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Raccolta di sogni privi della consapevolezza di sognare.
Condividi nel tuo diario i sogni più belli e particolari per trasmettere ai lettori le stesse emozioni che hai vissuto.

Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 30/06/2014, 15:52

29-30/06/2014

SOGNI
Cose all'università: mi trovo all'università. Incontro GF, siamo in una zona all'aperto che sembra quella del tetto calpestabile al secondo piano. Entro in un'aula dove c'è una lezione che devo seguire. L'aula è molto larga e sembra più un'aula scolastica che universitaria. Ci sono molte file di banchi e la cattedra del docente è nettamente spostata sulla sinistra, lato nel quale io mi trovo.
La lezione verte su alcuni disegni. Il professore mostra uno schizzo sullo stille impressionista: rappresenta una casa ma sembra più un covone di Monet e ci tiene a farci notare come, in tutto il disegno, non sia presente un colore che sia uguale a un altro [in sogno non mi è difficile capire questa strana affermazione].
Sono di nuovo fuori dall'aula, in una zona simile a quella precedente ma ora molto più stretta. Lì incontro LA e ci scambiamo qualche battuta.
Sono di nuovo dentro l'aula: l'argomento è lo stesso di prima, solo c'è un ulteriore disegno, sempre sullo stesso stile, che rappresenta una faccia.
Sto prendendo appunti su un mio quaderno e quindi, nel fare ciò, riproduco i disegni molto fedelmente, con i colori. Nel prendere appunti comincio ad avere dei dubbi sul fatto di girare pagina o meno per scrivere delle cose, visto che la componente "disegni" negli appunti è insolita e quindi turba il mio ordine nello scrivere.

CONSIDERAZIONI: dopo un periodo in cui ricordavo anche 4-5-6 sogni a notte, ultimamente ne sto ricordando molti di meno.
Ultimamente università sempre presente
Mi hanno già conferito il potere che regge il mio destino,
e io nulla stringo, così non avrò nulla da difendere.
Non ho pensieri, così potrò vedere.
Non temo nulla, così ricorderò me stesso.
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 02/07/2014, 1:38

30/06-01/07/2014

SOGNI:
Soggiorno poco tranquillo a casa di una cugina: mi trovo in macchina girando per le vie che circondano il mio liceo, la sensazione è quella di essere arrivato nella zona in cui dovevo arrivare. C'è qualcun altro che conosco che sta cercando parcheggio con la propria macchina. Trovo parcheggio, lì non è affatto facile. Scendo dalla macchina e mi avvio verso dove devo andare. Sento una voce da dietro, femminile, che mi chiede un euro o comunque dei soldi per il parcheggio. Classifico la voce come quella di un parcheggiatore abusivo e faccio finta di niente, ma la voce insiste ancora una volta e mi arriva molto vicino e, forse al momento del contatto, mi giro: è F, e ci facciamo due risate per il fatto che mi stesse facendo uno scherzo.
Arriviamo a casa di una persone che identifico come una cugina, in una via lì vicino. E' bionda, una bella ragazza, capelli non troppo lunghi legati in qualche modo dietro la nuca. Ospiterà me e altre persone che conosco nella sua casa, alla quale si accede da una porta sulla strada di un palazzo, oltrepassata la quale, però, vi è subito la casa. Tutte le persone che con me saranno ospitate sono miei amici tranne uno, una persona che identifico come un cugino. E' un ragazzo biondo, capelli corti, non troppo alto né troppo muscoloso, ma dal fisico ben piazzato. Percepisco subito la sua straripante aggressività. Si verifica una situazione in cui manca poco che aggredisca qualcuno.
Ad un certo punto, in un'area non ben definita, né dentro né fuori dalla casa ma comunque nei pressi della porta di ingresso, sulla sinistra se si guarda quest'ultima dall'interno, c'è una scala che, girando su se stessa (non a chiocciola) porta sul tetto della casa di mia cugina [anche se prima la casa si trovava in un palazzo]. Vado per salire queste scale insieme a mio cugino, e proprio all'inizio di esse quasi urta/viene urtato da un cameriere vestito di bianco. Gli mette le mani addosso e sta per aggredirlo, quando io cerco di stemperare gli animi dicendo che in fondo si sono solo toccati camminando ognuno per la propria strada. Sentito ciò, mio cugino se la prende con me mettendomi le mandi addosso in qualche parte del corpo a partire dal petto in su. Comunque non ho problemi con lui e la tensione tra noi due cala presto, perché sento che il nostro essere familiari comunque non gli consentirà di prendersela con me.
Salite le scale ci troviamo sulla terrazza situata sul tetto. Adesso l'ambiente intorno è ben diverso da prima: dalla parte in cui prima si trovava la strada c'è sempre una strada, ma sembra quella di una povera città sud americana. Da tutti gli altri lati invece, e fino a perdita d'occhio, un ambiente semidesertico. Terra rossa si estende in tutte le direzioni, intervallata solo da qualche montagna o canyon. Proprio sotto di noi, avendo la città a sinistra, al principio dell'area dalla terra rossa, vi sono due individui. Li potrei definire loschi, uno di sicuro malandato. Sembrano due componenti di una ciurma di pirati dei cartoni animati. Sembra stiano litigando tra di loro e io e mio cugino, più un'altra persona che ora è con noi, li osserviamo. Si accorgono di noi e di conseguenza, in modo del tutto naturale e altrettanto percepito da noi, si apprestano a lanciare due bottiglie di liquore sul tetto su cui ci troviamo. Dopo aver trovato il modo di farlo, le bottiglie partono. In questo momento mi viene il dubbio se la cosa sia cordiale o se ci vogliano colpire, ma la situazione comunque è tranquilla. Le bottiglie arrivano su, una è di amaro Montenegro. Mi chiedo cosa dobbiamo farci. Faccio combaciare il beccuccio della bottiglia di amaro, a testa in giù, con la piccola apertura di un qualche macchinario che sembra un'aspirapolvere senza tubo.
Adesso siamo dentro la casa. Mia cugina, una ragazza che non conosco e alcuni dei miei amici sono seduti sul divano. L'ambiente della casa è molto accogliente: luci calde, quasi soffuse, arredamento anch'esso dai colori caldi, soffitto sensibilmente più basso del normale; la sensazione che ho è piacevole.
G e L mi dicono di uscire che dobbiamo andare da qualche parte, P ci sta passando a prendere in macchina. Ciò che stiamo andando a fare è qualcosa che facciamo per divertimento, potrebbe essere andare a giocare a poker [ci ho giocato forse una volta in vita mia]. Andremo solo noi uomini. Esco e sto per salire in macchina [forse piove] quando decido di abbandonare la spedizione per far compagnia alle ragazze che non sarebbero venute.

