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Il ritorno degli Eroi

Messaggioda Saladriel » 13/09/2022, 20:55

Questo brano è tratto da un racconto che iniziai a scrivere anni fa, ispirato da una campagna di GDR ad ambientazione supereroistica che arbitrai in quel periodo.
Buona lettura... (La formattazione non è per nulla quella che vorrei per dar il giusto ritmo alle parole. Ottenerla con l'editor del forum è un lavoraccio, sorry...)


Luogo non precisato del Nord Italia, 25/11/2032

[...]
“Grazie, Natami” la voce maschile, carica di emozione, si sovrappone all’audio del video, il quale si abbassa automaticamente.
“Di nulla, signore” risponde una sintetica voce femminile con vago accento Giapponese “Il conteggio delle visioni di questo documentario ammonta ora a 528”
una breve pausa, poi: “La semifinale di MMA prevista per questa sera sta per iniziare, glie la mostro come da programma?”

“Si, Natami. Grazie”

L’immagine sul monitor cambia repentinamente, mostrando l’Arena “Ares” di Torino

Torino, 25/11/2032

“Signore e signori è una semifinale incredibile e spettacolare!”

La voce riecheggia dagli altoparlanti mentre il suo gancio sinistro mi colpisce al volto.
Accompagno l'impatto girando la testa, come una molla faccio girare il bacino nella stessa direzione e mi lascio andare, trasformo l'energia del suo pugno per colpirlo con un gancio basso alla milza.
Funziona! L'impatto gli svuota i polmoni, è colto di sorpresa, con un calcio frontale lo allontano di un paio di passi, ho tempo di studiarlo ancora qualche istante.
Vladimir Avarek, detto “Avalanche” a buona ragione: almeno 130 Kg di muscoli e il temperamento di un toro ne fanno un avversario formidabile. Il suo corpo ricoperto di tatuaggi da galeotto è sudato e livido, un paio di tagli sul volto e sul braccio sinistro. Sta sbuffando come un mantice ma i suoi occhi sono iniettati di odio e rabbia, non mi molla per un istante.
Stringo i pugni, poi rilasso le mani, il corpo e respiro una, due volte... faccio quello che non si aspetta: lo attendo. Schiena alle corde e lo attendo.

“Little Dragon è riuscito a resistere all'ennesimo assalto di Avalanche, ora i due si stanno studiando... che incontro signori! Tecnica sopraffina contro furia incontrollata... ma ecco che Vladimir riparte all'attacco!”

Il toro scatta verso di me, tutto sembra rallentare, vedo una goccia di sudore staccarsi dalle sue sopracciglia e scivolare, lasciata indietro dall'inerzia; vedo i suoi muscoli contrarsi e distendersi spingendolo verso di me. Vedo la morte dipinta sul suo volto.

Espiro

Fa un secondo passo, sento il ring tremare sotto l'impatto del suo peso, carica il destro per un diretto.

La goccia si stacca dal suo volto infuriato ed inizia a cadere
I suoi muscoli si contraggono per poi distendersi.

Inspiro

E' una finta... il diretto destro non parte neppure, vuole cogliermi alla sprovvista con un sinistro al corpo.
I suoi muscoli si contraggono di nuovo, iniziano a distendersi...

ORA!

Espiro mentre la mia gamba destra scatta, il piede impatta sul suo ginocchio, fermandone il movimento, con la mano intercetto il pugno, la sua potenza smorzata, aggancio il polso e tiro oltre il mio fianco, allungando il braccio sinistro come una lancia verso il suo volto, il pugno chiuso.
L'impatto è devastante, sento un paio di denti rompersi contro il guantino, il suo collo possente si piega all'indietro, il resto del corpo lo segue, sbilanciato dall'effetto frusta.

Avalanche e la goccia di sudore cadono al tappeto, all'unisono.

Il tempo riprende a scorrere normalmente

Non aspetto il conteggio, non c'è bisogno, so che non si rialzerà prima di qualche minuto. Gli faccio il saluto, un leggero inchino con la destra chiusa a pugno nel palmo sinistro.

L'arbitro entra sul ring, si avvicina a Vladimir, si china e conta
“Uno! … Due! … Tre! […] KO! ”


