--------------
TITOLO: In missione con la ragazza-inconscio: l'uovo onirico della creazione--------------
BREVE PREMESSA: Le esperienze che ognuno di noi ha scritto e scriverà sul forum purtroppo non sono in grado di farci cogliere le emozioni, i pensieri e la straordinarietà di quello che in prima persona abbiamo vissuto durante un qualsiasi SL. Non posso immaginare quello che voi avete provato durante i sogni che considerate i più belli della vostra carriera; e viceversa. Per il concorso ho quindi scelto non il sogno lucido che personalmente credo essere il più bello (quello di cui vado più soddisfatto), anche perché esso è durato davvero poco. Ho deciso invece di raccontare un sogno lucido abbastanza lungo che si è dimostrato essere una sorta di "crossover" tra più esperienze oniriche avute in passato. Un SL che considero bello anche se non il migliore, che tuttavia credo rappresenti al meglio la tipologia di onironautica che nel bene e nel male mi contraddistingue.
Non essendo in grado di comunicare brevi attimi indescrivibili, ho preferito comunicare una lunga serie di eventi che invece, per quanto strani e complessi, lo sono.
Di quest'esperienza duratura, circa 1 giorno e mezzo percepito in 10 ore di sonno, sono abbastanza certo di ricordare solo il 50/60% di ciò che è successo; ogni tanto, infatti, ricompare nella memoria qualche frammento.
Come da regole preferisco non inventarmi parti del sogno che non sono avvenute e cercare di collegare i pezzi in cui ho qualche buco di memoria. Quindi per evidenziare i momenti che ricordo a malapena e che quindi preferisco non narrare per evitare "falsificazioni di memoria", utilizzerò i tre puntini nella parentesi "
(...)", che indicano tagli a ciò che è avvenuto.
L'intera narrazione è un sogno lucido, quindi non userò colori specifici.
Con gli *** intendo che hanno usato il mio nome o cognome reale.
Non ho fatto il sogno tutto di fila ma mi sono svegliato qualche volta riaddormentandomi dopo pochissimi secondi e ritornando nel sogno così come lo avevo lasciato.
//
(...) Mi ritrovo in piedi, nel corpo del passato me adolescente, con una valigetta di pelle nera in mano, sulla strada di fronte ad una magione gotica inserita in un viale di altre ville dalle fattezze ben più comuni. Avevo appena acquisito coscienza in seguito ad un sogno normale, privo di lucidità, di cui ricordavo solo una cosa: seguendo la trama che la mia mente aveva in qualche modo elaborato, avrei dovuto trovare il modo di aprire tale valigetta, chiusa infatti con un cilindro metallico a codice di 4 cifre. Mi era stato detto da un'anziana signora di recarmi a quel numero civico. Queste erano le informazioni che avevo memorizzato e le uniche "armi" che avevo a disposizione erano la valigetta e la consapevolezza tipica del sogno lucido. Mi dirigo verso il portone della magione, citofono e le porte si aprono: mi ritrovo davanti una hall simile a quelle di un albergo, con un tappeto rosso ricamato sul pavimento di marmo rosa che partiva da dove mi trovavo fino a giungere e a diramarsi su due scale a chiocciola, una a destra e una a sinistra, che salendo in altezza si intersecavano formando una sorta di struttura ad elica, come un DNA. Avevo già sognato un ambiente del genere, qualche anno fa. Al centro di queste due scale a spirale c'era un rettangolo verticale, presumibilmente preposto ad ospitare l'ascensore.
Decido di prendere la scala di sinistra e salgo diverse decine di gradini, notando che il palazzo in cui mi trovavo era un immenso condominio di lusso. Mi fermo davanti ad una porta familiare, simile a quella che funge da ingresso per la casa di un parente reale. Suono con il tasto e mi apre una signora dal vestito elegante rosso, dall'apparenza aristocratica che contrastava con una voce rapida ma gentile.
"Buongiorno! Sei l'amico di Francesco, vero?" Dietro di lei compare un mio ex-compagno del liceo, con cui all'epoca mi trovavo molto d'accordo. Non avevo mai visitato casa sua, di solito parlavamo a scuola o durante eventi di classe. "Sì, signora", le rispondo, nel mentre salutavo con la mano Francesco.
"Prego prego, entra pure" disse lei con un grande sorriso. Il mio amico era imbarazzato ma felice di vedermi. Entro nell'abitazione e vedo qualcosa di straordinario: un salone a dir poco enorme, forse 500 metri quadri, super-moderno ma contemporaneamente ornato di suppellettili d'oro e d'antiquariato, con un pavimento di marmo bianco e un lampadario enorme. Era strutturata come una sorta di loft costosissimo, in un perfetto mix tra mobili moderni e oggetti adatti alla residenza della Regina Elisabetta.
Io ripenso alla mia valigetta, intuendo inconsciamente che ciò che avrei dovuto fare era, forse, chiedere una mano a Francesco per aprirla. Mentre la madre continuava a fare i suoi lunghi convenevoli del tipo "Fai come se fossi a casa tua", girando per casa con una voce dolce ma alta e squillante, mi avvicino a Francesco e gli dico sottovoce: "Senti, tu puoi aiutarmi ad aprirla, vero?".
"Certo, ho il materiale necessario in camera mia, di sopra. Però ti avviso che dovrai prima sopportare un tour della casa..." Colsi poco dopo il significato di quelle parole. La donna smette di camminare, si volta verso di me e dice: "Caro ***, che ne dici? Ti piace questo pavimento? Lo lucidiamo con l'ultimo modello di "(qualcosa)bot-3000".