Ritardo gigantesco all'università: la mattina devo andare all'università perché devo verbalizzare un esame alle 9, uno alle 10, e sostenerne uno alle 14. Mi dovrà dare un passaggio mamma poiché la mia macchina ha un problema per il quale capita che si spegna all'improvviso e portarla sul raccordo in queste condizioni non è il massimo.
Mi trovo a casa di nonna, insieme a mamma. Ci intratteniamo, pranziamo, chiacchieriamo ancora. Guardo l'ora dal mio orologio da polso:mancano circa 40/35 minuti all'inizio dell'esame e solo ora mi accorgo che in realtà dovrei essere all'università già da un pezzo e che soprattutto sto per fare tardi all'esame che devo sostenere [dovrebbero essere quindi le 13:20/25, ma l'orario che vedo, o percepisco, è quello delle 14:20/25. Ciò non influenza il fatto che l'esame lo dovrei sostenere tra poco più di mezz'ora].
Quindi mi precipito fuori di casa di mia nonna, prendo la macchina, e comincio ad andare verso il raccordo. Tuttavia i primi 2 km di strada mi sembrano faticosissimi e infiniti, qualche cosa impedisce la semplicità nella guida e la strada che percorro per arrivare già solo all'altezza di casa mia sembra molto più lunga di quanto sappia esserlo in realtà. Riesco comunque ad imboccare il raccordo, in gran fretta. In macchina mi rendo conto di non aver portato la calcolatrice ma tornare a casa a prenderla è impensabile, posso comunque sperare che qualcuno ne abbia due ma non è importante, quello che conta adesso è solo arrivare in orario.
Per qualche motivo [che adesso proprio non riesco ad estrapolare] qualche cosa assume in me una tale importanza da spingermi a tornare a casa per poi riuscire e andare all'università, anche se ormai, per forza di cose, manca davvero troppo poco all'inizio dell'esame e le possibilità di fare in tempo si affievoliscono sempre di più. Sono a casa, in cucina guardando verso la seconda finestra a partire da sinistra. Davanti alla finestra, sul bancone, c'è una tipica ampolla da pesce rosso con dentro un pesce di colore tendente al grigio/blu, con quella lucentezza conferita dall'acqua. Tuttavia il pesce è fermo e la sua coda è separata da lui, alla sua stessa profondità ma separata, ed entrambi sono immobili. Non si trovano né in superficie né sul fondo ma so, grazie all'immobilità e al fatto che la coda è separata dal resto, che il pesce è morto. So che dovrei levarlo da lì ma non mi sento a mio agio, mi fa quasi senso, quindi non lo faccio. Faccio altre cose e, quando ripasso di lì, il l'ampolla col pesce non c'è più ma c'è un ragazzo che sento di conoscere che si trova davanti al lavandino con l'ampolla dentro di esso. Capisco allora che lui ha avuto il coraggio che a me era mancato per buttare il pesce e spostare l'ampolla.
In casa c'è anche mamma, quindi adesso che ho fatto ciò che dovevo fare può accompagnarmi all'università pur essendo ormai molto molto tardi.
Scendiamo e dei ragazzi stanno aprendo ora il secondo cancello per entrare (il secondo per noi che usciamo, per loro il primo). Aspettano quindi che noi facciamo i pochi metri che ci separano dal cancello tenendocelo cortesemente aperto. Sono in quattro. Tutti vestiti scuro, se non di nero, e un pò trasandati. La mia attenzione si focalizza potentemente ed esclusivamente su uno di essi, uno dei due che si trova in mezzo nella fila che formano. Non è alto ed è un pò flaccido, quasi grassotto. Ha capelli neri mossi e leggermente lunghi ma non curati, anche un poco unti direi. Porta una giacca di pelle nera e gli noto qualche bolla rossa in faccia. Passo dei secondi incredibilmente focalizzato su di lui, noto la sua espressione neutra ma un pizzico stupita, in attesa. Mamma parla, non capisco se con lui o con un tizio che sta passando appena oltre le prime macchine parcheggiate lì davanti, e le sue parole mi fanno capire che quest'ultimo è il padre del ragazzo che ha conquistato la mia attenzione.
Usciamo dal cancello e scendiamo il marciapiede verso destra verso la macchina di mamma. Dopo pochi passi raggiungiamo il cancello che, sulla destra, dà sul minuscolo cortiletto che contiene il garage. Qui noto un gatto e un gallo che stanno interagendo in qualche modo, forse venendo a contatto, forse abbracciandosi.
Siamo in macchina di mamma sul raccordo. E' davvero tardi, sono ormai le 14:00 se non più tardi. Intanto il tempo passa e superiamo certamente le 14:00. Mentre viaggiamo, ci chiediamo come abbiamo fatto a dimenticarci di andare e come abbiamo fatto a dimenticarci del fatto che non dovevo prendere la mia macchina, cosa che ho fatto prima per andare all'università, salvo poi fare retro front per tornare a casa.