La notte è fresca e umida, una leggera nebbia che a tratti si trasforma in pioggerellina mi avvolge mentre passeggio per i vicoli secondari di Torino, mani in tasca, cappuccio della felpa tirato su e quel finto sguardo in basso che ho imparato a tenere per non dare nell'occhio, un istinto del quale non conosco l'origine, uno dei pochi retaggi consapevoli del mio ignoto passato.
Faccio il giro dal parco del Valentino, allungo un po', ma mi piace.
Passano pochi minuti e il fresco autunnale della serata raffredda i miei muscoli, i dolori del match iniziano a farsi sentire... sogno ad occhi aperti il letto del mio appartamento, ma ho bisogno di lasciar defluire l'adrenalina prima di dormire e questa passeggiata è uno dei miei modi preferiti di farlo.
Respiro un paio di volte più profondamente, per rilassarmi, delle nuvolette mi si formano davanti al viso; incrocio un paio di passanti, un bambino mi indica, forse mi ha riconosciuto! Per fortuna i suoi genitori sono troppo impegnati a battibeccare tra loro per ascoltarlo. Meno male, ci mancava solo la scenetta degli autografi.
Mentre cammino eccolo lì che sale, il senso di angoscia che mi prende quando sono più stanco: sento mille pensieri che iniziano a ronzare nella mia testa “Chi sono?”
“Da dove arrivo?”
“Perché non ricordo nulla del mio passato?”
Ma sopratutto: “Perché sono così bravo a combattere, talmente bravo da essere imbattuto?”
Già, perché so combattere così bene? E' praticamente l'unica cosa che so fare, ne ho dovuto fare un mestiere per poter sopravvivere. Ed è anche una delle poche cose che mi dà pace. Sì, pace. Quell'agognata sensazione che tutti bene o male sembrano provare quando non combattono. Tutti tranne me, a quanto pare, io sono in pace mentre combatto.

Sono quasi al fondo del Valentino quando una luminosa e rumorosa esplosione attrae la mia attenzione: qualcosa di grosso deve essersi schiantato contro il distributore che c'è sotto il nuovo cavalcavia, grosse fiamme salgono in alto, i fumi avvolgono il traffico che lo attraversa e nonostante la distanza non indifferente si sentono già le inchiodate delle macchine, i guidatori accecati dall'improvviso fumo nero. Cerco il cellulare in tasca per avvertire la polizia quando sento un fischiare di gomme alla mia sinistra. Con la coda dell'occhio vedo un furgoncino fermarsi poco distante da me, un portellone si apre velocemente e ne scendono 6 uomini robusti con un passamontagna in testa e delle spranghe in mano; vengono verso di me, non di certo per chiedermi informazioni.
Faccio finta di non averli visti, lascio cadere il cellulare per terra e mentre il primo uomo vibra il suo colpo alla tempia mi chino distrattamente per raccoglierlo. Sento l'aria fischiare sopra la mia testa, mi alzo di scatto torcendo il busto a sinistra, il braccio destro in posizione da uppercut, le dita aperte. Lo colpisco alla gola.
Mentre il primo uomo cade a terra esanime lo spingo verso quello dietro di lui con un calcio frontale, 90Kg a peso morto dovrebbero tenerlo impegnato per qualche istante.
Non faccio tempo a posare il piede per terra che mi arrivano due sprangate in contemporanea da destra e da sinistra, pararle assieme è improponibile: per quanto grezzi ci sanno fare con il Kali filippino. Mi butto contro quello alla mia sinistra, in un lampo entro con il corpo nella sua guardia, oltre la portata minima della sua spranga, con un piede gli spezzo il ginocchio camminandoci letteralmente sopra, mentre le mani gli bombardano il viso con una veloce scarica di pugni a catena.
Il colpo dell'uomo alla mia destra va anch'esso a vuoto mentre il quarto uomo riceve in pieno petto il compagno che gli ho scagliato addosso pochi istanti prima.
Un calcio mi raggiunge alle costole, svuotandomi i polmoni. Dannazione, ce ne sono altri due e non ne ho seguito i movimenti! Sto perdendo la pazienza, me ne rendo conto perché l'angoscia sta già scemando.

Inspiro

Mentre riempio nuovamente i polmoni sento la pace che mi avvolge, il mondo sembra rallentare mentre prendo consapevolezza di tutto quello che mi succede attorno

Espiro

Ho già vinto, ora devo solo dimostrarglielo.

Muovendomi con una velocità degna di un felino, con il piede destro intercetto la gamba che mi ha colpito, usando il mio tallone per bloccarla le impedisco di tornare a terra e con un piccolo slancio in direzione opposta mi assicuro di sbilanciare l'aggressore, poi ruoto l'anca verso di lui e il calcio di risposta impatta con le dita del piede a martello sull'interno della gamba di appoggio facendogli saltare legamenti e giuntura del ginocchio.
Un piccolo brivido alla schiena, l'uomo che prima mi ha mancato con la spranga mi sta attaccando da dietro. Poco male, la gamba destra termina il calcio posandosi saldamente a terra, diventa un perno sul quale appoggio il mio peso, slancio all'indietro la gamba sinistra e con un calcio dal basso verso l'alto gli sfondo il naso con il taglio esterno della scarpa.
Mentre altri due uomini crollano a terra, quello al centro si libera del peso morto del compagno e parte a colpirmi con la spranga, dall'alto verso il basso. Primo errore.
Inoltre non posso fare a meno di notare una certa mancanza di convinzione nel suo sguardo, mentre lo fa.
Secondo errore.
Grossi errori. Entrambi.
L'attacco dall'alto verso il basso è molto semplice da schivare, nel tempo che impiega a vibrare il colpo mi vengono in mente 3-4 tecniche, poi con la coda dell'occhio vedo il sesto uomo che cerca di aggirarmi sulla sinistra.
Bene! Questo facilita la scelta!
Mentre la spranga cala verso il mio cranio mi sposto di lato, l'uomo non ha tempo di sorprendersi che gli afferro il polso a mezz'aria con la mano destra e con la sinistra spingo con violenza sul suo gomito disteso. Un sonoro KRAK! E uno schizzo di sangue accompagnano la rottura del suo braccio.
Ancora prima che il poveraccio possa emettere l'urlo di dolore sfrutto l'impeto della schivata e con un movimento piede-scacciapiede slancio il calcio laterale sinistro alla bocca dello stomaco del sesto uomo caricandoci tutto il peso del corpo. Il bersaglio si piega in due e vola un paio di metri indietro, sbattendo violentemente la schiena contro una panchina.