Noto uno di quei dispositivi circolari che puliscono casa:
https://www.oggi.it/famiglia/wp-content ... ba_645.jpgAl centro del disco c'era il simbolo della Roma, la squadra di calcio che il mio amico tifava. Il robot, passandomi vicino, disse con voce altrettanto robotica: "SAlvE, FAr-E SpazIO peR la PU-LI-Zi-a".
La donna si voltò verso destra e seguendo il suo sguardo notai che in un angolo del Salone era seduto su una sedia un uomo, evidentemente il marito e padre di Francesco, con occhiali, barba incolta e aria da intellettuale che era seduto a gambe incrociate a leggere un giornale, gustandosi la sua tazza di tè fumante, vestito in giacca e cravatta.
"Siamo molto attenti a ciò che accade nel mondo della tecnologia, compriamo sempre gli ultimi modelli dei vari dispositivi domestici...vero Robert?". Di certo il padre del mio ex-compagno non si chiamava così, ma il nome inglese si addiceva all'ambientazione nobiliare. L'uomo annuì in silenzio.
La madre camminando per la grande stanza indicava i vari mobili e i vari oggetti presenti. In realtà era una sala pressoché vuota e minimalista, dai mobili spigolosi e oggetti curvi, dove tutto era concentrato prevalentemente sui muri. Una di queste pareti attirò la mia attenzione: c'erano delle mensole con degli stendardi rossi e gialli, vicine ad una scrivania con il logo della Roma (
https://media.kickest.it/2021/08/180914 ... a-Roma.jpg), su cui c'era un portapenne con lo stesso logo, tra l'altro presenta ancora una volta su 6 matite presenti nel portapenne. C'era poi addirittura un computer Mac con un adesivo della Roma...
"A suo figlio piace il Lazio, eh?" feci la battuta, per nascondere ironicamente anche la mia volontaria ignoranza sul mondo del calcio di cui Francesco, all'epoca, era conscio.
A destra della scrivania c'era una rampa poco ripida di scale che salivano. Francesco si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: "Scusa, lo fa con tutti quando vengono a visitarci". Gli dissi di non preoccuparsi e piuttosto di dirmi se le scale portavano in camera sua, luogo in cui, lo ricordo, lui mi aveva detto di poter aprire la mia valigetta. Lui mi rispose "Affermativo, ma purtroppo ti avviso che manca ancora la cucina".
Mentre ci dirigevamo verso la cucina, ci imbattemmo in un'aspirapolvere Dyson (
https://dyson-h.assetsadobe2.com/is/ima ... 323-01.png) e la signora disse: "Ah, questo è il nostro pezzo forte!". Sentii Francesco sussurrare "Eccoci che ci risiamo...". Mi faceva ridere l'entusiasmo insensato della donna, di cui non sapevo ancora il nome (forse perché non lo ricordo), nel presentare la casa e la frustrazione del mio amico, nel sogno ancora adolescente come lo avevo lasciato al liceo.
Lei disse: "Robert, vieni qui!". Il marito tutto calmo e mezzo annoiato si avvicinò con ancora la mano impegnata dalla sua tazza fumante e cliccò sul tasto di accensione dell'aspirapolvere. "Allacciate le cinture!" disse la moglie. Neanche il tempo di chiedermi cosa stesse succedendo che l'aria intorno a noi iniziò a vibrare emettendo una sorta di forte campo elettromagnetico: la gravità si invertì e ad attrarre me, Francesco e la madre (chissà perché non gli oggetti della casa e il marito), fu il soffitto. Mi ritrovai a testa in giù a guardare il pavimento della casa sopra di me, su cui erano rimasti ancorati gli oggetti.
L'aspirapolvere a quel punto si specchiò su se stessa (è davvero difficile da descrivere a parole) in modo tale da pulire contemporaneamente soffitto e pavimento. Ma che?!?!
Iniziò a seguire una sorta di circuito inesistente emettendo un suono assordante e dopo che ebbe terminato un giro la donna urlò: "Ok, basta così!". E dolcemente tutto si calmò e fummo accompagnati piano piano dalla gravità sul pavimento, dove dovevamo essere.
"Complimenti, bell'aspirapolvere!" risposi, sistemandomi i capelli arruffati.
La madre ci portò poi in un'ala della casa in cui c'era un muro che divideva due piccole stanze, senza porta: in una stanza c'era una cucina identica a quella della casa dei miei genitori, nell'altra un tavolo, delle sedie, una televisione piatta da almeno 70 pollici e un frigorifero enorme. Arrivò Robert che si sedette nuovamente su una delle sedie, da un angolo della cucina spuntò la sorellina di Francesco (che realmente aveva) e dal corridoio vicino a queste due stanze spuntarono...3 ragazze top model ?!
"Ammazza, ti tratti bene!" dissi al PO Francesco. Lui rispose: "Non farti idee strane, sono le badanti della casa". Lo ammetto, il mio sguardo era attratto dalle ragazze.
Il padre di Francesco se ne accorse e mi disse: "Hey!"; pensavo si fosse arrabbiato (anche se non mi interessava più di tanto considerando che sapevo si trattasse di un sogno).
Invece iniziò a dire: "Allora ragazzo, che ne pensi del design della casa?". Stavo per scoppiare a ridere, questi erano fissati con la casa!