Partita dell'Italia sotto casa di nonna: non ho corporeità, c'è solo ciò che vedo. Vedo un campo di calcio che si trova, uscendo dal balcone della cucina di nonna, sulla destra e leggermente indietro. Questa è solo la posizione che gli attribuisco, in realtà sto solo vedendo il campo.
E' un campo di calcio non regolamentare direi; erba molto scura. Giocano Italia contro Inghilterra e l'Italia vince 1-0 con gol di Pirlo. Mi rendo conto che non è una partita dei mondiali e qualcuno tenta, attraverso non so quale forma di comunicazione (non è esclusa quella verbale) di farmela vedere comunque in modo positivo visto che è sempre una partita vinta. Io continuo a pensare che avrebbero dovuto giocare così durante i mondiali, e non ora, qui.
[Questo sogno potrebbe tranquillamente essere parte del sogno precedente, nella fase in cui mi intrattenevo a casa di nonna. Tuttavia non sono davvero in grado di dire con certezza se lo sia o no, per quanto mi riguarda le possibilità stanno a 50 e 50. Dal momento che però, anche se fosse parte di quello precedente, sarebbe una parentesi abbastanza a sé stante, lo scrivo separatamente].

Al supermercato con S: mi trovo in un supermercato con S. Dobbiamo prendere diverse cose ma le scelte che faccio io non sembrano piacerle e quindi quasi mi rimprovera, con quel suo fare che è un misto tra lo scocciato e lo stupito ma mai veramente arrabbiato, al limite tra il serio e il faceto. Prende al posto mio, col fare sbrigativo di chi viene a sbrogliare la situazione conscio della propria superiore bravura, le cose che secondo lei avrei dovuto prendere.
Mi hanno già conferito il potere che regge il mio destino,
e io nulla stringo, così non avrò nulla da difendere.
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 03/07/2014, 22:30

01-02/07/2014

SOGNI
Da una stanza con pc a uno strano prepartita: mi trovo in una sala spoglia, pareti giallastre, con quattro pc collocati nel centro. Qui sono in compagnia di altre persone, più delle altre tre che occupano gli altri pc. Navigo in internet e mi trovo a leggere dei commenti e forse a interagire ostilmente con una ragazza che poi viene bannata dal sito sul quale mi trovo.
Nella stanza c'è una ragazza da cui sono attratto; la cosa è reciproca. Ad un certo punto mi avvicina e mi bacia.
Adesso tutte le persone nella sala, all'alternarsi di buio e luce dovuto all'inedita intermittenza regolare delle lampadine che fino a poco fa illuminavano l'ambiente, fanno avanti e indietro da una parete all'altra, in direzione perpendicolare rispetto alla linea che formano i pc. Nel fare ciò, tutti si svestono piano piano. Questo camminare avanti e indietro non mi piace quindi cerco di tirarmene più o meno fuori, facendo qualche passo ogni tanto giusto per, ma sono l'unico. La ragazza ogni tanto mi passa alcuni dei vestiti, che le restituisco subito dopo, per stare più comoda nel levarsi il resto. Entra un tizio nella stanza, e capisco che tutta questa cerimonia è stata messa in atto per burlarsi di lui. Evidentemente si sapeva che sarebbe entrato di lì a poco e, al momento del suo ingresso, tutte le persone gli mostrano le chiappe. Nel fare ciò, alla ragazza con cui mi sono baciato cadono i pantaloni e io cerco di coprirla con i vestiti suoi che mi erano rimasti in mano.
Adesso siamo tutti all'aperto sotto una specie di grande gazebo, dove ci sono un paio di tavoli di legno con panchine di legno. E' sera, il cielo è totalmente buio. C'è sensibilmente più gente di quanta non ve ne fosse nella stanza. Mi ricordo che stasera devo andare a giocare e mi stupisco che ancora non si sappia niente: chiedo l'iphone a P e C per controllare se sul gruppo della mia squadra c'è qualche aggiornamento riguardo l'orario, ma entrambi hanno il 2% di batteria. Spiego alla ragazza di prima che si tratta di un torneo al quale partecipano squadre africane e di un altro continente.
Comincia a piovere e metto sempre più in dubbio il fatto che si giocherà.
D'un tratto si cominciano a preparare due o tre macchine per raggiungere il campo, quindi inizio anche io a prepararmi cercando di non far tardi.
Sotto il gazebo parlo con M, il mister. Gli chiedo informazioni riguardo a dei ragazzi, tra cui riconosco LS, che vedo camminare con delle ragazze straniere (il più delle volte mi sembrano africane) sotto braccio lì nei pressi. Mi spiega che sono giovani ragazzi che vanno a prendere queste ragazze nei paesi in cui vivono e assumono per loro ruoli particolari, tipo psicologi. I vari nomi di questi ruoli che assumono ricoprono una piuttosto vasta gamma di parole, tra cui il ruolo di "polipo".
Adesso sto girando per qualche negozietto lì vicino. Capito in un negozio di un uomo che sembra africano, sembra marocchino. Il suo negozio sembra una tipica edicola ma costruita in legno, sullo stile del gazebo, e dalle pareti a formare un pentagono. Il venditore marocchino, vestito di bianco, mi chiede quali sono i santi di oggi. Io non lo so, e me li elenca lui (sono 3-4) in lingua spagnola. Allora anche io gli rispondo in spagnolo utilizzando quella manciata di parole che conosco. So che mi ha chiesto i santi (che lui conosceva) perché in base ai loro nomi darà il nome a qualcosa, forse a un prodotto del suo negozio. Io mi trovo lì perché sto cercando un regalo per qualcuno ma non sembro trovare niente che mi soddisfi. E' un negozio pieno di piccoli oggetti dei più vari generi: noto in particolare dei piccoli, piccolissimi diari rosa (grandi quanto una calamita da frigo) e dei portafogli. Anche una ragazza e lì per cercare qualcosa e si sofferma sui portafogli, che si trovano su una mensola appena fuori dal negozietto. Vi sono due file di portafogli, e alla ragazza dico qualcosa riguardo alla "serie" (ho usato precisamente questa parola) destra dei portafogli. Il venditore sembra essere d'accordo e più o meno ripete il commento che ho fatto. Comunque vado via di lì e arrivo alle macchine per l'appuntamento per la partenza; ho fatto tardi ma davvero poco, quindi sono soddisfatto.
Le macchine si trovano vicino a dove si trovava il gazebo. La tuta della nostra squadra è rossa e grigia. Fra i componenti della squadra noto anche LR e noto che anche lui è portiere, come me. Fra tutti, facciamo qualche passaggio lì nei pressi delle macchine. Io in particolare con G e qualcun'altro. Sono un pò impacciato nei movimenti ma tutto sommato è ok. Qualcuno mi fa qualche tiro.
Poi LR fa qualcosa che evidentemente non viene apprezzata dagli altri (anche io ho la stessa sensazione di avversione) e tutti cominciano a tirargli addosso i palloni. Ad un certo punto ha qualcosa da ridire con S e quasi litigano, lui finisce a terra e da lì, mentre lei sta andando via, fa il gesto di scalciare, forse anche toccandola leggermente. Decido allora di intervenire. La mia reazione a ciò però non è immediata: ci si appresta di tirare dei rigori a LR e decido di colpirlo violentemente tirando il mio rigore. Si arrangia una porta con due sedie e si fa una lunga fila per tirare. La fila si sviluppa principalmente parallelamente alla porta improvvisata. T mi passa avanti nella fila e un tizio (castano, capelli corti, maglietta verde a maniche corte, scuro di carnagione, un pò di pizzetto, non alto e con muscoli delle braccia definiti) gli consiglia come tirare. Gli consiglia di tirare di punta dritto per dritto, in modo da colpirlo violentemente, ma è esattamente la stessa cosa che volevo fare io allora mi lamento del fatto che mi avessero rubato l'idea. Lo dico al tizio e lui si scusa con me, ci facciamo due risate, ci diamo due pacche, e tutt'apposto. T mi cede indietro il posto nella fila. Arriva il mio turno: si tira stando in piedi su una specie di sgabello lungo il minimo necessario per starci in equilibrio in piedi, forse anche meno; non si tira un pallone ma un parallelepipedo bianco, messo in orizzontale con il lato corto che punta verso la porta. Le due sedie che formano la porta sono poste a brevissima distanza, forse un metro o poco più. Lo sgabello e vicino alla porta e LR è lì davanti. Tiro, facendo per colpirlo, ma il pallone entra e segno.
Lì vicino, a sinistra leggermente più avanti di me, a guardare il tiro, c'era V.
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 03/07/2014, 23:16

