ma non successe nulla. Non era un sogno controllato. Chiuse gli occhi, contò fino a tre, poi li riaprì. Ancora nulla. Stava per riprovare quando qualcosa attirò la sua attenzione. Non era un rumore né un movimento, semplicemente sentiva qualcosa che si avvicinava, nascosta nel bosco e invisibile ai suoi occhi. Per qualche ragione ebbe paura, un timore che non riusciva a tener sotto controllo e che, lo sapeva, poteva portarlo rapidamente alla destabilizzazione del sogno e al risveglio. Quasi desiderò che accadesse, perché senza volerlo si ritrovò a correre lontano da quello che percepiva come un pericolo incombente, e gli sembrò di non avere più controllo del suo corpo onirico. Semplicemente il suo corpo aveva deciso di scappare e a lui non restava che osservare il paesaggio scorrergli intorno come osservando al cinema la soggettiva di una telecamera. Si ritrovò di nuovo immerso nel mare di colore e non vide altro che uno schermo di punti colorati che vibravano impazziti davanti ai suoi occhi, poi all’improvviso un’altra radura. Aveva riacquistato il controllo del suo corpo e quindi decise di fermarsi. Si ripeté che non c’era nulla da temere, che era solo un sogno. Però si posizionò di nuovo al centro esatto dello spiazzo, quindi tanto tranquillo non doveva sentirsi. Concentrò lo sguardo nel folto del bosco, nel punto da cui era giunto ma non gli riuscì di scorgere nulla. Dopo qualche minuto iniziò a tranquillizzarsi e a ragionare. Perché aveva avuto paura? Soprattutto perché non aveva pensato alla cosa più ovvia, cioè scappare in volo, o magari trasformarsi in un supereroe dai superpoteri e fronteggiare qualunque cosa gli si accostasse. Quello che però lo lasciava interdetto era il modo in cui aveva perso il controllo del suo corpo onirico, che aveva deciso di fuggire per suo conto, aldilà della sua volontà. Era così assorto in quei pensieri che il tocco della mano sul braccio lo fece sobbalzare. Si girò e si trovò di fronte Elena, la sua compagna di classe preferita. Questo lo sollevò e gli fece piacere: dunque poteva materializzare personaggi onirici e, soprattutto, personaggi che desiderava incontrare in sogno. Non si nascondeva di avere una cotta per Elena, e numerose volte aveva indirizzato le suggestioni mentali con lo scopo di farla apparire in sogno, ma senza esito. Almeno, fino ad allora. La osservò in viso e gli parve turbata. A guardarla bene non era Elena, anche se i tratti gentili le ricordavano lei. Le sopracciglia erano sottili e leggermente incurvate verso l’alto, le labbra sensuali e piene, ma non come quelle artificiali, pompate di botulino, di alcune. Erano simili alle labbra che aveva tanto desiderato baciare, nelle ipnotiche mattinate dell’ultima ora, quando la voce monotona del professore sembrava un invito al sogno ad occhi aperti. C’era però nello stesso tempo qualcosa di diverso, anche se non riusciva a capire cosa fosse. Dopo un rapido esame concluse che le somigliava, ma non poteva dirsi lei. In quel momento la ragazza gli strinse il braccio con una presa sorprendentemente forte e disse: “Che ci fai tu qui?”
Non era esattamente quello che aveva immaginato da quell’incontro e non trovò nulla da rispondere, e comunque non ne ebbe il tempo perché lei gli prese la mano e lo trascinò letteralmente via. Mentre correvano nel solito tunnel di colori sentiva la freschezza della mano della ragazza nella sua e in qualche modo questo lo rassicurò. Dentro di sé ancora sperava in una prosecuzione del sogno più congeniale, magari appartarsi insieme in qualche angolo tranquillo e giocare ad Adamo ed Eva. La frenesia con cui lei lo trascinava però lo riportò alla realtà, anzi al sogno. Percepiva di nuovo il pericolo incombente che si avvicinava, sempre più vicino dietro di loro. La corsa si era trasformata di nuovo in fuga e questa volta temeva sarebbe stata l’ultima. Un terrore folle e irrazionale lo prese, di quelli che vivono solo nei sogni. Ormai pensava solo a correre, il contatto con la mano della ragazza era sempre più impercettibile, mentre la cosa che li seguiva incombeva sempre di più, stava per raggiungerli. Finalmente, quando ormai si sentiva quasi ghermito da quel mostro sconosciuto, si voltò, mentre veniva tirato in alto da una forza incontrastabile. Tutto divenne nero, e i colori che avevano brillato così prepotentemente fino ad allora, si spensero di colpo.
Ultima modifica di PK2 il 29/12/2012, 0:03, modificato 1 volta in totale.
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Sesso sesso sesso

Messaggioda davidiust » 28/12/2012, 15:05

Eh l'idea è molto carina, ma non saprei andare avanti con un racconto... :(
La religione è un narcotico con cui l'uomo controlla la sua angoscia, ma ottunde la sua mente.

