da roberto89 » 03/07/2015, 9:38
3 Luglio 2015
Mi addormento supino e stanco verso mezzanotte e mezza recitando un mantra personale per una decina di volte con estrema calma.
Ho qualche (ormai classico) micro risveglio durante tutta la notte fino alle 4/5 del mattino,me ne rendo conto dalla luce che entra in camera e che arriva sotto le palpebre.
Non sto tentando WILD da tempo ma seguo delle WBTB che ormai avvengono naturalmente e che son quelle che mi procurano più sogni lucidi di seguito.
Il sogno è semi lucido all'inizio e si trasforma in un lucido completo circa a metà.
Sono su un tram\treno della ferrovia che sta viaggiando ad una velocità sostenuta,informazione che raccolgo tramite la percezione visiva ed uditiva del vento esterno.
Lo stile dell'ambiente interno del mezzo e degli oggetti lo si può considerare un mix tra lo steampunk e una versione retrò molto veritiera.
Percepisco la mia presenza fisica grazie alla visuale in 1° persona che rende realistico qualsiasi movimento.
Mi guardo attorno e inizio a sentire un fastidio/disturbo derivante dalla velocità elevata del mezzo e sento che sta per accadere qualcosa da lì a breve (tipo uno scontro con un altro treno o contro qualcosa), come se stessi vivendo un dejavù.
Ci sono dei passeggeri a bordo ma non riesco a fissarli quindi distolgo l'attenzione da essi e inizio ad avvisarli, ad alta voce, che stiamo per schiantarci e che dovremmo fare qualcosa per salvarci.
Un uomo, una figura oscura ma rassicurante, che percepisco con la coda dell'occhio, cerca di calmarmi dicendo che non devo cambiare o fare nulla.
Io invece, quasi per istinto di sopravvivenza, guardo la porta della carrozza infondo al corridoio centrale e sembra che stia "sventolando" all'esterno come se fosse di carta e non di lamiera.
Guardo di nuovo verso la vetrata frontale del mezzo e mi rendo conto che siamo in una galleria di marmo bianco.
- A questa visione si alternano inquadrature esterne al mio corpo, fuori dal mezzo, che scorrono a rasoterra quasi a volermi far vedere meglio il luogo (una sorta di carrellata laterale a seguire, per chi conosce un minimo di linguaggio cinematografico) -
Decido di uscire,mi soffermo un attimo a controllare la zona prossima di "atterraggio" e salto fuori al volo: cado in piedi in un angolo.
Sono realmente dentro delle gallerie di marmo bianco simili a quelle attraversate dai treni nella realtà, che non sono di marmo,ovviamente: fare questo pensiero migliora lievemente il controllo, in quanto mi rendo conto, in parte, di star sognando.
Penso che sia importante ripararsi e trovare un posto sicuro perchè altri treni potrebbero arrivare e schiantarsi, minacciando la mia incolumità.
Mi guardo attorno e vedo che non ci sono apparenti vie d'uscita.
Tra la fine di una galleria e l'inizio dell'altra ci sono degli spazi piuttosto ampi nei quali posso notare della luce provenire dall'alto; il marmo nudo e frastagliato, con venature grigio chiaro, fa da parete a questa "stanza" naturale nella quale trovo un riparo nascondendomi dietro delle lastre oblique.
Sento arrivare la prima carrozza "infuriata" ad altissima velocità,guardo infondo alla galleria e la vedo apparire all'orizzonte.
Mi appoggio ad uno di questi muri, con la speranza che non accada nulla ma con un presentimento in realtà molto angosciante: la carrozza infatti si scontra contro l'ingresso della galleria (quella da cui ero uscito prima che il mezzo ne venisse inghiottito) come se questo fosse stato chiuso da una porta/cancello invisibile.
Lo scontro provoca uno spostamento del marmo che inizia ad occupare il luogo dove mi ero nascosto.
Trovandomi sempre più nello stretto mi arrampico tra le macerie e trovo una rientranza accogliente.
Accade nuovamente lo stesso scontro della prima carrozza, anche se in maniera differente, prima che io possa intravedere, in un angolo nascosto in parte dai rottami,una sorta di balcone di alabastro sopra la mia testa.
Come se fossi, lì mi arriva l'illuminazione cosciente,in una mega scultura che contiene tutto quello che sto accadendo: questo pensiero mi abbandona velocemente e lascia spazio alla scoperta di alcune stanze e corridoi sempre più umani e rassomiglianti a qualcosa di conosciuto.
Mi rendo conto di trovarmi all'interno di un museo fatto di scale e stanze.
Intravedo alcune persone (visitatori? fantasmi/ombre di visitatori, più che altro) camminare con estrema calma e guardarsi attorno, così come inizio a fare io.