Una delle ragazze mi si avvicinò e disse, sfiorandomi con la mano: "Francesco, che amico carino che hai!". Poi si spostò verso il frigo e mi chiese se desideravo da bere. Le dissi che andava bene qualsiasi cosa e di non preoccuparsi. Pensai per un attimo di provare la Task del gusto (su qualche bevanda). Lei aprì il frigo e...nel momento in cui si piegò per prendere una bibita, il frigorifero si moltiplicò sdoppiandosi secondo dopo secondo fino a riempire completamente la parete bianca, prima vuota, che gli era accanto. Inarcai stranito le sopracciglia, sembrava di essere in un punto vendita (come Unieuro o Trony); 16 possenti frigoriferi tutti uguali.
Dissi a Robert: "Perdonatemi, ma che ve ne fate di tutti questi frigoriferi?". La sorellina di Francesco disse: "Ah, ma a noi piace avere le scorte!".
Robert iniziò poi uno sproloquio gigantesco, indovinate un pò, ancora sul design. Gli diedi corda anche perché ero curioso delle risposte di questo PO: iniziammo a discutere per qualche minuto sulla questione "design di interni". Poi iniziai a capire che stavo perdendo tempo e l'occasione di fare qualcosa di nuovo nel SL. In più ancora non avevo aperto la valigetta.
Presi Francesco per il braccio e lo portai su per le scale. Lui aprì con una chiave la porta ed iniziai ad intravedere camera sua. Dovete sapere che era un appassionato di astrofisica e dello spazio in generale, soprattutto dei razzi. La sua camera onirica rifletteva le sue passioni: un lampadario che era un sistema solare, con il Sole centrale che era la lampadina; diversi poster raffiguranti l'allunaggio, il letto avente una coperta a pattern di stelle e pianeti e modellini di razzi un pò ovunque, di varie dimensioni.
Francesco disse: "Vado a prendere la strumentazione per hackerare la tua valigetta". "Mmmhh...hackerare? Ok"
Passati poche decine di secondi di attesa, si sentì un'esplosione provenire dal piano di sotto. Corsi per vedere cosa fosse successo: la porta d'ingresso era stata buttata giù con la dinamite, il salone era stato invaso da polvere e detriti, la madre urlava correndo per casa con le mani tra i capelli, il padre buttò giù il tavolo per difendersi dietro di esso...e le tre top model tutte tranquille, una a farsi lo smalto, l'altra a lavare i piatti e l'ultima a stringere la mano ad un uomo estraneo vestito elegante, fermo in piedi all'entrata.
Dalla nube di fumo che circondava la porta scardinata entrarono in casa 6 uomini: tre si posizionarono a destra, tre a sinistra. Poi dalla penombra spuntò un uomo grasso con la bombetta, con la cravatta rossa e un sigaro tra le labbra; lui si posizionò al centro, tra i 3 uomini da una parte e 3 dall'altra. Si spolverò le spalle con la mano sinistra, si sistemò la bombetta e si accese il sigaro con l'accendino.
Poi mi fissò. La tensione che permeava la sala era palpabile. Francesco scese le scale e si mise dietro di me: "Ma cosa sta succedendo?! Mamma, papà? Tutto bene?".
L'uomo grasso, praticamente un boss mafioso, fece un gesto con il braccio e i 6 uomini in sintonia imbracciarono dei fucili e delle pistole.
Capii che era arrivato il momento di andarsene, la situazione si stava facendo scottante. Se fossi stato colpito da un proiettile, per esempio, avrei rischiato di svegliarmi dal sogno.
Feci un passo indietro e ricordai di aver visto una finestra nella camera di sopra: una via di fuga. Girai quindi i tacchi e iniziai a correre.
Sentii urlare: "Trovatelo, picciotti! Voglio quella valigetta" (immaginate accento siciliano e del tipo "
Ciuovatelo, picciuott! Voglio quell valigeetta"). Mi scuso per lo stereotipo ma è colpa del mio inconscio.
Iniziarono le sparatorie, Francesco mi chiese spaventato: "Dove vai ***? ". Ero ormai a cavalcioni sul bordo della finestra con in mano la mia fidata valigetta. "
Sorry, è stato bello" dissi e poi mi lanciai dalla finestra iniziando a volare.
(...) Parcheggio un auto (mi sembra un'Audi o una BMW grigio opaco) rubata in un garage. Adesso noto che il mio corpo era tornato normale (adulto) ed ero vestito come se stessi per andare in riunione. Sul sedile accanto a me c'era ancora una volta la valigetta. Avevo perso un pò consapevolezza e non ricordavo bene cosa fosse successo, ma avevo ancora memoria degli eventi che fino qui ho narrato. Forse non era successo addirittura niente e avevo semplicemente avuto una fase sonno Non-REM. La cosa di cui ero contento e che la trama non si era spezzata dall'ultima volta.
Decido di esplorare il posto in cui mi trovavo: esco dal garage passando dall'interno del palazzo e ancora una volta mi ritrovo in un condominio. Questa volta era futuristico, con passaggi automatici e porte che si aprivano con il riconoscimento touch. A dirla tutta, dopo aver preso un ascensore, non c'era molta scelta: avevo solo una porta davanti. Sopra c'era una telecamera, che fece un "bip" e fece spalancare la porta che si dimostrò essere scorrevole (era una lastra di metallo beige che entrava nel muro). Nell'abitazione altrettanto futuristica sembrava non esserci nessuno...troppo silenzio. Sento un fruscio provenire da un armadio, apro le ante: si era nascosta tra i vestiti una ragazza che ho incontrato già in passato, in altri sogni lucidi. La stessa ragazza che si è autodichiarata "personificazione del mio inconscio" in queste due altre esperienze:
viewtopic.php?f=10&t=12944&p=105937&hilit=miss+x#p105937 /
viewtopic.php?f=10&t=12864&start=20#p105786Tutti i PO alla fin fine lo sono (personificazioni astratte nel mondo onirico del mio inconscio), ma lei è l'unica che lo ha affermato da sola.