02-03/07/2014

SOGNI
Uno strano parcheggio con della strana gente: mi trovo in un parcheggio, sembra il parcheggio che sta sotto il palazzo di S. Sto camminando: cercando qualcosa o andando da qualche parte; incrocio uno strano individuo che classifico come rumeno. Ci passiamo accanto, ci guardiamo: ha un'espressione strana ma vispa, nel complesso la sua presenza è insieme bizzarra e sinistra. Continuo la mia camminata nel grigio parcheggio semioscuro fino a che non arrivo nei pressi di uno strano oggetto: è una specie di scala di quelle apribili che si usano in casa magari per pulire nelle parti alte, in alluminio, sulla quale però, oltre ai gradini in alluminio, ne sono applicati alcuni in legno. Non è che i gradini si alternino, è proprio come se vi fosse la scala in alluminio e poi, costruiti sopra di essa in qualche modo, 3 o 4 gradini in legno. Salgo su uno di questi in legno e si attiva un meccanismo che li fa salire: il loro movimento mi ricorda quello di un mulino, anche se non formano una ruota (quindi non ci sono gradini in legno che scendono mentre altri salgono). Dopo un paio di volte che salgo sui gradini di legno azionando questo meccanismo, capisco che ciò è finalizzato a portarmi sul più alto gradino di alluminio della scala (la cui altezza comunque è quella di una scala normale di queste da casa): vi salgo e mi trovo al secondo piano del parcheggio. Questo secondo piano è molto più piccolo di quello sottostante e copre solo una piccola porzione di quest'ultimo. In realtà la parte calpestabile del piano su cui mi trovo ora è veramente minima, visto che nel centro non c'è pavimento ma un grande buco (costruito proprio così) dal quale si vede il piano sottostante. Sostanzialmente la parte calpestabile sono solo i circa 3 metri a partire dalle pareti, a eccezione del lato alla mia sinistra la cui parte calpestabile è più profonda, forse 7-8 metri.
Mi accorgo subito che su questo piano, con me, c'è della gente strana. C'è una coppia, un giovane uomo e una giovane donna. Lui ha capelli marroni. Mi dice/mi fa notare che stanno cercando di riacchiappare la carrozzina con dentro loro figlio: la carrozzina si muove da sola e sostanzialmente scappa da chi la sta cercando di prendere: mi giro e la vedo sfrecciare sul lato dalla zona calpestabile più estesa, in mezzo a disordinate pile di scatoloni marroni da magazzino. Mi accorgo della prepotente presenza di un altro individuo: è davvero strano, lo percepisco strano, anche se le uniche cose strane nel suo apparire sono i capelli corti colorati totalmente di un bianco ossigenato condito da un pò di azzurro e lo sguardo dissennato. Quando mi rivolge la parola noto che il suo modo di parlare è estremamente esagitato.
Tra me e me penso: "madonna che gente strana, così strani che potrei essere in un sogno. Se adesso succede o fanno qualcosa di strano, allora è sicuro che sono in un sogno. (come se la situazione non fosse già strana di per sè). Mi do da fare, senza troppo impegno, nel cercare di riacciuffare la carrozzina. Non ci riusciamo. Adesso tutti usciamo all'aperto da una porta che si trova sul lato su cui mi sono ritrovato inizialmente arrivando su questo piano/in questa stanza. Fuori è giorno. C'è un cane nei pressi della porta, è grosso e scuro, ho timore a passare. Faccio prima passare uno dei tizi, forse il padre del bambino nella carrozzina, poi mi viene la paura di essere l'ultimo a passare per la porta trovandomi quindi come ultimo di fronte al cane allora passo praticamente insieme alla donna, pochi centimetri dietro di lei, un pò sulla sinistra come nascondendomi dal cane. Usciamo fuori, è giorno, ci troviamo su un tetto. Il tetto non è piatto ma costellato da tutte quelle piccole costruzioni a montarozzo che si trovano a volte sui grandi tetti, che non so a che servano.

