LaBergeStephen LaBerge è uno psicofisiologo, nonché leader nella ricerca e sperimentazione sui sogni lucidi. Nato nel 1947 e figlio di un ufficiale dell’aeronautica militare,

LaBerge viaggia molto sin da piccolo e sviluppa un interesse per la scienza, da lui intesa come mezzo per comprendere il cosmo.

Nel 1967, dopo due anni di studi presso l’Università dell’Arizona, ottiene una laurea di primo livello in matematica. Prosegue a questo punto i suoi studi iniziando il suo dottorato in chimica fisica presso l’università di Stanford. Dopo una pausa degli studi, durante la quale LaBerge si lancia alla ricerca del Santo Graal, ritorna a Stanford, preparando il terreno per gli studi e le sue sperimentazioni pionieristiche sui sogni lucidi, ottenendo così il suo dottorato di ricerca (Ph. D) in psicofisiologia, nel 1980.


Gli esperimenti sui Sogni Lucidi

Stephen LaBerge è stato il primo scienziato a dimostrare sperimentalmente l’esistenza dei sogni lucidi. Il suo lavoro ha trasformato questa tecnica in un potente strumento per studiare le relazioni mente-corpo durante lo stato onirico e ha dimostrato le notevoli potenzialità dei sogni coscienti nel campo della psicoterapia e della medicina psicosomatica. I suoi libri su questo argomento, “Lucid Dreaming” (Sogni coscienti” nella sua edizione italiana), “Exploring the World of Lucid Dreaming” e il più accademico “Conscious Mind, Sleeping Brain”, hanno suscitato un enorme interesse popolare.

La ricerca di LaBerge è basata su esperimenti presso appositi laboratori del sonno, in cui dei volontari vengono monitorati durante le fasi REM. Uno dei principali obiettivi di LaBerge, una volta comprovata l’esistenza dei sogni coscienti, fu quello di dimostrare sperimentalmente la stretta correlazione esistente fra svolgere un’azione durante lo stato di veglia e il sognarla.

Monitorando l’attività cerebrale delle persone sottoposte agli esperimenti, questo è stato possibile. Contare e cantare, ad esempio, sono azioni che nello stato di veglia comportano l’attivazione dell’emisfero destro e sinistro del cervello rispettivamente. Una persona che si trova in un sogno cosciente, cantando o contando nel proprio sogno, riporta nell’elettroencefalogramma lo stesso risultato.

Per arrivare a queste conclusioni LaBerge dovette però dapprima studiare un modo per “comunicare” dal mondo dei sogni, in modo che l’onironauta, raggiunta la lucidità, avesse potuto effettivamente comunicargli che era pronto per iniziare le task. L’idea alla base di questa “comunicazione” era che gli unici movimenti volontari possibili in sogno fossero proprio quelli degli occhi. Qualsiasi altro movimento è infatti inibito dalla paralisi REM, e per quanto il cervello continui a trasmettere gli impulsi, la maggior parte delle fibre dei muscoli locomotori sono (per fortuna) paralizzate durante i sogni. Nel primo esperimento di laboratorio, LaBerge fu seguito da Lynn Nagel, un assistente del centro per lo studio del sonno di Stanford. Nagel diede il suo contributo a LaBerge, insegnandogli come effettuare le registrazioni del sonno. Nei primi esperimenti da loro compiuti, LaBerge era il soggetto dell’esperimento, e Nagel stava sveglio per tutta la notte, svegliandolo quando incombeva in fasi REM non lucide.


Le controversie con la scienza e la fondazione del Lucidity Institute

Gli eclatanti risultati di laboratorio conseguiti da LaBerge nella ricerca sui sogni lucidi, hanno sollevato non poche controversie nella scienza ufficiale del periodo. Tale scetticismo, sostiene LaBerge, era dovuto al fatto che, fondamentalmente, si pensava che i sogni fossero un prodotto dell’inconscio e si credeva, dall’idea di Freud, che questi fossero un mezzo reale per attingere da esso. Da questo sembrava derivare l’idea errata che i sogni stessi fossero inconsci, ma di fatto, non è così; sono esperienze coscienti, altrimenti non potremmo ricordarli. È vero che la fonte dei sogni è in gran parte inconscia, e che non sappiamo perché certe cose succedano in un certo sogno, e, in questo senso, gran parte del contenuto dei sogni è determinato inconsciamente, ma questo non significa che l’esperienza onirica sia inconscia.