Inspiro

Ha iniziato a piovere, me ne accorgo solo ora

Espiro

Volto lo sguardo verso il furgoncino una frazione di secondo troppo tardi, parte sgommando a fari spenti, non riesco neppure a leggere il numero di targa.

Inspiro

Meglio sparire prima che qualcuno chiami la polizia

Espiro

Giro l'angolo, metto le mani nelle tasche della felpa e mi incammino per i vicoli secondari di Torino.

I pensieri tornano a martellarmi il cervello… Angoscia.
Da dove arrivavano? Chi erano, cosa volevano da me?
Non ho conti in sospeso, di certo non ho l'aspetto di un ricco.
L'unica cosa sensata è pensare che siano stati mandati da qualche scommettitore non troppo contento delle mie vittorie, la settimana prossima c'è la finale, probabilmente Mike Bonjiaski non è più il favorito dopo l'incontro di questa sera.

I pensieri si infittiscono talmente che perdo cognizione del tempo poi, come se qualcuno mi schioccasse le dita all'orecchio, torno in me e riconosco l'edificio giallognolo al quale sono ormai abituato.

Casa, finalmente!

Infilo le chiavi nella serratura e giro, guardo ancora una volta a destra e a sinistra, per essere sicuro che nessun'altro malintenzionato mi abbia seguito, la pioggerellina inzuppa fredda il cappuccio della felpa mentre le nebbie avvolgono la viuzza sulla quale si apre la porta del condominio dove abito. Entro lesto e faccio le scale, fino al sesto piano, dove abito.
I gradini sono in finto marmo, con le venature che disegnano figure bizzarre, li salgo lentamente, perso nei miei pensieri, a malapena sento i rumori della strada e le sirene della polizia entrare dalle finestre aperte.
Qualcuno deve aver chiamato l'ascensore, dalle strilla che sento deve essere quell'ubriacone del quarto piano, sua moglie lo sta di nuovo sbattendo fuori casa. Ci metto pochi minuti ad arrivare all'ultimo piano, apro la porta e sono in casa, il mio piccolo appartamento mansardato; alcuni potrebbero dire che un lottatore con le mie capacità dovrebbe vivere in un luogo più lussuoso, ma io mi trovo bene qui, mi fa sentire tranquillo.
Dopo una doccia bollente accendo la TV sul canale delle News, stanno parlando dell'incidente che ho visto pochi minuti fa, sul nuovo cavalcavia, le riprese aeree mostrano un pullman carico di ragazzini che è uscito fuori strada e sta rischiando di cadere dal ponte, tenuto per ora incredibilmente fermo dal Guard Rail, tutto in torno macchine accartocciate, fiamme e fumo che provengono dall'incendio sottostante. Non è una bella scena.
Apro distrattamente una birra fredda, le immagini ora mostrano un elicottero avvicinarsi alla zona dell'incidente, non ha l'insegna dei Vigili del Fuoco, evidentemente deve essere un'altra troupe televisiva. L'elicottero si porta sopra al pullman, che tra l'altro sembra sporgere molto meno con questa inquadratura, apre il portellone e... per poco la birra non mi cade di mano, santi numi è incredibile!
Una figura che sembra uscita da un libro di storia si butta da almeno venti metri d'altezza e atterra morbidamente poco distante dal veicolo carico di ragazzini, con uno scatto lo raggiunge e, con la sola forza delle mani, lo trascina sulla parte intatta della carreggiata! Mi siedo incredulo sul divano mentre la ripresa zooma e riprende l'individuo dagli statuari muscoli abbronzati; lo scudo, la lancia, l'elmo e l'armatura lo fanno sembrare un soldato Ateniese o Spartano...
"E' vero che il Templare è forte e coraggioso perchè combatte i Demoni del Caos e degli Inferi.
Ma ricorda che il Bardo non è da meno, perchè combatte i demoni del Cuore"

I sogni sono il sussurro di un bambino che non sa ancora mentire

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