da Anakin » 01/03/2023, 19:29
TALD ?
Ho fatto uno di quei lucidi stile tald che ogni tanto mi capitano, in cui per qualche motivo non mi sveglio come al solito. Provo a riassumerlo qui sul diario.
Mi trovo lucido su un aereo militare a due piani, molto grande. E’ una specie di aereo per il lancio dei paracadutisti, con uno sportellone aperto che mi permette di vedere il cielo e le nuvole che roteano sotto di noi. Le nuvole sono molto strane, sono intrecciate a forma di dolci (trecce). L’aereo ha un’area adibita per due cucine, una disposta da un lato e una dall’altro del corridoio, perfettamente identiche, e dei ragazzi sono intenti a preparare qualcosa da mangiare. Ci sono poi altre stanze e stanzine, che decido di esplorare. In uno sgabuzzino mi metto a sfogliare dei faldoni e delle carte sparse, attira la mia attenzione in particolare un foglio con disegnati dei simboli di una lingua antica, forse maya, con delle annotazioni segnate in inglese, forse da chi aveva tentato di tradurli. Lo piego e me lo metto in tasca. Percorro l’intero corridoio fino ad aprire una porta rossa con due oblò. Mi ritrovo quindi sul ponte di una nave sempre militare (portaerei) di un bianco accecante, che percorro a piedi da una parte all’altra, soffermandomi man mano a tastare le strumentazioni e il materiale delle strutture. Per verificare quanto controllo avessi sull’ambiente del sogno provo poi a fare sciogliere un’intera torretta con lo sguardo e su di questa si formano dei cerchi di lava che fondono lentamente il metallo. Arrivato all’estremità della prua contemplo il panorama da questa enorme nave volante e sotto di me osservo un paesaggio desolante. Sembra di essere al polo nord perché il mare è pieno di isole di ghiaccio ma disposte seguendo una geometria ben precisa: mi ricorda un po’ gli arcipelaghi artificiali a dubai, ma fatti interamente di ghiaccio. Mi viene una gran voglia di visitare quelle lande ghiacciate, quindi mi metto in piedi sulla protezione della nave ma prima di buttarmi penso che forse sia meglio teletrasportarsi per evitare una caduta lunga che potrebbe svegliarmi. Quindi, in bilico su una sottile ringhiera, mi immagino laggiù mentre mi sporgo in avanti e quando apro gli occhi sono in una tormenta di neve. Sento il vento gelido sulla pelle e la mia vista è ridotta a pochi metri di visibilità. Con fatica mi apro un varco in questo modo: cercando di tenere gli occhi aperti, con le braccia e le mani mimo un gesto che separi l’aria davanti a me ed effettivamente si crea un varco nel quale riesco a correre in direzione di un edificio che intravedo in lontananza. Tramite una corsa-risucchio arrivo in pochi istanti davanti al portone dell’edificio, che è un castello in stile hogwarts. Ci entro e chiudo la porta; la sala in cui mi trovo è spaziosa e in pietra, ricorda proprio la maestosità e quell’alone di mistero di un castello medioevale. Mi stupisce il rumore del portone che chiudo e che rimbomba in tutta la sala, una chicca che mi strappa un sorriso. Giro un po’ per questo salone molto alto, tanto che non mi è ben chiaro se ci sia un soffitto. Infine mi accorgo che alla sinistra dell’entrata c’è una porta in legno, ma una volta aperta nasconde un’ascensore moderno. Ci entro e senza pensarci due volte premo il pulsante per il piano più basso, dove penso si nasconda il segreto di quel posto. Mi ritrovo in un seminterrato in stile laboratorio ultra-segreto con lunghissimi corridoi illuminati da una luce bianca asettica. Trascorro diverso tempo ad esplorare questo posto, passando da una stanza all’altra. Alcune sono completamente vuote, altre hanno dei banconi su cui dei ricercatori evidentemente stanno facendo delle ricerche. Chiedo ad uno di loro a cosa stiano lavorando esattamente e lui mi parla di qualcosa relativo a globuli di luce invisibili all’occhio umano da sveglio. Quando gli faccio notare che io non sono sveglio e che quindi dovrei vederli cominciamo a discutere finché non mi viene a noia e mi allontano. Cammino ancora un po’ finché non incontro degli uomini in smoking con una fascia sul braccio il cui simbolo non ricordo bene. Li seguo all’interno di una sala antica con una lunga tavolata su cui sono seduti volti noti della politica e della finanza mondiale. Tra cui Berlusconi, al quale mi siedo davanti. Sarà forse una riunione di qualche loggia massonica? Lui è riprodotto egregiamente e quando incrocia i miei occhi lo fa con sufficienza, pensando di avere davanti una persona di poco conto. Decido quindi di farlo ricredere e gli dico che senza di me non avrebbero nemmeno potuto riunirsi qui, perché sono io il creatore di questo mondo. Il Berlu mi risponde con una battuta e ridendo mi chiede di dimostrare quello che dico facendo “cadere il cielo”. Io allora guardo in alto con grande convinzione e dopo qualche istante il soffitto della stanza si crepa come fosse uno specchio rotto, cadendo letteralmente a pezzi per terra e sul tavolo. I presenti sono inizialmente sbalorditi ma ben presto mi identificano come una minaccia, a quanto pare le comparse di questo sogno sono particolarmente ostili verso di me. Alcuni signori poco raccomandabili vestiti con mantelli neri mi si avvicinano con fare minaccioso, il mio sesto senso mi dice che hanno poteri magici che useranno contro di me se non attacco io per primo. Faccio quindi comparire una bacchetta magica nella mia mano e cominciamo a batterci a suon di incantesimi tra la folla di gente che corre verso l’uscita del salone. Lo scontro è lungo ma mi diverte tantissimo, mi sento all’interno di un