Uno dei principali problemi in questo ambito, secondo LaBerge è che spesso si incappa in problemi di definizione. Usiamo a ruota libera parole come conscio ed inconscio e si incorre sovente nel sentire parlare del sonno come un qualcosa di inconscio. Se usassimo un linguaggio più controllato, diremmo che una persona addormentata è inconscia dell’ambiente circostante, il che è completamente diverso dall’essere assolutamente inconsci.

La scienza del tempo tirò in ballo errori procedurali nei laboratori, in quanto i risultati di LaBerge “non avevano senso”, e fu solo dopo molti congressi con studiosi dell’argomento che finalmente nel 1983, il fenomeno dei sogni coscienti fu accettato dalla scienza ufficiale.

Nel 1988, pienamente fiducioso nelle sue convinzioni che i sogni lucidi possano apportare dei benefici all’umanità, LaBerge fondò il Lucidity Institute, con lo scopo di promuovere la ricerca sulle natura e le potenzialità della coscienza, e di applicare queste ricerche al miglioramento della salute umana e del benessere.


I sogni e la loro funzione

Partendo come punto cardine dal concetto che la parola “sogno” avesse un significato troppo limitato, LaBerge azzardò una sua definizione di sogno, incorniciandolo come “qualcosa che non è un sogno cosciente”. Dopo la scoperta del sonno REM in Europa prese piede la definizione di “sonno paradosso” per definire questa fase del sonno, proprio a puntualizzare quanto un simile comportamento biologico fosse del tutto inaspettato, ed è ancora chiamato così. Fondamentalmente questo stato di coscienza assomiglia alla veglia, e la stessa storia, continua LaBerge, oggi sta ripetendosi coi sogni coscienti. Questi ultimi dimostrano infatti che in determinate circostanze il cervello addormentato può sostenere livelli molto elevati di consapevolezza riflessiva, e per questo funziona in modo alquanto simile a quanto farebbe nello stato di veglia. Questo dimostra quanto i sogni non debbano essere necessariamente unidimensionali, non riflessivi o allucinatori.

Per quanto riguarda la funzione dei sogni, LaBerge sostiene che l’essere umano sogna, per lo stesso motivo per cui ha un cervello. Il cervello si è evoluto principalmente per produrre modelli del mondo, per analizzare, quantizzare e memorizzare dati, in modo da avanzare supposizioni sulle condizioni future che ci si troverà ad affrontare, evitando in questo modo preventivamente ciò che non vogliamo accada. Questa forte spinta a “conoscere l’ambiente per difendersi” ha portato all’attuale sviluppo del sistema centrale in esseri umani, ma anche nei primati; questa stessa spinta ha guidato l’evoluzione del nostro cervello a livelli molto elevati, al punto che senza rendercene conto simuliamo il mondo dentro la nostra testa, scambiandolo continuamente per realtà oggettiva… ma non lo è. Ci guardiamo intorno e vediamo il mondo, spesso inconsapevoli del fatto che quello che vediamo è la realtà che ci indica il buon senso. Tutto il sistema cognitivo dell’umano, insomma, è regolato da un concatenamento di sensi, che comunque nulla varrebbe senza le aspettative e le memorie. Ed è appunto sulle aspettative e le memorie che il cervello, durante la fase REM, costruisce un modello del mondo in base a quello che ci aspettiamo, che temiamo, che vogliamo e così via. A questo punto i sogni perdono quello scopo cui erano stati associati; non ci sono significati particolari da scorporare, ma semplicemente vanno vissuti. Non ci sono dubbi che il sonno REM faciliti il consolidamento della memoria, conclude LaBerge, ma non possiamo tuttavia sapere per certo se tutto questo abbia a che fare o meno col contenuto dei sogni.


Why, Brother? Ovvero, perchè sognare lucido?

