La paralisi del sonno (nota anche come paralisi ipnagogica) è un “sistema di sicurezza” sviluppato nel corso dell’evoluzione, che agisce paralizzando l’individuo sognante, e quindi in fase REM, impedendogli in questo modo di svolgere inconsciamente azioni di carattere motorio, come reazioni al contesto sognato.
Tale paralisi interessa la maggior parte dei muscoli, specialmente quelli legati alla locomozione e alla vocalizzazione, mentre invece, non ne risultano coinvolti i muscoli legati alle funzioni vitali di base (cuore, muscoli che contribuiscono alla respirazione), né quelli che riguardano i movimenti oculari.
Tale fenomeno, per quanto naturale, può rientrare nella casistica dei disturbi del sonno se accompagnato da altri sintomi quali sonnolenza diurna, cataplessia, allucinazioni ipnagogiche, allucinazioni ipnopompiche, venendo in questo caso inquadrato nella sintomatologia propria della narcolessia.
Le paralisi nelle tecniche WILD/OBE
Per i motivi sopracitati, possiamo affermare con certezza che la paralisi del sonno avviene ad ogni REM, anche se tendiamo a non accorgercene in quanto, al momento del suo arrivo la mente è già “scollegata” dal corpo, nel senso che abbiamo già abbandonato lo stato di consapevolezza della veglia.
Le paralisi del sonno sono un fenomeno molto noto fra gli onironauti, in quanto passaggio quasi obbligato nel caso in cui ci si appresti a raggiungere la lucidità utilizzando tecniche di induzione di tipo WILD. L’idea alla base di tale proposito è quella di rimanere pienamente coscienti mentre il corpo si addormenta “pensando” che la mente sia già disconnessa, e, permettendoci in questo modo di assistere in “in diretta” al completamento di tale processo.
Quando la paralisi REM inizia ad avere luogo nel nostro corpo, quello che si prova è un formicolio e un generale torpore che partono dalle gambe, facendosi strada lungo il bacino, le braccia e salendo man mano fino alla testa. Se la paralisi è totale, saremo in grado di muovere solo la faccia, gli occhi, seppure saremo comunque sempre in grado di controllare la respirazione. Chi non ha mai provato questa sensazione potrebbe risultarne spaventato, in quanto la sgradevole sensazione di essere paralizzati e il contemporaneo cambio di attenzione fanno si che il soggetto sia sottoposto a sensazioni del tutto nuove.
Le sensazioni tattili, di cui sopra, sono accompagnate da altre di tipo uditivo, ed in questo senso all’avanzare della paralisi si possono associare forti ronzii (come il suono della consonante “V”, ma prolungato) e un rumore molto simile a quello prodotto dal vento sulle orecchie quando si è in moto, o all’interferenza della radio quando non si riesce a prendere le stazioni, o ancora al vociare indistinto delle folle. Questi disturbi uditivi sono passeggeri, e il constatare la loro intensità è un modo per capire a quale livello di paralisi ci si trovi, senza muoversi.
Il corpo e la mente utilizzano dei protocolli di comunicazione, per scambiarsi dati circa lo stato attuale di consapevolezza, che una volta imparati possono essere utilizzati a nostro vantaggio per “ingannare il corpo” e mandarlo in paralisi. Tali protocolli sono costituiti da delle richieste del corpo inviate alla mente, da un feedback positivo o negativo da parte di quest’ultima, e dalla conseguente azione del corpo. Il “rigirarsi nel letto” è uno di questi protocolli. Il corpo chiede alla mente di eseguire questo movimento, e fino a quando la mente conscia risponde a questa richiesta, il corpo rimanda la paralisi. Se il corpo non riceve nessuna risposta, questi decifrerà l’informazione considerando la mente come dormiente e reagendo a questo feedback iniziando a paralizzare il corpo. Un altro protocollo è quello dei movimenti degli occhi. Senza accorgercene quando andiamo a letto siamo soliti muovere gli occhi sotto le palpebre, fino a quando non ci addormentiamo. Ci si renderà conto che decidere di tenerli fermi volontariamente è molto difficile, ma una volta imparato, anche questo segnale verrà decifrato dal corpo come un “OK” per avviare il processo di paralisi.
Applicare delle tecniche di rilassamento prima tentare le WILD è un ottimo modo per fare si che le richieste di “test” del corpo alla mente siano più deboli, risultando così più facili da ignorare.
Completare le paralisi incomplete
Può capitare che per quanto la paralisi abbia avuto luogo, essa non si porti a compimento, rimanendo “a metà”. Esistono due modi per cercare di completarla: il primo è respirare deliberatamente in modo lento, essendo anche questo, per il protocollo di cui sopra, interpretato come un segno di mente dormiente. Il secondo è comportarsi come se si fosse paralizzati. Se si avverte che ad esempio la paralisi alle gambe non è completa, ma comunque in atto, stimolare i muscoli delle gambe con delle contrazioni tali da mettere il muscolo in tensione per brevi attimi ma senza muoverlo farà credere al corpo che l’individuo stia sognando, mettendo quella parte in paralisi totale.