Era lei, l'unico PO che rivedo più volte nonostante non abbia mai incontrato qualcuno di simile nella realtà. Uno dei pochi PO che basta guardare negli occhi per comunicare, mentre con gli altri bisogna parlare e parlare e a volte non si tira fuori nessuna informazione utile. "Ah, sei tu", mi dice. Sembrava più matura del solito, più cresciuta. Si va a lavare le mani in bagno e girandosi vede la mia valigetta. Ci guardiamo negli occhi e ancora una volta ci scambiamo domande e risposte.
E' una sensazione strana, non eccessivamente entusiasmante o emozionante, più qualcosa di automatico: come se la mente facendo delle domande si rispondesse da sola, senza bisogno di parole ma con il solo pensiero informe. Capii finalmente cosa c'era dentro la valigetta: una sorta di "uovo onirico" che conteneva i "comandi" e "le stringhe di codice" che permettevano al sogno lucido di generare un mondo mentale illusorio e a me di esplorarlo/interagirci plasmandolo col pensiero.
Capii subito di essere stato influenzato dal film "Ready Player One", in cui c'è qualcosa di simile (ma con il mondo virtuale):
https://i.ytimg.com/vi/_GorI9emZOc/maxresdefault.jpgUna sorta di "pannello amministratore" del sogno stesso, della mia mente e di tutto ciò che il mondo onirico contiene.
Sapendo di avere, ovviamente si intende
simbolicamente, qualcosa di così potente tra le mani, prevedevo anche che mi sarei lasciato prendere dalla potenzialità della situazione in cui mi trovavo e che quindi qualcosa o qualcuno mi avrebbe ostacolato. Se fossi riuscito ad aprire la valigetta in qualche modo (col pensiero non ci riuscivo), sarei entrato in contatto con l'uovo e chissà cosa sarebbe successo, cosa la mia mente avrebbe prodotto.
Decisi quindi di sigillarmi dentro quella casa con la ragazza-inconscio, che non ha mai dato il suo nome e che per comodità chiamai negli altri post Miss.X. Dovevo prendere tempo, trovarmi in una situazione calma e avere tutto sotto controllo per elaborare un piano ed aprire quella dannata valigetta. Non dovevano interferire altri PO, non doveva succedere altro che distogliesse la mia attenzione e che facesse generare alla mente elementi ulteriori. Chiusi quindi tutte le finestre, abbassai le serrande e mi recai alla porta scorrevole per chiuderla a chiave.
"Cazz*, la ho lasciata aperta. E adesso? Sai come si chiude?" domandai a Miss X. "***, mi sa tanto che è troppo tardi, abbiamo ospiti".
Mi diressi verso la voce di Miss X e quel che vidi mi fece da una parte sorpresa e dall'altra rabbia; avevo perso un'opportunità e sapevo che "contrattare" con i PO che avevo davanti sarebbe stato difficile. Per contrattare intendo "non darmi fastidio, fammi trovare un modo per aprire la valigetta in pace". Se mi fossi concentrato o avessi sfruttato il meccanismo predittivo della mente molto probabilmente avrei indovinato il codice della valigetta. Ma serviva tempo e focus: cosa che chi avevo davanti non mi garantiva. Soprattutto considerando che l'ospite che aveva sfruttato la porta lasciata aperta per imbucarsi era, guarda caso, il mafioso grasso della prima parte del sogno. Era seduto sul divano, con i piedi sul tavolino di cristallo lì presente; stava ancora fumando il sigaro. Miss X come sempre era calma e aveva le mani sui fianchi in questo modo, guardando il PO mafioso con disapprovazione:
https://us.123rf.com/450wm/katyagolovch ... .jpg?ver=6"Hey, ***. Ci rivediamo eh?" mi disse lui. Sentii le finestre andare in frantumi e vidi entrare in casa con dei rampini i suoi 6 compagni armati di prima. I suoi amati picciotti-007.
Puntarono le armi su di me, guardai Miss X che sbuffando (è la prima volta che assume un'espressione diversa dal solito sorriso empatico) disse: "Sai cosa devi fare". Schioccò le dita e scomparve in una nube di fumo.
I PO sembravano non farci caso e continuavano a puntarmi le armi. Il mafioso spense il sigaro su un portacenere presente sul tavolino e di alzò dal divano: "Dai ***, dammela e finiamola qui".
Pensai ad un modo per uscire da quella situazione e mi venne subito in mente una tecnica che usai l'ultima volta ormai diverse settimane (forse mesi) fa. Praticamente l'idea è quella di mettere la mano aperta di fronte ai proiettili in arrivo per evitare di essere colpiti, come se questo gesto creasse uno scudo invisibile (il che funziona). Vedere film e trarre le tecniche da questi è sempre utilissimo a mio parere, in particolare questa tecnica mi venne in mente dopo aver visto Matrix. Mi voltai e ancora una volta iniziai a correre, facendo parkour sulle rampe di scale del palazzo. Gli uomini dietro di me iniziarono come previsto a sparare e per questo mi misi una mano dietro la schiena per pararli, come prevede la tecnica. Mentre uscivo dal palazzo comparvero altri uomini che mi sparavano di lato e dovetti mettermi la valigetta sotto l'ascella per coprirmi con entrambe le mani dall'attacco, sia da dietro che di lato. La tecnica funzionò, corsi finché non mi trovai fuori dal palazzo, sulla strada.