(23:03:59) Gli unici sogni che al mattino ti fanno essere di buon umore sono i lucidi. Gli incubi ti fanno chiaramente stare male, e i bei sogni ti fanno rimpiangere la vita onirica. (cit. ddsx)
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Re: Sesso sesso sesso

Messaggioda PK2 » 28/12/2012, 20:53

Boh, neanche io so come finisce ;)
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Re: Sesso sesso sesso

Messaggioda LagunaAngel » 29/12/2012, 12:21

Il mio suggerimento, sarebbe di mettere un pochino di presentazione, di contesto: ok la libertà, ma un po più di vincoli , per iniziare, danno la base di partenza su cui lanciarsi :D
La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono. (A. Einstein)
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Re: Sesso sesso sesso

Messaggioda PK2 » 29/12/2012, 12:54

LagunaAngel ha scritto:Il mio suggerimento, sarebbe di mettere un pochino di presentazione, di contesto: ok la libertà, ma un po più di vincoli , per iniziare, danno la base di partenza su cui lanciarsi :D

Chiarisci.
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Re: Sesso sesso sesso

Messaggioda LagunaAngel » 29/12/2012, 13:40

"La storia parla delle avventure (oniriche? Non oniriche?) di "sto tizio che ..."
Credo che già chiarire di più questo, darebbe un aiuto.
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Re: Sesso sesso sesso

Messaggioda PK2 » 29/12/2012, 13:58

LagunaAngel ha scritto:"La storia parla delle avventure (oniriche? Non oniriche?) di "sto tizio che ..."
Credo che già chiarire di più questo, darebbe un aiuto.

Ah, OK... Allora la storia parla delle avventure oniriche di sto tizio che... boh, poi non so come finisce, sto sviluppando la storia di giorno in giorno, quindi se ci sono idee da proporre sono benvenute :D