videogame di realtà aumentata. Provo a lanciare diversi incantesimi ma capisco che il più efficace è ‘pietrificus totalum’ (lo pronunciavo così nel lucido, che dovrebbe tramutare una persona in pietra). Lo scaglio per la prima volta contro uno degli npc ostili e questo si tramuta davvero in pietra all’istante, nell’ultima posizione che aveva assunto. Incuriosito mi avvicino per tastare la consistenza dell’uomo, che non è proprio di pietra, piuttosto di una sorta di cera molto solida e dura. La cosa si ripete per diverse volte finché non decido di abbandonare la sala volando oltre il soffitto ormai distrutto. Il mio volo prosegue finché giungo in uno spazio ampio e affollatissimo di persone, alcune di queste palesemente non terrestri che presentano particolari mutazioni in viso o sul corpo. La struttura è un complesso avveniristico di cui non si riesce a intravedere la fine ed è attraversato da centinaia di ponti e passaggi a più livelli stracolmi di gente. Tra la folla riconosco dei miei amici che discutono davanti ad un negozio di scarpe in stile cyberpunk. Li raggiungo e mi interesso della loro conversazione, che verte banalmente su quale sia la migliore scarpa da running. Io mi intrometto dicendo che le migliori sono le mie, ma non le trovo esposte nel negozio, che ha piuttosto scarpe da metallari. Le faccio comparire per terra in un angolo e le raccolgo mostrandole ai ragazzi. Decido quindi di indossarle e con mia sorpresa appena provo a camminare mi sento così leggero da fluttuare sul pavimento, ma facendo fatica a mantenere l’equilibrio. Con un po’ di pratica riesco a padroneggiare la tecnica e a scivolare senza alcuno sforzo sul terreno, facendo a slalom tra la gente, accelerando e rallentando con la forza del pensiero. Passo diverso tempo divertendomi in questo modo finché non mi rendo conto di essere dentro al sogno ormai da parecchio e faccio un reality check. Credo a questo punto che mi sveglierò a breve perché sto pensando al mio stato di veglia, ma ciò non succede. Successivamente instauro una relazione con una ragazza che ho salvato da un gruppetto di bulli grazie ad una specie di potere di attrazione gravitazionale: guardando da lontano la scena di lei che veniva spintonata decido di salvarla attirandola verso di me con un gesto della mano e lei viene sbalzata tra le mie braccia in un istante. Devo approfondire questo superpotere di attrazione… Assisto anche ad una corsa di auto da Nascar futuristiche intorno ad un ovale che sale fino alle pareti ed al soffitto, con le macchine che riescono a sfrecciare senza problemi anche contro la forza di gravità. Finita la gara faccio il punto su cosa potrei fare e decido di tornare nello spazio, in particolare mi ricordo della task di piantare la bandiera dell’Italia su Marte. Cerco di capire come fare a raggiungere il pianeta rosso dal posto in cui mi trovo: la prima cosa che mi viene in mente è di creare un ascensore che mi porti in alto fuori da lì, dove potrò usare un mezzo con cui volare oltre l’atmosfera. L’ascensore compare dietro di me, io ci entro e questa volta premo il pulsante per l’ultimo piano. Quindi mi ritrovo in cima all’edificio, ora il clima è decisamente più clemente di prima, anzi addirittura piacevole. Dalla luce capisco che il sole deve essere appena tramontato. Cammino sulla superficie in pietra e raggiungo il mezzo che volevo, posto su una piattaforma: un bellissimo F35 tutto nero. Ci salgo a bordo e sono super gasato quando riesco a decollare e guidarlo come un vero pilota. Mi alzo in volo e comincio a prenderci confidenza provando a virare da una parte all’altra. Fuori intanto si è fatto abbastanza scuro ma riesco ad intravedere delle torri e guglie sempre dello stile del castello di prima. A questo punto ad alta voce dico “ora andiamo su Marte!” pensando così di dirigere automaticamente il caccia verso il pianeta, ma qui il mio subconscio mi trolla. Infatti una voce che sembra provenire proprio dal velivolo, come se potesse parlare, dice “ma quale Marte, ora ci schiantiamo contro il castello” o comunque qualcosa di molto simile. Non faccio in tempo a reagire che, fuori dal mio controllo, andiamo a schiantarci a gran velocità contro una torre di pietra appartenente al complesso del castello di prima, che crolla nell’impatto. Io riesco a saltare fuori appena in tempo, atterrando su una collina lì vicino. Sono un po’ confuso da quello che è appena successo e provo a capirne le motivazioni, forse la mia energia onirica e quindi il controllo stanno terminando. Strofino l’erba su cui sono seduto per stabilizzare, sono ancora lucido. Mi guardo intorno e osservo una creatura simile ad un hobbit, ricurvo e ingobbito, ma con la faccia di un mio vecchio compagno di scuola. E’ alle prese con degli esserini strani, grigi, che camminano su due zampe e con il pelo acuminato. Non sembrano aggressivi a parte uno di loro, che è leggermente diverso dagli altri e prova a mordere il mio amico. Sono molto carini nel loro muoversi un po’ goffo tipo pinguini, vorrei prenderne uno. Mi assale però una grande stanchezza e sono nuovamente stupito che il sogno non sia ancora collassato, mi sembra di esserci dentro da qualche ora ormai. Mi sdraio sull’erba umida della collina ripensando ad un po’ di cose che sono successe, finché non comincio davvero a “prendere sonno”. Quando sto cominciando a perdere coscienza mi viene il riflesso di stare cadendo ed in quel momento mi sveglio. Rimango un po’ stordito a letto per i primi minuti e accuso mal di testa da subito, che mi passa durante la giornata.