In molti si chiedono che relazione ci sia tra il tempo della realtà e quello onirico. La domanda è lecita, perché spesso non c’è modo di verificare da soli che cosa succede realmente.
Sono stati fatti però diversi studi a riguardo, da parte di vari ricercatori.
Dement e Kleitman

È ormai largamente riconosciuto il fatto che il tempo che sperimentiamo nei sogni corrisponde a quello reale, ovvero a quello relativo al nostro corpo che dorme sul letto. Un primo studio di questo fenomeno è stato fatto da Dement e Kleitman e risale al 1957. Il test consisteva nello svegliare i soggetti (9 adulti, 7 uomini e 2 donne) ogni 5 o 15 minuti passati in fase REM. Le persone svegliate dovevano quindi riferire se, secondo loro, avevano sognato per circa 5 o 15 minuti. La maggior parte dei soggetti riuscì a stimare correttamente il tempo passato a sognare (nell’81% dei casi su un totale di 111 risvegli).
LaBerge
Anche LaBerge, nel 1985, si interessò a questo fenomeno. In un esperimento di laboratorio, fu chiesto a vari soggetti di contare e di stimare alcuni intervalli di tempo durante i loro sogni lucidi. Il confronto con il tempo reale fu permesso dall’analisi dei movimenti oculari: vennero stabiliti alcuni segnali da effettuare con gli occhi che avrebbero indicato l’inizio e la fine delle attività. Agli stessi soggetti venne chiesto di ripetere la stessa operazione, ma da svegli. I risultati furono poi confrontati, giungendo alla conclusione che le stime e i conteggi fatti da dentro e da fuori dal sogno erano entrambe molto vicine a quelle reali.
Erlacher e Schredl
Ulteriori conferme sono arrivate da Erlacher e Schredl nel 2004, nei cui esperimenti i soggetti dovevano eseguire alcune stesse attività sia nella realtà che in un sogno lucido. Le attività consistevano nel contare e nell’eseguire degli accovacciamenti, e i risultati furono che il tempo richiesto per contare risultava molto simile sia nel sogno che nella veglia (quindi confermando i risultati di LaBerge del 1985), mentre accovacciarsi richiedeva il 44,5% di tempo in più durante il sonno. Quest’ultima differenza potrebbe derivare dalla differente attività cerebrale richiesta (cognitiva per contare, e motoria per accovacciarsi).
Conclusione
Sebbene possano verificarsi salti temporali e altri fenomeni che potrebbero trarci in inganno quando cerchiamo di capire quanto tempo è durato un sogno, è ormai chiaro che lo scorrere degli eventi onirici avviene circa con la stessa velocità di quello degli eventi reali.
Come al solito, è sbagliato affidarsi a teorie descritte in racconti e film di fantasia come Inception, ma è sempre bene fare riferimento alle ricerche scientifiche che giorno dopo giorno ci aiutano a conoscere meglio questi fenomeni.