Mi svegliai nel letto di casa mia o almeno così credevo (tutto troppo realistico e uguale al luogo reale originale). Avevo sete, l'acqua sul comodino era finita. Mi alzai per andare in cucina ma percepivo qualcosa di strano...sentivo che potevo ancora volare, come se fossi in un SL. Nel buio della casa, un pò imbarazzato per il tentativo che stavo per fare, provai a contrarre gli addominali e a saltare (modo che uso nei SL per spiccare il volo). Non funzionò. Provai ancora due volte per essere sicuro che non si trattasse di un falso risveglio. Nulla. Ok, allora vado in cucina, apro il frigo e prendo una bottiglia d'acqua. Bevo, mi dirigo verso la camera da letto...ma dalla finestra del salone vedo che dietro il grattacielo (che normalmente si vede da lì) spunta un meteorite che si dirige precipitando verso la Terra.
O era un giorno davvero sfortunato per l'umanità oppure ero ancora dentro il SL. Mi dirigo verso il balcone e sento il freddo della notte sul corpo...non posso buttarmi di qui e volare, se fossimo nella realtà?
Mentre ero in dubbio sul da farsi e mentre stavo iniziando a preoccuparmi seriamente che quel meteorite fosse reale, tutto divenne buio all'improvviso e la casa fu inondata da acqua.
"Ok, sono in un sogno" pensai, mentre ero travolto e giravo su me stesso come se fossi in una lavatrice.
Partì una musica adatta ad un thriller durante una qualsiasi scena di fuga, con tamburi che suonano dal ritmo incalzante. L'acqua mi scaraventa in un corridoio di un edificio davvero poco illuminato mai visto prima. Poi iniziarono a crearsi altre onde d'acqua dietro di me e capii che dovevo sbrigarmi per non essere sommerso (e, ancora una volta, evitare di svegliarmi). Feci dello slalom tra i mobili mezzi distrutti di quello che sembrava un ufficio stampa di notte, continuo a girare l'angolo di stanze e corridoi fino a che non mi trovo davanti un vicolo cieco. L'acqua ormai aveva conquistato tutto lo spazio e non potevo fare nulla.
Cerco una via d'uscita e nella penombra vedo, vicino ad un appendiabiti, appeso al muro un quadro raffigurante la città di Miami (
https://images.miamiandbeaches.com/getm ... x?ext=.jpg). Mi viene in mente di usare la variante dello specchio e del display (mezzo di teletrasporto nel sogno), mi lancio dentro il quadro e mi ritrovo effettivamente a Miami.
Per mia sfortuna non sono mai stato realmente a Miami ma quella che avevo davanti mi sembrava una città molto plausibile: era diventato giorno, si respirava aria di mare, c'erano palme, mare e grattacieli.
Sentivo il parlottare della gente sui marciapiedi e vedevo le macchine lussuose passare agli incroci regolati da semafori. Ogni volta che mi trovo in città piene di grattacieli, al posto di volare ho imparato a usare la tecnica "SpiderMan": sparare ragnatele ovunque e lanciarmi da una parte all'altra come se usassi delle liane. Si va molto più veloce e si esplora più roba.
Ancora una volta, i film supportano la mente nelle sue creazioni e nelle attività oniriche volontarie. Questa immagine è molto utile:
https://mculocationscout.files.wordpres ... jpg?w=1200Di solito volo alla "IronMan", quindi come a sinistra; quando capita e in circostanze del genere alla "Spiderman", quindi come a destra.
(...) dopo aver esplorato un pò di ambiente, decido di prendere "in prestito" un'auto lussuosa di quelle che circolavano (tra Lamborghini e Porsche c'era l'imbarazzo della scelta). Ma vengo distratto dalla visione di Miss X che era accovacciata dietro una sorta di pilastro, sopra il terrazzo di un grattacielo. Mi avvicino e mano mano il rumore cittadino si abbassa lasciando spazio ad una musichetta da circo.
Atterro vicino a lei e la saluto. Aspetta, ora che ci penso...e la valigetta?!? Persa nel nulla. Eh niente, adesso era inutile pensarci.
MissX mi dice: "***, guarda qui cosa ho trovato. Sono carinissimi!". Era accovacciata e stava guardando una specie di mini-teatrino per marionette (
https://www.spettacolodellemeraviglie.i ... nza1_L.jpg). Era da lì che proveniva la musica da circo. Le marionette erano degli animaletti, una giraffa, un ghepardo e un elefante stilizzati. Non c'erano mani che le muovevano, stranamente. Parlavano tra di loro con voce infantile e recitavano filastrocche per bambini.
Poi rimase solo l'elefante e con una voce simil-Topolino disse qualcosa del genere: "Cari amici - mi sentivo davvero in imbarazzo - ecco qui la vostra missione! Dovete rubare un prezioso tesoro al Salon de Paris e portarlo qui! Buona fortuna e in bocca al lupo, ritornate qui per la vostra ricompensa e la prossima missione!".
Il sipario del mini-teatrino si chiuse e MissX batté le mani divertita. Mi guardò sorridendo e il suo applauso mi contagiò tanto che iniziai anche io.
"Dunque...andiamo?" mi disse.
Dove?" chiesi.
"Ma come dove! A rubare il tesoro ovviamente!".
"Ah, ma dobbiamo prendere sul serio l'elefantino?".
"Ovvio, dai andiamo!".