Sui mezzi pubblici con uno strano vecchio: mi trovo in una metro/autobus. C'è parecchia gente, ma io so di essere con un vecchio uomo. Mi sembra saggio, ha il volto scavato dalle rughe e tiene gli occhi prevalentemente chiusi o socchiusi, è silenzioso. Alla nostra prima corsa oblitero il bitlietto. Alla seconda corsa non ci riesco e comincio a stare in ansia per via dei controllori. Proprio mentre comincio a pensare che ormai, per dove ci troviamo e per il fatto che manca poco alla nostra fermata, è improbabule che li incontri, due tizi davanti a me parlano e dicono che una società (che ha a che fare con i controllori, forse proprio quella di cui essi sono dipendenti) ha sede proprio qui dietro. Giriamo la curva e vedo da lontano i mastodontici edifici (ricoperti di finestre di vetro riflettenti e con una scritta rossa sulle grandi facciate, sopra le finistre, che riporta la sigla della società) di questa società: sono due e si stagliano su un ambiente desolato, non cittadino, dietro a due piccole montagne rosse e rocciose. Comincio a impanicarmi perché lo spettro dei controllori si fa più vicino, ma dopo poco scendiamo senza problemi e mi rilasso.
Sono con il vecchio uomo: lo percepisco come un saggio, mio maestro, e io come suo apprendista, ma non ho totale fiducia in lui.
Scesi dall'autobus, ci fa rientrare e poi riuscire dalla zona dei tornelli così che per prendere un nuovo mezzo pubblico dobbiamo obliterare un nuovo biglietto. La sua intenzione è quella di prendere la metro nel senso inverso a quello da cui siamo appena venuti.
Queste due scelte mi fanno perdere ancora più fiducia in lui. Comunque mi appresto a timbrare il nuovo biglietto. Mi trovo su una banchina vicino ai binari della metro (all'aperto) e vedo che la macchina obliteratrice si trova arrampicata sull'alta parete di roccia che costeggia i binari dal lato opposto al mio, dove non c'è banchina. Per raggiungerla è necessario arrampicarsi su alcuni tubi che salgono lungo la parete e, alla fine di essi, oscillare per raggiungere la macchina obliteratrice. Questa cosa è fuori dal mondo quindi scelgo di non obliterare. E' ormai arrivato il momento di ripartire e il vecchio sale su un autobus affolato. So che si aspetta che io salga con lui, ma decido di separarmi da lui e quindi, proprio mentre l'autobus su cui lui si trova st partendo, faccio uno scatto e mi rifugio dentro un'officina che si trova lì nello spiazzo dal quale partiva l'autobus. Qui dentro l'officina ci sono tre persone che mi sembra che lavorino qui. Sbircio l'autobus per cercare di vedere se il vecchio si è accorto che non ci sono, se ha gli occhi aperti o chiusi. Non riesco a vederlo, nascosto alla mia vista dalla gente e dalle pareti dell'autobus, ma so visceralmete che lui sa che sono scappato, anche senza aprire gli occhi.
Esco dall'officina: adesso sono libero.

In una affollata piscina: mi trovo in un affollatissimo circolo nel quale sono presenti varie affolate piscine. Mi trovo in una di esse; non capisco se sto con i bambini a divertirmi, se sono anche io bambino, o se sto facendo l'animatore per il centro estivo. Comunque mi alterno tra lo stare dentro la piscina e lo stare sul bordo. C'è anche S.
Ora ci siamo allontanati, siamo in macchina sulla strada che costeggia il mare e i vari circoli tra cui quello dove ci trovavamo. La strada è lunga a perdita d'occhio e tutta dritta. Faccio inversione per tornare indietro. Ci ributtiamo in piscina, adesso c'è anche LA e interagisco con lui.
Adesso mi trovo con S e FF in un ambiente simile al corridoio dal quale si accede alle varie cantine del mio palazzo, nel punto proprio di fronte alla porta della mia cantina. Qui si parla di vacanze, e si parla male del fatto che abbiamo pochi programmi per quest'estate.
Mi hanno già conferito il potere che regge il mio destino,
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 07/07/2014, 22:35