Per quanto esistano molti sognatori lucidi naturali, cioè persone in grado di prendere consapevolezza in maniera più o meno totale del fatto di stare sognando senza ricorrere a particolari tecniche di induzione, per controparte esistono persone che per arrivare a tale risultato devono lavorare sodo: imparare tecniche di rilassamento, riadattare i cicli sonno/veglia, esercizi sulla memoria, sono un costo comunque non indifferente per molte persone. Dunque la domanda è, perché? LaBerge da una lunga serie di risposte argomentate. La prima, la più incentivante forse, è: “la vita è breve”. E lo è innegabilmente. In media un umano spende tra un quarto e metà della propria vita dormendo. Dormiamo, senza consapevolezza, lasciandoci sfuggire migliaia di occasioni di essere pienamente coscienti ma sopratutto “vivi”. È vagare inconsapevoli per i sogni forse un buon modo di impiegare questo tempo? Non solo sprechiamo gran parte della nostra “riserva limitata di vita”, ma perdiamo occasioni di crescita personale, perdiamo avventure, lezioni che potrebbero arricchire il resto della nostra vita. Inoltre i sogni lucidi sono “una realtà virtuale ad alta definizione”, nella quale è possibile esercitarsi negli sport, con una realisticità altrimenti impossibile da ottenere in qualsiasi simulatore. È possibile usarli per vincere fobie come ad esempio esibirsi in pubblico, o semplicemente sostenere discussioni davanti a molte persone (meeting, tesi di laurea, esami vari), per cercare soluzioni a problemi di creatività o di carattere tecnico e così via. In questo senso i sogni lucidi possono essere considerati un ottimo ambiente nel quale allenarsi, migliorarsi e crescere. Albert Einstein trovò la soluzione a molte delle sue equazioni all’interno di sogni lucidi. Un altro utilizzo comune e che spesso porta la gente ad avvicinarsi a questo argomento sono gli incubi ricorrenti. Ottenendo la lucidità è infatti possibile cambiare il contesto dei sogni trasformando un incubo nella più bella delle esperienze.


Posizione dell’autore riguardo le esperienze di abbandono del corpo (O.B.E.)

LaBerge considera la questione delle O.B.E. un argomento molto complicato e da trattare con le pinze. Secondo LaBerge le O.B.E non sono quello che la gente, “ingenuamente” pensa che sia, ovvero che effettivamente si sia in procinto di abbandonare il proprio corpo fisico, entrando in un corpo astrale e girovagando per il mondo reale. Quello che avviene, va esaminato con criterio scientifico. Ci si trova distesi nel proprio letto, all’improvviso ci si sente separare dal corpo e ci si sente “galleggiare” sopra di esso; spesso guardando giù si vede il proprio corpo, o quello che crediamo esserlo, ma questa idea va esaminata con attenzione. Tutto nella camera ha coerenza? Le finestre sono dove dovrebbero essere, o ancora meglio ci sono finestre? Gli oggetti sono dove li ho lasciati prima di dormire? Cosa avviene se faccio dei test di realtà? Beh, vedendola in questo modo l’idea di essere ancora nel mondo fisico, nella migliore delle ipotesi e con un po’ di spirito critico svanisce. Negli esperimenti di laboratorio, LaBerge ha rilevato che, su 100 sogni coscienti, una percentuale di circa il 10% si presentava con una fenomenologia di abbandono del corpo. A questo punto il team di LaBerge ha confrontato la fisiologia di tali sogni coscienti, per vedere se esisteva una qualche caratteristica che permettesse loro di prevedere quando una certa persona avrebbe probabilmente fatto un sogno lucido con esperienza di abbandono del corpo. Quello che hanno scoperto è che c’era una forte probabilità di un breve risveglio prima di questa esperienza. Ora, quello che si verifica è essenzialmente questo: si è distesi sul letto, ci si sveglia; ci si trovava nel sonno REM, quindi adesso si è in procinto di ritornare in quello stato, ed è effettivamente quello che accade senza che ce ne rendiamo conto. Improvvisamente gli stimoli sensoriali si annullano, e quello che hai è solo il ricordo del corpo invece della percezione sensoriale di esso. Un momento prima il nostro corpo aveva un peso, ma adesso la forza gravitazionale è stata annullata. La sensazione di andare verso l’alto, è assimilabile a quella che proviamo, quando solleviamo una confezione di latte senza sapere che è vuota. Quando percepisci che il peso è minore di quello che ti aspettavi, il tuo modello mentale lo spiega con una forza diretta verso l’alto. Per quanto riguarda le esperienze di abbandono del corpo come conseguenze di traumi invece, queste sono dovute alla capacità dell’individuo di dissociare. Ci sono persone che possono, molto più facilmente di altre, distaccarsi dalla loro esperienza corrente. Una volta avvenuto questo è possibile ricostruire una visione della realtà nella quale sei in un qualche modo al di fuori della situazione. Questo può avvenire durante una REM, mentre si cade giù da una montagna, o magari quando si è appena stati dichiarati morti. Questi forti shock emotivi sono sufficienti a produrre una dissociazione che ti permette di riorganizzare l’esperienza. È vero che molte persone riferiscono di aver visto cose in quello stato che normalmente non avrebbero potuto vedere, in quanto incoscienti; è anche vero però, che magari lo stato di attivazione sensoriale non era forse così basso, e pur percependo da un punto di vista in “terza persona”, gli stimoli continuavano a provenire dal corpo.