All'improvviso mi ritrovai di notte davanti ad una sorta di museo/casinò dalle cui numerosissime finestre partivano raggi di luce colorata e una musica da discoteca. Vedevo uomini e donne nobili vestiti in maschera entrare e presentare un invito al bodyguard presente davanti all'entrata. Ero vestito per qualche motivo (forse per il concetto di maschera) come il personaggio Joker di Persona 5 (sì, mi piacciono molto i videogiochi anche a questa età):
http://talesofagamer.it/wp-content/uplo ... =732,2.625Effettivamente nel gioco accade qualcosa di simile (PRIMI DUE MINUTI):
https://www.youtube.com/watch?v=pgXzM_-lBm4Talmente simile che mi comparvero davanti pezzi di gameplay come questo appena linkato. Si susseguirono vari eventi confusi che non ricordo e persi lucidità.
(...) Mi ritrovai nuovamente davanti al teatrino di prima, nella città di Miami, di pomeriggio, con Miss X che aveva tra le mani un gioiello. "Ecco a te" e lo diede all'elefantino. "Bene, secondo round!" disse la marionetta, scomparendo.
(...) Mi ritrovai catapultato in un'auto a folle corsa, sulle strade di Miami che prima vedevo quando saltavo tra i palazzi, inseguito dalle auto della polizia. Scampo per sbaglio tre incidenti con una moto e due autisti, di cui a uno si ribalta la macchina e l'altro mi manda a quel paese. "Me*da, come ci sono finito qui?" mi giro a destra e sul posto del passeggero, davanti, c'era Miss X. Disse qualcosa del tipo: "Godiamocela finché possiamo" e l'auto accelerò senza che lo volessi. Infransi mille regole della strada tutte assieme e dopo un pò di timore inziale mi iniziai a divertire. "Mah sì, tanto è un sogno" e accelerai ancora.
Poi tutto divenne buio. Ancora una volta mi ritrovai scaraventato nel corridoio di prima, ma questa volta non c'era un'inondazione quanto un terremoto che faceva crollare tutto. Corsi fino a che...oh che fortuna, altro vicolo cieco! Questa volta non c'era un quadro ma un PC abbastanza vecchiotto, di quelli "a scatola". Provo a gettarmi dentro il suo schermo prima che tutto crollasse definitivamente.
Mi ritrovai in un mondo palesemente virtuale, dal 3D fatto veramente male. Qualcosa del genere:
https://www.renderhub.com/hovak/simple- ... ity-01.jpgEra strano, ma non eccessivamente come si potrebbe pensare, vedersi in carne ed ossa realistici all'interno di un ambiente del genere. Avevo nell'orecchio un auricolare: "Hey, mi senti?".
Era l'elefantino che mi parlava! Che sogno strano...eppure adesso la consapevolezza stava aumentando e diventando costante rispetto ai picchi altalenanti degli ultimi avvenimenti.
Mi disse che dovevo trovare qualche oggetto per uscire da quell'ambiente virtuale 3D. Grazie dell'ovvio consiglio. In lontananza, come se fossi in chiamata vivavoce, si sentiva MissX: "Dai che ti aspetto, io sono qui fuori!".
Spensi l'auricolare e decisi che dovevo darmi da fare.
(...) Dovevo rompere gli schemi di quel mondo. Avevo provato a collezionare strumenti utili (corde, martelli, ecc) da alcune abitazioni 3D, in cui a volte erano presenti persone realistiche che si muovevano scattosamente.
Era l'unica cosa che credevo fosse utile fare, magari con il martello potevo infrangere la "parete fittizia" del mondo come se fosse stato uno specchio, non so... Mi stava iniziando a girare la testa, tutto troppo fasullo e poco realistico per il mio campo visivo. Poi notai una sfera di luce su un'impalcatura, un edificio in costruzione di cui era presente solo lo scheletro delle mura portanti e qualche prefabbricato metallico, oltre che a una gru. Mi ricomparve l'auricolare nell'orecchio e l'elefantino mi disse di raggiungerlo. Mi fece ridere quello che vidi: gli operai che lavoravano in questo cantiere erano...i picciotti-007! Che simpatici, con il loro caschetto da operaio giallo in testa e ancora quel vestito elegante
Mi videro e iniziarono a sparare. Per sbaglio colpirono la gru che iniziò ad oscillare (stava per cadere). Volai e in parte mi arrampicai sulla struttura fino a giungere alla sfera luminosa. La toccai e comparve una scritta in sovraimpressione, come se fossero dei sottotitoli sul mio campo visivo: "Hai acquisito il Guanto di Thanos".
Ahem...ok? Forse dovrei guardare meno film della Marvel d'ora in avanti. La gru cadde e frantumò TUTTO: sotto i modelli 3D appena distrutti c'era vuoto completo. Il nulla. Gli uomini-operai urlarono e caddero nel vuoto velocemente. Praticamente quel mondo era stratificato: sopra c'era questa cittadina 3D, sotto spazio vuoto bianco e ancora più sotto spazio vuoto nero, che mi attraeva verso il basso come se fosse stato un buco nero.
Provai a volare ed effettivamente ci riuscii, ma poco dopo non riuscivo più a contrastare la gravità che si faceva sempre più forte e anche io iniziai a precipitare.
Altro possibile risveglio in arrivo. Ammetto che iniziai ad impanicarmi, perché non volevo finire il sogno lucido così.
In realtà, guardando verso l'alto, notai che ciò che la gru aveva fatto crollare era solo metà della cittadina.