Riesco quindi a lasciarmi alle spalle, non solo metaforicamente, lo spazio angusto precedente.
Salgo una rampa di scale (come se fosse mobile) e sento che sto andando verso l'uscita guidato dall'istinto: l'ambiente si fa sempre più simile a quello di un'azienda moderna con tanto di uffici, corridoi, porte, stanze che inizio ad esplorare.
Percorro questo corridoio principale che prende man mano colori e forme sempre più definite, pur non riuscendolo ad identificare con un luogo conosciuto.
Delle persone si affiancano a me e camminando mi portano in una stanza con dei computer, degli attrezzi che non riconosco ma sono distanti da me,molto simile ad un ospedale/clinica privata.
Una donna di età compresa tra i 35 e i 45, almeno visivamente, di bella presenza, una ragazza più giovane (tirocinante penso - è quella che vedrò di meno) e un uomo pelato.
Sono preoccupati per me e mi consigliano come comportarmi per sistemare dei problemi che, secondo loro, ho nella vita reale.
Questo loro modo di ragionare, colto tramite empatia e telepatia, mi fa rendere conto che sto sognando e divento immediatamente lucido, guardandomi le mani più volte e chiedendo chiarezza ad alta voce.
Loro si accorgono di queste mie azioni, in particolare la donna seduta davanti a me: questa percezione fortissima delle loro intenzioni e del loro "sapere di me e della mia lucidità" destabilizza un attimo il sogno che riesco però a mantenere attivo con frequenti sfregate di mani molto vigorose.
Inizio a pensare che siano degli "agenti del sogno" e mantengo un comportamento calmo e rilassato rimanendo infatti a mio agio per tutto il tempo a seguire.
Guardando la donna seduta le dico che sto sognando,mi risponde con un sorriso chiedendomi cosa volessi fare in quel momento.
Sento che non siamo più soli, mi volto e ascolto l'altra ragazza giovane fare dei ragionamenti a voce alta sui sogni che faccio e sulle mie capacità oniriche.
Accenna a degli oggetti che avrei dovuto recuperare in situazioni passate della vita reale, facendomeli vedere sullo schermo di un portatile.
Osservo su di esso scorrere la prima scena nella quale ci sono io che ho lasciato un pezzo di scontrino sotto un banco di legno (scolastico?) assieme ad altre scartoffie.
Attorno a me, in un luogo aperto simile ad un giardino, ci sono compagni di classe.
Torno "fuori" dallo schermo del computer.
Gli altri oggetti che mi fanno vedere purtroppo non li ricordo.
Siamo ancora tutti in quella stanza che sembra sempre più un luogo di ricerca scientifica: ripenso al fatto che loro sanno che sto sognando e, tutto ad un tratto, mi chiedono chi sono, secondo il mio parere.
Io dico ad alta voce, con estrema sicurezza: "Roberto!" e sento la mia voce di veglia chiara e definita.
In quel momento ho quasi paura di svegliarmi perchè sono cosciente del fatto che dire il proprio nome in sogno possa richiamare il corpo fisico e che non molte persone ci sono riuscite - penso anche di aver letto questa cosa nel libro "Sogni coscienti" di La Berge - ne divento quasi del tutto sicuro).
Loro mi guardano come se avessi torto ma respingo i loro sguardi accusatori ripetendo, quasi urlando, il nome e aggiungendo anche il cognome.
Si ostinano a guardarmi e a comunicare telepaticamente che non sono quello che dico di essere.
Mi si proiettano velocemente nella retina alcuni dettagli del corpo di amici cari che non vedo da tempo (barba,capelli,occhi,viso,muscolatura del collo,etc.): ammetto che io non sono loro e l'argomento si chiude lì.
Arriva l'uomo che era sparito e dice alle donne che mi sono trovato a vivere la situazione precedente (la storia delle gallerie e dei treni raccontata qui sopra) perchè mancano dei pezzi di collegamento nei miei sogni - come se quello fosse un limbo senza tempo - e che li devo in qualche modo recuperare o aggiustare, affinchè la mia mente possa riempire quegli spazi vuoti dove tutto scorre e mi stringe spalle al muro.
Mentre ascolto i loro discorsi, cercando di ottenere una maggiore concentrazione in modo quasi involontario, perdo la lucidità e mi sveglio.
Seguono alcuni sogni comuni alternati a brevi semi lucidi minori che non riesco a riportare alla mente ma che fanno apparire mia madre (in casa di mia zia) durante una litigata furiosa per qualche stupidata.
(nel sogno mia madre sembra vederci, nella realtà è non vedente).
In un altro breve sogno mi ritrovo con P. a fare qualcosa ma ignoro del tutto l'accaduto.