Le Tecniche di Induzione

Anni di studi ed esperimenti, hanno portato LaBerge a creare numerose tecniche di induzione. Suddivisibili in due grandi famiglie, abbiamo tecniche DILD e tecniche WILD, che si distinguono per il modo di entrare nel sogno lucido. DILD è l’acronimo di Dream Initiated Lucid Dream, ovvero un sogno lucido che ha origine da un sogno normale nel quale però, vengono riconosciuti uno o più dream sign, con conseguente svolgimento di test di realtà. LaBerge opera inoltre una ulteriore suddivisione delle tecniche DILD:

Tecniche DILD

Tecniche dell’analisi critica dello stato di coscienza

  • tecnica dell’analisi critica dello stato di coscienza

Tecniche dell’intenzione

Per quanto riguarda le tecniche WILD, la differenza sostanziale dalle precedenti, sta nel fatto che il soggetto cerca di entrare nel sogno direttamente dallo stato di veglia, senza perdita apparente di coscienza. WILD è l’acronimo, appunto, di Wake Initiated Lucid Dream, ovvero sogno lucido iniziato dallo stato di veglia. Anche queste tecniche vengono scorporate in sottocategorie organizzate in base al metodo usato per non perdere l’attenzione:

Tecniche WILD

Focalizzare l’attenzione sulle immagini ipnagogiche

Attenzione rivolta alle visualizzazioni

Queste tecniche sono state adattate da LaBerge dalla Tradizione tibetana dello Yoga dei Sogni.

  • Tecnica del punto bianco
  • Tecnica del punto nero
  • Tecnica della fiamma sul loto

Focalizzare l’attenzione su altre task mentali

  • Tecnica del contare durante l’addormentamento

Attenzione rivolta sul corpo

  • Tecnica dei corpi gemelli
  • Tecnica del corpo singolo
  • Tecnica del “nessun corpo”

Psicotecnologia: Electrically Lucid Dream Induction

Proseguendo con le sue ricerche LaBerge creò inoltre anche alcuni dispositivi per l’induzione elettronica dei sogni lucidi (le tecniche che vi si riferiscono sono meglio note come EILD). Si tratta in pratica di maschere da indossare quando si va a letto, in grado, tramite un sistema ad infrarossi, di individuare la fase REM del sonno ed emettere dei flash lampeggianti tarati in modo da non svegliare il soggetto, ma di essere percepibili nel sogno come dei dream sign. Fra questi dispositivi troviamo il Dreamlight e il più recente NovaDreamer.


Bibliografia

LaBerge ha scritto molti libri sulla tematica dei sogni lucidi.

  • 1985 Lucid Dreaming: The power of being aware and awake in your dreams” (“Sogni coscienti“, edito da Armenia)
  • 1987 Controlling Your Dreams” (audio cassette)
  • 1990 Exploring the World of Lucid Dreaming, con Howard Rheingold
  • 2002 KISS guide to dreams”, con Lisa Lenard
  • 2004 Lucid Dreaming: A Concise Guide to Awakening in Your Dreams and in Your Life(un breve libro correlato di CD)
  • 2009 “Lucid Dreaming: A Concise Guide to Awakening in Your Dreams and in Your Life(breve fascicolo correlato di CD)

Fonti

  • (EN) Wikipedia
  • (EN) Stephen LaBerge – “Exploring The World of Lucid Dreaming”
  • (EN) Intervista con Stephen LaBerge