Ero ormai verso la fine della zona/stratificazione bianca e stavo ufficialmente per entrare in quella nera. Cercai di trovare un metodo, ancora precipitavo e sentivo il vento in faccia...forse il guanto di Thanos che avevo ottenuto? Mi guardai la mano sinistra ed effettivamente lo avevo addosso. Poi iniziò a trasformarsi in questo:
https://static.wikia.nocookie.net/half- ... -prefix=enE' un dispositivo che nel videogioco Portal (mai provato nella realtà ma che conosco) crea portali in questo modo:
https://static.wikia.nocookie.net/half- ... -prefix=enIl portale blu è collegato a quello arancione. Mirai in alto e si creò un portale nel cielo; mirai in basso e si creò un portale sotto di me, nell'oscurità della prossima stratificazione nera.
Le cose non andarono come previsto: non fui io a cadere nel portale di sotto, ma la Luna (comparsa improvvisamente nel cielo) a cadere nel portale di sopra!
Vidi la Luna essere assorbita dal portale nel cielo e comparire sotto di me. Divenne minuscola come una palla da biliardo e cadendo la presi in mano. Avevo letteralmente la Luna tra le mani, la guardai e aveva anche i suoi tipici crateri. Aveva la consistenza del gesso.
La lasciai cadere nel vuoto e mi concentrai ancora una volta: adesso ero nella zona nera e si vedeva poco. Continuai a sparare portali in giro con il dispositivo e dopo qualche tentativo riuscii finalmente a cadere dentro uno di essi. Però il risultato fu che ero tornato nella zona bianca e ricominciai comunque a precipitare: ero risalito solo un pò.
L'unica alternativa che vedevo guardando in alto era il Sole (comparso anch'esso improvvisamente nel cielo). Mi venne in mente un'idea.
Considerando che non riuscivo (non so perché) a risalire verso l'alto, avrei portato l'alto verso di me; come era accaduto con la Luna. Caricai il dispositivo di Portal e immaginai che così si potesse creare un portale più grande (funzionò).
Ero nuovamente nella zona nera e non si vedeva più nulla eccetto il Sole, puntino rosso luminoso in lontananza. Sparai il portale arancione ingrandito verso l'alto dopo averlo caricato per circa 15 secondi: il Sole fu inglobato dal portale. Sparai poi il portale blu verso il basso, esattamente sotto di me.
Il Sole sbucò dal portale Blu ma era eccessivamente massiccio e faceva fatica a passare. La mia caduta cessò e tutto iniziò a vibrare. Il Sole, molto realistico (
http://www.lescienze.it/images/2018/07/ ... 0719eb.jpg) iniziò a lampeggiare come se il suo modello 3D non funzionasse a dovere. Comparve una scritta: "Errore".
Mi venne un'altra idea. Essendo in un mondo virtuale (mi ero gettato in un computer all'inizio), avrei potuto in qualche modo resettarlo. Urlai a voce alta: "Reset!".
Mi ritrovai esattamente dove avevo iniziato. Ora il Sole era incastonato nel modello della città 3D. Rimasi ad ammirarlo un pò...cercando magari un modo di usare quel momento come un'opportunità di completare la mia task di andare nello spazio. Ma non mi venne in mente nulla. Urlai ancora una volta "Reset" e questa volta mi ritrovai sull'ultimo piano di un grattacielo vetroso, finalmente in un mondo realistico come ogni sogno lucido è di solito.
Pensai di essere tornato a Miami, ma avvicinandomi al vetro del grattacielo notai che sotto di me c'era un vasto complesso di templi ed edifici bianchi/marroncini, circondati da giardini e fontane dall'architettura tipicamente orientale. Era giorno. Guardando all'orizzonte notai che in realtà eravamo circondati dal deserto: un'oasi futuristica e naturale nel deserto. Una sorta di Dubai.
Presi una rincorsa, spaccai il vetro e iniziai a volare per questo straordinario ambiente. E' davvero difficile descriverlo a parole. Qualcosa di simile:
https://infodiviaggio.it/wp-content/upl ... wntown.jpg /
https://www.archetravel.com/wp-content/ ... i-mall.jpgIl posto era a dir poco labirintico e nei punti più interessanti c'erano orde di turisti a parlare, comprare souvenir o scattare foto. Poi a rovinare l'atmosfera giunse un elicottero: con un megafono mi venne detto di arrendermi e iniziarono a spararmi. Volando tra i palazzi frantumai un altro grattacielo vetroso e mi nascosi tra le piante che adornavano la stanza moderna in cui mi ero ritrovato.
Da un ascensore giunse uno scienziato in camice bianco con...la valigetta nera!
Quando passò vicino alle piante dietro cui ero nascosto lo presi alla sprovvista, lo feci cadere e presi la valigetta. Arrivò subito un altro ascensore con il solito boss mafioso. Mi ero sinceramente stancato di lui, mi inseguiva in ogni ambiente dall'inizio del sogno. Bloccai con le braccia lo scienziato come se fosse stato un ostaggio e poi buttai la valigetta dalla finestra che precedentemente avevo rotto per entrare.
"Se la vuoi così tanto valla a prendere!" dovetti urlare perché dalla finestra entrava molto vento.
Il mafioso tutto calmo si prese un sigaro dalla tasca, lo accese con la sigaretta e affermò: "Tranquillo, non mi serve più. Neanche tu mi servi più. John, fallo fuori".
Arrivò uno dei suoi picciotti camminando con calma verso di me, prese la pistola dalla tasca e ci applicò per qualche motivo un silenziatore.
"Guarda che se provi a spararmi rischi di uccidere lo scienziato" dissi.
"Non importa, basta che prendo anche te" disse tutto tranquillo.