03-04/07/2014

SOGNI

Avere a che fare con persone varie nei pressi di casa di S: mi sveglio con S dentro una specie di camper. Il modo in cui ci svegliamo mi comunica che non vuole avere tanto a che fare con me e un pò me la prendo.
Ora mi trovo nel cancello sul retro del palazzo di S: c'è tanta gente, tutti in piedi sul marciapiede, e si parla di camper come se si fosse in preparazione/organizzazione di un viaggio. Un tizio che assomiglia a Lucci, specie per la folta barba nera, si avvicina molto con la sua bocca alla mia faccia per farmi sentire un odore che vi risiede. Fa così con tutti i presenti. Alla seconda volta, quando vuole farmi sentire un secondo odore, quasi mi bacia avvicinandosi.
C'è un problema con la macchina di C quindi andiamo sul lato opposto del palazzo, dove è parcheggiata. Arriva P (il suo ragazzo) e vede che il problema è relativo a un tappo e dice che costerà parecchio. C'è pure G.O. e, per riparare questo problema che ha questo tappo che sembrerebbe trovarsi sopra il tettuccio della macchina, ci mette sopra uno strappo di scottex che fissa al tappo con un elastico giallo. Poi c'è dello tzatziki e ce lo spalmiamo sopra (nel farlo racconto qualcosa che ha a che fare con lo tzatziki quando andavo a scuola) ma nel farlo roviniamo la riparazione che era stata fatta con lo scottex. P prende una merendina della mulino bianco di quelle che sono molto simili ai kinder brioss, solo che ha due strati. Dice che si chiama kinder purè. Il ripieno e scuro, sembra marmellata di ciliege. Una volta aperto lo stringe in qualche modo strano prima di mangiarlo. Provo a fare altrettanto con un altro di quelli ma non mi riesce.

In un circolo al Lago di Bracciano: sono in macchina in autostrada verso Bracciano e cerco un momento della guida adatto a chiamare mamma al cellulare. Non è facile ma alla fine ci riesco.
Arrivo nei pressi di bracciano e passo in un punto a fior d'acqua. L'acqua è sporca e mentre ci passo mi muovo ma non sono in macchina. Parlo con mamma al cellulare del fatto che l'acqua sia sporca. Arrivato ad un certo punto per continuare devo salire su una specie di barchetta che si trova in una fila di tante barchette rosse che sembrano quelle di una giostra sull'acqua, su una sorta di canale. Nel salire mi bagno un pò. Appresso ho il pc, lo tengo in mano e ho la mia borsa a tracolla aperta. Devo cambiare barchetta/giostra; prima di un bivio del percorso (non c'è bivio fisico, c'è solo il percorso che può continuare andando verso destra o verso sinistra) cambio giostra e prendo una che va a sinistra, non è chiaro se per mia scelta o forzatamente. C'è qualche dita di acqua, di quella sporca, qui in questa barchetta/giostra e mi ci casca l'iphone e il pc che si bagnano un pò. C'è una ragazza.
Arriviamo al circolo, ci sono i miei: papà ha dei tatuaggi sul polpaccio, entriamo in una reception. Dicono a mamma che ci sarà un forte vento nel pomeriggio, lei prende due sdraio (o così le consigliano). Ci spostiamo e entriamo in una seconda reception: qui mamma parla; con il tizio dietro la scrivania, del vento ma i tizi che stanno dietro la scrivania non sono d'accordo con quello che le è stato detto. In entrambe le reception, sul soffito, c'è incollato un tabellone pieno di quadretti: quelli laterali contengono dei numeri alti, nell'ordine delle centinaia. All'inizio la figura formata dal tabellone mi sembra un semicerchio, poi un rombo. Leggo i numeri, sono scritti a coppie: una volta a destra e una volta a sinistra.
Passa DMicci. La prima volta non lo saluto perché passa veloce e non mi vede. Alla seconda volta ci salutiamo. C'è sempre la ragazza di prima lì dietro di me.
Mi hanno già conferito il potere che regge il mio destino,
e io nulla stringo, così non avrò nulla da difendere.
Non ho pensieri, così potrò vedere.
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 15/09/2014, 12:11

06-07/09/2014

SOGNI

Animali, burrone, corda: Sogni con tanti animali e almeno una creatura strana che compare ogni tanto. Mi trovo sul ciglio di un burrone cercando di arrampicarmi ad una recinzione di legno sopra la mia testa. Capisco che cadendo dal burrone non posso morire, posso fluttuare. La consapevolezza non è del sogno ordinario, non penso di poter volare accettandolo come cosa normale; ma non è nemmeno consapevolezza di SL, o meglio tale pensiero non è esplicitato. Il pensiero va dritto al fatto che posso fluttuare e che ciò non è normale, è straordinario. Comincio a farlo e le sensazioni che provo, che cominciano ad alternarsi tra sogno e "veglia", credo vadano oltre l'argomento di questo diario.
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 15/09/2014, 13:04

14-15/09/2014

SOGNI

Volare sopra un gran canyon con acqua sul fondo: sto volando avanti e indietro, in modo casuale, ad alta quota sopra un canyon molto molto alto. Sul fondo c'è dell'acqua, comunque profonda. Volo da un lato all'altro dal canyon, la sua morfologia è molto articolata. Il cielo è all'imbrunire. Su alcune sponde rocciose, tra rigogliose macchie di verde, vi sono dei centri abitati piuttosto rurali. Il verde degli alberi, la luce del tramonto, il rosso delle rocce, le poche luci calde che illuminano i centri abitati: tutto è incredibilmente suggestivo e per questo anche struggente. Mi accorgo anche che c'è una grande luna, molto luminosa. Continuo a volare, adoro farlo. Vado da una sponda all'altra, scendo in picchiata verso l'acqua fino a sfiorarla. Ogni volo è un tuffo al cuore. Ho piena padronanza del volo e lo eseguo su grandi distanze, visto che parecchie centinaia di metri se non addirittura chilometri separano le sponde del canyon variamente articolate. Le sensazioni sono incredibili. Mi accorgo che volare, per quanto mi riesca naturale, non è una cosa normale. Accetto il fatto che non è normale senza farmi troppe domande. Accetto l'eventualità che potrei trovarmi in un sogno senza sentire la necessità di metterla alla prova. Spensieratezza assoluta.