Ecco un altro pezzetto:
Si svegliò trafelato, seduto sul letto della sua camera, ancora con la sensazione di quel terrore inarrestabile nella mente. Per un attimo fu stupito di trovarsi lì, come se il sogno fosse la realtà e la sua cameretta, con i poster di Vasco Rossi e la console dei videogiochi, solo un mondo immaginario. Poi poco a poco recuperò la consueta lucidità e si svegliò del tutto. Era stato solo un sogno lucido, ma quante emozioni si era portato appresso! Ripensò alla ragazza incontrata nel sogno, quella che somigliava a Elena, perché non voleva ripensare alla cosa che l’aveva ghermito. Non era inusuale che avesse incubi, ma era davvero raro che questi avvenissero quando era lucido, e in genere riusciva a trasformare il sogno in modo tale da modificarlo, oppure girava su se stesso per cambiare lo scenario. Invece quel sogno sembrava fuori dal suo controllo, proprio come fuori dal controllo è la realtà di sempre. Sembrava un’altra dimensione, sia pure con le sue regole, e forse per quello si era sentito così spaesato al risveglio.
Si scosse e scese dal letto, non prima di aver scritto sul diario dei sogni quell’ultima avventura. Rilesse il sogno e notò che aveva battezzato la ragazza “Eva”, senza pensarci troppo su. Sarebbe stata Eva dunque, e mentre ripensava a lei sentì forte il desiderio di rivederla, anche se questo avrebbe forse significato trovarsi di nuovo a tu per tu con “la cosa”.
Fece colazione rimuginando gli avvenimenti della notte, tanto che la madre gli chiese se avesse ancora interrogazioni, quel giorno. Poi la routine del lunedì lo prese, e dopo la prima ora di lezione i contorni della sua avventura erano già sfumati e impalpabili, e la paura che aveva provato gli sembrò puerile e irrazionale. Elena stava concentrata al primo banco, scrivendo dei rapidi appunti sul quaderno o rileggendo le frasi scritte prima. Lui non sapeva neppure quale fosse l’argomento della lezione, perciò non doveva essere importante. Tanto il quadrimestre se l’era bello che giocato, non poteva far altro che sperare nelle sue capacità di recupero e negli “studi matti e disperatissimi”, per citare Leopardi, che in genere accompagnavano gli ultimi mesi di lezione. Lo consolava che se l’era sempre cavata con qualche debito formativo e i rimbrotti di sua madre, che ancora sperava mettesse finalmente la testa a posto. Prese un foglio per darsi un tono e iniziò a fare scarabocchi, sbirciando ogni tanto le cosce di Elena, appena nascoste dalla gonna corta che indossava quel giorno. Restò un attimo interdetto quando una pallina di carta piombò improvvisamente sopra il suo foglio. Si girò e vide il ghigno cattivo di Schiavoni, il compagno di classe più antipatico che uno potesse pensare di avere. Gli fece un gestaccio ma quello in tutta risposta gli gettò addosso un’altra pallina di carta. Senza pensarci troppo ricambiò il favore, poi la situazione gli parve così inconsueta che ricordò di fare il solito test di realtà. Immaginò di essere in un sogno, guardò le cosce di Elena ed ebbe una precisa idea di cosa avrebbe potuto fare se fosse stato davvero in un sogno, poi si tappò il naso e inspirò. Lo prese una scossa che lo lasciò per un attimo stupefatto e gli fece dimenticare anche Schiavone, che nel mentre gli aveva gettato un’altra pallina di carta. Tappò di nuovo il naso e respirò, questa volta più cautamente. Non c’era dubbio, riusciva a respirare! Strinse il naso più forte che poteva, fino a sentire un dolore acuto, poi inspirò di nuovo per la terza volta. Quindi premette l’indice sul palmo della mano e rimase immobile per diversi secondi a osservare il bozzo rosso che era spuntato sul dorso, il bubbone che ormai conosceva così bene avendolo sperimentato decine di volte nel sonno.
Non c’era dubbio: stava sognando!
Invece di galvanizzarlo la cosa lo preoccupò: un falso risveglio era davvero l’ultima cosa che si sarebbe aspettato in quella giornata così ordinaria. Si guardò di nuovo intorno e pensò che quello era veramente il modo in cui bisognava guardare le cose prima di un test di realtà: come se tutto quello che ci circonda faccia parte di un sogno. Solo che questa volta il mondo appariva troppo reale per poter essere un semplice sogno lucido. Si alzò e si avviò verso il primo banco, provocando l’immediata interruzione della lezione e concentrando gli sguardi dei compagni su di sé.
“Che c’è, Guidi, vuoi venire per caso volontario all’interrogazione?” disse il professore.
Sentì i risolini dei compagni ma non se ne preoccupò. Si rivolse invece direttamente ad Elena e disse: “Siamo in un sogno, sto sognando e tu sei nel mio sogno!”
Lei lo guardò un attimo, arcuando ancora di più le sopracciglia, in un modo che gli ricordò Eva, quando l’aveva visto solo nella radura.
“Non dire sciocchezze!”
In un’altra occasione avrebbe spiccato il volo per dimostrarglielo, ma ora non si sentiva sicuro di poterlo fare. Non era sicuro di poter fare qualsiasi cosa e questo, lo sapeva, in un sogno era il modo migliore per non riuscire a farlo.
“Siamo in un sogno, ti dico, mi sono tappato il naso e respiro.”
“Se è uno scherzo non mi piace, Guido, ci stanno guardando tutti.”
Per un attimo pensò di essersi sbagliato, che gli infallibili test di realtà avessero fallito. Non che non fosse già successo, ma in genere fallivano di indicargli lo stato di sogno, non lo stato di veglia!
Pose la mano davanti al viso di Elena e con decisione premette il dito nel mezzo del palmo, fissandola negli occhi.
“Guarda!”
Lei spostò lentamente lo sguardo dalla mano al suo viso, e aveva un’espressione triste, quasi di compassione. Guido guardò la mano e si sentì gelare: nessun rigonfiamento, niente di anormale. Un banale, dannato dito che preme un banale, dannato palmo di mano. E una banale figuraccia di merda, pensò, mentre tornava silenziosamente al suo posto.
Schiavone rideva sfacciatamente e lui senza pensarci materializzò una mela e gliela gettò addosso. Improvvisamente tutti lo guardavano di nuovo, ma con un’espressione diversa, l’espressione di sorpresa che potrebbe manifestare un manichino, o un attore a cui tolgono la scena da sotto i piedi.
L’espressione di un personaggio onirico.
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Re: Sesso sesso sesso

Messaggioda DayDreamer » 29/12/2012, 14:01

Forse ci vorrebbe un limite di testo. A me per esempio piacciono queste idee, ma la mole di quello che hai scritto intimidisce: se penso che per partecipare sarebbe giusto scrivere circa quanto te, allora la mia ghiandola della pigrizia inizia a secernere e addio :wyn:

Comunque complimenti per la prosa!
IMHO
"WILDs always happen in association with brief awakenings (sometimes one or two seconds long) from the immediate return to REM (rapid eye movement) sleep. The sleeper has a subjective impression of having been awake." (S. Laberge)

"I’ve learned how to have lucid dreams at will, so I know that it can be done, and I also know that it’s easy
— once you know how." (S. Laberge)
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