Quella tranquillità disarmante, lo percepivo, era sintomo di un sogno che non reggeva più. Stavo sognando da troppo tempo e sentivo il cervello faticare a creare nuovi input di storie verosimili, nuovi pezzi del puzzle da unire in qualche modo alla condizione onirica attuale, nuovi pattern da allenare. Percepii un attimo di forte consapevolezza sensoriale e i colori divennero più vividi. Tutti i sensi divennero più "attivi". Sentivo bene il tessuto del camice dello scienziato che stringevo, le scarpe che avevo ai piedi, il vento che sferzava sui capelli.
Ma percepivo che era l'ultimo "sprazzo" di lucidità, prima della fine. Il comportamento dei PO era diventato poco verosimile; agivano tranquillamente perché erano stanchi.
Ripeto, questo non era un mio pensiero, quanto una mia vera e propria sensazione, "interiore" se vogliamo. Dopotutto era la mia mente che capiva se stessa.
Presi quindi una decisione.
"Senti...John giusto?"
"Sì"
"Guarda, faccio da solo. E' inutile che mi spari, mi getto da solo dal grattacielo. Tanto qui è alto, morirò sicuramente".
"Ah, ok. Allora ti guarderò mentre te ne vai".
Che bella conversazione.
E così feci, non era un bluff. Tanto mi sarei svegliato comunque, tanto vale farlo con stile.
Mi gettai dal grattacielo con lo scienziato appresso. Perché lo feci? Per avere qualcuno con cui morire ovviamente. Magari mi avrebbe detto qualcosa di particolare prima dello schianto: è un PO ed essendo parte di me potrebbe uscirsene con perle di saggezza all'improvviso. Ogni tanto ci provo, quando capita.
Il grattacielo divenne più basso di quanto lo fosse prima: ero pronto a cadere per centinaia di metri ma invece caddi solo per circa 15 m e mi schiantai su dei gradini marroncini (della città simil-Dubai) e iniziai a rotolare. Mentre rotolavo per i numerosi gradini mi guardai intorno: edifici arabi ovunque si intersecavano come a Matera (
https://static2-viaggi.corriereobjects. ... g?v=341831), con uno stile diverso d'architettura ovviamente, simile a questo:
https://www.globopix.net/foto/puglia/pa ... esarea.jpg o
https://1.bp.blogspot.com/-ZTi5AJdGbG4/ ... 00/05.webp o
https://www.artesvelata.it/wp-content/u ... velata.jpgCiò che rendeva tutto ancora più spettacolare erano numerosi i corsi d'acqua artificiali che scorrevano su dei canali talvolta larghi, talvolta stretti, perfettamente rettangolari, come dei fiumi-piscine. Il tutto decorato da palme e vegetazione esotica. Mi voltai dall'altra parte per vedere dove mi stavo dirigendo mentre rotolavo ancora per i gradini: le scale sfociavano su una lastra liscia e ben levigata di pietra (sempre marroncina/chiara), a cui seguiva uno di questi grandi fiumi che sembrano piscine.
Non mi stavo facendo male per fortuna (non è mai scontato, il dolore onirico è possibile). Invece notai che lo scienziato stava perdendo sangue. Mi sentii in colpa tantissimo, gli chiesi scusa anche se sapevo che era un'illusione. Vidi affacciarsi da un edificio John, che urlò: "Signore, non è ancora morto!". Iniziò a spararci. Lo scienziato fu colpito, mi sfuggì e rotolò più avanti cadendo nel fiume.
Decisi di abbandonarmi ai proiettili, purtroppo quel suicidio onirico si era rivelato un disastro. Offre sempre una scarica d'adrenalina lanciarsi giù da un grattacielo, mentre rotolare impacciato per delle scale era solo fastidioso, anche se mi aveva dato l'opportunità di notare qualche altro dettagli di quell'ambiente.
Fui colpito da un proiettile alla spalla e persi un pò di sangue. Nessun dolore. Molti proiettili continuarono a mancarmi. Mentre cercavo di vedere John che sparava da sopra (una mira davvero scarsa, amico), notai una ragazza che mi osservava preoccupata dalla cima delle scale. "***, che stai facendo?"; era Miss X.
Volò verso di me, mi abbracciò e rotolammo per le scale fino a schiantarci sulla lastra di pietra poco prima del fiume. John continuò a sparare e mi colpì un paio di volte. Colpì anche lei.
Stavo facendo solo danni, volevo un'uscita semplice dal sogno, sia per me che per i PO. Decisi di nascondermi, trascinando il mio corpo e quello di MissX dietro il corrimano (anch'esso di pietra) delle scale.
Non riuscivo a muovere il corpo come volevo, per il peso di Miss X che mi stava ancora abbracciando e forse anche per i proiettili che mi avevano colpito (meccanismo causa-effetto della mente).
"Perché sei venuta? Non preoccuparti, era una scelta volontaria" le spiegai.
"Lo so. Ma non devi farlo per forza" rispose con una voce dolce e accogliente.
Mi dispiaceva vederla insanguinata, io ero in un sogno ma lei seppur illusoria vive in una realtà che le appartiene. Sì, è solo un sogno. Sì, è solo frutto della mia mente. Ma è proprio questo il punto: un pattern che per qualche motivo si è incarnato in quella ragazza onirica, che si dichiara personificazione del mio inconscio e che mi ha accompagnato nei SL che ritengo più belli (episodio linkato della spiaggia sotto il cielo costellato di galassie e altro episodio linkato del SL più stabile e consapevole della mia "carriera").
E' la mia mente che ha ferito se stessa e quest'idea mi dava non poco fastidio. Stavo iniziando a ragionare sul senso di tutte queste cose...
Ma lei mi diede un bacio sulla guancia frenando tutti i miei pensieri, mi venne da chiudere gli occhi e mi svegliai.