Una antica storia di Roma: mi trovo nel centro di Roma, tra vicoli stretti che si incastrano. So che sto rivivendo, in prima persona, un importante evento della storia (politica?) della città, in un periodo che è probabilmente quello dell'Impero romano, o forse qualcosa di più recente tipo Medioevo.

Vandalismo in una località portuale: mi trovo con Matteo M. e il resto della gente in una località portuale, proprio nei pressi del porto. C'è vita oltre al porto: ristoranti, bar, gente per le strade. Compiamo atti vandalici, rovinando deliberatamente la città, tirando cose, rompendo cose. Non ho problemi a farlo visto che so di essere in un sogno. Questa volta non c'è dubbio o eventualità, lo so chiaro e tondo: o almeno me lo dico. Qui sta il punto: dico di essere in un sogno e ne sono convinto, ma mi comporto come se non ne fossi affatto cosciente. Falso lucido in pieno.
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 07/11/2014, 1:13

05-06/11/2014

SOGNI

Vivere scene tra il reale e il recitato: percepisco che la situazione in cui mi trovo è una sorta di storia guidata da un copione, una storia ad atti. Mi trovo dentro il negozio di un fornaio, poca fa era chiuso ma ora ha aperto e sono entrato. La peculiarità di questo fornaio è che è una sorta di fornaio ambulante come quelli con i carretti, solo che lui va con un vero e proprio camper. Tuttavia, a vedersi il negozio ha le sue mura e solo dietro al bancone si vede il camper parcheggiato di fianco; probabilmente il camper è aperto (come se fosse fatto a sportelli) e il fornaio, che è un vecchio signore, attinge anche da lì per alcuni prodotti. Parlo con lui, prendo qualcosa, scelgo tra alcune pizze sfornate. Dovrebbe arrivare anche mamma ma al momento non trova il posto. Si deve sbrigare perché all'una e mezza il fornaio ambulante si sposterà. Arriva appena in tempo.

La sensazione è sempre quella che le vicende siano guidate da una trama, a volte ho addirittura il presentimento di vedere i fogli che la definiscono. Adesso ci sono ma non sono io. Sono cosciente di me stesso ma identifico la mia persona in un ragazzino che oscilla tra i 10 e i 14 circa. Sono un osservatore incorporeo, quindi "mi sento" osservatore esterno alla scena, ma allo stesso tempo sento che le mie azioni e i miei pensieri si trasferiscono nel ragazzino, facendo sì che sostanzialmente lui sia me, anche se continuo senza dubbio ad identificarmi esterno a lui. O meglio: sia esterno che interno. Comunque visivamente gli sono esterno e vedo la scena dal "mio" punto di osservazione. Il me/ragazzino deve comprare dell'erba e viene istruito (forse dentro un supermercato) sulla questione da alcune persone, vedo nel suo portafoglio il budget di 100 euro. Si reca dagli spacciatori: sono due bambini/ragazzini al massimo suoi coetanei, un maschietto e una femminuccia; lei è la più sveglia ed è quella che comanda. Ha capelli marrone chiaro tendenti al cenere, mossi e corti che arrivano poco più su delle spalle. I loro toni e i loro modi sono comunque quelli cordiali e disimpegnati di bambini che non stanno facendo nulla di trascendentale. I tre si siedono ad un piccolo tavolo nero lucido. La percezione dello spazio è insolita, sembra quasi non esserci uno spazio all'infuori del tavolino e dei tre. L'io/acquirente dice di voler prendere 100 euro di erba e il ragazzino gli da una piccola bustina con dentro mezzo grammo scarso. Ovviamente al me/compratore non va bene e quindi, come argomentazione per dire che vuole avere di più, porta l'argomento di una congiunzione che sarebbe in atto al momento. Espone l'argomentazione. La cosa sembra ovvia: c'è questa congiunzione e quindi lui deve avere di più. La bambina è convinta e quindi dice all'altro spacciatore di dargliene di più. Tra i flash, e sicuramente dopo la compravendita, vedo i fogli bianchi del copione o della storia in cui si parla di questa congiunzione; forse nel consultarli interagisco anche con qualcuno dei tre partecipanti, probabilmente la bambina.
Infine il me/ragazzino se ne torna con una quantità spropositata di erba: almeno 6-7 "palle" di erba più grandi quanto due mani chiuse e strette l'una sull'altra e in più un barattolo alto una trentina di centimetri pieno per circa tre quarti. Alla fine dalla trattativa non è uscita solo erba ma anche del fumo, tant'è che una piccola parte di una di queste palle e gli ultimissimi strati del ripieno del barattolo sono composti dal fumo rappresentato sotto forme di caramelle incartate. Passa un discreto tempo nel contemplare e nel compiacersi della quantità ottenuta. Mar. mi mostra una carta di credito rossa che ha a che fare con il pagamento.

Ora mi trovo all'interno di un ristorante vuoto, dopo la chiusura quindi con dentro solo i proprietari o gente che comunque non è cliente. I tavoli sono tutti stati risistemati, sono tanti e di legno, marrone scuro, quadrati e piuttosto vicini l'uno all'altro. E' giorno quindi non ci sono luci artificiali. La sala è molto ampia, e oltre ai tavoli c'è un discreto spazio per passare. C'è ancora la consapevolezza di trovarsi in una situazione guidata da una storia scritta.
Sulla sinistra ci sono dei tizi con eleganti vestiti scuri seduti ad un tavolo. Uomini, sono più o meno stravaccati e so che stanno aspettando qualcuno e non hanno buone intenzioni. So che sono membri di una specie di banda criminale. Penso che in effetti l'ambientazione del ristorante chiuso, per via dell'immaginario derivante dai film, si concilia bene con violenti incontri tra criminali di fazioni rivali. (Precisazione: durante tutto il sogno, la sensazione che la trama sia guidata da un copione come in un film non impedisce minimamente che le situazioni siano percepite come reali e non recitate, ndr).
Adesso mi sembra di percepirmi anche fisicamente; sono lì ma per gli altri è come se non ci fossi: non che non mi vedono, ma semplicemente non gli faccio né caldo né freddo. Durante la transizione da una scena all'altra, è rimasto nell'ambiente lo scaffale con l'erba comprata precedentemente.
Arriva l'uomo che so che i tizi in nero vogliono picchiare. C'è qualcosa che ha a che fare con un pianoforte, probabilmente quest'uomo quando arriva sta suonando un pianoforte nero a mezzacoda che prima non c'era nella sala. Ha una camicia bianca con i 2-3 bottoni più in alto aperti, lasciando vedere un po' di pelo sul petto. Porta qualcosa tipo un gilè aperto sopra la camicia. Ha capelli scuri ma non troppo, tirati all'indietro. Suona qualcosa, poi viene interrotto e picchiato. Il picchiaggio non mi sembra di vederlo, se non l'inizio.

Mi trovo davanti a Mad.F. e leggo dei nomi di attori su uno dei famosi fogli. Le chiedo di dirmi quale di questi, nel film, morirà, e le chiedo di dirmelo anche se si tratta di miei coetanei. Nel chiederle queste cose penso che per me sarebbe uno spoiler, cosa che detesto fino al midollo, ma penso che in fondo stavolta non me ne frega molto
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 08/11/2014, 4:45

06-07/11/2014

SOGNI

Spiegare il punto di unione: mi ritrovo a spiegare a qualcuno, maschio, il concetto di spostamento del punto di unione (Castaneda e sciamanesimo). Non lo comprende molto bene e ho il timore che lo sottovaluti. Gli faccio un esempio spiegandogli che, ad esempio, quando beve alcolici il suo punto di unione si sposta ad ogni bicchiere, e il fatto che si diventi ubriachi è dovuto allo spostamento del punto di unione
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Re: Diario dei sogni comuni di teo

Messaggioda teo » 28/03/2015, 16:14

27-28/03/2015

SOGNI

Primo giorno di lavoro sul camion: Guidando la mia macchina arrivo in uno spiazzo adibito a grande parcheggio, seguendo la macchina del mio nuovo collega. E' il mio primo giorno di lavoro e il mio compito è fare consegne varie guidando un piccolo camioncino. In questo parcheggio dobbiamo trovare i nostri camion. Cerco di non allontanarmi troppo dal mio collega visto che, essendo il mio primo giorno, mi sento un po' insicuro. Trovo il mio camioncino: è bianco con delle scritte verdi sui fianchi. Le chiavi, sia io che lui, le dobbiamo cercare per terra nei pressi dei rispettivi mezzi: è normale, è così che si usa. Identifico le mie chiavi a qualche metro di distanza e apro il camioncino. Adesso, visto che è il mio primo giorno, devo pensare a personalizzarmelo: regolare tutto il regolabile (altezza del sedile, specchietti, ma anche pensare all'arredamento interno del mezzo) per renderlo a mia misura. Anzitutto salgo sul mezzo e lo guido per qualche decina di metri verso l'area in cui farò queste cose. Visto che non ho ancora regolato nulla, il sedile si trova ben più in alto di dove dovrebbe stare e quindi ho una visuale molto limitata della strada; andando un po' approssimativamente, comunque, arrivo. Ho dei problemi con qualche manopola del sedile e mi sto agitando perché il mio collega (un giovane uomo dai capelli scuri, lunghi fino a metà collo e mossi, che sembra molto pratico) è già partito e sono rimasto da solo a dover fronteggiare i problemi. Arrivano due ragazze che conosco, una mora e una con i capelli chiari, che mi aiutano molto in tutte queste operazioni e, lavorando qualche minuto, sistemiamo tutto. Tra una sistemata e l'altra alle cose del camion, abbraccio e bacio la ragazza con i capelli chiari. Una delle varie sistemazioni da fare consiste nel tirare una corda elastica, che si trova sotto al sedile del conducente e che termina con un uncino, fino ad attaccare questo ad un anello di ferro un po' più indietro.
Prima di partire mi fermo al bar che si trova lì a due metri, sembra più un chiosco all'aperto. Voglio prendere una bottiglietta d'acqua per la giornata, penso che costi 2 euro ma la barista mi dice che costa di più.

Amici che giocano a calcio: Sto guardando una partita alla tv e, parlando con delle persone che conosco, dico che uno dei calciatori è un mio amico. Vedo un gol segnato su punizione: palla all'angolino, il portiere si tuffa e prova a pararla di testa perché con le mani non ci sarebbe arrivato.
Cambia partita, vedo G.R. tra i giocatori e dico che è lui il ragazzo di cui stavo parlando.
Cambia partita, Bari-Livorno. Il Bari segna, si vede il portiere che, dall'altra parte del campo, esulta spogliandosi fino a rimanere in mutande. Dietro di lui, nella curva dedicata agli ospiti (benché il Bari fosse in casa) tifosi con sciarpe, maglie e bandiere blu esultano
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